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Archivi e database - Servizio del 30/12/98 

Archiviazione e memoria

di Tommaso Russo

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Archivi storici
di Elena Capparelli


Archiviazione e memoriaOggi parliamo del rapporto tra archiviazione digitale e memoria. In che modo, la possibilità di conservare e di ordinare i dati, in modi sempre più potenti e raffinati, cambia il nostro rapporto con la memoria?
Gli psicologi distinguono, solitamente, tra due tipi di memoria. La memoria a lungo temine che ci serve per immagazzinare informazioni che ci potranno essere d’aiuto dopo molto tempo e, la memoria a breve termine, che ci assiste quando dobbiamo ricordarci di fatti ed eventi dopo un breve lasso di tempo.
Psycology DepartmentSecondo un’ indagine statistica dell’ Istituto di Psicologia dell’Università di Berkeley, le giovani generazioni tendono ad usare sempre meno la memoria a lungo termine.
E’ possibile che questa tendenza sia legata alla diffusione ed all’uso, sempre più frequente, dei computer ?
In effetti, i computer sono, ormaiUniversità di Berkeley, parte integrante della nostra vita quotidiana e lavorativa. Gran parte della loro utilità deriva dal fatto che ci assistono in compiti che richiedono una memoria superiore a quella umana.
A scuola, in ufficio o in biblioteca, i computer sono ormai strumenti indispensabili per richiamare informazioni e dati che non possiamo memorizzare.
E al computer affidiamo ogni tipo di memoria, da quella individuale, legata alle piccole scadenze quotidiane, a quella collettiva, legata alla nostra storia ed alle conoscenze scientifiche.
Gli archivi digitali sono, appunto, i depositari di questo sapere collettivo.
La memoria storica di ogni comunità sta, progressivamente, trasferendosi su supporti digitali il cui utilizzo richiede una discreta competenza informatica, prima ancora che una conoscenza della storia.
Se il sapere viene conservato ed è a disposizione di tutti negli archivi digitali, può apparire sempre meno utile esercitare la memoria individuale. Ma, davvero, questo processo di informatizzazione della conoscenza ci porta a usare sempre meno la memoria? Lo abbiamo chiesto a Giovanni De Luna, che insegna storia contemporanea all’Università di Torino:
"Le nuove tecnologie non sono certamente responsabili di un calo della memoria storica, e' una questione di scelte politiche e culturali. Nelle nuove tecnologie anzi e' impigliato lo spirito del nostro tempo, quello di fine secolo. Esse, attraverso il loro DNA sono in grado di restituirci il momento che stiamo vivendo e sono valide anche come strumento storiografico."

NavigazioneSe i computer sembrano, in parte, rendere meno utile l‘esercizio della memoria tuttavia, contemporanemente, stanno trasformando il nostro rapporto con la conoscenza e l’informazione. Ad esempio, in un computer, possono essere immagazzinate, allo stesso modo, informazioni scritte ed informazioni in formato visuale o sonoro.
Dal punto di vista degli storici si tratta di una innovazione importante: in questo modo, possiamo agevolmente studiare un evento storico o un’epoca immergendoci, completamente, nella sua atmosfera.
Oggi, quindi, una sempre maggiore quantità di informazioni, dalle trasmissioni radio a quelle televisive può essere tradotta in formato digitale. Come ha sottolineato lo storico francese, Jacques Le Goff,si tratta di una vera e propria rivoluzione per gli storici del futuro. Ma il cambiamento coinvolge anche le fonti del passato: i più importanti archivi storici stanno digitalizzando le loro risorse. In questo modo, fonti rare e difficili da maneggiare, come i manoscritti antichi, vengono trasferite su cd rom o su banche dati informatiche, per poter facilitare la loro consultazione.

Vediamo cosa è successo nel caso di uno dei più prestigiosi archivi storici di audiovisivi italiani, l’Archivio Luce.

L’Archivio Luce, uno dei più prestigiosi archivi storici di audiovisivi italiani, è già consultabile da casa via Internet. Dal suo sito, www.luce.it, si può accedere gratuitamente alla banca dati. Bisogna compilare una scheda con il proprio nome e indirizzo e-mail e verrà assegnata un password personale di accesso. Per l'informatizzazione dell'archivio ci sono voluti diciotto mesi di lavoro e sono state coinvolte quindici persone. Edoardo Ceccuti, direttore dell'archivio, ci ha spiegato che il cuore del sistema, è un computer centrale che raccoglie i documenti visivi dai primi cinegiornali alle immagini più recenti.

Una volta che ci si è registrati cliccando su ricerca, si arriva ai dati e alle immagini dell’archivio. Da un lato, quindi, grazie alle tecniche di archiviazione digitale, la quantità di dati che è possibile preservare e recuperare aumenta. Dall’altro questa stessa enorme massa di informazione può diventare disponibile a tutti in modo indipendente dalla sua collocazione materiale. Non ha più importanza il luogo in cui si conserva, ad esempio, l’ originale di un testo o di un determinato manoscritto: attraverso la Rete, sullo schermo del vostro computer, può materializzarsi una copia di quel documento.

Uno dei cambiamenti legati alla diffusione delle tecniche di archiviazione digitale è la possibilità di attingere rapidamente al patrimonio di tradizioni e di documenti appartenenti a diverse comunità, insomma alla memoria storica di più collettività. Gli storici e gli studiosi di scienze sociali possono approfittare di questa possibilità, per documentare in maniera innovativa, attraverso ogni tipo di documento sonoro e visuale, diversi aspetti della vita sociale.

Chiediamo ad Ansano Giannarelli, presidente dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, come gli archivi digitali cambiano il modo in cui la memoria storica di una collettività viene tramandata di generazione in generazione.

"L'archiviazione digitale – ha detto Giannarelli - e' un prezioso strumento per la conservazione e la riutilizzazione del patrimonio audiovisivo. Come disse un giornalista francese, in occasione delle prime proiezioni cinematografiche del secolo, questo modo di riprendere, di registrare la realta' avrebbe cambiato il rapporto con la morte. Il digitale non inficia la memoria in quanto se utile per il ritrovamento del documento e stimolo per il ricordo, e' altro dall'organizzazione della memoria che rimane appannaggio dell'umano discernere."

L’archiviazione digitale come gli altri modi di usare il computer non può, quindi, sostituire del tutto le potenzialità della memoria umana. Il computer conserva le informazioni, ma non discrimina tra quelle utili e quelle inutili. In questo senso, la memoria di un computer è simile a quella di un uomo che ricorda quasi ogni cosa, ma che non sa scegliere tra i ricordi che gli servono e quelli che non gli servono.

Jorge Luis BorgesJorge Luis Borges, in un suo celebre racconto, "Funes o della memoria", ha immaginato un personaggio che si trova in una situazione simile. Il protagonista del racconto di Borges è dotato di una memoria eccezionale e ricorda i minimi particolari di un’esperienza anche se l’ha vissuta trent’anni prima. Tuttavia, è assalito da una tale valanga di ricordi che lo distraggono, da non riuscire a compiere neanche la più piccola operazione quotidiana.

Quindi, anche se gli archivi informatici, i data base potenziano proprio la possibilità di conservare le informazioni, c’è bisogno dell’uomo per scegliere e discriminare tra questi dati. E’ solo attraverso la cooperazione tra l’uomo e le interfacce informatiche che è possibile scoprire modi più potenti e creativi di organizzare le conoscenze.

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