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Nuove professioni - Servizio del 16/12/98 

Le nuove professioni 

di Peppino Ortoleva

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Lavorare in Rete
di Giampiero Moncada


Oggi parliamo delle nuove professioni affermatesi con le tecnologie digitali e delle problematiche legate alle occasioni di lavoro che si stanno formando attorno ai “nuovi media”. Una prima riflessione da fare è sul termine stesso: “nuove professioni”. A ben vedere ci accorgiamo che è un’espressione usata troppo spesso e in modo molto generico. La vaghezza dell'espressione nasce dalla difficoltà di fissare un mondo che si muove molto velocemente. Tanti cartelli per le strade, tanti annunci sui giornali, promettono formazione per figure professionali dai titoli suggestivi e fantasiosi, di cui ben pochi saprebbero dire con precisione il significato.

A tal proposito c’è un detto divertente, quando si parla di professioni nuove: “Quand’è che una professione si può definire nuova? Quando è necessario più di un quarto d'ora a spiegare alla propria madre che cosa si fa per vivere. E spesso, comunque, la madre non capisce.” Questa battuta nasconde una verità. Le nuove professioni sono complesse, e quindi difficili da spiegare e non solo perché si muovono sulla frontiera della tecnologia. Lo sono anche perché ognuna di queste figure è generalmente parte di una lunga catena di mestieri diversi. Complementari tra loro. E tutti nuovi.

Per capire cosa sono le nuove professioni abbiamo cercato allora di identificare alcuni elementi che tradizionalmente identificano una professione. Questi sono: la formazione, la qualifica professionale e la tutela lavorativa. Iniziamo ad analizzare il primo punto: quello della formazione. Come si possono formare professionisti per professioni che cambiano?

Sebastiano BagnaraSecondo Sebastiano Bagnara, esperto dell'interazione uomo-macchina e presidente del corso di laurea in Scienze della Comunicazione all'Università di Siena. Esistono oggi molte nuove professioni che si raccolgono sotto il nome di “comunicazione” e altrettanti corsi di formazione connessi, molto spesso però qualitativamente scarsissimi. Dovrebbe essere l'università, secondo Bagnara, a fornire una formazione di base standard ricca di contenuti e capace di 'formare' a lavori diversi. Universitá di Siena

Cerchiamo allora di analizzare, adesso, il secondo punto, quello della qualifica professionale. Quali sono i mestieri introdotti dalle nuove tecnologie? Fino a cinque-sei anni fa Internet era una parola sconosciuta ai più: adesso dà vita a una vera e propria famiglia di mestieri differenti, ma che in molti casi si integrano fra loro. C'è chi gestisce un Internet provider, fornendo accessi alla Rete ai privati e alle aziende. C'è chi prepara siti a pagamento, curando la parte grafica, l'organizzazione dei testi o tutti e due. C'è poi il webmaster, che "gestisce" i siti, curandone l'aggiornamento, occupandosi dei forum, affrontando i problemi quotidiani del loro funzionamento.

Ed ancora la rete civica come presentazione della citta’ al mondo.
E un webmaster è Andrea, 23 anni, laureando in Scienze della Comunicazione. Il sito che cura è un sito un po' particolare: quello dei vigili del fuoco di Torino. Fra l'altro al Comando Provinciale dei Vigili del fuoco di Torino, la tecnologia ha rivoluzionato il sistema delle chiamate.
Le tecnologie digitali possono aiutare a intervenire in modo piu’ rapido ed efficace. All’interno della sala chiamate dei vigili del fuoco, non si lavora piu’ solo con il telefono come in passato. Adesso chi risponde alle chiamate di soccorso, ha imparato a usare il computer. I vigili del fuoco consultano un archivio digitale, che permette loro di vedere che tipo di mezzi sono disponibili, ma anche di capire che percorso fare per arrivare a destinazione. “Attraverso un sistema informatico avanzato - spiega Angelo Venuti, responsabile della sala chiamate del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino - i vigili possono capire in pochi secondi se per arrivare in un determinato posto bisogna far partire un automezzo o un elicottero. Ma il computer da anche dati e notizie sulle risorse disponibili.” Il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino, e’ uno dei Comandi dove la tecnologia si e’ diffusa di piu’. Ci sono vigili con competenze tecniche molto specifiche. Fra loro c’e’ chi si occupa di montare i filmati realizzati durante le operazioni di soccorso. Le immagini sono, poi, fornite ai telegiornali e trasmesse in Vigili del Fuocotelevisione. I vigili del fuoco di Torino hanno anche imparato a lavorare in Rete. Esiste una redazione che ha realizzato un sito, ricco di informazioni utili per gli utenti, ma i vigili hanno anche aperto una serie di pagine dove hanno inserito dati sulla storia del loro Comando. “All’inizio - spiega Andrea Brugnati, webmaster dei vigili del fuoco di Torino - i vigili del fuoco hanno dovuto seguire dei corsi di computer per imparare a lavorare in Rete. Adesso Internet e’ diventato uno mezzo che usano ogni giorno anche per comunicare tra loro, la tecnologia e’ diventata uno strumento indispensabile per il loro lavoro.”
Abbiamo visto quanto la tecnologia abbia cambiato il lavoro di ogni giorno all'interno di un comando dei vigili del fuoco. Ma abbiamo anche capito in modo più concreto quali sono i compiti di un webmaster.
Chiudiamo il nostro quadro per identificare le caratteristiche dei nuovi professionisti tecnologici. Abbiamo visto quale dovrebbe essere la loro formazione e abbiamo identificato alcune qualifiche professionali. Adesso affrontiamo il tema della tutela lavorativa. Le professioni "classiche", dall'architetto al medico, si sono tutte date, e da tempo, delle organizzazioni, gli "ordini" professionali, che debbono tra l'altro sorvegliare e fare rispettare precisi "standard" etici e professionali anche nell'interesse dei clienti. Sono enti di tutela, anche se a volte diventano vere e proprie corporazioni. Con lo sviluppo delle nuove professioni, comunque, ci sono parecchie persone, anche molto qualificate, che lavorano senza nessuna forma di tutela, senza prospettive precise sulla durata della loro occupazione, e senza fissare regole di comportamento. Antonio Pilati è membro dell'Autorità di garanzia per le comunicazioni, e si occupa quindi delle regole che governano questo settore. Abbiamo chiesto a Pilati cosa pensa della regolamentazione di queste nuove figure professionali:

“Quando si discute di libertà di espressione, io ho sempre un po' paura della parola 'regolamentazione'. Non sono favorevole agli ordini dei giornalisti e, comunque, a delle forme chiuse di accesso a quelle professioni che hanno come compito specifico diffondere idee e conoscenze. E credo che questo valga quanto più va avanti il progresso delle tecnologie e quindi quanto più facile diventa l’espressione del pensiero. Fare un ordine professionale per chi diffonde idee attraverso Internet, mi sembra effettivamente una cosa molto difficile. Più ampia è la facilità di accesso e di diffusione delle conoscenze, tanto meno c'è bisogno di ordini professionali e di albi.”

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