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Reti, Città - Servizio del 15/12/98 

Le città digitali

di Michele Alberico

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Reti civiche
di Michele Alberico


La vita delle città è da sempre legata al corso dell’evoluzione tecnologica ed economica. A ogni grande rivoluzione in questi campi è seguita una corrispondente trasformazione dell’ambiente urbano.

La città non è solo un ambiente di vita e di lavoro. Le linee telefoniche, le reti postali, i ponti radio, gli edifici, le strade, l'arredo urbano, i rapporti tra gli spazi, costituiscono dei veri e propri canali comunicativi: sono mezzi che mettono in relazione le persone e la città che è essenzialmente un grande sistema di comunicazione.

Oggi le nuove tecnologie dell'informazione stanno rivoluzionando non solo il nostro modo di vivere e di lavorare ma sopratutto il nostro modo di comunicare. Questi cambiamenti investono direttamente la città  cambiandone la struttura e ridisegnandone le future linee di sviluppo.
La città industriale sta lasciando il posto alla città digitale, ad una città basata sulla circolazione di dati binari, una "città dei bit" come l’ha definita in un suo recente saggio l’architetto statunitense William J. Mitchell.City of Bits

La "città dei bit" è una città nella quale le interazioni non avvengono unicamente faccia a faccia, ma anche elettronicamente, una città dove le transazioni commerciali avvengono elettronicamente, dove anche una buona parte delle interazioni sociali avviene elettronicamente, dove la cultura  è tutta supportata dall'elettronica. Allo stesso modo, tutto ciò avviene anche fisicamente. Un aspetto non sostituisce l'altro, i due mondi lavorano congiuntamente: il mondo fisico e quello elettronico.

Il lavoro necessario a realizzare un simile scenario è già iniziato da qualche anno, da quando cioè alcune comunità locali hanno iniziato a fare il loro ingresso nel mondo della telematica creando le prime reti civiche. Reti locali e centri telematici al servizio del cittadino con una storia breve ma un futuro tutto in espansione.

Sul significato di rete civica abbiamo intervistato Gennaro ZezzaLa Citta' Invisibile presidente della Città Invisibile, un'associazione senza fini di lucro, che si propone con varie attività, di promuovere lo sviluppo politico e culturale della telematica in Italia: “Dovremmo chiarire il concetto di rete civica - ha spiegato Zezza. Su questo termine c’è infatti una certa confusione dovuta alle varie accezioni di rete civica per indicare i diversi modelli utilizzati dalle amministrazioni. La rete civica può essere intesa come spazio di discussione del cittadino, come opportunità per gli enti locali per offrire veri e propri servizi e come presentazione della città al mondo.
Un'ulteriore definizione di questo termine è città digitale che, invece, si riferisce alla capacità dei cittadini di entrare in tutti gli aspetti della Rete. Questa definizione rimanda all’immagine dei cavi che arrivano a tutti gli edifici della città.
A Bologna, la prima rete civica partita in Italia, si è verificata l’integrazione fra i due modelli che ho citato all’inizio: fra la rete civica come servizio al cittadino e la rete civica come servizi dati dagli enti locali.
Desenzano, invece, rappresenta un esempio di rete civica basata sull'idea di sfruttare gli aspetti più interattivi di Internet. In questo caso la comunità locale ha giocato un ruolo da protagonista nel lanciare la rete civica come spazio di discussione. In altre città come Torino e Modena, invece, è l’ente locale che si è reso promotore dei servizi e ha fatto i primi passi per far sviluppare la rete.
In futuro tutti questi tipi di modalità di comunicazione alle quali corrispondono servizi diversificati, dovrebbero integrarsi tra loro per ottenere un risultato ottimale".Navigazione

La crescita e la diffusione delle reti civiche su tutto il territorio nazionale è avvenuta per iniziativa delle singole amministrazioni locali, senza una programmazione definita. Per questo è stato difficile mettere a punto strumenti di analisi e valutazione delle esperienze in corso. In risposta a questa esigenza l’Osservatorio Reti Civiche della Città invisibile ha condotto un’indagine che costituisce una prima stima del ruolo che la telematica civica sta avendo nello sviluppo urbano del paese.

AIPAOltre alle esperienze localistiche, si è voluto coordinare tutte le iniziative concernenti l’utilizzazione dell’informatica nella pubblica amministrazione. Proprio a questo scopo è stata creata nel 1993, a Roma, l’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione. L’Aipa è un organismo indipendente, istituito con decreto legislativo, che prende le proprie decisioni senza dirette interferenze governative o parlamentari.

La rivoluzione telematica cambia il volto dell’Amministrazione pubblica. L'addio alle scartoffie e agli archivi kafkiani è ormai una realtà. L’Aipa realizzerà infatti un sistema informativo unitario delle amministrazioni pubbliche. Ciò significa, in primo luogo, garantire trasparenza, qualità e sicurezza dei sistemi informativi, ma, soprattutto, avviare progetti comuni di sviluppo e cooperazione da parte delle varie amministrazioni a vantaggio dei cittadini.
Il progetto G-Net dell’Aipa sarà il primo passo per lo sviluppo della rete unitaria della Pubblica Amministrazione. Tramite l’uso di sistemi informatici si potenzierà l’acquisizione di dati utili per i processi decisionali. Gli utenti saranno le Amministrazioni centrali, i ministri, la Presidenza del Consiglio, e altre istituzioni.

Forse l’elemento di maggior ostacolo allo sviluppo della telematica civica è di ordine culturale. Il canale trasmissivo, il cavo attraverso il quale viene trasferita l'informazione, non viene ancora considerato come una sorta di risorsa pubblica della comunità, al pari dell’acqua, dell’aria o del verde pubblico.

In altri paesi europei la "fibra scura" – cioè una fibra ancora priva di una utilizzazione definita - è considerata a tutti gli effetti un bene pubblico, come la rete idrica ad esempio. Un bene che viene affittato  a chiunque lo richieda: un gestore di telefonia, una rete televisiva, o la stessa città.

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