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Tecnologia - Servizio del 07/12/98 

Le macchine pensanti: l’ultima sfida dell’intelligenza artificiale

di Antonio Leonardi

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Artificial life e robotica
di Michele Alberico


Oggi parliamo di una delle sfide più affascinanti, ma anche più controverse e criticate, mai intraprese dalla scienza: la sfida dell’intelligenza artificiale. Cos’è, da cosa nasce e come si sviluppa oggi la ricerca sull’Intelligenza Artificiale in Italia e nel mondo. Gli automi, le macchine che tentano di simulare il comportamento dell’uomo, hanno sempre esercitato un grande fascino. Quelli costruiti fra il ‘700 e l’800, come la “suonatrice di tympanon” o il leggendario “giocatore di scacchi”, volevano essere più di semplici manichini animati. I loro meccanismi misteriosi erano il tentativo di catturare l’essenza dell’agire umano.

Ad esempio la “Difference engine” è il primo modello di calcolatrice automatica. Risale al 1832. Macchine come questa, progenitrici dei nostri computer, già allora svolgevano alcune funzioni del cervello come appunto il calcolare. Ma è possibile che un calcolatore o un computer riesca a svolgere anche funzioni che abbiamo sempre ritenuto squisitamente umane? Per esempio comprendere un concetto, riassumere un brano, prendere una decisione o addirittura esprimere un sentimento. Insomma, tutto ciò che comunemente chiamiamo pensare. Ecco, questa è la sfida dell’intelligenza artificiale precisi e sempre più sottili.

Una sfida che i ricercatori hanno intrapresoIstituto per la Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trento seguendo vie anche molto diverse. Alcune sono passate, e passano tuttora, attraverso l’Istituto per la Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trento.

Ma intanto ci chiediamo: cosa significa fare intelligenza artificiale? Costruire un circuito elettronico il più possibile simile al nostro cervello con i microchip che prendono il posto dei neuroni, o piuttosto capire i meccanismi del pensiero e tentare di riprodurli al computer? Abbiamo rivolto queste domande a Oliviero Stock, che da tempo dedica il suo lavoro all’intelligenza artificiale e che dirige l’IRST:

Oliviero Stock“Complessivamente l’intelligenza artificiale parte dal presupposto che gli elaboratori elettronici e la mente umana appartengano alla stessa classe di macchine; vale a dire che sono tutte macchine che elaborano informazioni . E allora cosa ci si propone? Ci si propone di far svolgere agli elaboratori, funzioni normalmente considerate prerogativa della mente umana ,come, ad esempio, riconoscere delle scene attraverso i nostri organi percettivi, oppure comprendere il linguaggio come noi essere umani sappiamo fare; oppure ragionare, risolvere problemi, agire nel mondo, pianificare le nostre azioni, pianificare un itinerario da seguire. Quindi la ricerca nell’intelligenza artificiale consiste, in ultima analisi, nel creare dei formalismi, dei modelli che portano alla costruzione di programmi per elaboratore che permettono alla macchina di svolgere delle funzioni che riteniamo caratteristiche dell’intelligenza.”


Così, da quando i computer hanno mostrato quanto possono essere potenti, alcuni ricercatori hanno tentato di trasformarli in macchine pensanti. Verso la fine degli anni Cinquanta le aspettative erano alle stelle. Si diceva che entro dieci anni le macchine sarebbero state in grado di comporre musica, di spiegare le teorie psicologiche o di scoprire teoremi matematici.In realtà non molte di queste promesse sono state mantenute.


Dunque, più che un “supercalcolatore” dotato di pensiero, i ricercatori hanno cominciato a studiare programmi se non proprio intelligenti almeno un po’ più “furbi” di quelli che ciascuno di noi usa sul proprio computer. Programmi meno rigidi, che si adattano meglio a collaborare con la loro interfaccia, cioè con noi. Nei laboratori dell’Istituto per la Ricerca Scientifica e Tecnologica di Trento, si lavora su alcuni di questi sistemi. Qui circa un centinaio di persone tra ricercatori e borsisti stanno lavorando allo sviluppo di prototipi in grado di ampliare le capacita' centrali del calcolatore. Lo scopo è quello di creare dei programmi che mettano in condizione il calcolatore di riassumere testi, tradurre da una lingua all'altra, riconoscere una voce insomma di arrivare alla comprensione automatica del linguaggio umano.

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