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Tecnologia - Navigazione del 07/12/98 

Artificial life e robotica

di Antonio Leonardi

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Le macchine pensanti: l’ultima sfida dell’intelligenza artificiale
di Antonio Leonardi


GRALIl campo degli studi sull’intelligenza artificiale e’ uno dei settori in cui la scienza ha prodotto i percorsi di ricerca piu’ variegati. Questo perche’ il nucleo stesso del lavoro di ricerca rimane in qualche modo oscuro. L’interpretazione del concetto di intelligenza ha condotto i ricercatori ad affrontare il problema nei modi piu’ diversi. Una esposizione delle risorse presenti in Rete sull’argomento comporta quindi una discriminante di fondo. Significa prediligere alcune linee di ricerca, ignorandone altre e infatti qui ci occuperemo sostanzialmente di artificial life e robotica. Vale la pena di iniziare questa navigazione in casa con il sito del GRAL di Roma, il gruppo di Ricerca del CNR che si occupa di vita artificiale. L’artificial Life e’ nata come diretta derivazione dell’approccio “connettivista” allo studio dell’intelligenza artificiale, quell’approccio che si basava sul tentativo di riprodurre il funzionamento di una rete neurale nell’esecuzione di un compito semplice come l’elaborazione di strategie per trovare il cibo in un terreno delimitato

I link proposti sul sito del GRAL sono un ottimo punto di partenza per chi volesse approfondire l’argomento dell’artificial life. Da qui possiamo prendere spunto per capire qual è la peculiarità di questa disciplina. Ad esempio questa pagina (kant.irmkant.rm.cnr.it) ci offre una spiegazione con simulazioni animate.

L’artificial life ha aggiunto a quell’approccio, “connettivista”, una dimensione evolutiva. Invece che produrre una sola rete e farle eseguire piu’ volte un certo compito si è iniziato a produrre popolazioni di reti sottoponendole a un regime selettivo. Solo le migliori sarebbero sopravvissute, avrebbero figliato e la generazione seguente sarebbe stata piu’ capace delle precedenti di eseguire lo stesso compito. L’artificial Life e’ dunque il nome dato alla disciplina che studia la vita naturale tentando di ricreare un fenomeno biologico attraverso l’uso di media artificiali. L’ipotesi adottata e’ che l’intelligenza non sia una funzione ricostruibile dall’alto ma qualcosa che viene dal basso e che ha direttamente a che vedere con la capacita’ di interagire con un ambiente.

AILabI laboratori che lavorano in questo settore secondo la lista proposta nel sito del GRAL sono l’AILab di Zurigo, il gruppo di computazione evolutiva di Bristol, il gruppo tedesco di ricerca sui sistemi di adattamento, il Santafe insitute.


Ma sul sito del GRAL si trova anche un’altra lista, questa che ci indirizza sulle risorse di robotica evolutiva e “auto-apprendimento”. Lo studio dell’artificial life si e’ andato infatti progressivamente avvicinando ad un altro tipo di approccio all’intelligenza artificiale: quello della robotica. La robotica in un certo senso ha seguito lo stesso percorso delle reti neurali proiettandolo sul versante fisico. Invece che simulare reti neurali in ambienti informatici ha ideato creature in grado di imparare a muoversi in ambienti reali. 

AI lab del MIT di BostonTra i pionieri di questo approccio c’e’ sicuramente Rodney Brooks. Brooks ora e’ diventato il direttore di uno dei piu’ celebri centri di studi sull’intelligenza artificiale del mondo. L’AI lab del MIT di Boston. Cosa fanno questi robot? 

Se in principio si lavorava sul ragionamento, sulla capacita’ di pianificare e sulle forme di rappresentazione della conoscenza al MIT vengono ritenuti elementi chiave per definire un comportamento intelligente l’“autoadattamento” dei sistemi percettivi, il funzionamento dei sistemi motori, i moduli di linguaggio.

Lo scopo e’ quello di creare macchine capaci di eseguire dei compiti prendendo da sole delle decisioni in caso di problemi, macchine in grado di vedere, di evitare gli ostacoli e di portare a termine un compito in un ambiente sconosciuto. Ricordate il robottino finito su Marte? Era un cugino dei robots progettati qui.

Addirittura si può arrivare a una partita di calcio tra robots cosi’ come è avvenuto al museo delle scienze di Londra: qui due automi si scontrano su un tavolo da calcio delle dimensioni di un biliardo cercando di sfilare la palla all’avversario. Questa partita tra Static e Robonaldo e’ finita 2 a zero.   

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