L'introduzione delle tecnologie digitali a livello di massa ha fatto affiorare con
forza tematiche sociali nuove, tematiche che spesso sono di difficile comprensione, ma che
ci stanno già coinvolgendo direttamente. Una di queste è la questione della privacy.
Il termine privacy ha avuto origine nel secolo scorso e veniva
utilizzato per indicare la difesa della sfera domestica, a sottolineare che in casa
propria ognuno deve essere libero di fare ciò che vuole e che nessuna autorità o altro
ente può interferire con questa libertà o metterci semplicemente il naso.
Ma oggi, sempre di più, gli strumenti elettronici che noi stessi abbiamo fatto entrare
nelle nostre abitazioni si comportano da "ficcanaso" e hanno la capacità di
spifferare ad altri ciò che hanno, per così dire, intercettato. Per esempio, dai
tabulati della nostra bolletta telefonica si può esattamente scoprire con chi ci piace
parlare di più e in quali fasce della giornata. In Internet si può incappare in un
"cookie" che spedisce al sito che ci ospita il nome dei programmi che
usiamo di più. Anche la televisione digitale contiene in sé un terribile potenziale,
poiché permette di organizzare dettagliatamente le informazioni riguardanti i nostri
gusti personali, avere un nostro profilo preciso, sapere in sostanza cosa avviene in casa
nostra.
Attraverso le tecnologie avanzate possiamo essere seguiti e spiati in ogni momento
della giornata. Ma cerchiamo di capire come tutto questo puo' avvenire concretamente.
Il digitale contribuisce a far circolare una serie di informazioni che ci
riguardano. In una ipotesi non troppo futuribile, incrociando i dati tramite
computer, sarà possibile per esempio sapere che la famiglia Rossi, composta da
padre impiegato, madre casalinga e due figli adolescenti, consuma settimanalmente
alla televisione esattamente tante ore di sport, e che accede a Internet per
frequentare siti e chat line sportive. A quel punto la famiglia Rossi si trasforma
in un cosiddetto target di mercato.
Da una parte, commentano gli investitori sulle nuove Tecnologie, conoscere meglio i
gusti della gente, grazie alla tv o alla Rete, crea la possibilità di aprire mercati meno
generalizzati e più vicini alle esigenze personali del pubblico. Dall'altra parte c'è
chi ritiene che sia necessario porre qualche paravento davanti a questi occhi indiscreti e
che le nostre scelte televisive, di siti e di mercato, debbano essere svolte nella più
completa tranquillità e nel rispetto, appunto, della nostra privacy.
Basta sfogliare i giornali americani ed europei per accorgersi dell'importanza che il
tema della privacy sta assumendo. Le polemiche in materia hanno ormai raggiunto un livello
planetario, i toni del dibattito si stanno sempre più riscaldando. La grande
partecipazione del popolo della Rete fa intuire che questo tema sarà centrale per
l'evoluzione della società digitale. Per questo in ogni paese sono state create delle
leggi che dovrebbero tutelare la privacy dei cittadini.
Mentre è indubitabile infatti che le informazioni di
carattere personale e intimo vadano assolutamente protette, ci sono molte informazioni di
interesse sociale che andrebbero all'opposto pubblicizzate al massimo, si potrebbe dire
"per obbligo". Pensiamo al segreto dei bilanci, al segreto industriale, al
segreto bancario, ecc.
Spesso la segretezza di questi dati viene invocata proprio in omaggio alla privacy
dalle aziende. Ma tutti sappiamo come le stesse aziende non si facciano problemi a
violarla quando gestiscono enormi banche dati di utenti cui indirizzare i propri prodotti.
In questa prospettiva anche le "scorribande" degli hackers per infrangere i
"segreti di Rete" sono significative e assumono una prospettiva particolare. Non
è un caso che la loro "professionalità" nel violare gli archivi sia molto
richiesta proprio dalle aziende che vogliono dotarsi di una sorta di agenzia di spionaggio
dellera digitale.
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