Oggi protagonista del nostro servizio sarà una parola. Una semplice parola che
però potrebbe cambiare, in un futuro non troppo lontano, parecchi aspetti della nostra
vita. Questa parola è "personalizzazione". A ciascuno di noi piace
distinguersi almeno un po da coloro che ci stanno intorno: un abito
particolare, un taglio di capelli o il colore dellautomobile. Personale, unico,
esclusivo sono aggettivi che ci piacerebbe vedere sempre associati a ciò che acquistiamo
o facciamo.
Eppure, ogni giorno, leggiamo un quotidiano che è stato stampato in centinaia di
migliaia di copie identiche destinate ad altrettanti lettori; guidiamo automobili di cui
esistono altri centinaia di migliaia di esemplari; passiamo le serate davanti alla
televisione guardando lo stesso film che guardano altri milioni di persone.
Siamo insomma lettori medi, medi automobilisti e telespettatori. Chi scrive i giornali,
o costruisce automobili o predispone i palinsesti televisivi non lo fa per nessuno di noi
in particolare, ma per una massa
indistinta e nebulosa di pubblico di cui, più o meno, facciamo tutti parte. Non a caso la
nostra società viene spesso definita una società di massa.
Proprio le nuove tecnologie digitali della comunicazione potrebbero cambiare questo
quadro alla radice, e prima di quanto ci aspettiamo. Anzi, forse i primi segnali del
cambiamento sono già in vista. E il perno di questo cambiamento profondo è appunto la
personalizzazione.
Non più un giornale identico per me e altre migliaia di lettori, ma un quotidiano
personale, esclusivo, che contiene solo ciò che mi interessa in quel particolare momento.
E unautomobile costruita esattamente con le specifiche e gli optional che ho scelto.
Naturalmente
il motore di questa transizione è la tecnologia digitale: sempre più raffinata, diffusa,
pervasiva ed efficace. Già qualche anno fa Nicholas Negroponte (interviste
e biografia presenti su MediaMente), uno dei profeti della
nuova società digitale, aveva dedicato il suo best seller "Essere Digitali"
ai profondi cambiamenti dovuti al passaggio da un mondo dominato dagli atomi a uno in cui
imperano i bit.
Al contrario degli atomi, i bit sono impalpabili, senza peso, facili da spostare. Ma
quello che più conta è che molto di ciò che ha valore nella nostra società può essere
trasformato in bit, cioè in lunghe catene di zero e di uno. Una fotografia, una canzone,
un film, un giornale o lintera Enciclopedia Britannica: tutto può essere
trasformato e ridotto a questa specie di denominatore comune universale, il bit.
A questo punto succede
che la differenza tra cose che in origine sono diversissime, come un giornale e una
canzone, scompare: i bit sono tutti identici, obbediscono alle stesse regole, possono
essere manipolati con le stesse tecniche e viaggiare attraverso gli stessi canali. Ma non
è tutto.
I bit sono un po come i mattoncini di un enorme Lego con cui possiamo fabbricare
le costruzioni che più ci piacciono. Ed ecco il punto: una volta che un giornale sarà
fatto di bit, e non più di carta e di inchiostro, renderlo personalizzato sarà piuttosto
semplice. Basterà mescolare e ricomporre i suoi bit in modo diverso, anzi è probabile
che questa operazione verrà fatta ogni volta dal lettore stesso, a seconda dei suoi gusti
e delle sue curiosità del momento.
Non è un caso che abbiamo preso come esempio luniverso dellinformazione:
in un mondo in cui la quantità di informazione che ci arriva è sempre più imponente.
Riuscire a filtrarla e selezionarla in base alle nostre esigenze sarà sempre più
importante.
La corsa verso la personalizzazione si porta dietro anche un altro aspetto, perché
questo incessante flusso di bit ritagliato per così dire su misura per ogni utente, si
può tramutare in un altrettanto incessante flusso di denaro. Sapere quali notizie
leggiamo, quale musica ascoltiamo o che automobile ci piacerebbe guidare sono informazioni
preziose per chi è interessato a venderci qualcosa. E il sogno di ogni
pubblicitario: indirizzare i suoi messaggi non più a un utente medio e indistinto, il
membro tipo della società di massa, ma a un individuo ben preciso di cui conosce i gusti,
le esigenze, le aspirazioni.
Ci
sono già esempi concreti di come potrebbe funzionare questo meccanismo. Eccone uno: il Wall Street Journal, il più autorevole giornale economico
del mondo, offre ai suoi abbonati delledizione on-line un prodotto altamente
personalizzato. In cambio, oltre al prezzo dellabbonamento, chiede ai lettori alcuni
dati: sesso, età, professione, area di residenza e così via.
Chi vuole acquistare uno spazio pubblicitario sul Wall Street Journal Interactive paga una certa
somma per ogni mille lettori a cui viene mostrato il proprio banner. Ma questa cifra
aumenta se il cliente vuole che il messaggio sia indirizzato solo a un certo tipo di
lettori, per esempio uomini manager tra i 40 e i 50 anni residenti nellarea di New
York. Più è ristretto il target, più alto è il prezzo. Con questo sistema, nel 1997 il fatturato pubblicitario delledizione
elettronica del giornale è stato di quasi 8 milioni di dollari.
Ma ormai i siti che si offrono di guidarvi nei meandri della Rete scegliendo e
selezionando dalloceano del Web solo le cose che vi interessano sono veramente
molti. E spesso lutente in cambio della personalizzazione di un servizio deve subire la somministrazione di una
buona dose di pubblicità.
Anche nel passato è successo che le innovazioni della tecnologia hanno profondamente
modificato il modo di vivere degli uomini. Linvenzione della ruota, della stampa,
lintroduzione dei motori e delle telecomunicazioni sono altrettante pietre miliari
che hanno segnato una svolta nella società che le ha accolte. E davvero possibile
che anche lera digitale e la sua spinta verso la personalizzazione siano una di
queste svolte così profonde? |