Nell'ampio settore degli studi sul futuro,
all'interno del ramo che si occupa di disegnare lo scenario tecnologico dei prossimi
ventanni gioca un ruolo importante il rapporto biennale sulle tecnologie emergenti
che William Halal dirige presso la
George Washington University.
Le tecnologie di maggior impatto nel futuro prossimo non riguardano affatto la ricerca
spaziale, comera comune pensare ventanni fa, bensì la nostra quotidianità e
investono soprattutto la Information Technology, che offrirà nei prossimi ventanni
una straordinaria espansione delle nostre capacità comunicative. La IT sarà inoltre un
tassello estremamente significativo di quella che viene indicata come la "technology
revolution" che si profila allorizzonte. Di questa rivoluzione tecnologica, le
altre due aree evidenziate dai cinquanta esperti che contribuiscono al progetto sono le
Biotecnologie e le Tecnologie di Trasporto.
Il settore delle
Biotecnologie ha recentemente mobilitato lopinione pubblica in merito alla
clonazione e alla manipolazione genetica: si prevede, già nel prossimo decennio, la
creazione di numerose nuove specie animali e vegetali; questo indica la possibilità per
lumanità di appropriarsi di un potere "divino", quello di creare la vita
a proprio piacimento, a immagine e somiglianza. Spiega il professor Halal: "possiamo
controllare ogni cosa nel mondo fisico: generare energia nucleare, andare sulla Luna e far
qualcosa di analogo anche nel mondo biologico; se qualcuno volesse creare un certo tipo di
pianta o animale, credo che in linea di principio potrebbe farlo e credo che questa sfera
rientrerà nel dominio delluomo sulle cose. Si potrebbero scegliere le
caratteristiche dei propri figli, di averli più o meno intelligenti, oppure il colore dei
loro occhi, carnagione, capelli, altezza, le loro preferenze sessuali".
E proprio questa straordinaria possibilità a porre dei drammatici interrogativi,
soprattutto nella sfera della manipolazione genetica umana. Là dove intervenivano una
casuale combinatoria o un disegno divino, potrebbe subentrare luomo. La frivolezza
dellutilizzo delle biotecnologie per la scelta del colore dei capelli o degli occhi
dei nostri figli non dovrebbe ingannarci sulla serietà delle implicazioni etiche insite
in questo sviluppo tecnologico e sulle sue possibili applicazioni che suscitano
perplessità, se non terrore.
Con le biotecnologie, è in gioco lo statuto stesso delluomo, oltre che della
società. Al contempo, i dubbi di ordine etico non impediranno la ricerca negli ambiti
che, almeno apparentemente, non hanno la medesima ambiguità. Entro il 2020, ad esempio,
lingeneria genetica potrebbe consentire di ridurre del 50%, e in modo efficace,
luso di pesticidi e fertilizzanti chimici. Anche la ricerca medica avrà a
disposizione uno strumento senza pari. A questo proposito afferma Halal: "Ora, le
diverse società potrebbero non compiere questa scelta, perché temono che ciò non
rispetti lordine naturale delle cose: questo non toglie che avremo il potere di
progettare specie, di manipolarne le caratteristiche, di curare malattie con terapia
genetica. Potremmo curare quindi quasi tutte le malattie genetiche, che sono circa 6.000,
e vengono trasmesse attraverso il Dna.
Oltre alle malattie ereditarie, la terapia genetica interverrà in modo decisivo su
mali come lAids e il cancro (con una cura o attraverso prevenzione) entro il 2013; e
negli stessi anni i problemi di vista, anche molto gravi, saranno curati attraverso
impianti di vista computerizzata. Nel 2019 si produrranno organi e tessuti artificiali
perfettamente integrabili con il corpo, e quelli malati saranno rimpiazzati con altri
clonati a partire da cellule sane dellorganismo, risolvendo il problema della
compatibilità e della disponibilità degli organi stessi. La sfida del prossimo secolo,
in definitiva, sembra giocarsi in buona parte proprio sulle scelte che verranno operate su
questo terreno, potenzialmente devastante, ma sia pur potenzialmente altrettanto ricco di
applicazioni di grande utilità.
Lo scenario più comune prevede unesplosione delle possibilità comunicative. Un
tassello significativo di questa rivoluzione tecnologica nella quotidianità, la terza
area di sviluppo che avevamo annunciato, è costituito dalle tecnologie di trasporto, là
dove a spostarsi non è un patrimonio di informazione, ma la materialità dei nostri
corpi, in modo meno inquinante e sempre più veloce (con la diffusione capillare di treni
ad alta velocità, prevista per il 2017 e lo sviluppo di aerei ipersonici che
raggiungeranno fino a cinque volte la velocità del suono nel 2025).
Secondo il rapporto della George Washington University, saranno da un lato la
Information Technology e dallaltro la ricerca sulle forme energetiche a offrire gli
strumenti per una rivoluzione del sistema di trasporto, con uno straordinario beneficio
ambientale in termini di riduzione dellinquinamento. Nellarco di 10 anni il
20% del fabbisogno mondiale sarà coperto da fonti alternative, come energia geotermica,
solare, fotoelettrica e organica. Le innovazioni nella produzione e nel trasporto
dellenergia ne ottimizzeranno la resa del 50%. Si svilupperà una generale
attenzione allimpatto ambientale, cui dovrebbe contribuire la progettazione di beni
non inquinanti e largamente riciclabili, come ad esempio i veicoli a energia mista (a
combustione interna ed elettrica) o solo elettrica, che saranno il 30% nel 2006 e
riciclabili al 50%. E questa prospettiva riguarda non solo linquinamento ambientale
ma anche quello psichico.
Spiega Halal: "Le automobili con motore elettrico sono destinate a diffondersi a
breve termine dato che tutte le maggiori case automobilistiche stanno lavorando su questo
progetto. Questi motori non saranno inquinanti e rivoluzioneranno il sistema dei
trasporti. Stiamo inoltre sviluppando autostrade automatizzate nelle quali il guidatore
lascerà il controllo dellautomobile a sistemi elettronici che ne controlleranno la
velocità, con carovane di auto che si muovono a tre metri luna dallaltra, che
frenano e sterzano automaticamente. E ci saranno sistemi di controllo intelligente che
guideranno le auto attraverso aree congestionate per alleviare, per quanto possibile, il
problema degli ingorghi".
La IT consentirà in tal senso una sorta di "ecologia della mente",
una gestione delle risorse psichiche individuali e collettive in accordo con
limperativo di sviluppo sostenibile che governerà la gestione dellambiente. Questo
imperativo ridurrà, ad esempio, fra ventanni limpegno di guida, che sarà
controllata da sistemi automatizzati sulla rete autostradale e nelle aree metropolitane
con i Personal-Rapid Transits (vetture personali che percorrono la città lungo dei
binari). Da un lato, insomma, sarà meno necessario spostarsi fisicamente, e
dallaltro, qualora ne avessimo il bisogno o il desiderio, sarà meno impegnativo
farlo.
Ci stiamo dunque avviando verso un mondo meraviglioso, più democratico, persino più
sano? Ora, a fronte di tutti questi segnali di ottimismo leggendo il rapporto di Halal
della George Washington University può essere interessante soffermarsi sul senso
dellassenza, in questo scenario, della ricerca spaziale, lassenza cioè
della forma estrema di comunicazione e, se vogliamo, di "trasporto".
Le proiezioni degli esperti coordinati da Halal dicono che questo settore di ricerca non
vivrà affatto unaccelerazione anche solo lontanamente paragonabile a quella della
IT o delle Biotecnologie. La prima base lunare non sarà realizzata prima del 2028 e la
prima missione con presenza umana su Marte non avverrà prima del 2037. Per avere un
contatto con forme di vita extraterrestre bisognerà attendere il 2049 e non prima del
2062 ci si avvicinerà alla velocità della luce.
Del resto, il rapporto di Halal ha quale proprio fuoco dattenzione i prossimi
ventanni come arco temporale di ragionevole e utile proiezione, dato che oltre i
ventanni si rientra nella sfera della "pura ipotesi speculativa", del non
prevedibile come dato probabile ma solo, eventualmente, come possibilità o desiderio. E
gli sviluppi significativi della ricerca spaziale si collocano proprio in questa sfera,
ossia in tempi così lontani da dichiarare più il relativo disinteresse per lo spazio nel
presente, che gli effettivi tempi di loro concreta realizzabilità.
Entro i prossimi ventanni per lo spazio si prevedono "solo" scoperte di
nuovi materiali, sviluppo del sistema satellitare o progetti di "turismo"
spaziale; settori cioè che mobilitano energie economiche private, con un ovvio
orientamento sul mercato. Il declino dello spazio quale frontiera della ricerca ci offre
una chiave di lettura del nostro futuro prossimo. Uno sguardo allinsegna
dellestremo ottimismo potrebbe leggere questo fenomeno come espressione di una nuova
saggezza. Abbandonata la corsa allo spazio, che era giustificata soprattutto nel quadro
della guerra fredda e di una competizione propagandistica fra Stati Uniti e Unione
Sovietica, ci stiamo rivolgendo ora a una più saggia, utile e immediata amministrazione
delle risorse di questo mondo, quello che abitiamo, nel quale è cosa buona e giusta che
si diffondano le nuove tecnologie. Uno sguardo meno benevolo, peraltro, potrebbe
evidenziare come oggi siano le multinazionali a promuovere, orientare e gestire la
ricerca, e non più gli organismi nazionali. La propaganda nazionalistica sta insomma
lasciando il posto alla logica del profitto delle multinazionali. E' pertanto
comprensibile un minore investimento nella ricerca di "nuovi mondi" che, al
momento, non offrono un numero significativo di potenziali consumatori: lo spazio
profondo, forse, non è ancora un gran mercato, un mercato tale da giustificare la mole di
denaro che serve per esplorarlo.
Ora, non è sorprendente per chi vive allinterno di una cultura occidentale
disegnare uno scenario nel quale la matrice di cambiamento possa essere solo di natura
tecnologica, se non altro perché questa è più immediata, è più vistosa. Va però
detto che esistono altre determinanti (di natura economica, politica e sociale) che
operano in modo più sottile e profondo e che risultano in effetti trascurate solo perché
sono meno immediatamente riconoscibili. Oppure meno funzionali a una promozione di
mercato, una promozione che investe invece le tecnologie (le quali, per orientare la
nostra quotidianità, devono infatti prima diffondersi e dunque essere vendute). La
tecnologia, in definitiva, non va vista come un sistema che segue un percorso di sviluppo
autonomo, inesorabile e consequenziale, bensì come parte a sua volta integrante del
sistema culturale allinterno del quale si sviluppa e muore come strumento: proprio
la sorte delle ricerche spaziali di cui abbiamo parlato ne è un chiaro esempio. Le
possibilità tecniche di produzione di energia da fonti alternative, ad esempio, esistono
da tempo e il loro sviluppo - così come quello di altre aree di ricerca - dipenderà
dagli interessi che verranno mobilitati in tal senso. Esistono però gruppi che promuovono
altri interessi e diverse visioni del mondo futuro. Come nel caso degli Immortalisti che ritengono che l'uomo di domani possa raggiungere,
attraverso le nuove tecnologie, persino l'immortalità.
I rapporti
sul futuro tecnologico non sono in grado di dirci, in effetti, se di qui a ventanni
il mondo sarà un luogo migliore in cui vivere e se lumanità sarà più saggia
nellamministrarlo. E probabile, tuttavia, che lo scenario che emerge dal
rapporto di Halal, complesso e con straordinarie opportunità, non porterà uguali
benefici allinterezza della popolazione mondiale. Può darsi infatti che lo sviluppo
tecnologico produca una nuova forma di disuguaglianza e di gerarchia fra individui e fra
popolazioni, fra gli haves, coloro che possiedono tecnologia e capacità di utilizzarla, e
gli have nots, coloro che non possono accedere in modo competitivo né alluna né
allaltra.
Nel film "Independence Day" il mondo ipertecnologico nordamericano è salvato
dal codice morse, quello strumento ormai obsoleto che però hanno anche gli have nots -
fra cui è solo buffo veder collocati europei e giapponesi. Pertanto, prima di sapere se
tutti avremo accesso al futuro tecnologico e prima di verificarne leffettiva
funzionalità, forse è bene non sbarazzarsi del vecchio tam-tam ma, magari, semplicemente
preparargli uno spazio in soffitta.
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