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Tecnologia - Servizio del 16/11/98

I custodi delle connessioni 

di Michele Alberico

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Come scegliere un  provider
di Michele Alberico


Internet Service ProvidersContinuamente e in qualunque zona della terra (o quasi), milioni di computer si connettono in Rete, inviando le loro richieste dati. E gli attori principali di questo flusso che su Internet si rinnova ogni giorno sono 3: ci sono gli utenti da un lato, le società di telecomunicazioni dall’altro e gli Internet provider, cioè i fornitori di connessione alla Rete, in mezzo. Come dialogano questi attori? Come si combinano i loro interessi e quali sono i loro ruoli? Per rispondere a queste domande viaggeremo su Internet e alle spalle di Internet in un modo diverso dal solito. Andremo, infatti, a parlare con i custodi delle connessioni, scendendo all’interno di un Internet provider e discutendo di logiche di mercato e concorrenza. Quello che ci interessa inizialmente, allora, è capire cos’è un provider.

Per capirlo bisogna fare un passo indietro e spendere due parole sulla struttura di Internet. Internet è una Rete di computer o, come è più esatto dire, una Rete di reti di computer. In senso stretto appartengono ad Internet tutti i computer che vi sono connessi in modo diretto e permanente. Per ricevere ed inviare dati su Internet è Un numero IPinfatti necessario possedere un indirizzo numerico prefissato chiamato indirizzo IP, allo stesso modo in cui per ricevere della posta a casa propria è necessario disporre di un indirizzo fisico fissato stabilmente.

La stragrande maggioranza degli utenti però non dispone di connessioni permanenti i cui alti costi possono essere sostenuti solo da enti ed istituzioni; l’utente medio si collega invece alla Rete solo per il tempo necessario utilizzando un modem e la normale linea telefonica, cioè utilizzando un canale di trasmissione che solo temporaneamente serve a comunicare con la Rete.

Come riesce dunque un utente di questo tipo a ricevere informazioni da Internet senza possedere un indirizzo permanente? Grazie a delle società che dispongono già di connessioni permanenti e che gli concedono di usare temporaneamente uno dei propri indirizzi permanenti facendo da tramite tra lui ed Internet. Queste società si chiamano Internet provider o fornitori di accesso.

Telecom Italia NetworkAlle spalle dell’intero mondo di flussi di connessioni di cui abbiamo parlato finora c’è però un mercato in subbuglio. Lo scorso anno abbiamo già dedicato una serie di puntate alle questioni legate a Telecom Italia e al suo service provider TIN. Oggi torniamo, con un giro di botta e risposta, a sentire i protagonisti di questa vicenda. Da qualche tempo l’AIIP l’associazione Italiana Internet provider che raccoglie una trentina tra i maggiori provider italiani ha presentato all’autorità garante della concorrenza un esposto contro Telecom Italia Network (il principale tra i provider Italiani nato come una costola della grande azienda di telecomunicazioni italiana).@iip

Nell’esposto si sostiene che da parte di Telecom siano stati messi in atto una serie di comportamenti contrari alla libera concorrenza nel mercato delle connessioni in Rete. Su quali punti si articola l’esposto presentato dall ‘AIIP lo abbiamo chiesto a Marco Barbuti che ne è presidente:

Marco Barbuti - AD Italia Online e Presidente Aiip"Da parte nostra, abbiamo chiesto l’intervento dell’Antitrust su una serie di punti che noi abbiamo ritenuto, nel mercato Internet, lesivi degli interessi di tutti gli operatori. Non dimentichiamo che l’A.I.I.P. oggi riunisce trenta tra i più grossi Internet Provider in Italia e tutti lamentano una serie di pratiche che vanno dai "prezzi predatori", agli utilizzatori finali, alla discriminazione della clientela. In particolare vi sono discriminazioni perpetrate nei confronti dei provider a cui le linee sono affittate a prezzi che sono dieci volte superiori rispetto alle medie europee, ai sussidi incrociati, ossia la possibilità che Telecom Italia dà a una propria controllata, la T.I.N., di avere finanziamenti in grado di coprire 100 miliardi all’anno di perdite, che tra l’altro sono perdite che vanno, diciamo, spesate sulle casse di Telecom".

Ma la polemica non si è fermata all’esposto presentato all’antitrust nel marzo del 1998. Recentemente è intervenuto un nuovo elemento ritenuto dall’AIIP un’aggravante del problema sorto prima dell’estate. La questione riguarda l’istituzione del servizio 147 sulle linee di Telecom Italia Network, il service provider della Telecom. Di cosa si tratta? Ce ne parla il signor Granelli:

"E’ molto semplice. E’ sufficiente avere un punto d’accesso fisico in una zona, vicina alla zona in cui si vuole aprire un P.O.P. virtuale e si permette all’utente, nella zona del P.O.P. virtuale di utilizzare, di accedere a quel nodo facendo una telefonata urbana. L’utente paga solamente una telefona urbana e Telecom Italia Net si fa carico della differenza".

Secondo i calcoli realizzati dagli altri provider la politica commerciale di Telecom Italia comporta che l’azienda spende circa 2000 lire l’ora per ciascuna ora di collegamento di un suo abbonato nelle zone in cui non è presente con un punto d’accesso. Sentiamo qual è il senso di questo calcolo dal vicepresidente dell'associazione Paolo Nuti:Paolo Nuti - Direttore di McLink e v. Pres. Aiip

"Solo Telecom può permettersi di spendere queste 2000 lire, che sono meno di quello che ricava dal più costoso dei suoi abbonamenti, che costa circa 1500 lire l’ora. E Telecom può permetterselo perché prende con una mano quello che paga con quell’altra. Qualunque altro provider non può adottare una politica di questo genere perché 2000 lire l’ora sono un costo molto superiore a quelli che sono i ricavi medi ottenuti da un abbonamento Internet".

A parere dell’AIIP dunque obiettivo strategico della Telecom e' quello di raggiungere una posizione di dominio incontrastato del mercato delle connessioni allo scopo di mantenere il traffico Internet tutto sulle proprie reti telefoniche. Se i provider si spostassero su una rete concorrente infatti, la Telecom, che detiene una posizione di assoluta supremazia nel settore della telefonia fissa, sarebbe costretta a pagare alla rete concorrente la cosiddetta tariffa di interconnessione per permettere ad un utente che telefona dalla propria casa (che si trova su rete Telecom) di mettersi in contatto con il suo provider che si trova su una rete diversa. Ma cosa rispondono alla Telecom? Sentiamolo ancora dalle parole del signor Granelli:

"Diciamo che gli operatori già esistono, quindi Telecom è in un libero mercato e ci sono concorrenti anche molto grossi, molto importanti. Per cui mi sembra normale dire che il concetto del monopolio non esiste più. Telecom come altri operatori vuole arrivare a livelli di leadership, non di dominio che ormai è un concetto un po’ obsoleto. Vuole cioè remunerare gli azionisti che, essendo una azienda privata, le chiedono di remunerare, quindi vuole arrivare a quella massa critica necessaria per avere un buon utile".

NavigazioneCome si capisce, quindi, la situazione è più complessa di quanto si possa immaginare. Mettere insieme il mercato, gli operatori che si muovono al suo interno e l’utente mantenendo come primario punto di riferimento il continuo miglioramento del servizio fornito a quest’ultimo è un compito tutt’altro che semplice. Finora la struttura stessa della Rete ha permesso di garantire il pluralismo tanto nelle voci e quanto nella diffusione degli operatori. Tanto che la possibilità che una situazione del genere possa davvero avverarsi appare davvero remota.

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