Continuamente e in qualunque zona della terra (o quasi), milioni di computer
si connettono in Rete, inviando le loro richieste dati. E gli attori principali di questo
flusso che su Internet si rinnova ogni giorno sono 3: ci sono gli utenti da un lato, le
società di telecomunicazioni dallaltro e gli Internet provider, cioè i fornitori
di connessione alla Rete, in mezzo. Come dialogano questi attori? Come si combinano i loro
interessi e quali sono i loro ruoli? Per rispondere a queste domande viaggeremo su
Internet e alle spalle di Internet in un modo diverso dal solito. Andremo, infatti, a
parlare con i custodi delle connessioni, scendendo allinterno di un Internet
provider e discutendo di logiche di mercato e concorrenza. Quello che ci interessa
inizialmente, allora, è capire cosè un provider.
Per capirlo bisogna fare un passo indietro e spendere due parole sulla struttura di
Internet. Internet è una Rete di computer o, come è più esatto dire, una Rete di reti
di computer. In senso stretto appartengono ad Internet tutti i computer che vi sono
connessi in modo diretto e permanente. Per ricevere ed inviare dati su Internet è infatti
necessario possedere un indirizzo numerico prefissato chiamato indirizzo IP, allo stesso
modo in cui per ricevere della posta a casa propria è necessario disporre di un indirizzo
fisico fissato stabilmente.
La stragrande maggioranza degli utenti però non dispone di connessioni
permanenti i cui alti costi possono essere sostenuti solo da enti ed istituzioni;
lutente medio si collega invece alla Rete solo per il tempo necessario utilizzando
un modem e la normale linea telefonica, cioè utilizzando un canale di trasmissione che
solo temporaneamente serve a comunicare con la Rete.
Come riesce dunque un utente di questo tipo a ricevere informazioni da Internet senza
possedere un indirizzo permanente? Grazie a delle società che dispongono già di
connessioni permanenti e che gli concedono di usare temporaneamente uno dei propri
indirizzi permanenti facendo da tramite tra lui ed Internet. Queste società si chiamano
Internet provider o fornitori di accesso.
Alle spalle dellintero
mondo di flussi di connessioni di cui abbiamo parlato finora cè però un mercato in
subbuglio. Lo scorso anno abbiamo già dedicato una serie di puntate alle questioni legate
a Telecom Italia e al suo service provider TIN. Oggi
torniamo, con un giro di botta e risposta, a sentire i protagonisti di questa vicenda. Da
qualche tempo lAIIP lassociazione Italiana
Internet provider che raccoglie una trentina tra i maggiori provider italiani ha
presentato allautorità garante della concorrenza un esposto contro Telecom Italia Network (il principale tra i provider
Italiani nato come una costola della grande azienda di telecomunicazioni italiana).
Nellesposto si sostiene che da parte di Telecom siano stati messi in atto una
serie di comportamenti contrari alla libera concorrenza nel mercato delle connessioni in
Rete. Su quali punti si articola lesposto presentato dall AIIP lo abbiamo chiesto a Marco Barbuti
che ne è presidente:
"Da
parte nostra, abbiamo chiesto lintervento dellAntitrust su una serie di punti
che noi abbiamo ritenuto, nel mercato Internet, lesivi degli interessi di tutti gli
operatori. Non dimentichiamo che lA.I.I.P. oggi
riunisce trenta tra i più grossi Internet Provider in Italia e tutti lamentano una serie
di pratiche che vanno dai "prezzi predatori", agli utilizzatori finali, alla
discriminazione della clientela. In particolare vi sono discriminazioni perpetrate nei
confronti dei provider a cui le linee sono affittate a prezzi che sono dieci volte
superiori rispetto alle medie europee, ai sussidi incrociati, ossia la possibilità che Telecom Italia dà a una propria controllata, la T.I.N., di avere finanziamenti in grado di coprire 100
miliardi allanno di perdite, che tra laltro sono perdite che vanno, diciamo,
spesate sulle casse di Telecom".
Ma la polemica non si è fermata allesposto presentato allantitrust nel
marzo del 1998. Recentemente è intervenuto un nuovo elemento ritenuto dallAIIP unaggravante del problema sorto prima
dellestate. La questione riguarda listituzione del servizio 147 sulle linee di
Telecom Italia Network, il service provider della Telecom. Di cosa si tratta? Ce ne parla il signor
Granelli:
"E molto semplice. E sufficiente avere un punto daccesso
fisico in una zona, vicina alla zona in cui si vuole aprire un P.O.P. virtuale e si permette
allutente, nella zona del
P.O.P. virtuale di utilizzare, di accedere a quel nodo facendo una telefonata urbana.
Lutente paga solamente una telefona urbana e Telecom
Italia Net si fa carico della differenza".
Secondo i calcoli realizzati dagli altri provider la politica commerciale
di Telecom Italia comporta che lazienda
spende circa 2000 lire lora per ciascuna ora di collegamento di un suo abbonato
nelle zone in cui non è presente con un punto daccesso. Sentiamo qual è il senso
di questo calcolo dal vicepresidente dell'associazione Paolo Nuti:
"Solo Telecom può permettersi di
spendere queste 2000 lire, che sono meno di quello che ricava dal più costoso dei suoi
abbonamenti, che costa circa 1500 lire lora. E Telecom
può permetterselo perché prende con una mano quello che paga con quellaltra.
Qualunque altro provider non può adottare una politica di questo genere perché 2000 lire
lora sono un costo molto superiore a quelli che sono i ricavi medi ottenuti da un
abbonamento Internet".
A parere dellAIIP dunque obiettivo strategico
della Telecom e' quello di raggiungere una
posizione di dominio incontrastato del mercato delle connessioni allo scopo di mantenere
il traffico Internet tutto sulle proprie reti telefoniche. Se i provider si spostassero su
una rete concorrente infatti, la Telecom, che
detiene una posizione di assoluta supremazia nel settore della telefonia fissa, sarebbe
costretta a pagare alla rete concorrente la cosiddetta tariffa di interconnessione per
permettere ad un utente che telefona dalla propria casa (che si trova su rete Telecom) di mettersi in contatto con il suo
provider che si trova su una rete diversa. Ma cosa rispondono alla Telecom? Sentiamolo ancora dalle parole del signor Granelli:
"Diciamo che gli operatori già esistono, quindi Telecom
è in un libero mercato e ci sono concorrenti anche molto grossi, molto importanti. Per
cui mi sembra normale dire che il concetto del monopolio non esiste più. Telecom come altri operatori vuole arrivare a livelli di
leadership, non di dominio che ormai è un concetto un po obsoleto. Vuole cioè
remunerare gli azionisti che, essendo una azienda privata, le chiedono di remunerare,
quindi vuole arrivare a quella massa critica necessaria per avere un buon utile".
Come si
capisce, quindi, la situazione è più complessa di quanto si possa immaginare. Mettere
insieme il mercato, gli operatori che si muovono al suo interno e lutente mantenendo
come primario punto di riferimento il continuo miglioramento del servizio fornito a
questultimo è un compito tuttaltro che semplice. Finora la struttura stessa
della Rete ha permesso di garantire il pluralismo tanto nelle voci e quanto nella
diffusione degli operatori. Tanto che la possibilità che una situazione del genere possa
davvero avverarsi appare davvero remota. |