Off-line del 10 giugno 1998
Introduzione ai nuovi media 9/b.
Nuovi Media e società globale
di Fabio Ciotti
Una soluzione può essere rappresentata dalla moneta elettronica. Diverse tecnologie
sono state proposte in questo campo, ma per ora funzionano solo a livello sperimentale. In
generale il sistema si basa sulla creazione di una vera e propria moneta elettronica,
battezzata e-cash, utilizzabile nei pagamenti telematici. Per ottenere questa moneta è
necessario aprire un conto, versando denaro reale, presso una banca. Chi apre il conto,
riceve un 'borsellino virtuale', contenente l'equivalente in contante elettronico, i
'cyberbucks'.
In realtà, il borsellino
è un programma, e ogni cyberbuck, ogni monetina digitale, corrisponde a un codice
software, cifrato con una chiave particolarmente complessa. La cifratura dei dati
garantisce l'autenticità della moneta, e ha una funzione per certi versi simile a quella
della filigrana delle banconote: senza possederne la chiave, è impossibile contraffarla.
Quando facciamo acquisti in rete, apriamo il borsellino elettronico ed inviamo i nostri
cyberbucks al negozio online.
Il nostro programma comunica con quello del venditore, e controlla il trasferimento dei
relativi codici, interrogando anche la banca di emissione, per controllare che la valuta
elettronica sia autentica. Naturalmente, oltre a spendere possiamo anche incassare,
ricevendo monetine e-cash da altri navigatori della rete. Chi è in possesso di monete
virtuali, ad esempio il venditore on-line, quando vuole può rivolgersi alla banca, e
convertirle in valuta reale. Secondo gli ottimisti, entro pochi anni la moneta digitale
sostituirà completamente il denaro contante, anche nei pagamenti reali. Al posto delle
banconote o delle monetine, avremo una carta intelligente, su cui sono memorizzate le
cifre disponibili. Basterà inserire la carta in un terminale, e pagare il caffè.
Naturalmente, addio mance!
I beni, materiali o immateriali che siano, non sono l'unica cosa che può
essere scambiata attraverso Internet. Una rete telematica può usata anche come canale per
gli scambi finanziari, la compravendita di azioni e di valuta. Anzi, se ci riflettiamo in
questi casi ad essere scambiati non sono oggetti fisici, ma informazione.
È naturale che l'uso della telematica risulti ancor più conveniente e immediato. In
effetti già da alcuni anni le maggiori borse del mondo hanno adottato dei listini
telematici, dove gli acquisti e le vendite avvengono mediante terminali computerizzati. Si
tratta in questo caso di reti telematiche private e specializzate, a cui hanno accesso i
professionisti delle operazioni di borsa, i cosiddetti broker.
Ma anche nel settore della finanza
telematica la diffusione di Internet può rappresentare una fonte di notevole cambiamento.
Si stanno infatti diffondendo alcuni siti specializzati, gestiti da società di
intermediazione, che permettono a chiunque di comprare e vendere azioni in qualsiasi borsa
del mondo.
La possibilità di acquistare e vendere direttamente azioni attraverso la rete può
avere conseguenze rivoluzionarie sui mercati finanziari. Se il rapporto tra le nuove
tecnologie e l'economia ci propone molti interessanti temi di riflessione, quello con la
politica non è meno importante.
Uno dei fondamenti di uno Stato democratico infatti è la comunicazione. Comunicazione
tra istituzioni e cittadini, e comunicazione delle varie istituzioni tra loro. Affinché
una democrazia funzioni, infatti, è vitale che la sfera delle istituzioni non sia
percepita dai cittadini come un corpo separato, dai comportamenti incomprensibili e
imprevedibili, ma come res publica, come cosa pubblica, con la quale sia possibile
comunicare e interagire attraverso strumenti efficaci e accessibili a tutti. Una
interazione che significa capacità di scegliere i propri rappresentanti in maniera
consapevole e informata, capacità di controllarne e indirizzarne l'attività, e, più in
generale, capacità di esercitare liberamente e responsabilmente i propri diritti di
partecipazione alla formazione della volontà generale.
E non meno importanza riveste l'efficienza con cui i vari corpi ed istituti dello stato
si scambiano informazioni e direttive, specialmente in una società complessa e sempre
più difficilmente governabile come la nostra. Le tecnologie della comunicazione dunque
svolgono un ruolo molto importante nelle moderne società democratiche. A partire dalla
metà del nostro secolo il medium della comunicazione politica per eccellenza è stata la
televisione.
Tuttavia la televisione si basa su una comunicazione verticale, dall'alto verso il
basso ed unidirezionale, che non permette un adeguato controllo dei messaggi e che
soprattutto non consente la partecipazione dei cittadini al discorso politico. Non a caso
il dibattito sui possibili effetti antidemocratici della comunicazione televisione nella
politica è assai acceso. Ma i computer, le reti telematiche come Internet, i nuovi media
hanno caratteristiche assai diverse. Essi possono dunque diventare i canali di una nuova
forma di comunicazione politica.
Dopo una prima fase di diffidenza, le istituzioni politiche di molti paesi occidentali
sembrano avere percepito le possibilità innovative offerte dalla comunicazione
telematica, ed in particolare da Internet. Sono così apparsi sulla rete una serie di
sevizi e pagine Web gestiti direttamente dalla istituzioni governative e parlamentari. In
prima fila, come spesso accade ci sono le istituzioni federali degli Stati Uniti. Sono
famose le pagine Web della Casa Bianca, tra i siti più visitati su Internet. Ma assai
più importanti quelle del Congresso, dove i cittadini americani in possesso di un accesso
alla rete possono consultare direttamente il corpus legislativo e possono seguire in tempo
reale i resoconti dei dibattiti parlamentari.
Con un certo ritardo anche le istituzioni italiane si sono affacciate su Internet. A
partire dall'autunno del 1996 sia il Senato della Ripubblica che la Camera di Deputati, le
due massime istituzioni rappresentative del nostro ordinamento, hanno un loro sito su
World Wide Web. Deputati e senatori sono eletti direttamente dal popolo - ed evidentemente
in questo caso il contatto fra eletti ed elettori è particolarmente importante, ed è
essenziale poter essere informati sul modo in cui chi abbiamo eletto esercita il proprio
mandato.
Come vedete, il Senato, accanto a una 'visita' al Palazzo, ha immesso in rete un gran
numero di informazioni e notizie utili di vario genere - inclusi i resoconti aggiornati
delle ultime sedute, una interessante versione ipertestuale della Costituzione, e un
elenco completo dei senatori, con breve scheda biografica. Le pagine immesse dalla Camera
hanno una struttura abbastanza simile. Anche qui, dopo un messaggio del Presidente,
possiamo consultare documenti utili - fra gli altri il Regolamento della Camera e varie
statistiche sull'attività legislativa - possiamo visualizzare le schede dei deputati.
Un altro aspetto della comunicazione politica su Internet riguarda invece le
organizzazioni politiche. Ormai quasi tutti i partiti e i movimenti politici (anche nel
nostro paese) si sono dotati di una vetrina sul World Wide Web. Su questi siti si possono
avere notizie su programmi e attività delle rispettive organizzazioni.
La qualità ed utilità di queste pagine non sempre è all'altezza delle possibilità
offerte da un mezzo di comunicazione come Internet; molte di esse, nell'impostazione, non
si discostano dai classici volantini o depliant, con programmi politici o biografie e
ritratti di candidati, deputati e leader. Assai più raramente vi si trovano sistemi
interattivi come i forum discussione, che permetterebbero agli elettori o ai sostenitori
di partecipare al dibattito politico del loro partito.
In ogni caso la possibilità di accedere facilmente a tali informazioni costituisce un
valido strumento per la formazione e la diffusione delle idee politiche tra i cittadini.
La disponibilità di strumenti capaci di collegare in tempo reale il cittadino con le
varie strutture pubbliche rappresenta sicuramente un grande passo avanti nella
comunicazione politica. Ma c'è chi pensa di andare anche oltre
Tecnologie come il Web, i gruppi di discussione, le liste, e meglio ancora gli ambienti
di comunicazione interattiva, possono diventare dei veri e propri luoghi di partecipazione
diretta. Luoghi in cui i cittadini possono manifestare la loro opinione ed eventualmente
partecipare in modo paritetico alla determinazione della volontà generale. Le nuove
tecnologie dunque consentirebbero di realizzare una vera e propria forma di democrazia, la
democrazia virtuale, che modificherebbe radicalmente il modello di democrazia moderna
occidentale.
Esistono infatti vari modelli di democrazia. I sistemi politici occidentali moderni si
basano tutti sul principio della democrazia rappresentativa. In una democrazia
rappresentativa i cittadini eleggono dei rappresentati, che esercitano il potere per loro
conto, attraverso le istituzioni del parlamento e del governo. Le elezioni dei
rappresentanti si svolgono periodicamente; se i cittadini non sono soddisfatti del loro
operato, possono decidere di cambiarli. Tuttavia la partecipazione popolare risulta
ovviamente limitata.
Un altro modello, che invece esalta la partecipazione, e quello della democrazia
diretta. Questo tipo di democrazia si basa sulla partecipazione diretta dei cittadini alle
decisioni collettive. In una democrazia diretta è l'assemblea del popolo che esercita il
potere. L'unico esempio storico di democrazia diretta che conosciamo è quella della
antica Atene, dove i cittadini si riunivano periodicamente nella agora, la piazza, e
decidevano le leggi.
Naturalmente una democrazia diretta come quella ateniese sarebbe oggi impraticabile, se
non in piccole comunità, per ovvi motivi logistici ed organizzativi. I fautori della
democrazia virtuale sostengono che gli strumenti telematici permetteranno finalmente di
realizzare una vera e propria democrazia diretta anche su vasta scala. Secondo questo
schema ogni decisione politica dovrebbe essere sottoposta ad una consultazione
referendaria, da svolgersi mediante terminali telematici. La democrazia virtuale prefigura
dunque una situazione di 'referendum permanente'. Ma siamo sicuri che la democrazia
telematica non nasconda qualche rischio?
Non mancano in effetti le voci critiche a questa nuova forma di utopia tecnologica.
Infatti la democrazia diretta telematica, facendo a meno degli istituti della mediazione e
della rappresentanza politica, potrebbe dare luogo ad un rapporto diretto tra governante e
governato. La partecipazione popolare si ridurrebbe così ad una sorta di sondaggio
elettronico. Se poi si pensa alla grande influenza che mezzi di comunicazione hanno nella
determinazione della opinione pubblica, ci rendiamo conto che la destabilizzazione
dell'equilibrio tra forme e istituzioni della politica può generare gravi distorsioni
della stessa democrazia.
Dalla democrazia diretta si passerebbe alla democrazia plebiscitaria. Insomma, ci
potremmo trovare di fronte ad una democrazia virtuale nel senso peggiore del termine!
Intervista a Maldonado.
Sì. La questione della
democrazia è un tema di grande interesse oggi, no? In quanto diciamo, i promotori, o gli
interpreti di questo mondo del cyberspazio, no?, argomentano che la Rete può contribuire
a una democrazia diretta, cioè una democrazia in fondo che sarebbe per certi versi
alternativa alla democrazia rappresentativa che noi conosciamo tutti, no? E questo
evidentemente è un argomento che merita una grande attenzione, anche da parte dei
politologi, dei sociologi, che qualche volta sono un po' distratti su questo tipo di
problemi, no? È vero, o non è vero, che la Rete può essere un contributo a un
crescimento, a una crescita della coscienza democratica -- e non solamente della
coscienza, sino [ma anche] degli aspetti operativi della cittadinanza? Io personalmente
penso che in certi settori è vero, per esempio credo molto importante le cosiddette reti
civiche nelle quali i cittadini possono essere informati di come funzionano le cose, di
come avviene, come i loro rappresentanti gestiscono la delega che gli abbiamo dato a
livello comunale, o al livello provinciale o regionale, no?, e anche persino a livello
nazionale, c'è questa possibilità di essere informato, e di informare, e avanzare
proposte, no? E questo è un fatto, diciamo, indubbiamente, che rinforza l'operatività
democratica e dà elementi molto importanti all'esercizio della cittadinanza. E lo stesso
vale per il problema... non c'è problema più angoscioso oggi che voler avere un
documento dell'amministrazione del Comune, per esempio. Il fatto che una volta si possa
arrivare a tutto diciamo, praticamente senza sportello, e in tempo reale avere un
documento: questo viene indubbiamente a semplificare e a evitare molte torture, vere
torture, che sono sottoposti i cittadini per la burocrazia tradizionale. Per quello io
credo che queste sono cose molto concrete, molto effettive nella vita democratica. Adesso,
da lì a saltare, a credere che noi, attraverso... , creare una specie di democrazia, o di
esercizio della democrazia tramite tastiera, e che tutto consiste, e che tutto sarà sì o
no, scegliere: tutto questo evidentemente non è una via vera della democrazia, perché...
anche per una semplice ragione: che questo presupporrebbe una presenza permanente del
cittadino nei confronti dell'informazione politica, dell'informazione sociale. E questo
non è, non è reale, non è vero. Io credo che il cittadino è una realtà più
articolata, in quanto ha anche una vita privata, ha le sua preferenze, ha i suoi hobbies,
tante cose... non è che vive solo in funzione della vita pubblica. E questo per esempio
è un argomento di estrema rilevanza, no, nei problemi che noi dobbiamo affrontare,
perché la proposta di un "cittadino totale", come è stato detto da un
politologo: il cittadino totale non è il cittadino ideale, dal punto di vista mio. Io
credo che è importante la delega, noi abbiamo la..., deleghiamo la nostra..., parte della
nostra cittadinanza con i nostri rappresentanti -- e evidentemente i nostri rappresentanti
possono tradire, possono comportarsi non all'altezza della nostra aspettativa, ci sono
tanti problemi; allora noi abbiamo la possibilità di reagire. E anche lì, per esempio,
la Rete può essere utile, per richiamare l'attenzione della nostra delega ai nostri
delegati, e ai rappresentanti delle cose che devono fare o non fare. Ma di lì a pensare a
una cittadinanza basata sulla digitazione di tastiere, per tutte le grandi, per le piccole
e le grandi decisioni, c'è una grande differenza.
I rischi di involuzione della democrazia virtuale possono forse essere ridotti se si
riduce la sua scala di applicazione. Non a caso un fenomeno particolarmente interessante
per quanto riguarda l'uso politico della nuove tecnologie è quello delle reti civiche. La
dimensione locale permette di realizzare concretamente esperimenti di rapporto e scambio
consapevole tra cittadini ed amministrazione: se siamo chiamati a decidere l'opportunità
di creare un parco o la dislocazione di un parcheggio nel nostro quartiere, possiamo
ragionevolmente fornire una opinione autonoma ed intelligente al riguardo. A questo si
aggiungono i vantaggi di una diffusione capillare delle informazioni sulla vita della
città, e sul suo funzionamento.
Nel nostro paese molte amministrazioni hanno iniziato la sperimentazione di queste
tecnologie per offrire servizi e informazioni ai cittadini. Sono dotati o si stanno
dotando di reti civiche collegate ad Internet comuni come Roma, Bologna, Milano, Torino,
Napoli, Firenze, e molti altri centri grandi e piccoli. Questi primi esperimenti hanno
avuto degli esiti interessanti, ed in alcuni casi, come sono usciti dalla fase
sperimentale ed hanno iniziato a fornire ai cittadini dei veri e propri servizi di
pubblica utilità.
Il successo delle reti civiche, come di ogni altra applicazione politica o sociale
delle nuove tecnologie non dipende solo da questioni "tecnologiche". Per
garantire a tutti una adeguata partecipazione alla vita sociale e politica, e pari
opportunità di sviluppo individuale, è fondamentale assicurarsi che ogni cittadino sia
in grado di avere accesso ai nuovi strumenti della comunicazione.
Ma questo risultato non è affatto scontato. Al suo conseguimento concorrono tre
fattori, che potremmo riassumere così: fare in modo che chiunque, indipendentemente dalle
diseguaglianze economiche, abbia la possibilità di disporre degli strumenti; evitare che
la mancanza di conoscenza impedisca alla maggioranza di capire ed utilizzare i nuovi
media; ed infine adoperarsi affinché che ogni cittadino voglia utilizzare tali strumenti,
o evitare che risulti penalizzato se, per motivi culturali o generazionali, ciò non
avviene.
Insomma, accanto allo sviluppo tecnologico vanno pensati programmi di alfabetizzazione
telematica, e strumenti legislativi economici e culturali che garantiscano l'accesso più
largo possibile alle informazioni.
Intervista: Nicholas Garnham.
Per quanto riguarda l'accesso a nuove tecnologie penso che, da un punto
di vista storica, è semplicemente utopico pensare che tutti avranno da subito la stessa
possibilità di accedere alle nuove tecnologie. Questo non è mai successo con le
tecnologie del passato, perché dovrebbe succedere con la tecnologia informatica? Ci sono
tre tipi di uso ed accesso di cui ritengo si debba tenere conto. In primo luogo c'è
l'accesso alle reti, dove contano cose come la quantità di case o individui che hanno
accesso alla rete telefonica, che sarà la base di molti nuovi servizi, o la quantità di
gente che ha accesso a personal computer. Sappiamo che la diffusione di personal computer,
almeno in Europa, è ancora ad un livello molto basso paragonato a quella del telefono, ed
ad un livello ancora più basso se paragonato alla disponibilità di televisioni. La
questione diventa quindi: intendiamo sovvenzionare, per ragioni di politica generale,
l'acquisto e l'installazione di personal computer? La seconda questione è quella dei tipi
e della quantità di contenuto a cui si ha accesso. Questa questione dipende da quantità
di contenuti che sono controllato dalle leggi del mercato, in altre parole, da chi è in
grado di pagarseli. Dobbiamo riconoscere il fatto che l'accesso alla maggior parte di beni
e servizi nelle nostre economie è influenzato dal reddito. La gente non ha lo stesso
grado di accesso a nulla nella nostra società. Perché dovremmo dare per scontato che
debbano avere lo stesso grado di accesso alle informazioni, o, meglio, perché abbiamo
bisogno di giustificare il fatto che non ce l'abbiano? Quindi c'è la questione
dell'acquisto. Può darsi che una risposta possa essere il rendere alcuni servizi gratuiti
oppure sovvenzionarli pubblicamente. La terza questione, e quella che viene maggiormente
trascurata, è quella delle competenze necessarie per accedere alle informazioni.
L'esempio classico è quello della alfabetizzazione. E' possibile accedere a servizi
basati su testi solo se si è alfabetizzati. Fino a poco tempo fa in tutte le società,
anche in Europa, il problema fondamentale era l'alfabetizzazione, problema affrontato
attraverso l'istruzione. Ma un altro insieme di competenze che sono distribuite in maniera
diseguale in base a classe, età, e sesso nelle nostre società, sono quelle necessarie
all'uso dei personal computer, alla comprensione dei linguaggi di programmazione, ecc. Far
sì che tutti abbiano queste competenze è, in ultima analisi, una questione di
istruzione.
Siamo arrivati alla fine di questa lezione, durante la quale abbiamo visto come le
nuove tecnologie stanno modificando vari aspetti dei processi economici e politici nella
nostra società. Si tratta di argomenti molto complessi, che richiedono approfondimento e
riflessione ulteriori. Infatti ci siamo accorti che non sempre trasformazione vuole
necessariamente dire progresso. |
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