Dalla TV alla rete RAI Educational

Off-line del 19 maggio 1998

Introduzione ai nuovi media 1/b.
Dall'analogico al digitale

di Gino Roncaglia


Abbiamo visto come rappresentare attraverso 0 e 1 lo stato di una lampadina, o di un semaforo. Ma abbiamo anche detto che lo stesso si può fare con tipi di informazione assai più complessa: ad esempio un testo scritto, una immagine, un suono. Come funziona, in questi casi, il meccanismo di codifica? Come avviene il passaggio al digitale?

Vediamo di capirlo insieme, iniziando dal testo scritto.

Lo strumento per risolvere il problema si chiama codifica binaria dei caratteri. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Quando scriviamo un testo, non facciamo altro che mettere uno dietro l'altro una serie di simboli, normalmente chiamati caratteri. I caratteri che compongono un testo scritto sono di vario genere: innanzitutto le lettere dell'alfabeto, che compongono le parole; poi i segni di interpunzione: la virgola, il punto, e così via; e infine le cifre, giacché nel nostro testo potrebbero trovarsi anche dei numeri, ad esempio delle date.

Come codificare questi caratteri? Da una parte abbiamo un insieme di molti simboli diversi, e dall'altra lo '0' e l''1' utilizzati dal computer. Ovviamente lo 0 e l'1 da soli non basterebbero a rappresentare tutti i simboli necessari per scrivere. Ma possiamo usare il 'trucco' già visto nel caso del semaforo: se noi decidiamo di associare ad ogni carattere non una sola cifra binaria, ma una sequenza di cifre binarie, ecco che le possibilità di rappresentare caratteri aumenta.

Supponiamo di usare una sequenza di otto cellette, otto bit, a ciascuna delle quali può essere dato il valore '0' o '1'. Potremmo allora fare una tabella di associazioni di questo tipo:

00000001 corrisponde ad A

00000010 corrisponde a B

00000011 corrisponde a C

00000100 corrisponde a D

e così via.

Bene, per lavorare su dei testi tutti i computer ricorrono a una tabella di associazioni di questo tipo. In termine tecnico viene chiamata tavola dei caratteri.

La tavola più usata è basata proprio su otto cifre binarie, otto bit. Le possibili combinazioni di '0' e '1' nelle otto cellette a nostra disposizione sono due all'ottava, ovvero 256: potremo allora rappresentare fino a 256 caratteri diversi. Se non ci credete provate a scrivere tutte le possibili combinazioni, e a contarle.

Naturalmente per evitare una vera e propria babele, i costruttori di computer hanno deciso di mettersi d'accordo e di usare quanto più possibile la stessa tavola di caratteri. Altrimenti una lettera di amore scritta sul mio computer di casa correrebbe il rischio di trasformarsi sul computer della mia fidanzata in un elenco dei personaggi delle Cosmicomiche di Calvino: Qfwfq PfWfp Kqwgk.

Mappa caratteri: ogni lettera corrisponde a un numero del codice ASCII

La più diffusa di queste tavole si chiama American Standard Code for Information Interchange. E' questo il famoso codice ASCII che molti di voi avranno già sentito nominare. Il codice ASCII non è dunque null'altro che una tabella che associa sequenze di '0' e di '1' a singoli caratteri. Grazie al suo impiego, carattere per carattere, e possibile trasformare un testo scritto in una lunga sequenza di 0 e di 1, pronta ad essere utilizzata dal computer. E, viceversa, è possibile trasformare la sequenza di '0' e di '1' su cui lavora il computer in un testo da leggere sullo schermo, o da stampare.

ASCII - American Standard Code for Information Interchange: codice che associa a un insieme di 256 caratteri, comprendente i caratteri maiuscoli e minuscoli dell'alfabeto latino e un piccolo numero di altri caratteri nazionali e di segni di interpunzione, un numero binario lungo 8 bit.

Byte: unità di misura dell'informazione, corrispondente a 8 bit. Permette di esprimere la scelta fra 256 alternative diverse (come si è visto, ogni bit può avere due valori, 0 e 1, e 2 all'ottava è uguale appunto a 256). Un carattere ASCII 'pesa' 1 byte.

Come abbiamo visto, il testo scritto può dunque essere trasformato in bit in maniera abbastanza semplice. Ma cosa succede con le immagini? Andiamo a vedere.

Pixel: Lo schermo di un computer riproduce le immagini usando una fitta griglia di punti, detti pixel. Ogni pixel può avere colore, intensità e luminosità diversi. L'effetto di insieme di questi pixel produce l'immagine. Maggiore è la densità dei pixel e il numero di sfumature che essi possono rappresentare, migliore è la qualità dell'immagine.

Scanner: Dispositivo per l'aquisizione in formato digitale di immagini. Lo scanner, che può essere in bianco e nero o a colori, 'scorre' l'immagine e la riproduce attraverso una fitta griglia di pixel. A ogni pixel viene assegnato un codice numerico corrispondente al suo colore, alla sua luminosità e alla sua intensità.

Dispositivi come lo scanner o la scheda sonora trasformano in formato digitale, e cioè in numeri, dell'informazione che, nella realtà, si presentava sotto un altro aspetto. Un'onda sonora è continua, per trasformarla in formato digitale occorre prima 'spezzettarla' in tante piccole sezioni, a ciascuna delle quali sarà assegnato, a seconda dell'altezza e dell'intensità del suono, un valore numerico. Una immagine, nella realtà, è fatta di sfumature impercettibili: anche in questo caso, come abbiamo visto, per digitalizzarla occorre scomporla in puntini, in pixel.

Insomma: il procedimento di digitalizzazione comporta sempre la suddivisione in piccole unità discrete, e cioè separate, di qualcosa che nella realtà è spesso continuo. Si tratta del passaggio dal regno dell'analogico, ovvero del continuo, a quello del digitale, ovvero del discreto.

Per capire la differenza di fondo fra analogico e digitale, si può pensare agli orologi: gli orologi analogici mostrano il passare del tempo attraverso il movimento continuo delle lancette, quelli digitali attraverso il 'salto' da un numero all'altro sul display.

Ma con l'orologio digitale non perdiamo forse, assieme al movimento continuo delle lancette, anche una parte dell'informazione? In certi casi, questo può essere vero. Se però l'orologio digitale è in grado di indicare anche i secondi e magari i decimi e i centesimi di secondo - se cioè la griglia che abbiamo scelto per 'spezzettare' l'informazione è abbastanza fine - ebbene, allora l'orologio digitale potrà fornirci addirittura più informazione di quello analogico. Infatti, la nostra capacità di percezione del movimento, o delle sfumature di colore, o delle variazioni di suono, ha comunque dei limiti fisiologici. Limiti che la campionatura effettuata per passare al formato digitale può spesso superare.

Campionatura (sampling): analisi di un dato analogico e quindi continuo - ad esempio un'onda sonora - a intervalli di tempo prefissati (in genere brevi e regolari), in modo da ricavarne una serie di valori numerici. In tal modo, l'informazione analogica viene convertita in informazione digitale.

Abbiamo detto in partenza che uno degli scopi di questo corso è quello di darvi non solo delle informazioni tecniche, ma anche degli spunti per rifletterci sopra. Proviamo allora a chiederci che cosa comporti questa capacità di trasformare nello stesso linguaggio di base, in queste lunghe catene di 0 e 1, informazioni di tanti tipi diversi. Si parla spesso, a questo proposito, di convergenza al digitale. Ebbene, che prospettive apre, la convergenza al digitale?

Gianni Degli Antoni(Gianni Degli Antoni) La tecnologia digitale ha fatto la sua comparsa con motivazioni fortemente digitali all'inizio, cioè si voleva usare numeri anziché informazioni continue più difficili da trattare. Questa tecnologia digitale ha reso possibile il computer, la televisione digitale, ma la stessa televisione è possibile solo grazie al digitale, la trasmissione della voce ma ha reso possibili molti altri fenomeni di cui abbiamo per adesso solo una minima percezione. La multimedialità stessa, il trattamento del colore e della voce in modo combinato insieme al software e quindi i cosiddetti dischi ottici, il libro elettronico, diciamo sono una conseguenza delle tecnologie digitali, però in fondo ripropongono quello che sappiamo già: la voce, il suono, la musica, il software, diciamo in un modo integrato in un modo più gradevole complessivamente ma non c'è ancora un salto di qualità. (...)

Cosa vuol dire? Vuol dire che i concetti, tutti i concetti compresi quelli della filosofia, compresi quelli più pratici nella vita domestica, nell'ufficio, nella strada, a scuola, tutte le cose tendono ad assumere un qualche elemento di digitalizzazione si può fare la lavagna digitale, si può fare la lavagna digitale telematica, che uno fa una lezione alla lavagna con il gesso e questa lezione viene vista in un'altra classe, ma viene vista nella stessa classe. Dal punto di vista esteriore il mondo non è cambiato. È diventato un po' più magico, la lavagna è diventata digitale. La lavatrice può capire la voce, e le si può dire: fermati! Va bene? Aumenta il detersivo... Cioè, si possono trasformare concetti della vita comune in comandi che diventano digitali, ma di digitale non hanno nulla, perché fanno riferimento all'uomo con le sue competenze primitive: cioè la voce, i gesti; ma anche il pensare, gradualmente, sta entrando nei limiti dei comandi digitali. (...)

La digitalizzazione dei concetti dovrà essere fatta da tutti, è un fenomeno complessivo, partecipativo: nelle scuole, nella fabbrica, negli uffici, nella casa, nell'intrattenimento, nella strada, i trasporti, l'uso delle tecnologie digitali per la gestione dei trasporti, per ridurre le fatiche, nella medicina. Per adesso son cose che ci sono già, ma siamo solo ai primissimi passi, e quindi abbiamo davanti un orizzonte, che si potrebbe chiamare "vita digitale", che sarà una vita del tutto normale, in cui però le tecnologie digitali compaiono, si nascondono, compaiono. (...)

Il personal computer è l'elemento principe per costruire la competenza sulla tecnologia digitale, perché è il modo con cui, diciamo, le persone attualmente possono interagire con ciò che di digitale esiste attraverso questa cosa che si chiama software, che è destinata a sparire, comunque, ma per cui occorre una grande creatività e occorre una grande esperienza. Quindi questo fenomeno di massa che è la costruzione della vita digitale passa attraverso i personal computer.

Siamo così arrivati alla fine di questa prima lezione. Vediamo di ricapitolare brevemente gli argomenti dei quali ci siamo occupati: innanzitutto, abbiamo cercato di introdurre alcuni elementi fondamentali della teoria dell'informazione, a partire dall'idea che l'informazione ha sempre a che fare con la scelta fra possibilità alternative. Abbiamo poi presentato il concetto di informazione in formato digitale, e abbiamo esaminato alcuni casi di passaggio dall'analogico al digitale. Infine, abbiamo discusso il concetto di convergenza al digitale.

Vi ricordo ancora che materiali ed esecizi che integrano e sviluppano il contenuto di questa prima cassetta sono disponibili nelle dispense del corso, sul CD-ROM, e sul nostro sito Internet. Potrete anche trovarvi suggerimenti su lavori di classe e individuali che possono essere avviati per approfondire le tematiche trattate.

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La videocassetta, però, non finisce qui: come accadrà anche per tutte le altre cassette del corso, abbiamo infatti raccolto in una sezione conclusiva alcuni interventi di protagonisti della rivoluzione digitale, che possono essere usati come spunti di approfondimento e discussione.

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