Off-line del 11 maggio 1998
Nuovi media e didattica.
I protagonisti della nuova didattica /2
di Gino Roncaglia
Apriamo allora subito la nostra finestra di collegamento diretto con il Ministero per
chiedere all'Ispettore Fierli in che modo si pensa di rispondere a questa sfida, e anche a
quel certo pessimismo che abbiamo colto negli interventi di Galliani e Maragliano. Quali
sono le linee d'azione del Ministero in questo campo, e in che modo viene delineata dal
ministero la nuova figura del docente?
Abbiamo visto come gli insegnanti possano utilizzare delle postazioni informatiche
all'interno della scuola, specificamente dedicate al loro lavoro. Si tratta di vere e
proprie unità operative per i docenti. Fra gli obiettivi di queste postazioni è quello
di abituare gli insegnanti a usare direttamente le nuove tecnologie nella preparazione
concreta del lavoro didattico. Abituarli, anche, a tutti i mille problemi pratici che
comporta la gestione di una 'sala macchine', anche se su scala molto ridotta. Sono
problemi che possono forse all'inizio spaventare, ma che con un po' di buona volontà si
rivelano in genere superabili, e magari anche fonte di qualche piccola soddisfazione
'pratica'.
In un certo senso, come abbiamo visto, si tratta di fornire le strutture perché i
docenti possano utilizzare in maniera autonoma, autosufficiente le nuove tecnologie nel
loro lavoro di tutti i giorni, nella preparazione delle lezioni. Naturalmente, le unità
operative per i docenti non saranno solo strumento per il lavoro isolato del singolo
docente: al contrario, potranno costituire il punto d'incontro per la realizzazione di
progetti trasversali, che vedano impegnati docenti diversi e coinvolgano materie diverse.
E questo non solo all'interno di una singola scuola, ma anche attraverso la collaborazione
fra scuole diverse, magari lontane.
A questo punto, sarà chiaro che un problema ulteriore, particolarmente delicato, è
proprio quello dei modelli di attività didattica. In quale contesto, in che tipo di
lezione, per quali attività saranno poi usate queste tecnologie?
Nanda Cremascòli è stata, in Italia, fra gli insegnanti che per
primi hanno esplorato l'uso didattico delle nuove tecnologie, e sottolinea come molto
spesso questo sia un punto centrale proprio per comprendere i problemi legati alla
formazione dei docenti.
C'è un forte interesse nella scuola
relativamente alle nuove tecnologie e particolarmente al tema della multimedialità. Anche
perché il sostegno che il Ministero della Pubblica Istruzione sta dando in questo periodo
a questo genere di temi chiaramente crea interesse nelle scuole. (...) Io credo che il
grande problema della didattica sia in realtà proprio nella formazione degli insegnanti e
nel fatto che gli insegnanti siano troppo legati a un modello, che in realtà è un
modello storicamente determinato di trasmissione del sapere e legato fondamentalmente alla
pratica della lezione frontale. Il giorno in cui gli insegnanti si convincono e molti in
realtà ne sono convinti, perché un insegnante che lavora con gli studenti e comincia
vedere risultati diversi è consapevole del fatto che è necessario saper organizzare il
lavoro degli studenti, è necessario saper organizzare il loro percorso di esperienze
riunite che alla fine costruiscono il risultato. Questo è il problema vero della
didattica. Nel momento in cui gli insegnanti si rendono conto di questo, allora la strada
è spianata. Allora le nuove tecnologie gli interessano sicuramente molto, si rendono
conto che oltre ai problemi (perché danno anche qualche problema di gestione, perché
sono macchine molto belle, ma insomma forse non sono ancora le macchine ideali di cui
avremo bisogno) queste macchine possono risolvere molti dei nostri problemi. Ma è,
diciamo, un problema di carattere, legato alla cultura professionale, vorrei dire. Non
sono le tecnologie a cambiare la cultura professionale degli insegnanti, credo, sono gli
insegnanti che devono fare una serie di esperienze. Dovrebbero essere formati in modo
diverso e a questo punto potrebbero scoprire le nuove tecnologie. Io credo, come dice
Roberto Vacca, che i computer piacciano a quelli che fanno delle cose. Se uno deve
scrivere apprezza il fatto che con un computer... se uno deve disegnare il fatto che con
un computer si possa, se uno deve fare dei calcoli apprezza il fatto che con un computer
si possa fare. Se uno non sa bene che cosa deve fare è difficile che apprezzi il
computer.
Uno dei problemi della nuova didattica, suggerisce la
Cremascoli, è dunque quello di affiancare nuovi modelli di comunicazione didattica a
quelli tradizionali. Uno di questi modelli, in particolare, sembra prestarsi bene alle
possibilità offerte dai nuovi media: quello dell'apprendimento collaborativo.
L'apprendimento collaborativo vede il dialogo didattico come un processo in cui studenti e
docenti sono impegnati insieme nell'acquisire nuove conoscenze e capacità.
Questo non significa che il docente debba abdicare alla propria funzione di
coordinatore e promotore del lavoro didattico.
Significa però che anziché esercitare la sua funzione 'dall'alto', in un contesto
come questo, di trasmissione fondamentalmente verticale del sapere, lo potrà fare
'dall'interno', in una situazione di questo tipo, in cui la comunicazione è circolare.
Come presentazione di uno dei progetti di introduzione delle nuove tecnologie
didattiche promosso dal Ministero, il progetto Telecomunicando, è stato realizzato un
curioso filmato che ipotizza una soluzione di questo tipo in una classe scolastica di un
futuro non troppo lontano.
Bene, fin qui ci siamo occupati dei due attori certo
fondamentali del processo didattico, docente e studente. Ed è chiaro che si tratta di due
figure strettamente collegate, giacché il mutamento di ruolo del docente si riflette
direttamente sul ruolo assunto dagli studenti, e viceversa.
Non bisogna però fare l'errore di ritenere che studenti e insegnanti siano gli unici
protagonisti del processo educativo. Se ci riflettete, abbiamo fatto cenno al ruolo di
diversi altri protagonisti attivi e importanti: la singola scuola, alla quale è
riconosciuta una autonomia sempre maggiore nell'organizzazione e nella programmazione
didattica; il Ministero, che ha il compito di fornire linee guida e indirizzi generali;
l'Università, con la quale il mondo della scuola dovrà istituire un contatto sempre più
stretto se vogliamo che le nuove leve di insegnanti siano preparate ad affrontare il
compito che le aspetta.
E ci sono naturalmente due altre realtà che è bene non scordare: quella rappresentata
dalla famiglia e dai genitori, che dovrebbero essere anch'essi direttamente coinvolti
dall'espansione delle nuove tecnologie, e quella rappresentata dalle realtà sociali e
produttive che circondano la scuola. Proprio il campo dei nuovi media e delle nuove
tecnologie può infatti rappresentare un'occasione importante per aprire la scuola verso
queste realtà. Da un lato, infatti, la scuola potrebbe fornire un punto di riferimento
per una familiarizzazione con le nuove tecnologie che riguardi non solo gli studenti ma
anche le loro famiglie, in particolare quando le famiglie stesse siano tecnologicamente
meno attrezzate. D'altro canto, l'uso didattico delle nuove tecnologie potrebbe essere
raccordato col loro uso in ambito produttivo e nel mondo del lavoro. Anche perché gli
studenti, una volta usciti dalla scuola, useranno spesso nel loro lavoro gli stessi
strumenti tecnologici che hanno imparato a conoscere nel contesto didattico. |
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