Puntata del 13 novembre 1996
Dal lavoro al telelavoro
Mondo del lavoro e nuovi media: problemi e prospettive
Le forme del lavoro nella società dell'informazione
Molte aspettative positive sono riposte nelle nuove forme di organizzazione del lavoro
che sembrano profilarsi nella società dell'informazione. Tra queste quella che desta
maggiore attenzione è il cosiddetto telelavoro. In questa puntata cercheremo di capire
meglio cosa è propriamente il telelavoro, come viene attuato, quali sono le tecnologie
che lo rendono possibile.
Introduzione
Buonasera e benvenuti a Mediamente.
Uno dei problemi più scottanti di questo scorcio di secolo è senza dubbio il lavoro.
In tutto l'occidente i livelli occupazionali sembrano scendere con ritmi ed intensità
più o meno rapidi. Molti economisti e sociologi imputano questo calo strutturale alla
introduzione delle tecnologie nei processi produttivi. Altri sostengono che proprio le
tecnologie dell'informazione e della comunicazione potranno essere fonte di nuova
occupazione e di una rinnovata crescita economica, e sicuramente di una migliore qualità
della vita.
Ma naturalmente cercheremo anche di guardare l'altro lato della medaglia.
È vero che telelavorare porta dei vantaggi sostanziali per il lavoratore? Ci sono
rischi per la salute e per la personalità? E come sarà possibile tutelare diritti e
salario dei telelavoratori?
Per riflettere su questi temi abbiamo affidato il nostro editoriale all'onorevole Gino
Giugni, che fu l'estensore dello Statuto dei Lavoratori.
Editoriale
Cosa è il telelavoro
L'idea che sta alla base del telelavoro, è che invece di spostare il lavoratore verso
un luogo di lavoro centrale, dove egli presta la sua opera, è conveniente spostare
direttamente il lavoro, o meglio il suo prodotto, e lasciare il lavoratore a casa sua, o
dove meglio crede.
In fondo anche il lavoro a domicilio, che nel nostro paese è stato a lungo, ed è
tuttora largamente utilizzato si basa sulla medesima idea. Possiamo considerare la
casalinga di Voghera che alterna il lavoro di casa con la produzione di maglie e calzini
per le ditta di maglieria una telelavoratrice?
Sotto molti punti di vista il telelavoro può essere visto come una generalizzazione
del lavoro a domicilio. Una generalizzazione permessa dalle tecnologie informatiche e
della telecomunicazione. Le pagine Web che state vedendo espongono una serie di
definizioni del telelavoro date da alcuni importanti esperti e studiosi: tutte indicano
che la differenza specifica che qualifica il telelavoro è data dall'uso di tecnologie di
telecomunicazione come strumenti lavoro. Questa ad esempio recita:
- "Il telelavoro è ogni forma di sostituzione degli spostamenti del
lavoro con le tecnologie dell'informazione, come i computer e le telecomunicazioni".
Questa definizione, oltre ad essere molto interessante e chiara, è anche molto
autorevole. Infatti è stata data da Jack Nilles, colui che per primo ha concepito e
sperimentato il telelavoro. Nilles è un tipo decisamente interessante: gli abbiamo
chiesto di raccontarci come e perché nacque l'idea del telelavoro.
Ho coniato il termine telelavoro circa 23 anni fa. Prima di cominciare a
occuparmi di questo campo ero un esperto di missilistica: progettavo veicoli spaziali per
la NASA e per il settore militare degli Stati Uniti, e avrei voluto adattare tutta questa
tecnologia al mondo reale, il mondo in cui si vive e si lavora.Un giorno un urbanista mi
disse: "Voi che mandate l'uomo sulla luna, non potete fare qualcosa per il
traffico?". Fu così che cominciai a pensarci. In effetti, se consideravo come si
viveva, vedevo che ci si comportava un po' come se si fosse stati ancora nel pieno della
rivoluzione industriale, cioè dovendo andare a lavorare in fabbrica ogni giorno. Ma
sempre più spesso la fabbrica era una fabbrica informatica, in cui venivano spostate
informazioni, invece che dadi, bulloni e parti da assemblare come in una linea di
produzione di massa. Il lavoro consisteva soprattutto nel comunicare l'uno con l'altro,
faccia a faccia o al telefono o, sempre più con il computer.La domanda a quel punto era
ovvia: "Perché si deve raggiungere un certo luogo per fare queste cose?"
Abbiamo tenuto presente proprio questa idea generale, supponendo di sostituire le strade
con i fili del telefono. In che modo sarebbero cambiate le cose? Nel '73 sono partiti i
primi esperimenti negli Stati Uniti, e abbiamo scoperto che l'idea di sostituire le
telecomunicazioni ai trasporti funzionava. Dovevo trovare un nome per questo nuovo
fenomeno, e vennero fuori due parole. Una, telependolarismo, poneva l'accento sullo
spostamento quotidiano per andare al lavoro, l'altra, il telelavoro, era questo termine
più ampio, che include anche il telependolarismo e forme come il lavoro svolto insieme a
persone che non si trovano nella stessa città, ma magari sono all'altro capo della terra:
il termine telelavoro esprime un concetto molto più ampio.
La possibilità di trasferire le attività lavorative al di fuori dei tradizionali
luoghi produttivi ed amministrativi è una delle conseguenze della rivoluzione tecnologica
che ha trasformato le economie occidentali negli ultimi 20 anni. Il lavoro a domicilio
classico poteva essere applicato solo in settori marginali e a bassa intensità di
tecnologia, come appunto il settore tessile. Oggi nella forma del telelavoro possono
essere attuate la maggior parte delle attività strategiche in una economia moderna.
La rivoluzione tecnologica infatti ha reso centrale in ogni settore economico il
trattamento e la manipolazione delle informazioni, attività che possono facilmente essere
"spostate al di fuori dell'azienda" o come dicono gli economisti
"esternalizzate".
Si calcola che attualmente la quota di lavoratori in Europa che tratta informazioni è
valutabile nell'ordine del 50% della forza lavoro, quota che sale al 60% per gli Stati
Uniti. Inoltre circa l'80% dei nuovi posti di lavoro si colloca in questa fascia di
attività lavorative. Lo stesso mondo stesso delle merci e dei prodotti sta migrando
sempre più nel territorio dell'immateriale: si vendono informazioni idee o sogni più che
automobili e lavatrici, e comunque rendono molto di più.
Il telelavoro si inserisce dunque nel contesto della trasformazione dei processi
produttivi e del mercato del lavoro, come ci spiega Roger Blanpain, professore di
Giurisprudenza all'università di Lovanio.
Il
telelavoro: rivoluzione nel mercato del lavoro.
Il mercato del lavoro è in fase di esplosione, o implosione, con la frantumazione in
migliaia di posti di lavoro, dovuta anche alle nuove tecnologie, che nello stesso tempo
permettono la globalizzazione dell'economia. Le nuove tecnologie permettono inoltre di
lavorare a distanza.
Definirei quindi il telelavoro come un nuovo modo di lavorare, durante una gran parte
della vita, in un posto, che non corrisponde al posto di lavoro tradizionale, ma che è
distante, lontano dalla fabbrica tradizionale. Il telelavoro può essere esercitato a
casa, ma anche in movimento: in aereo, presso i clienti, in viaggio o in albergo. Stiamo
assistendo ad una frammentazione del mercato del lavoro e al suo decentramento. Una parte
di questo fenomeno è dovuta al fatto che è possibile lavorare a distanza ed ottenere i
relativi risultati da un'altra parte del mondo mediante la telecomunicazione.
I tipi di telelavoro
Come nota Blainpain, il telelavoro in realtà non necessariamente è un lavoro a
domicilio mediato dalla tecnologia. L'evoluzione dell'informatica e delle
telecomunicazioni mobili permette oggi di svolgere mansioni di trattamento e trasferimento
dell'informazione anche in condizioni di spostamento: l'ufficio insomma segue il
lavoratore, e non viceversa.
Una ulteriore soluzione è la creazione di miniuffici decentrati nel territorio ed
adeguatamente attrezzati, comunemente chiamati "centri di telelavoro". Una forma
ibrida tra il vero e proprio telelavoro domiciliare ed il classico lavoro in ufficio.
Questo tipo di organizzazione del telelavoro ha secondo alcuni il pregio di abbassare i
costi di investimento iniziale. Per questo viene vista come uno dei possibili modelli che
potrebbero facilitare la diffusione del telelavoro tra la piccola e media e impresa. In
prospettiva i centri del telelavoro diverrebbero sorta di centri di servizio pubblici o
privati, che potrebbero essere affittati da professionisti o da piccole aziende
interessate a sperimentare il telelavoro senza doversi sobbarcare costosi investimenti
iniziali in tecnologie.
Le tecnologie del telelavoro
Ma quali sono dunque i mezzi di produzione del telelavoratore?
Probabilmente il più più importante ed utilizzato, sebbene sia il più antico, è il
telefono. In fondo si tratta dello strumento usato da molte professioni che hanno fatto
telelavoro ante litteram: i reporter della carta stampata lo usano da sempre, per dettare
in redazione il pezzo, anche se oggi molti si sono convertiti al computer. Strettamente
legata alla telefonia c'è il fax. Introdotto in silenzio negli anni ottanta, oggi è
divenuto una presenza insostituibile in ogni ufficio, sia esso in azienda o a domicilio,
sebbene sia una tecnologia alquanto arretrata.
Il sostanziale salto di qualità infatti è stato determinato dalle tecnologie digitali
di telecomunicazione e trattamento dell'informazione.
Reti aziendali e groupware
La strumento più importante per il lavoro nella societa dell'informazione è senza
dubbio il computer e le comunicazione digitali via rete. Molte aziende usano da anni reti
aziendali interne che vengono utilizzate per la comunicazione tra gli addetti e per
l'accesso alle risorse informative aziendali, come il database dei clienti o le
informazioni commerciali.
Usando un portatile, oggi alla portata di chiunque, è possibile collegarsi alla rete
aziendale e ricevere informazioni aggiornate sul listino dei prodotti, o sul cliente con
il quali si sta per avere un appuntamento.
Il groupware
Un sostanziale avanzamento nell'uso delle reti nei processi produttivi è stato
introdotto con le cosiddette tecnologie di groupware. Si tratta di programmi di rete
evoluti che permettono a più utenti di lavorare in tempo reale sullo stesso flusso di
informazioni, scambiandosi messaggi, testi, grafici, che vengono condivisi.
Uno dei software più noti di questo tipo è Notes, realizzato dalla Lotus, una famosa
compagnia di software americana a cui si deve l'invenzione del primo foglio di calcolo per
personal computer.
Con questo strumento si possono creare dei gruppi di lavoro virtuali che interagiscono
attraverso una rete e condividono le risorse in tempo reale: un po' come se fossero nella
stessa stanza intorno allo stesso tavolo. Solo che in questo caso il tavolo è virtuale.
Intranet
Recentemente è emersa una tendenza nuova nel mondo delle reti aziendali, spinta dalla
esplosione di Internet. Si tratta della tecnologia denominata "intranet", un
termine che imperversa ormai in tutte le pubblicazioni dedicate alla Information
technology. Di cosa si tratta? Semplice. In sostanza una intranet è una rete interna,
aziendale, che invece di usare sistemi di gestione proprietari ed individuali, si basa
sulle tecnologie sviluppate per Internet.
Invece di distribuire cartelle piene di fogli o rapporti dattiloscritti, le
informazioni aziendali diventano pagine Web. La comunicazione avviene tramite posta
elettronica. I newsgroup poi possono essere considerati una buona approssimazione ai
sistemi di workgroup.
Questa strategia permette due grandi vantaggi. Per accedere ad una intranet si
utilizzano gli stessi programmi che hanno determinato il successo di Internet, dovuto in
gran parte alla semplicità di uso: i browser per le pagine Web, come Netscape o Explorer,
i sistemi di posta elettronica, e così via.
Inoltre usando una tecnologia intranet, l'azienda è tecnicamente pronta per immettersi
quando e quanto vuole sulla Internet vera e propria, ed affacciarsi così al flusso della
comunicazione e del mercato globale.
Il fenomeno intranet è considerato come uno dei settori di maggiore sviluppo nel
mercato dell'Information Technology dei prossimi anni, e su di esso sono rivolte le
attenzioni dei protagonisti come Microsoft, IBM, Oracle e Netscape.
Videoconferenza
Fino ad ora abbiamo visto tecnologie che il televoratore può usare per il trattamento
di dati o per la comunicazione testuale. Uno sviluppo sostanziale specialmente per le
attività di livello direttivo viene dall'uso dei sistemi di teleconferenza e di
videotelefonia, che potrebbero sostituire le classiche riunioni di lavoro intorno al
tavolo ovale. Si tratta di sistemi che sono entrati nel mercato solo di recente, con la
diffusione delle linee di telefonia digitale ISDN, abbastanza potenti da consentire il
passaggio di immagini digitali.
A livello più basso si collocano i piccoli videotelefoni come questo, che ci
consentono di vedere la persona con cui stiamo parlando.
Più complessi sono invece i sistemi di teleconferenza veri e propri, che permettono a
più persone contemporaneamente di comunicare in tempo reale. Qui a Mediamente usiamo
spesso questo sistema per contattare i nostri collaboratori e per intervistare i nostri
ospiti.
Ma le promesse della tecnologia non si fermano qui. Sono in corso ricerche e
sperimentazioni per fondere teleconferenza e realtà virtuale: sarà così possibile
muoversi in ambienti virtuali simili ad uffici sotto forma di cloni digitali, il tutto
interamente sintetizzato dal computer. Studio.
Cuseeme
I sistemi di teleconferenza che abbiamo visto sono ancora molto costosi. Ma esistono
anche tecnologie assai più economiche, che permettono di conseguire risultati più che
soddisfacenti. A titolo di esempio possiamo citare Cuseeme, un software che permette di
effettuare videotelefonia tramite Internet con una semplice connessione via modem e con
una telecamera digitale a basso costo come questa, che costa solo 300 mila lire.
Come potete vedere la qualità delle immagini non è ottimale, ma si occorre dire che
la maggior parte dei problemi dipendono dal sovraccarico della rete in generale, e non dai
limiti intrinseci al programma o alla telecamera.
L'ultima versione di Cuseeme, oltre alla comunicazione audio e video è anche dotata di
una lavagna sulla quale è possibile condividere testi. Insomma un piccolo sistema di
groupware a basso costo e basato su tecnologie di rete a "banda corta".
I dati sul telelavoro
Le tecnologie per il telelavoro dunque sono ormai abbastanza mature e sufficientemente
abbordabili. I processi di innovazione tecnologica sono in atto ormai da alcuni anni.
Tuttavia l'incidenza degli occupati in forme di telelavoro vero e proprio, è ancora molto
marginale rispetto ai numeri complessivi.
Se si guardano le statistiche si vede che solo negli stati Uniti si è avuta una
diffusione sufficiente di questa forma di lavoro, con stime che parlano di circa 8 milioni
di occupati e un incremento previsto fino a 12 milioni nel 1987.
In Europa invece i numeri sono di gran lunga più ristretti: una indagine del 1994
afferma che gli occupati in forma di telelavoro sono circa 1 milione e 250 mila, lo 0,44%
della popolazione attiva e meno dello 1% degli occupati.
I picchi massimi si raggiungono in Gran Bretagna ed in Irlanda, mentre l'Italia con lo
0, 20 % della popolazione attiva si colloca in fondo alla graduatoria, prima della Grecia,
ma non molto distante dalla maggior parte degli altri grandi paesi della Comunità, che
hanno percentuali di telelavoratori intorno all 0,22%.
Il telelavoro secondo gli imprenditori
La scarsa incidenza numerica del telelavoro, trova riscontro in una certa diffidenza da
parte degli operatori economici. In Italia la situazione si inserisce in un generale basso
livello qualitativo di uso delle tecnologie.
Una indagine svolta dalla Telecom nel 1994, i cui risultati sono disponibili su Web (http://servop.interserv.it/telelav.html
), mostra i seguenti
risultati.
Per quanto riguarda il telelavoro gli imprenditori sembrano consentire con le attese
positive tipiche nella pubblicistica sul tema, specialmente per quanto riguarda
l'incremento della flessibilità e della produttività del lavoro e la riduzione dei costi
di gestione del lavoro.
Ma emergono anche timori sui costi economici per la riconversione e dubbi sullla
possibilità di controllo della forza lavoro.
Inoltre tutti lamentano la scarsa disponibilità di sistemi di informatici e di
infrastrutture adeguate ai bisogni delle attività produttive.
Malgrado i limiti attuali, le speranze e gli auspici dei fautori della Società
dell'Informazione sono assai positive. Jack Nilles è anche convinto che moltissima parte
delle attività che oggi vengono svolte in uffici potranno essere effettuate con maggior
profitto in telelavoro, e che la diffusione del telelavoro potrà anche contribuire a
risolvere parte dei problemi sociali ed economici che caratterizzano le società
occidentali.
Il concetto fondamentale da tenere presente è che se si esamina il proprio lavoro
considerando cosa si fa realmente e quanto tempo si deve trascorrere fisicamente in un
certo posto, perché lì ci sono le persone o le macchine necessarie, in genere si vede
che è più il tempo in cui non fa differenza dove ci si trovi, e quella è la parte di
lavoro che si può eseguire con il telelavoro. I potenziali telelavoratori rappresentano
circa il 60 % della forza lavoro degli Stati Uniti e più o meno la stessa percentuale in
Europa, il che significa che il luogo in cui ci si trova quando si svolge il proprio
lavoro diventa sempre meno importante. È per questo che con la maggiore potenza della
tecnologia informatica, dei computer e delle telecomunicazioni, l'idea di telelavoro si va
diffondendo; diventa meno costoso lavorare a case e certamente diminuisce il traffico, si
riduce l'inquinamento e si ottengono risultati ambientali positivi, inoltre vivendo e
lavorando nello stesso luogo si tende a curare di più la comunità locale. Stiamo ora
esperimentando a Los Angeles un modo per migliorare il livello economico delle aree
degradate portandovi il telelavoro.
Portare il lavoro dove sono le persone e al contempo dare loro maggiori competenze, in
modo che possano migliorarsi e diventare autosufficienti invece di ricorrere a quella che
è una forma di assistenza finanziaria pubblica. Abbiamo scoperto che questo sta per
diventare uno strumento molto importante per lo sviluppo, in particolare dove le persone
hanno un livello di istruzione molto basso. In questi anni abbiamo studiato varie
combinazioni e abbiamo sempre cercato di rilevare le cose che possono non funzionare, i
problemi di socializzazione, lo sfruttamento dei lavoratori e così via, e finora non ce
ne sono state. Forse siamo stati pessimisti perché abbiamo sempre cercato i problemi che
potevano sorgere, ma diventiamo sempre più ottimisti alla luce dell'esperienza delle
migliaia di telelavoratori oggi nel mondo, poiché è un cambiamento in cui sembra che
tutti abbiano da guadagnare: il lavoratore, il datore di lavoro e la comunità in cui
entrambi si trovano. Insomma io non vedo motivi per i quali si potrebbe non voler fare il
telelavoro. Risposta Nilles
I problemi del telelavoro
Se è vero che il telelavoro porta molti benefici sul piano della produttività, e
potrà forse migliorare la qualità della vita, è altrettanto vero che la sua
applicazione su vasta scala può determina una serie di problemi economici, sociali ed
anche politici.
Parte di questi problemi sono già emersi: ad esempio i costi e la carenza delle
infrastrutture per le telecomunicazioni.
Ma ancora più complessi sono i problemi relativi alla tutela del salario, della salute
e del tempo del lavoratore. Chi lavora in casa, o in viaggio, è sottoposto ad orari
flessibili che escono certamente al di fuori degli schemi di tempi e turni che
caratterizzano il lavoro fabbrica o in ufficio.
Come valutare e tutelare legalmente il salario di un telelavoratore? Quali soluzioni
contrattuali possono evitare un eccessivo carico di lavoro, magari nascosto da
autosfruttamento come avviene in molta parte del piccolo lavoro autonomo?
E si deve inoltre rilevare che il telelavoratore corre fortemente il rischio
dell'isolamento sociale.
E chiaro che gli strumenti di tutela del lavoro sviluppati nel corso di questo secolo,
e le relative strutture organizzative, come i sindacati o i consigli di azienda, verranno
inesorabilmente messe in crisi da una organizzazione del lavoro completamente
decentralizzata e difficilmente controllabile.
Né si può dimenticare il fatto la frammentazione territoriale delle attività
produttive creerà diverse figure sociali di telelavoratori, con opportunità e problemi
del tutto diversi, come giustamente ci fa notare Stefano Rodotà.
Il telelavoratore è molto diverso dall'imprenditore, che, dalla piscina della sua
villa, lavora, manda le sue indicazioni, riceve tutte le comunicazioni che sono
necessarie, così come è diversa la condizione del libero professionista che, utilizzando
tutta la gamma, sempre più vasta, di tecnologie della comunicazione, riesce a organizzare
la sua attività lontano dallo studio professionale tradizionale. Per il lavoratore invece
è diverso, perché per il lavoratore singolo, quello che viene staccato dalla fabbrica
tradizionale e collocato nella sua abitazione, ci sono moltissimi problemi, che vanno dal
fatto che perde il legame sociale cogli altri soggetti.
Si dice che guadagnerà in tempo, con la sua famiglia, coi vicini di casa, con la gente
del quartiere, se questo tipo di lavoro non sarà così costrittivo da obbligarlo, in
realtà, tutta la giornata o gran parte della giornata, a questo tipo di comunicazione. Il
futuro del lavoro in questo settore è legato anche a come le garanzie e i diritti di
queste varie figure professionali riusciranno a sopravvivere. La grande fabbrica era anche
il luogo della resistenza, della organizzazione politica, del collegamento tra i
lavoratori, che, proprio dall'essere collegati, per esempio, strappavano condizioni
migliori di contratto. Il sindacato può sopravvivere a questa segmentazione? Queste sono
tutte domande e problemi, che il telelavoro pone, perché cambia radicalmente la figura
del lavoratore. Risposta Rodotà
Esistono già legislazioni attuali, almeno abbozzi di quadri legislativi che regolano
le forme di telelavoro?
Cominciano a esserci forme di accordi e di contratti, che vedono protagonisti i
sindacati in queste materie e ci sono anche abbozzi o casi singoli di legislazione.
Naturalmente sono tentativi di riprodurre quelle che erano le condizioni di tutela
collettiva, anche quando il lavoratore si trova isolato. Non dobbiamo dimenticare che
tutto il diritto del lavoro moderno nasce con il passaggio da una condizione di lavoratore
isolato a una condizione di lavoratore collegato ad altri, e in più che trasforma questo
collegamento in un fortissimo strumento, che è il sindacato. Le legislazioni cercano, per
esempio, di riprodurre forme di garanzia della salute, dei tempi, il diritto di collegarsi
agli altri lavoratori che svolgono lo stesso tipo di attività per decidere, per esempio,
uno sciopero.
Questi sono oggi gli aspetti più significativi, affidati ancora molto più al
contratto che alla legge. Questo apre immediatamente un problema, perché laddove c'è un
contratto, c'è un sindacato che si dà carico di questa nuova situazione dei lavoratori,
e quindi organizzazioni produttive, grandi e strutturate. Quali sono gli effetti invece
del telelavoro per le organizzazioni minori, con sindacalizzazione molto bassa o nessun
sindacato? Non ci sarà una esposizione dei lavoratori a maggiori rischi, rispetto a
quelli che già correvano? Questo interrogativo pone il problema di una legislazione che
dia garanzie a tutti, indipendentemente dal fatto che si trovino dietro alle spalle
organizzazioni più o meno forti.
La proposta di legge sul telelavoro
Se ancora non esistono iniziative legislative organiche in tema di telelavoro nate in
sede ufficiale, il dibattito e l'interesse che il telelavoro raccoglie tra i frequentatori
della rete Internet ha recentemente portato alla formulazione di una proposta di
regolamentazione, presentata sulle pagine web di Telelavoro Italia. Il testo scaturisce
dal dibattito di una lista di discussione negli ultimi mesi. Al di là del campo specifico
in cui si colloca, si tratta di un notevole esempio di democrazia diretta e partecipativa
sulla rete.
Sebbene non sia stata estesa da "giuristi professionisti" presenta molte idee
interessanti come ad esempio quella di un Fondo di incentivazione al Telelavoro, in
generale di strumenti di supporto allo sviluppo del telelavoro nel terzo settore ed in
favore delle fasce deboli. Non mancano tuttavia problemi e carenze, specialmente per
quanto attiene la tutela del lavoratore.
Il fatto è che ci troviamo nel pieno di una fase di innovazione strutturale, che mette
in crisi le attuali forme giuridiche del rapporto di lavoro, frutto di grandi conflitti
durati oltre due secoli. Occorre dunque ripensare il tema dei diritti del lavoro nel
contesto della società dell'informazione. Rodotà ha in questo senso individuato tre
diritti fondamentali che dovranno essere garantiti dalle future legislazioni sul lavoro e
telelavoro.
Il primo diritto è proprio quello di riuscire ad autorganizzarsi, che significa varie
cose: se, utilizzando questa nuova forma di lavoro, si riesce a guadagnare in termini di
organizzazione della vita. Se questo è possibile, ci sono certamente aspetti positivi. Ma
l'autorganizzazione significa anche tenere il collegamento con tutti gli altri lavoratori
che sono indirizzati allo stesso risultato produttivo nell'ambito dell'azienda a cui
appartengono. Che cosa voglio dire? Consultarsi, per esempio, per stabilire se discutere
alcune modalità del lavoro, al limite se si vuole o se si deve scioperare. Tutte queste
cose fanno parte di questo diritto di autorganizzarsi. Poi c'è il diritto alla salute.
Questo tipo di lavoro, magari davanti a un monitor, a uno schermo, ha una serie di
controindicazioni. Se sono in fabbrica io posso avere delle soste, dei controlli, su
quelle che sono le mie reazioni. Se sono a casa io avrò questa possibilità o questa
forza di avere questo autocontrollo? Ci sono problemi dunque della salute. In fabbrica ci
sono strutture che controllano, che vegliano sulla salute dei lavoratori. È trasferibile
questo tipo di garanzia fuori? Poi c'è la riservatezza, la privacy. Queste sono
tecnologie che consentono un controllo minutissimo, minuto per minuto dei tempi
dell'intensità del lavoro, tutte questioni, che, per esempio, erano state affrontate
dallo Statuto dei Lavoratori italiano, del 1970, che escludeva i controlli a distanza.
Quindi la riservatezza, che può coinvolgere in questi casi anche l'intera famiglia del
lavoratore, diventa un problema importantissimo. Risposta Rodotà
Le informazioni in rete sul telelavoro
Come abbiamo visto il telelavoro ha suscitato molto interesse specialmente tra chi ha
un rapporto molto stretto con le tecnologie di comunicazione digitale, come gli utenti di
Internet. Sulla rete dunque sono presenti molti siti che offrono notizie, presentano
progetti e perfino offrono opportunità di telelavoro.
In italiano senza dubbio il più completo è Telelavoro Ialia Web, realizzato da
Patrizio di Nicola (http://www.mclink.it/telelavoro
),
di cui abbiamo già visto molte importanti risorse informative. Vi si trovano
documentazione sul tema, notizie, interviste ad esperti. Vi è anche una pagina di annunci
di richieste ed offerte di telelavoro; un esperimento che ha dato risultati positivi.
Questo sito italiano è gemellato con un analogo sito inglese, lo European Telework
Online (http://www.eto.org.uk ),
uno dei più importanti sul tema. Tra le altre informazioni su questo sito sono pubblicate
le Telework Frequently Asked Qustion, una lista di risposte alle più comuni domande sul
telelavoro, parzialmente tradotte in italiano su Telelavoro Italia. Ad esempio questa
risposta chiarisce la distinzione tra telelavoro e lavoro domiciliare, un tema su cui ci
siamo soffermati anche noi. Sulle pagine della ETO potete anche trovare una serie di
rimandi ad altri importanti siti dedicate al telelavoro.
Questo che state vedendo invece è il sito dello European Community Telework/Telematics
Forum (http://www.telework-forum.org ),
una organizzazione della Unione Europea che coordina i vari progetti volti alla
sperimentazione di tecnolgie di telelavoro, di cui si trova anche una descrizione.
Infine queste sono le pagine della annuale conferenza Telework (http://www.bco.co.at/bco/tw96 )
promosso dalla ECTF e dalla Commisione europea, che questo anno si svolge in novembre a
Vienna: una occasione per i maggiori esperti del settore, alcuni dei quali abbiamo
ascolato in questa puntata, di fare il punto della situazione.
Conclusioni
Le tecnologie dell'informazione sono state un prodotto dello sviluppo economico delle
società occidentali, come lo furono a loro tempo il vapore, il treno, l'elettricità,
l'automobile. Ora gli effetti di queste tecnologie si stanno riversando su queste stesse
strutture economiche, e sulle istituzioni che le regolano e le governano, rivelando la
loro inadeguatezza ad una società in cui l'informazione diventa la base della produzione
e della circolazione della ricchezze. D'altra parte in questa rivoluzione stanno per
essere travolte anche molte certezze e conquiste positive, che hanno garantito se non la
qualità, almeno la dignità della vita della maggioranza della popolazione. Se si vuole
evitare che l'utopia digitale si riveli simile agli scenari catastrofici della
fantascienza Cyberpunk, bisogna saper guardare sin da ora il rovescio della medaglia, per
capire se non sia troppo più costoso del dritto. |