Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Helena Velena

Roma, 14/05/1999

"Io, donna-transgender nei meandri del cybersex"

SOMMARIO:

  • L'intervistato si riconosce in un percorso filosofico transgender rifiutando una logica sessuale binaria (1).
  • La complessità della conformazione sociale contemporanea costituisce un arricchimento dell'esperienza e dell'esistenza (2).
  • La tecnologia non è maschile, ne femminile, ma non è neppure una cosa neutra. È uno strumento di che può essere utilizzato come mezzo di espressione e liberazione (3).
  • La commistione di umano e di tecnologico crea un nuovo soggetto sociale nella società contemporanea che esula da una logica di identità di genere tradizionale (4).
  • Internet permette di sperimentare la propria identità di genere e la propria volontà di uscire fuori da una logica sessuale binaria (5).
  • I MUD e la realtà virtuale aiutano l'apertura e il confronto con le diversità (6).
  • Le nuove tecnologie favoriscono lo sviluppo di una coscienza della molteplicità degli atteggiamenti con cui le persone si rapportano al reale (7).
  • Nel cyberspazio si può avere la possibilità di creare un laboratorio virtuale dove si sperimentano nuovi modi di essere e di interagire socialmente (8).
  • Nella comunicazione virtuale la deprivazione sensoriale e il puro linguaggio utilizzato per comunicare permettono all'individuo di conoscere meglio se stesso (9).
  • Il cyber sex è un momento comunicativo che consente di esplorare le proprie pulsioni e sperimentare nuove forme di sessualità (10).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Qual è l'identità sessuale in cui si riconosce Helena Velena?

Risposta
Sono una donna transessuale nata come maschio ma "transizionata" in una donna che si riconosce in un percorso filosofico transgender. Questo significa fondamentalmente che ho, sia nella mia esperienza di vita diretta sia nel mio pensiero, negato l'ipotesi di una logica sessuale binaria. Rifiuto cioè l'idea che ci debba essere un legame molto preciso tra i genitali, quindi il maschile e il femminile e l'identità di genere, quindi uomo e donna, e la preferenza sessuale, cioè eterosessuale ed omosessuale. Quello che io penso è che invece la totalità e l'unicità di una persona debba nascere dal coagulo alchemico di tutte le infinite sfumature di possibilità che ognuna di queste variabili incrociandosi insieme determina, e quindi creando quello che in un pensiero "anarcolibertario" che sta alla base del sentire transgender, rappresenti appunto l'unicità di ogni individuo che non è più ascrivibile ad un gruppo sessuale omogeneo binario ben definito ma che è la sintesi di tutte queste possibilità.

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Domanda 2
Secondo il filosofo Michael Foucault il genere è l'insieme degli effetti prodotti nei corpi, nei comportamenti e nelle relazioni sociali dallo spiegamento di una complesso apparato tecnologico e politico. È d'accordo con questa impostazione?

Risposta
Tendenzialmente sì e in realtà credo che sia un'impostazione molto meno complessa di quel che si crede perché è diffusa nella quotidianità ed in un pensiero che sta perdendo le sue basi politiche e le sue basi ideologiche di controllo sociale legato alla differenziazione e alla stratificazione di classe. La differenziazione del gender si rifà ancora una volta all'idea che esista una classe di dominanti e una classe di dominati che poi diventano ovviamente bianchi e neri, uomini e donne e così via. La conformazione sociale contemporanea è complessa, ma nel dispiegarsi di una visione ormai multietnica "inquinata" in senso positivo, cioè moltiplicata di suggestioni, di sensazioni, di possibilità di essere e di esprimersi, questa complessità è un arricchimento dell'esperienza e dell'esistenza. In realtà invece la tecnologia del controllo sociale è molto netta e decisa ma la cosa più importante è che attualmente risulta completamente antistorica e non è più nemmeno funzionale alle necessità del controllo politico ed economico.

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Domanda 3
All'interno delle principali teorie di approccio femminista alla tecnologia come si colloca il concetto di genere e, in particolare, quello di transgender?

Risposta
La mia visione in realtà fa più riferimento ad un ambito teorico cyber femminista. La parola cyber femminista in se stessa, cioè il fatto di mettere insieme a un percorso femminista, che è un percorso sociale esistenzialista, con l'idea del cyber, cioè con l'uso della tecnologia, rappresenta appunto una sintesi in cui la tecnologia non è più una cosa maschile ma non è neppure una cosa neutra; è invece una cosa di cui ci si può impossessare e quindi può essere utilizzata come strumento di liberazione. E non è un caso che anche l'emergere della figura del transessuale, prima ancora della figura transgender, sia legata alle innovazioni tecnologiche in campo medico e chirurgico, in campo ormonale e di chirurgia di ricostruzione genitale. Il punto cruciale è che proprio la tecnologia, e penso alle biotecnologie, ad esempio, che sono tecnologie sul corpo, è un momento di modificazione del reale, ma soprattutto un momento di distruzione dell'idea dell'obbligatorietà storica del naturale. Una volta che noi rompiamo quest'idea millenaria che esiste un percorso della natura immodificabile, è come se la tecnologia si sostituisse, in un certo senso, ad un dio maschio diventando una dea. Utilizzo questo gioco di parole non perché la dea sia femminile ma perché rappresenta un momento nuovo di creazione di possibilità. E queste possibilità, se si pongono come contraddizione alla naturalità, cioè al controllo millenario naturale, sono di per se stesse rivoluzionarie e quindi costituiscono uno strumento di evoluzione per tutti i gruppi sociali, i gruppi etnici, i gruppi culturali, e quindi anche per le persone che si definiscono all'interno di una dinamica transgender e per le donne nella loro totalità. Io vedo la tecnologia come una cosa né maschile, né femminile, ma nemmeno neutra, perché neutra è una cosa desessualizzata e soprattutto tolta da una dinamica del gender. La tecnologia, e quindi la scienza tutta, l'avanzamento scientifico, si pone l'idea di mettere in dubbio la millenarietà dello status quo naturale e diventa uno strumento utilizzabile per tutte quelle che sono state, fino ad oggi, delle marginalità sociali, per tutte le aree che hanno subito l'oppressione di un controllo sociale discriminante e che, improvvisamente, si trovano a disposizione uno strumento potentissimo per affermare l'idea della molteplicità dell'esistente, della molteplicità del reale, delle possibilità dei modi di essere e dei modi di esprimersi.

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Domanda 4
Quindi la tecnologia può superare la distinzione tra natura e cultura, cioè riesce in qualche modo a rielaborare queste due categorie?

Risposta
La tecnologia propone una nuova visione, un nuovo modo di essere. Anche le teorie più propriamente cyber femministe, in particolare le teorie di Donna Haraway, dimostrano come anche l'idea della donna che è sempre stata storicamente alla naturalità, alla maternità, può invece concepire, sia a livello fisiologico ma soprattutto, e questo è importante, a livello mentale e celebrale una commistione di umano e di tecnologico perché questo significa porsi come un nuovo soggetto sociale nella società in cui stiamo vivendo adesso, che è la società dell'informazione diffusa e della moltiplicazione non solo dei saperi ma anche degli approcci di trasformazione alla realtà che sono determinati appunto dall'agire sui mezzi di comunicazione e quindi sulle nuove tecnologie di comunicazione. Questo significa che tutti quelli che erano i percorsi sull'identità e soprattutto sul gender femminile fino ad oggi necessitano di essere modificati. Le donne e tutte le persone che effettuano una transizione che esce da una logica maschile binaria e patriarcale hanno appunto bisogno di esprimersi in funzione del fatto che sono in sintonia con questa mutazione sociale. È per questo che sostengo che il tipo di controllo che si basa sulla suddivisione sociale è antistorico, perché è quello che non è più in sintonia con la nuova, caotica mutazione sociale del mondo in cui viviamo.

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Domanda 5
Qual è il rapporto tra Internet e questo nuovo modo di concepire l'identità?

Risposta
In un libro che ho pubblicato recentemente che si intitola "Dal cyber sex al transgender" parlo proprio nello specifico dell'utilizzo delle nuove tecnologie di comunicazione di Internet per andare a ridefinire la propria identità di genere, ma soprattutto la propria volontà di uscire fuori da una logica sessuale binaria. Per un sacco di persone, in questo caso ancora una volta donne, persone che hanno rifiutato di stare all'interno della logica binaria, l'utilizzo di Internet ha significato potersi confrontare e poter verificare l'esistenza di altri al di fuori di sé. Il problema fondamentale, in questo caso, è sempre quello di sentirsi persone uniche, tagliate fuori completamente, come se il proprio conflitto fosse determinato da una normalità psichica, culturale, da una marginalità. Il fatto di poter scoprire che ci sono tutta una serie di altre persone che si sono volutamente messe in crisi, volutamente messe in contraddizione con le aspettative che la società e questi rimasugli di sistema di controllo sociale hanno nei loro confronti, lo scoprire che esistono altri, che esiste un pulsare comune, rappresenta una delle grandi forze della tecnologia di comunicazione e di Internet. La possibilità di scoprire delle altre persone, delle risorse, degli strumenti di lavoro insieme, comprende anche la possibilità di fare addirittura una sorta di psicoanalisi alternativa non verticistica, dove non c'è l'analista e il paziente ma dove le persone, che stanno sullo stesso piano, si scambiano le proprie esperienze, crescono insieme ed elaborano un percorso di uscita da questa dimensione binaria. Prima che nascesse Internet questo era un processo difficoltosissimo e dolorosissimo; la telematica, invece, permette veramente di abbreviare incredibilmente i tempi e quindi di accelerare quello che è il processo di rinascita ad una vita più bella che sia meno determinata dalle convenzioni sociali, dai meccanismi del controllo, e che lasci la libertà di essere quello che si vuole essere piuttosto che quello che si è costretti ad essere.

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Domanda 6
Passando alla realtà virtuale, i MUD sono ambienti virtuali di gioco all'interno dei quali la gente può incontrarsi, giocare e socializzare. L'interazione sociale che avviene nei MUD è però quasi sempre mediata dall'anonimato oppure ci si conosce benissimo ma appunto con i propri io virtuali. Che conseguenze psicologiche può avere l'anonimato sul comportamento delle persone che si incontrano in Rete?

Risposta
In questo caso credo che l'anonimato nei MUD giochi un ruolo negativo. Personalmente sono molto affascinata dalle basse e dalle bassissime tecnologie perché interagiscono molto di più con il quotidiano delle persone. Antesignani dei MUD ma ancora molto diffusi sono i giochi di ruolo, cioè situazioni in cui le persone sono presenti fisicamente in uno stesso spazio e dove però si crea una realtà parallela. I più diffusi sono i Dungeons and Dragons, però ce ne sono di mille tipi soprattutto in ambito cyberpunk, tecnologico, o in ambienti in cui vengono ricostruiti percorsi della realtà. In questo caso si creano dei meccanismi ancor più interessanti. Nell'ipotesi in cui una persona, e questa è una cosa che mi è stata raccontata da alcune amiche che giocano ai giochi di ruolo, cambia identità di genere in un contesto in cui le persone sono faccia a faccia, la situazione costringe gli altri giocatori e le altre giocatrici a doversi rapportare in modo ancora più netto nei confronti delle diversità. L'avere a che fare con una persona che, nonostante le apparenze, in quel momento ha un ruolo rovesciato è un forzare le cose ma anche un costringere ancora una volta ad una velocificazione del processo di accettazione delle differenze. Purtroppo l'identità è una cosa che è molto radicata. È come se noi avessimo immagazzinato nel database della nostra mente tutta una serie di caratteristiche che riconosciamo visualmente in termini di gestualità, di espressioni vocali, di voce, e attraverso quelle definiamo l'identità di genere di una persona. In un ambito virtuale invece ci basiamo solamente sui comportamenti proposti, si è costretti a cancellare questo rapporto di interpretazione diretta del codice che vige nella realtà, cioè voce di un certo tipo uguale maschile, voce di un certo tipo uguale femminile; è molto più interessante nel processo di decostruzione dei percorsi della logica binaria ed è molto più utile proprio per aprirsi ad una visione a trecentosessanta gradi dell'esistente.

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Domanda 7
Dal punto di vista delle relazioni con gli altri, la possibilità di acquistare più identità a che cosa porta secondo lei? Può esserci, per esempio, un rischio di deresponsabilizzazione nelle scelte legate ad una relazione sociale?

Risposta
Tutte le persone che si sono abituate a navigare in momenti di socializzazione nel cyber spazio, dai MUD alle chat, dopo un po' si sono resi conto di avere, come processo naturale, delle multiple personalità. Però hanno scoperto che queste personalità multiple in realtà le avevano anche nella vita reale di tutti i giorni, cioè sono quelli che noi chiamiamo stati d'animo, momenti di emozionalità, che lì vengono definiti come momenti separati e spesso collegati appunto a delle identità. Il punto cruciale è che tutte le persone sono multiple, in un certo qual modo. Se, ad esempio, andremo a vedere un concerto in un centro sociale, avremo un certo abbigliamento, un certo atteggiamento, oppure potremmo anche volerlo rovesciare per spezzare certi stereotipi. Se invece andiamo alla presentazione di un libro, in un ambito molto più mondano, molto più borghese, utilizzeremo dei codici comportamentali diversi. Questo significa avere una molteplicità percettiva di quello che noi siamo e questo è un elemento esiste nelle persone. Anche la presa di coscienza della molteplicità del proprio modo di rapportarsi con il reale, con l'immaginario, di "intimizzare" linguaggi diversi, ancora una volta destruttura completamente l'idea che esistano delle logiche binarie. Questa ancora una volta, è una dimostrazione che il mondo è molteplice, che l'esistenza di una persona è il trasmettere un arcobaleno di colori e non una univocità che è data appunto dalla necessità, ormai superata, che ad una data struttura biologica genitale debba corrispondere, solo ed esclusivamente, un dato comportamento. Per essere molto più banale ed esplicita, cade l'idea ad esempio che la personalità espressa da una donna debba essere di un certo tipo e con certe caratteristiche, quindi per esempio più spirituale, più emozionale, più remissiva, più sensibile e quella di un uomo sia legata alla passionalità, alla determinazione, alla forza, all'energia. Il fatto di scoprire, anche tramite questi meccanismi, che queste caratteristiche sono proprie indistintamente di una persona con un corpo biologico maschile o con un corpo biologico femminile o, addirittura, con un corpo biologico intersessuato dimostra che la totalità dell'esistente è già in termini di transgender, e quindi transgender è semplicemente un'interpretazione del reale che mette in luce quelle che sono le dinamiche di rottura dei codici binari, che sono codici appunto di controllo sociale.

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Domanda 8
Nelle comunità virtuali in Rete a volte assistiamo anche a degli episodi di molestie, o delle volte anche di vera o propria violenza verbale fino ad arrivare allo stupro virtuale. Cosa ne pensa?

Risposta
Questo è un discorso delicato. Molte persone che hanno cominciato ad utilizzare la telematica diversi anni fa erano in una sorta di aristocrazia dello stato di natura, cioè in una situazione in cui chi viaggiava nel cyberspazio era alla ricerca di nuove forme di organizzazione sociale e comunitaria. Adesso invece l'irruzione nella Rete di strati di tutti i tipi della popolazione, di persone soprattutto non alfabetizzate, non tanto telematicamente quanto ad un percorso appunto di apertura politica sensoriale dell'utilizzo dei mezzi, fa sì che vengano replicate nel cyberspazio tutte le stesse dinamiche negative della quotidianità. In realtà i MUD ma soprattutto le chat, con il passare del tempo dimostrano la richiesta di meccanismi autoritari, la richiesta per esempio nelle chat dell'operator, di quello che fa un po' il poliziotto della situazioni, punisce quelli che si comportano male, premia quelli che si comportano bene. Questi in realtà sono processi involutivi, deleteri, e sono determinati dal fatto che ci sono due tendenze nell'utilizzo della Rete che non si sono ancora amalgamate. C'è chi ha fatto percorsi di pionierismo, di apertura di nuove forme di comunicazione e non è ancora riuscito a comunicare sufficientemente queste cose alle persone che partendo spesso da una prospettiva, e magari rischierò di sembrare un po' retorica e di parte, che definirei maschile, da maschio bianco eterosessuale, patriarcale e quindi di imporre una certa logica del controllo della dinamica di potere all'interno della Rete. Uno dei fenomeni più deleteri che vedo è quello che io chiamo del "cyber poliziotto spontaneo", cioè della persona che decide di far rispettare delle regole in una situazione in cui invece il confronto quotidiano continua lo stesso a proporre nuove metodologie organizzative. È proprio per questo che recentemente ho creato una mailing list che si chiama nihil che in latino significa nulla, ed il titolo è volutamente provocatorio. Alcuni hanno definito questa mailing list una lista di "spamming creativo", dove cioè vengono introdotti forzatamente, senza che venga richiesta l'autorizzazione, messaggi che riguardano cose assolutamente folli, prive di senso oppure al contrario cose estremamente importanti come, per esempio, tutti i comunicati sulla guerra in corso in questo periodo. La fusione tra queste cose, cioè tra discorsi estremamente seri e follie totali, tra discorsi rigorosi e discorsi totalmente destrutturati, costringe le persone a mettere in discussione la necessità di moderare, di definire, di richiudere, di riprodurre tutti i meccanismi del mondo reale. L'idea che il flusso comunicativo possa essere un elemento che ogni volta che viene ricevuto è reinterpretato e destrutturato, è come un'esperienza di diffusione della pratica situazionista fatta senza fare politica ma appunto lavorando direttamente sull'oggetto in se stesso, e quindi utilizzando il caos, la defragrazione totale dei codici comunicativi per proporre una visione di liberazione dalle pratiche autoritarie che molte persone, e in realtà anche chi ha iniziato tanto tempo fa a navigare in Rete, continuano a portarsi dietro. Possiamo avere la possibilità di trovare veramente questo laboratorio virtuale nel cyberspazio dove si sperimentino nuovi modi di essere ma soprattutto un nuovo modo di interagire socialmente. In termini politici questo è molto importante perché la politica tradizionale, la politica intesa come organizzazione di partito, come politica di piattaforma è completamente in crisi ed è necessario trovare una socialità di intenti, di idee, di percorsi, che nasca proprio dalla capacità di criticare percorsi ideologici e che diventi invece una scelta individuale di, e qui utilizzo una parola sinistrese, azione diretta sulla comunicazione.

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Domanda 9
Helena Velena ha un suo io virtuale?

Risposta
Ho cominciato ad averne uno le prime volte che viaggiavo nelle BBS e nel cyberspazio. La molteplicità delle personalità virtuali è in realtà l'allargamento di ciò che si è veramente. Io credo di essere molto di più Helena Velena in Rete di quanto lo possa essere nel mondo reale perché ogni frammento diverso di comunicazione viene rapportato rispetto a l mio io virtuale e non più al fatto che ho un corpo e che un incontro nel mondo reale sia legato a tutta una serie di altri elementi di mediazione. Il fatto che ci sia una deprivazione sensoriale e che il linguaggio sia veramente e solamente la comunicazione, cioè un gioco di domande e di risposte dove non c'è un'interpretazione strutturale ma dove a data domanda sussegue realmente una precisa risposta, permette di essere molto di più se stessi. Credo che anche la psicoanalisi avrà bisogno di capire molto di più il potenziale della comunicazione virtuale. È quasi come se noi ci riportassimo alla logica delle intelligenze artificiali che non sono in grado di cogliere i sottintesi, i cambiamenti di espressione della voce, e quindi bisogna necessariamente basarsi esclusivamente sulla comunicazione pura. D'altro canto trovo sia fondamentale anche vivere nel mondo reale ed interagire. La modificazione che la telematica ha apportato è proprio quella di integrazione, di allargamento e di moltiplicazione, per cui è come se noi avessimo due piani diversi, uno è la dimensione reale dove riusciamo a vivere le nostre sensorialità e le nostre emozionalità, rivendicare anche la nostra capacità di stare male, soffrire, sbagliare, senza vivere questa condizione come un difetto ma come un momento di arricchimento di sé e dall'altra l'ambito virtuale che è quello della purezza comunicativa, della purezza diretta della comunicazione che è il momento in cui si sfrondano completamente tutta una serie di altre dinamiche comunicative. Pensiamo all'utilizzo delle web cam. Dopo un momento di grande moda, un anno o due fa, l'uso è in realtà crollato e si è ritornati ad un grandissimo utilizzo delle mailing list, della posta elettronica, delle chat, cioè della comunicazione deprivata sensorialmente dove c'è la parola pura che comunica.

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Domanda 10
Quale può essere allora una definizione del cyber sex?

Risposta
Una non definizione di cyber sex è sicuramente sesso virtuale. Il cyber sex è piuttosto il rapporto tra la sessualità, il parlare, il comunicare di sesso attraverso le nuove tecnologie di comunicazione mettendosi in rapporto appunto tra il proprio sé esistente e i desideri di essere o vivere altri tipi di sessualità. Diciamo che nell'opinione comune cyber sex, può essere considerato chiacchierare di sesso cercando nuovi partner, oppure creare degli immaginari di sessualità virtuale eccitandosi come se si stesse leggendo un libro erotico, però in forma interattiva con un altro partner. Cyber sex è spesso e volentieri è anche una sorta di gioco sul cyber gender, ovvero l'atto di ridefinirsi rispetto alla propria identità di genere e al rapporto che c'è tra la propria sessualità e la propria identità di genere. La mia grande attrazione nei confronti del concetto di cyber sex è nata quando entrai per la primissima volta in una messaggeria in videotel, perché le BBS allora erano tutte monoutente e quindi era molto difficile poter avere dei dialoghi in tempo reale. C'era una messaggeria dove c'erano i messaggi che ruotavano, però ogni due minuti c'era un rinfresco in cui le persone erano collegate allo stesso tempo. Entrai con lo pseudonimo di Chaka-Khan, una cantante che io amo particolarmente, e mi accorsi che le persone che parlavano con me, anche se io non avevo fatto nessun discorso orientato rispetto al gender, immediatamente assunsero che io ero una donna. Questo atteggiamento mi fece pensare improvvisamente che io potevo sperimentarmi, rispetto al fatto di avere un gender diverso, che potevo cominciare a vedere che cosa succedeva se invece mi fossi proposta davvero come donna. Alla fine questa esperienza è stata un percorso di accompagnamento alla mia transizione. Ho scoperto che per moltissime persone che hanno fatto una transizione di tipo transessuale, il fatto di esplorare un nuovo gender nel cyber spazio, facendo questi giochi di creazione di un'alterazione del sé in cui ci si presenta in un altro modo, erano diventati assolutamente essenziali proprio per la loro transizione. Per infrangere un altro degli stereotipi classici che è quello di chiedersi come mai tanti uomini si fingano donne e come mai tante donne si fingano uomini si Internet, il problema non è fingersi, il problema è sperimentarsi, sperimentarsi con una identità diversa proprio per vedere che cosa succede, per vedere se è ipotizzabile un percorso di questo tipo. Allo stesso modo, ritornando alla sessualità, il punto cruciale del cyber sex non è tanto ricercare partners al di fuori della coppia, del ménage familiare, ma riuscire ad avere un contatto con persone interessate a forme di sessualità non tradizionale, non binaria, non sancita all'interno delle dinamiche eterosessuali riproduttive tradizionali. Quando si è all'interno invece di un percorso in cui si esplora ad esempio il proprio feticismo, le proprie dimensioni di sadomasochismo, la propria volontà di sperimentare, con un percorso di attrazione same-sex, omosessuale lesbico, significa fare piccoli passi in cui non ci sia un impatto immediato ma in cui il percorso di accettazione di certe cose sia graduale. Nelle pratiche sessuali estreme, ad esempio, se una persona è interessata a queste pratiche e cerca di contattarne altre in un locale pubblico, in una discoteca, in un rapporto vis-à-vis riceve, da un'altra persona, quasi sicuramente una risposta negativa immediata, proprio perché si tratta di pratiche troppo aggressive. Nel cyber spazio, in una dinamica di cyber sex, questa ipotesi è invece concepibile, il che non significa che debba succedere nella vita reale ma che la mente, proprio perché non c'è un pericolo concreto che certe cose diventino inevitabili, lascia aperta la possibilità dell'ipotesi. Questo significa innescare un processo di apertura mentale, di possibilità di vivere la sessualità in modo diverso. E allora a quel punto più si va avanti con l'esplorazione, più si va avanti con il gioco virtuale del cyber sex, più si mette in relazione il proprio processo desiderante della vita di tutti i giorni nel mondo reale con la possibilità di dinamiche nuove. Quindi cyber sex è un momento di esplorazione delle proprie pulsioni, soprattutto delle pulsioni rimosse o delle pulsioni che consapevolmente sono viste come pulsioni impraticabili che trovando un confronto nel cyberspazio, si aprono e si rendono possibili anche nel mondo reale. Il cyber sex è un momento di preparazione, di apertura dei propri processi cognitivi per arrivare a sperimentarsi maggiormente nel sesso reale, nella vita reale e quindi allargare la propria sfera esperienziale nella vita di tutti i giorni. È proprio il laboratorio virtuale, ancora una volta, dove si provano soluzioni alchemiche diverse e poi le si vanno a sperimentare in concreto nel mondo reale.

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