INTERVISTA:
Domanda 1
Qual è l'identità sessuale in cui si riconosce Helena Velena?
Risposta
Sono una donna transessuale nata come maschio ma "transizionata" in una donna
che si riconosce in un percorso filosofico transgender. Questo significa fondamentalmente
che ho, sia nella mia esperienza di vita diretta sia nel mio pensiero, negato l'ipotesi di
una logica sessuale binaria. Rifiuto cioè l'idea che ci debba essere un legame molto
preciso tra i genitali, quindi il maschile e il femminile e l'identità di genere, quindi
uomo e donna, e la preferenza sessuale, cioè eterosessuale ed omosessuale. Quello che io
penso è che invece la totalità e l'unicità di una persona debba nascere dal coagulo
alchemico di tutte le infinite sfumature di possibilità che ognuna di queste variabili
incrociandosi insieme determina, e quindi creando quello che in un pensiero
"anarcolibertario" che sta alla base del sentire transgender, rappresenti
appunto l'unicità di ogni individuo che non è più ascrivibile ad un gruppo sessuale
omogeneo binario ben definito ma che è la sintesi di tutte queste possibilità.
Domanda 2
Secondo il filosofo Michael Foucault il genere è l'insieme degli effetti prodotti nei
corpi, nei comportamenti e nelle relazioni sociali dallo spiegamento di una complesso
apparato tecnologico e politico. È d'accordo con questa impostazione?
Risposta
Tendenzialmente sì e in realtà credo che sia un'impostazione molto meno complessa di
quel che si crede perché è diffusa nella quotidianità ed in un pensiero che sta
perdendo le sue basi politiche e le sue basi ideologiche di controllo sociale legato alla
differenziazione e alla stratificazione di classe. La differenziazione del gender si rifà
ancora una volta all'idea che esista una classe di dominanti e una classe di dominati che
poi diventano ovviamente bianchi e neri, uomini e donne e così via. La conformazione
sociale contemporanea è complessa, ma nel dispiegarsi di una visione ormai multietnica
"inquinata" in senso positivo, cioè moltiplicata di suggestioni, di sensazioni,
di possibilità di essere e di esprimersi, questa complessità è un arricchimento
dell'esperienza e dell'esistenza. In realtà invece la tecnologia del controllo sociale è
molto netta e decisa ma la cosa più importante è che attualmente risulta completamente
antistorica e non è più nemmeno funzionale alle necessità del controllo politico ed
economico.
Domanda 3
All'interno delle principali teorie di approccio femminista alla tecnologia come si
colloca il concetto di genere e, in particolare, quello di transgender?
Risposta
La mia visione in realtà fa più riferimento ad un ambito teorico cyber femminista. La
parola cyber femminista in se stessa, cioè il fatto di mettere insieme a un percorso
femminista, che è un percorso sociale esistenzialista, con l'idea del cyber, cioè con
l'uso della tecnologia, rappresenta appunto una sintesi in cui la tecnologia non è più
una cosa maschile ma non è neppure una cosa neutra; è invece una cosa di cui ci si può
impossessare e quindi può essere utilizzata come strumento di liberazione. E non è un
caso che anche l'emergere della figura del transessuale, prima ancora della figura
transgender, sia legata alle innovazioni tecnologiche in campo medico e chirurgico, in
campo ormonale e di chirurgia di ricostruzione genitale. Il punto cruciale è che proprio
la tecnologia, e penso alle biotecnologie, ad esempio, che sono tecnologie sul corpo, è
un momento di modificazione del reale, ma soprattutto un momento di distruzione dell'idea
dell'obbligatorietà storica del naturale. Una volta che noi rompiamo quest'idea
millenaria che esiste un percorso della natura immodificabile, è come se la tecnologia si
sostituisse, in un certo senso, ad un dio maschio diventando una dea. Utilizzo questo
gioco di parole non perché la dea sia femminile ma perché rappresenta un momento nuovo
di creazione di possibilità. E queste possibilità, se si pongono come contraddizione
alla naturalità, cioè al controllo millenario naturale, sono di per se stesse
rivoluzionarie e quindi costituiscono uno strumento di evoluzione per tutti i gruppi
sociali, i gruppi etnici, i gruppi culturali, e quindi anche per le persone che si
definiscono all'interno di una dinamica transgender e per le donne nella loro totalità.
Io vedo la tecnologia come una cosa né maschile, né femminile, ma nemmeno neutra,
perché neutra è una cosa desessualizzata e soprattutto tolta da una dinamica del gender.
La tecnologia, e quindi la scienza tutta, l'avanzamento scientifico, si pone l'idea di
mettere in dubbio la millenarietà dello status quo naturale e diventa uno strumento
utilizzabile per tutte quelle che sono state, fino ad oggi, delle marginalità sociali,
per tutte le aree che hanno subito l'oppressione di un controllo sociale discriminante e
che, improvvisamente, si trovano a disposizione uno strumento potentissimo per affermare
l'idea della molteplicità dell'esistente, della molteplicità del reale, delle
possibilità dei modi di essere e dei modi di esprimersi.
Domanda 4
Quindi la tecnologia può superare la distinzione tra natura e cultura, cioè riesce in
qualche modo a rielaborare queste due categorie?
Risposta
La tecnologia propone una nuova visione, un nuovo modo di essere. Anche le teorie più
propriamente cyber femministe, in particolare le teorie di Donna Haraway, dimostrano come
anche l'idea della donna che è sempre stata storicamente alla naturalità, alla
maternità, può invece concepire, sia a livello fisiologico ma soprattutto, e questo è
importante, a livello mentale e celebrale una commistione di umano e di tecnologico
perché questo significa porsi come un nuovo soggetto sociale nella società in cui stiamo
vivendo adesso, che è la società dell'informazione diffusa e della moltiplicazione non
solo dei saperi ma anche degli approcci di trasformazione alla realtà che sono
determinati appunto dall'agire sui mezzi di comunicazione e quindi sulle nuove tecnologie
di comunicazione. Questo significa che tutti quelli che erano i percorsi sull'identità e
soprattutto sul gender femminile fino ad oggi necessitano di essere modificati. Le donne e
tutte le persone che effettuano una transizione che esce da una logica maschile binaria e
patriarcale hanno appunto bisogno di esprimersi in funzione del fatto che sono in sintonia
con questa mutazione sociale. È per questo che sostengo che il tipo di controllo che si
basa sulla suddivisione sociale è antistorico, perché è quello che non è più in
sintonia con la nuova, caotica mutazione sociale del mondo in cui viviamo.
Domanda 5
Qual è il rapporto tra Internet e questo nuovo modo di concepire l'identità?
Risposta
In un libro che ho pubblicato recentemente che si intitola "Dal cyber sex al
transgender" parlo proprio nello specifico dell'utilizzo delle nuove tecnologie di
comunicazione di Internet per andare a ridefinire la propria identità di genere, ma
soprattutto la propria volontà di uscire fuori da una logica sessuale binaria. Per un
sacco di persone, in questo caso ancora una volta donne, persone che hanno rifiutato di
stare all'interno della logica binaria, l'utilizzo di Internet ha significato potersi
confrontare e poter verificare l'esistenza di altri al di fuori di sé. Il problema
fondamentale, in questo caso, è sempre quello di sentirsi persone uniche, tagliate fuori
completamente, come se il proprio conflitto fosse determinato da una normalità psichica,
culturale, da una marginalità. Il fatto di poter scoprire che ci sono tutta una serie di
altre persone che si sono volutamente messe in crisi, volutamente messe in contraddizione
con le aspettative che la società e questi rimasugli di sistema di controllo sociale
hanno nei loro confronti, lo scoprire che esistono altri, che esiste un pulsare comune,
rappresenta una delle grandi forze della tecnologia di comunicazione e di Internet. La
possibilità di scoprire delle altre persone, delle risorse, degli strumenti di lavoro
insieme, comprende anche la possibilità di fare addirittura una sorta di psicoanalisi
alternativa non verticistica, dove non c'è l'analista e il paziente ma dove le persone,
che stanno sullo stesso piano, si scambiano le proprie esperienze, crescono insieme ed
elaborano un percorso di uscita da questa dimensione binaria. Prima che nascesse Internet
questo era un processo difficoltosissimo e dolorosissimo; la telematica, invece, permette
veramente di abbreviare incredibilmente i tempi e quindi di accelerare quello che è il
processo di rinascita ad una vita più bella che sia meno determinata dalle convenzioni
sociali, dai meccanismi del controllo, e che lasci la libertà di essere quello che si
vuole essere piuttosto che quello che si è costretti ad essere.
Domanda 6
Passando alla realtà virtuale, i MUD sono ambienti virtuali di gioco all'interno dei
quali la gente può incontrarsi, giocare e socializzare. L'interazione sociale che avviene
nei MUD è però quasi sempre mediata dall'anonimato oppure ci si conosce benissimo ma
appunto con i propri io virtuali. Che conseguenze psicologiche può avere l'anonimato sul
comportamento delle persone che si incontrano in Rete?
Risposta
In questo caso credo che l'anonimato nei MUD giochi un ruolo negativo. Personalmente sono
molto affascinata dalle basse e dalle bassissime tecnologie perché interagiscono molto di
più con il quotidiano delle persone. Antesignani dei MUD ma ancora molto diffusi sono i
giochi di ruolo, cioè situazioni in cui le persone sono presenti fisicamente in uno
stesso spazio e dove però si crea una realtà parallela. I più diffusi sono i Dungeons
and Dragons, però ce ne sono di mille tipi soprattutto in ambito cyberpunk, tecnologico,
o in ambienti in cui vengono ricostruiti percorsi della realtà. In questo caso si creano
dei meccanismi ancor più interessanti. Nell'ipotesi in cui una persona, e questa è una
cosa che mi è stata raccontata da alcune amiche che giocano ai giochi di ruolo, cambia
identità di genere in un contesto in cui le persone sono faccia a faccia, la situazione
costringe gli altri giocatori e le altre giocatrici a doversi rapportare in modo ancora
più netto nei confronti delle diversità. L'avere a che fare con una persona che,
nonostante le apparenze, in quel momento ha un ruolo rovesciato è un forzare le cose ma
anche un costringere ancora una volta ad una velocificazione del processo di accettazione
delle differenze. Purtroppo l'identità è una cosa che è molto radicata. È come se noi
avessimo immagazzinato nel database della nostra mente tutta una serie di caratteristiche
che riconosciamo visualmente in termini di gestualità, di espressioni vocali, di voce, e
attraverso quelle definiamo l'identità di genere di una persona. In un ambito virtuale
invece ci basiamo solamente sui comportamenti proposti, si è costretti a cancellare
questo rapporto di interpretazione diretta del codice che vige nella realtà, cioè voce
di un certo tipo uguale maschile, voce di un certo tipo uguale femminile; è molto più
interessante nel processo di decostruzione dei percorsi della logica binaria ed è molto
più utile proprio per aprirsi ad una visione a trecentosessanta gradi dell'esistente.
Domanda 7
Dal punto di vista delle relazioni con gli altri, la possibilità di acquistare più
identità a che cosa porta secondo lei? Può esserci, per esempio, un rischio di
deresponsabilizzazione nelle scelte legate ad una relazione sociale?
Risposta
Tutte le persone che si sono abituate a navigare in momenti di socializzazione nel cyber
spazio, dai MUD alle chat, dopo un po' si sono resi conto di avere, come processo
naturale, delle multiple personalità. Però hanno scoperto che queste personalità
multiple in realtà le avevano anche nella vita reale di tutti i giorni, cioè sono quelli
che noi chiamiamo stati d'animo, momenti di emozionalità, che lì vengono definiti come
momenti separati e spesso collegati appunto a delle identità. Il punto cruciale è che
tutte le persone sono multiple, in un certo qual modo. Se, ad esempio, andremo a vedere un
concerto in un centro sociale, avremo un certo abbigliamento, un certo atteggiamento,
oppure potremmo anche volerlo rovesciare per spezzare certi stereotipi. Se invece andiamo
alla presentazione di un libro, in un ambito molto più mondano, molto più borghese,
utilizzeremo dei codici comportamentali diversi. Questo significa avere una molteplicità
percettiva di quello che noi siamo e questo è un elemento esiste nelle persone. Anche la
presa di coscienza della molteplicità del proprio modo di rapportarsi con il reale, con
l'immaginario, di "intimizzare" linguaggi diversi, ancora una volta destruttura
completamente l'idea che esistano delle logiche binarie. Questa ancora una volta, è una
dimostrazione che il mondo è molteplice, che l'esistenza di una persona è il trasmettere
un arcobaleno di colori e non una univocità che è data appunto dalla necessità, ormai
superata, che ad una data struttura biologica genitale debba corrispondere, solo ed
esclusivamente, un dato comportamento. Per essere molto più banale ed esplicita, cade
l'idea ad esempio che la personalità espressa da una donna debba essere di un certo tipo
e con certe caratteristiche, quindi per esempio più spirituale, più emozionale, più
remissiva, più sensibile e quella di un uomo sia legata alla passionalità, alla
determinazione, alla forza, all'energia. Il fatto di scoprire, anche tramite questi
meccanismi, che queste caratteristiche sono proprie indistintamente di una persona con un
corpo biologico maschile o con un corpo biologico femminile o, addirittura, con un corpo
biologico intersessuato dimostra che la totalità dell'esistente è già in termini di
transgender, e quindi transgender è semplicemente un'interpretazione del reale che mette
in luce quelle che sono le dinamiche di rottura dei codici binari, che sono codici appunto
di controllo sociale.
Domanda 8
Nelle comunità virtuali in Rete a volte assistiamo anche a degli episodi di molestie, o
delle volte anche di vera o propria violenza verbale fino ad arrivare allo stupro
virtuale. Cosa ne pensa?
Risposta
Questo è un discorso delicato. Molte persone che hanno cominciato ad utilizzare la
telematica diversi anni fa erano in una sorta di aristocrazia dello stato di natura, cioè
in una situazione in cui chi viaggiava nel cyberspazio era alla ricerca di nuove forme di
organizzazione sociale e comunitaria. Adesso invece l'irruzione nella Rete di strati di
tutti i tipi della popolazione, di persone soprattutto non alfabetizzate, non tanto
telematicamente quanto ad un percorso appunto di apertura politica sensoriale
dell'utilizzo dei mezzi, fa sì che vengano replicate nel cyberspazio tutte le stesse
dinamiche negative della quotidianità. In realtà i MUD ma soprattutto le chat, con il
passare del tempo dimostrano la richiesta di meccanismi autoritari, la richiesta per
esempio nelle chat dell'operator, di quello che fa un po' il poliziotto della situazioni,
punisce quelli che si comportano male, premia quelli che si comportano bene. Questi in
realtà sono processi involutivi, deleteri, e sono determinati dal fatto che ci sono due
tendenze nell'utilizzo della Rete che non si sono ancora amalgamate. C'è chi ha fatto
percorsi di pionierismo, di apertura di nuove forme di comunicazione e non è ancora
riuscito a comunicare sufficientemente queste cose alle persone che partendo spesso da una
prospettiva, e magari rischierò di sembrare un po' retorica e di parte, che definirei
maschile, da maschio bianco eterosessuale, patriarcale e quindi di imporre una certa
logica del controllo della dinamica di potere all'interno della Rete. Uno dei fenomeni
più deleteri che vedo è quello che io chiamo del "cyber poliziotto spontaneo",
cioè della persona che decide di far rispettare delle regole in una situazione in cui
invece il confronto quotidiano continua lo stesso a proporre nuove metodologie
organizzative. È proprio per questo che recentemente ho creato una mailing list che si
chiama nihil che in latino significa nulla, ed il titolo è volutamente provocatorio.
Alcuni hanno definito questa mailing list una lista di "spamming creativo", dove
cioè vengono introdotti forzatamente, senza che venga richiesta l'autorizzazione,
messaggi che riguardano cose assolutamente folli, prive di senso oppure al contrario cose
estremamente importanti come, per esempio, tutti i comunicati sulla guerra in corso in
questo periodo. La fusione tra queste cose, cioè tra discorsi estremamente seri e follie
totali, tra discorsi rigorosi e discorsi totalmente destrutturati, costringe le persone a
mettere in discussione la necessità di moderare, di definire, di richiudere, di
riprodurre tutti i meccanismi del mondo reale. L'idea che il flusso comunicativo possa
essere un elemento che ogni volta che viene ricevuto è reinterpretato e destrutturato, è
come un'esperienza di diffusione della pratica situazionista fatta senza fare politica ma
appunto lavorando direttamente sull'oggetto in se stesso, e quindi utilizzando il caos, la
defragrazione totale dei codici comunicativi per proporre una visione di liberazione dalle
pratiche autoritarie che molte persone, e in realtà anche chi ha iniziato tanto tempo fa
a navigare in Rete, continuano a portarsi dietro. Possiamo avere la possibilità di
trovare veramente questo laboratorio virtuale nel cyberspazio dove si sperimentino nuovi
modi di essere ma soprattutto un nuovo modo di interagire socialmente. In termini politici
questo è molto importante perché la politica tradizionale, la politica intesa come
organizzazione di partito, come politica di piattaforma è completamente in crisi ed è
necessario trovare una socialità di intenti, di idee, di percorsi, che nasca proprio
dalla capacità di criticare percorsi ideologici e che diventi invece una scelta
individuale di, e qui utilizzo una parola sinistrese, azione diretta sulla comunicazione.
Domanda 9
Helena Velena ha un suo io virtuale?
Risposta
Ho cominciato ad averne uno le prime volte che viaggiavo nelle BBS e nel cyberspazio. La
molteplicità delle personalità virtuali è in realtà l'allargamento di ciò che si è
veramente. Io credo di essere molto di più Helena Velena in Rete di quanto lo possa
essere nel mondo reale perché ogni frammento diverso di comunicazione viene rapportato
rispetto a l mio io virtuale e non più al fatto che ho un corpo e che un incontro nel
mondo reale sia legato a tutta una serie di altri elementi di mediazione. Il fatto che ci
sia una deprivazione sensoriale e che il linguaggio sia veramente e solamente la
comunicazione, cioè un gioco di domande e di risposte dove non c'è un'interpretazione
strutturale ma dove a data domanda sussegue realmente una precisa risposta, permette di
essere molto di più se stessi. Credo che anche la psicoanalisi avrà bisogno di capire
molto di più il potenziale della comunicazione virtuale. È quasi come se noi ci
riportassimo alla logica delle intelligenze artificiali che non sono in grado di cogliere
i sottintesi, i cambiamenti di espressione della voce, e quindi bisogna necessariamente
basarsi esclusivamente sulla comunicazione pura. D'altro canto trovo sia fondamentale
anche vivere nel mondo reale ed interagire. La modificazione che la telematica ha
apportato è proprio quella di integrazione, di allargamento e di moltiplicazione, per cui
è come se noi avessimo due piani diversi, uno è la dimensione reale dove riusciamo a
vivere le nostre sensorialità e le nostre emozionalità, rivendicare anche la nostra
capacità di stare male, soffrire, sbagliare, senza vivere questa condizione come un
difetto ma come un momento di arricchimento di sé e dall'altra l'ambito virtuale che è
quello della purezza comunicativa, della purezza diretta della comunicazione che è il
momento in cui si sfrondano completamente tutta una serie di altre dinamiche comunicative.
Pensiamo all'utilizzo delle web cam. Dopo un momento di grande moda, un anno o due fa,
l'uso è in realtà crollato e si è ritornati ad un grandissimo utilizzo delle mailing
list, della posta elettronica, delle chat, cioè della comunicazione deprivata
sensorialmente dove c'è la parola pura che comunica.
Domanda 10
Quale può essere allora una definizione del cyber sex?
Risposta
Una non definizione di cyber sex è sicuramente sesso virtuale. Il cyber sex è piuttosto
il rapporto tra la sessualità, il parlare, il comunicare di sesso attraverso le nuove
tecnologie di comunicazione mettendosi in rapporto appunto tra il proprio sé esistente e
i desideri di essere o vivere altri tipi di sessualità. Diciamo che nell'opinione comune
cyber sex, può essere considerato chiacchierare di sesso cercando nuovi partner, oppure
creare degli immaginari di sessualità virtuale eccitandosi come se si stesse leggendo un
libro erotico, però in forma interattiva con un altro partner. Cyber sex è spesso e
volentieri è anche una sorta di gioco sul cyber gender, ovvero l'atto di ridefinirsi
rispetto alla propria identità di genere e al rapporto che c'è tra la propria
sessualità e la propria identità di genere. La mia grande attrazione nei confronti del
concetto di cyber sex è nata quando entrai per la primissima volta in una messaggeria in
videotel, perché le BBS allora erano tutte monoutente e quindi era molto difficile poter
avere dei dialoghi in tempo reale. C'era una messaggeria dove c'erano i messaggi che
ruotavano, però ogni due minuti c'era un rinfresco in cui le persone erano collegate allo
stesso tempo. Entrai con lo pseudonimo di Chaka-Khan, una cantante che io amo
particolarmente, e mi accorsi che le persone che parlavano con me, anche se io non avevo
fatto nessun discorso orientato rispetto al gender, immediatamente assunsero che io ero
una donna. Questo atteggiamento mi fece pensare improvvisamente che io potevo
sperimentarmi, rispetto al fatto di avere un gender diverso, che potevo cominciare a
vedere che cosa succedeva se invece mi fossi proposta davvero come donna. Alla fine questa
esperienza è stata un percorso di accompagnamento alla mia transizione. Ho scoperto che
per moltissime persone che hanno fatto una transizione di tipo transessuale, il fatto di
esplorare un nuovo gender nel cyber spazio, facendo questi giochi di creazione di
un'alterazione del sé in cui ci si presenta in un altro modo, erano diventati
assolutamente essenziali proprio per la loro transizione. Per infrangere un altro degli
stereotipi classici che è quello di chiedersi come mai tanti uomini si fingano donne e
come mai tante donne si fingano uomini si Internet, il problema non è fingersi, il
problema è sperimentarsi, sperimentarsi con una identità diversa proprio per vedere che
cosa succede, per vedere se è ipotizzabile un percorso di questo tipo. Allo stesso modo,
ritornando alla sessualità, il punto cruciale del cyber sex non è tanto ricercare
partners al di fuori della coppia, del ménage familiare, ma riuscire ad avere un contatto
con persone interessate a forme di sessualità non tradizionale, non binaria, non sancita
all'interno delle dinamiche eterosessuali riproduttive tradizionali. Quando si è
all'interno invece di un percorso in cui si esplora ad esempio il proprio feticismo, le
proprie dimensioni di sadomasochismo, la propria volontà di sperimentare, con un percorso
di attrazione same-sex, omosessuale lesbico, significa fare piccoli passi in cui non ci
sia un impatto immediato ma in cui il percorso di accettazione di certe cose sia graduale.
Nelle pratiche sessuali estreme, ad esempio, se una persona è interessata a queste
pratiche e cerca di contattarne altre in un locale pubblico, in una discoteca, in un
rapporto vis-à-vis riceve, da un'altra persona, quasi sicuramente una risposta negativa
immediata, proprio perché si tratta di pratiche troppo aggressive. Nel cyber spazio, in
una dinamica di cyber sex, questa ipotesi è invece concepibile, il che non significa che
debba succedere nella vita reale ma che la mente, proprio perché non c'è un pericolo
concreto che certe cose diventino inevitabili, lascia aperta la possibilità dell'ipotesi.
Questo significa innescare un processo di apertura mentale, di possibilità di vivere la
sessualità in modo diverso. E allora a quel punto più si va avanti con l'esplorazione,
più si va avanti con il gioco virtuale del cyber sex, più si mette in relazione il
proprio processo desiderante della vita di tutti i giorni nel mondo reale con la
possibilità di dinamiche nuove. Quindi cyber sex è un momento di esplorazione delle
proprie pulsioni, soprattutto delle pulsioni rimosse o delle pulsioni che consapevolmente
sono viste come pulsioni impraticabili che trovando un confronto nel cyberspazio, si
aprono e si rendono possibili anche nel mondo reale. Il cyber sex è un momento di
preparazione, di apertura dei propri processi cognitivi per arrivare a sperimentarsi
maggiormente nel sesso reale, nella vita reale e quindi allargare la propria sfera
esperienziale nella vita di tutti i giorni. È proprio il laboratorio virtuale, ancora una
volta, dove si provano soluzioni alchemiche diverse e poi le si vanno a sperimentare in
concreto nel mondo reale.
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