INTERVISTA:
Domanda 1
Qual è la sua personale sensazione rispetto al cinema digitale?
Risposta
Conosco ancora poco il cinema digitale, ma direi che, come autori cinematografici, non
possiamo che essere soddisfatti dell'esistenza di qualche cosa che ci mette di fronte al
nostro lavoro offrendoci una libertà simile a quella che possiede uno scrittore di fronte
ad una pagina bianca, o un compositore di fronte allo spartito. In che senso? Noi si
scrive, in una sceneggiatura, una scena: "la bambina corre in mezzo alla spiaggia, ci
sono delle dune con dei gigli, poi il cielo diventa scuro, corre ancora, comincia a
piovere..." Tutto questo è facile da scrivere nel copione; terminato di scrivere il
copione, però, cominciano i problemi: bisogna trovare quei posti immaginati dallo
sceneggiatore e dal regista, o, quantomeno, cercare qualcosa che sia un'approssimazione
convincente dell'idea. Non sempre ci si riesce e non sempre si arriva ad una certa
approssimazione. Oggi, attraverso l'immagine sintetica, il regista si trova nella stessa
condizione dello scrittore: può dare dei comandi al computer ed ottenere ciò che ha
chiesto. Sarebbe, quindi, soltanto entusiasmante? No. Infatti, tre anni fa, a Venezia,
abbiamo tenuto un convegno che si intitolava "Nuove tecnologie pro e contro".
Perché pro e contro? Perché si tratta di una delle possibilità offerte dalla
digitalizzazione; non c'è tempo, certo, per enumerarle tutte, ma le nuove tecnologie
offrono anche delle possibilità fortissime -io dico purtroppo- di effetti speciali,
superspeciali, sensazionali, di quelli che ti lasciano a bocca aperta. Questo è il
pericolo. Perché queste nuove tecnologie non arrivano in un ambiente neutro o in un
ambiente asettico, bensì in un ambiente che è dominato da certe lobby finanziarie, dalle
Major Company americane, le quali, evidentemente -già lo stanno facendo-, spingeranno il
cinema tutto in questa direzione: quella del lasciare a bocca aperta lo spettatore
raccontando, con effetti sempre più speciali, il nulla mentale.
Domanda 2
Banalizzazione?
Risposta
Ciò allontana il cinema dalla nobilissima funzione e disposizione iniziale, in base alla
quale il cinema deve essere vicino all'uomo, dentro all'uomo, deve parlare dell'uomo e non
parlare del nulla: questo è il pericolo. Poiché i soldi ed i mezzi sono quelli che sono,
che spazio avrà il cinema quando le Major Company e le lobby finanziarie spingeranno
verso questo tipo di colossi da cento miliardi l'uno, con tutti questi effetti? Che spazio
resterà per i film che hanno arricchito l'umanità dal punto di vista culturale (per
citare degli esempi italiani: "Paisà", "Umberto D", "Ladri di
biciclette")? Niente. Ecco la ragione per la quale io incollerei sulle nuove
tecnologie l'etichetta che in farmacia si incolla per medicine preziose e utilissime da
usarsi sotto il controllo del medico. Chi sarebbe il medico, in questo caso? Gli autori.
Tre anni fa, sotto l'egida della mostra di Venezia, in una grandissima assise
internazionale dove erano presenti venti premi Oscar, tutti i vincitori di Cannes, gli
autori si sono riuniti dietro nostra sollecitazione, ed hanno dato vita all'unione
mondiale degli autori. Uno degli scopi dell'incontro era quello di difendere questo nostro
mestiere affinché non degeneri in qualcos'altro. Voi avete modo di vedere, tutti i
giorni, sugli schermi, film sempre più infantili, ripetitivi, standardizzati, con
macchine che si rovesciano, pistolettate, cazzotti. Ma poi, che cosa raccontano? Che cosa
dicono? In cosa arricchiscono l'umanità? In cosa la interessano e la emozionano
profondamente? E' una visione, una fruizione di passatempo, purtroppo, pericolosa per la
salute mentale della gente.
Domanda 3
Ma non pensa che questo fenomeno dell'esagerazione e anche del voler assolutamente colpire
con questi effetti speciali sia dovuto ad una sorta di stadio iniziale dell'uso delle
tecnologie? Un approccio più maturo potrebbe, forse, portare alla creazione di linguaggi
più artistici?
Risposta
Io vorrei essere ottimista come lei. Ma è probabile che, una volta partiti in questa
direzione, sarà difficile ritornare indietro. Esiste un elemento pericolosissimo, quello
per cui i film americani hanno successo molto più di quanto non meriterebbero, tranne
quei cinque o sei autori che vogliamo continuare a vedere. Ma il film medio americano,
che, tra l'altro, non arriva neanche nella provincia americana, qui, invece, arriva, e
toglie tutti gli spazi agli autori italiani. Perché? Perché si crea un gusto indotto, e
questo gusto è abituato ai ritmi, agli stilemi americani e alle facce degli attori
americani; e, quindi, il cinema che si allontana, non avrà più cittadinanza. Per ora, è
una questione di costi. Poi, con la macchina "schiacciasassi" di penetrazione e
di distribuzione americana, che ha settant'anni di vantaggio su di noi, ci impongono i
film facendoli vedere continuamente, e abituando la gente; è come se si mangiasse una
minestra salata o troppo salata per un anno. Quando, poi, si mangerà una minestra
normale, si dirà: ma cos'è questa schifezza? Questo è il problema vero! Questo rende
ridicole le idee liberiste e astratte. Il liberismo ha offerto prodotti straordinari in
tanti campi, ma, nel cinema, è un errore. Quest'invasione è dovuta ad una sproporzione
clamorosa dei mezzi di distribuzione. Quindi, un film mediocre americano, trova il
pubblico abituato a questo tipo di film, ed è pronto a digerirlo.
Domanda 4
Questo è, essenzialmente, un problema di marketing, di pubblicità, e, se vogliamo, di
condizionamento del pubblico; ma ciò non toglie che si possano usare le nuove tecnologie
per delle ricostruzioni di ambienti, o, com'è stato fatto già in alcuni film, per
ritrovare personaggi storici che possono avere il supporto di alcuni interventi creati con
le nuove tecnologie, e farli rivivere anche all'interno di film.
Risposta
All'inizio di questa nostra intervista io ho, infatti, affermato, che noi dobbiamo essere
entusiasti dell'esistenza di nuovi strumenti tecnologici, ma guardinghi. Entusiasti
perché permettono di sperimentare. Comunque, adesso, i costi per l'Europa sono ancora
troppo alti; col tempo diventeranno accettabili. Esiste, però, quel pericolo di cui
parlavo prima: i film non arrivano in un ambiente neutro, ma in un ambiente in cui il
gusto è dominato. Bisogna vedere come viene realizzato il rapporto di forze, cosa succede
realmente con queste nuove tecnologie, con i mezzi -straordinari- americani. Io credo che
possa addirittura peggiorare la situazione almeno per un lungo periodo, a meno che le
autorità europee non seguano la politica che ha svolto la Francia finora salvando il
proprio cinema: quella di protezione, allo scopo di riavviare la macchina europea del
cinema.
Domanda 5
E non pensa che possano essere gli autori stessi ad impossessarsi delle nuove tecnologie
per usarle con maggiore significato?
Risposta
Ma certamente. Continuo a ripeterlo: noi siamo entusiasti della tecnologia, ci dà la
libertà che ha un autore di fronte alla pagina bianca. Però il cinema ha i piedi dentro
al denaro, e senza denaro non si produce nulla: non è come una poesia o come la pittura.
Chi non ha i mezzi non produce un certo tipo di cinema. Il problema si pone in questi
termini, non in altri. Se le nuove tecnologie venissero utilizzate solo per esprimere, in
direzione giusta, dei sentimenti e delle idee, sarebbe straordinario!
Domanda 6
Lei ha raccontato che la musica è l'elemento che la trasporta alla visione del film.
Fellini disegnava le scene con i suoi story board. Il computer multimediale che cosa può
offrire all'autore nel processo creativo? Può veramente permettere di fare un mini film
prima ancora che il film sia realizzato?
Risposta
Certamente le nuove tecnologie, soprattutto nei prossimi anni e forse mesi, si
diffonderanno in modo tale da rendere il nostro lavoro più agevole; così com'è stato
più agevole per i musicisti quando si è inventato il registratore: per realizzare le
idee musicali che nascevano dall'ispirazione del momento; magari, un musicista che non
sapeva scrivere la musica, fischiava davanti al magnetofono. E' chiaro che la
digitalizzazione faciliterà molto il nostro lavoro, però esistono dei pericoli di fronte
ai quali chiudere gli occhi è un errore.
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