INTERVISTA:
Domanda 1
Può spiegarci il lavoro che sta facendo con l'"affective computing"?
Risposta
L'affective computing è un tipo di computer che si mette in relazione, che influenza
deliberatamente le emozioni. Il nostro scopo è quello di rendere i computer capaci di
riconoscere le emozioni, di esprimerle, di comunicarle e di avere dei meccanismi interni
che siano emozionali. Ci prefiggiamo anche di dar loro la capacità tecnica di
un'intelligenza emozionale, in modo da renderli in grado di utilizzare le emozioni in modo
logico ed intelligente.
Domanda 2
Come si riconoscono le emozioni? Usate dei sensori?
Risposta
Ci sono molti modi per riconoscere le emozioni. Imitiamo entrambi i modi in cui gli esseri
umani le riconoscono, vale a dire guardando le espressioni del volto ed osservando i gesti
e la posizione, oppure ascoltando la voce. Siamo anche in grado di raccogliere alcune
altre informazioni grazie allo sviluppo dei computer indossabili; questi ultimi vengono
indossati come i vestiti; si tratta di sensori che vengono messi nelle scarpe, nei
gioielli, i quali possono essere usati come un computer normale, ma possono anche andare
in giro con la persona tanto da imparare a conoscerla. Dunque si tratta di computer che
stanno con la persona molto a lungo ed hanno, in tal modo, l'opportunità di imparare a
conoscerne le preferenze personali, i suoi valori ed i suoi obbiettivi.
Domanda 3
Se si possiede uno di questi computer lo si può usare come segretaria personale,
parlargli come ad un'assistente personale, come ad un essere umano?
Risposta
Si, esattamente. La metafora dell'assistente è molto interessante, è proprio ciò a cui
si sta pensando. Si tratta di costruire degli assistenti che siano attivi proprio come una
persona. Non si siedono ad aspettare che venga detto loro di fare il numero 1, 2, 3 di una
lista. Essi hanno un comportamento autonomo, cercano di imparare le preferenze di una
persona e con loro si crea una sorta di feed-back. Dunque, se fanno qualcosa che non è
gradita, per cui si esprime disappunto anche in modo sottile, essi dovrebbero essere in
grado di accorgersene e di adattare conseguentemente il loro comportamento. Per essere in
grado di fare tutto questo essi devono essere capaci di capire le manifestazioni di
piacere o di disappunto, di interesse o di confusione.
Domanda 4
Qual è la differenza tra uno di questi computer ed un essere umano?
Risposta
Al momento vi sono molte differenze tra di loro. La questione di quali differenze
esisteranno nei prossimi decenni è uno dei problemi sui quali i filosofi si stanno
dibattendo al momento. Certamente vi sono degli interessanti problemi etici e filosofici
collegati a queste macchine: se svilupperanno dei sistemi emozionali, accorderemo loro uno
status superiore? Minacceranno il nostro 'essere persone'? Questi sono problemi con i
quali ci confrontiamo al MIT. Infatti, vi sarà una conferenza questa primavera che si
occuperà dei problemi relativi alla personalità ed alla dignità umana, e verranno
invitati teologi e scienziati del computer per discutere della questione.
Domanda 5
Per comprendere il concetto, possiamo dire che questi computer sono come dei cloni?
Risposta
Ebbene, essi non sono dei cloni. Ma è interessante il fatto che, nonostante al momento
non abbiano delle emozioni, le persone già li trattano, fondamentalmente, allo stesso
modo di come trattano le altre persone. Il lavoro di Reeves al Nasa-Stanford ha
recentemente portato avanti l'idea dell'equazione del media, cioè che la gente tratta i
computer e anche la televisione, sotto molti aspetti, proprio come le altre persone.
Nonostante, dunque, essi non abbiano ancora delle emozioni e non li possano ancora
riconoscere, la gente li tratta come trattano le altre persone. Ciò che voglio dire è:
perché esprimere un'emozione ad un oggetto che non la può riconoscere, e perché farlo
ripetutamente quando si sa che non fa alcuna differenza? Ma il fatto che il computer possa
fare qualcosa di diverso e possa farlo in modo più intelligente, è questo che, basandoci
sull'equazione del media, noi ci aspettiamo che la gente apprezzi.
Domanda 6
Ma per molte persone è quasi impossibile riprodurre le emozioni su una macchina.
Risposta
Gli psicologi e i neurologi sanno che le emozioni sono sia cognitive che fisiche. Esse
coinvolgono sia i pensieri che le nostre sensazioni corporee. Perché un computer abbia
delle emozioni, deve possedere una serie di meccanismi che possano imitare i nostri
meccanismi corporei. Ma non gli è possibile avere coscienza delle sensazioni del corpo
allo stesso modo in cui ciò accade alle persone, in primo luogo perché non ha lo stesso
corpo dell'essere umano, poi perché non ha lo stesso tipo di ormoni e lo stesso tipo di
sensori e di sensazioni. Quando diciamo che una macchina ha delle emozioni, noi intendiamo
qualcosa di diverso, niente di simile alla nostra coscienza umana delle sensazioni
emotive. Ma credo che ci possa essere, in qualche modo, la possibilità di dare alla
macchina una sorta di consapevolezza del suo stato fisiologico, e queste potrebbero essere
chiamate emozioni nel modo più vicino possibile a quelle che chiamiamo emozioni umane.
Domanda 7
Questo affective computer che può capire l'umore di chi lo sta utilizzando, non pensa che
in futuro possa essere una sorta di schiavo dell'essere umano?
Risposta
Molti vedono già il computer come strumento, e non appena si umanizza viene fuori la
metafora dello schiavo. La metafora dell'agente, che è anch'essa una metafora per il
software, tende ad essere la metafora del cameriere più che dello schiavo, quella di un
essere autonomo che cerca di assistere qualcun altro. Man mano che queste entità del
software e dell'hardware acquistano i loro meccanismi emozionali, possiamo considerarli,
in qualche modo, come degli animali. Potremmo essere inclini ad accordar loro uno status
leggermente più elevato; diventa un po' un dilemma. Si può dare ad un essere emozionale
lo status di schiavo o lo si deve elevare a quello di cameriere, che è senz'altro una
metafora più gradevole, dal momento che siamo anti-schiavisti. Dovrebbero avere più
diritti? Questa è di sicuro una questione molto interessante.
Domanda 8
In quale campo pensa che questo studio nel futuro sarà utile?
Risposta
Nelle cose pratiche. Alcune cose sembrano fantascienza in questo momento - ed alcune lo
sono - ma molto è già realtà. Vi sono molti strumenti che verranno fuori nel futuro
più prossimo che sono già delle applicazioni pratiche. Per esempio, abbiamo costruito
degli occhiali che possono sentire se i muscoli intorno all'occhio si muovono, e che
cercano di riconoscere se vi è un'espressione di confusione, come l'aggrottarsi delle
sopracciglia, o di interesse, come il sollevamento delle sopracciglia. L'informazione di
quel segnale è molto interessante in situazioni di apprendimento a distanza, laddove gli
studenti non si trovano nella stessa stanza del professore. Abbiamo già dei prototipi
funzionanti che sono molto utili.
Domanda 9
Sono molto costosi? Oppure pensa che nel futuro tutti potranno avere un affective computer
sulla propria scrivania?
Risposta
Penso che l'apparecchio che si trova sulla nostra scrivania cambierà radicalmente, e
vedremo che molti oggetti - penne, matite - acquisiranno delle capacità computazionali
senza somigliare in alcun modo ai nostri attuali computer. Alcuni di questi strumenti non
avranno capacità emozionali, mentre altri, invece, avranno le emozioni più elaborate. Ne
avremo una gamma completa, a partire dalle emozioni degli insetti più semplici che
possono manifestare la volontà di volare o di combattere, fino ad arrivare al sofisticato
repertorio delle emozioni umane. Avremo un'intera gamma di capacità emozionali e tanti
strumenti diversi sulla nostra scrivania, e non solo la scatola che attualmente vediamo.
Domanda 10
Crede che nel futuro il computer sarà come un essere umano?
Risposta
No, non penso che i computer saranno come gli esseri umani. Molti scienziati del computer
dicono che si evolveranno fino a diventare più brillanti delle persone. Certamente
avranno delle abilità migliori delle nostre, in alcuni campi, ma penso davvero che i
computer e le persone siano molto diversi e rimarranno tali.
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