Biblioteca digitale (intervista) RAI Educational

Rosalind Picard

Montecarlo - IMAGINA, 05/03/98

"Affective computing: un futuro di computer sensibili"

SOMMARIO:

  • L'intervistato spiega in cosa consiste l'"affecting computer": un computer che si mette in relazione con le emozioni (1).
  • Per riconoscere le emozioni si cerca di imitare i modi dell'essere umano: ascoltando la voce, osservando i gesti e così via; è possibile raccogliere queste informazioni grazie ai computer indossabili (2).
  • Tali computer si comportano come degli "assistenti", assumendo un comportamento autonomo e imparando a capire le preferenze di una persona (3).
  • Sicuramente la creazione di questi strumenti fa emergere problemi etici, primo fra tutti quello relativo allo sviluppo dei sistemi emozionali simile a quello dell'essere umano (4).
  • Ciononostante non si può affermare che siano dei cloni, anche se, di fatto, è l'individuo ad attribuire a questi strumenti delle capacità umane (5).
  • Quando parliamo di emozioni relative ad una macchina intendiamo qualcosa di diverso dalla coscienza umana rispetto alle sensazioni emotive, poiché il computer non ha la consapevolezza della percezione corporea (6).
  • Il problema etico dell'asservimento di questo tipo di computer all'essere umano è una questione su cui il mondo filosofico riflette da molto tempo (7).
  • Nelle applicazioni pratiche, come nel caso dell'apprendimento a distanza, questi computer sono molto utili: si dispone già di prototipi funzionanti (8),
  • e sulla nostra scrivania degli oggetti consueti come la penna assumeranno delle capacità computazionali pur non somigliando affatto agli attuali computer (9).
  • Per finire, al di là di tutte le questioni etiche, l'intervistato sostiene che il computer mai potrà essere al pari di un essere umano (10).

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INTERVISTA:

Domanda 1
Può spiegarci il lavoro che sta facendo con l'"affective computing"?

Risposta
L'affective computing è un tipo di computer che si mette in relazione, che influenza deliberatamente le emozioni. Il nostro scopo è quello di rendere i computer capaci di riconoscere le emozioni, di esprimerle, di comunicarle e di avere dei meccanismi interni che siano emozionali. Ci prefiggiamo anche di dar loro la capacità tecnica di un'intelligenza emozionale, in modo da renderli in grado di utilizzare le emozioni in modo logico ed intelligente.

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Domanda 2
Come si riconoscono le emozioni? Usate dei sensori?

Risposta
Ci sono molti modi per riconoscere le emozioni. Imitiamo entrambi i modi in cui gli esseri umani le riconoscono, vale a dire guardando le espressioni del volto ed osservando i gesti e la posizione, oppure ascoltando la voce. Siamo anche in grado di raccogliere alcune altre informazioni grazie allo sviluppo dei computer indossabili; questi ultimi vengono indossati come i vestiti; si tratta di sensori che vengono messi nelle scarpe, nei gioielli, i quali possono essere usati come un computer normale, ma possono anche andare in giro con la persona tanto da imparare a conoscerla. Dunque si tratta di computer che stanno con la persona molto a lungo ed hanno, in tal modo, l'opportunità di imparare a conoscerne le preferenze personali, i suoi valori ed i suoi obbiettivi.

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Domanda 3
Se si possiede uno di questi computer lo si può usare come segretaria personale, parlargli come ad un'assistente personale, come ad un essere umano?

Risposta
Si, esattamente. La metafora dell'assistente è molto interessante, è proprio ciò a cui si sta pensando. Si tratta di costruire degli assistenti che siano attivi proprio come una persona. Non si siedono ad aspettare che venga detto loro di fare il numero 1, 2, 3 di una lista. Essi hanno un comportamento autonomo, cercano di imparare le preferenze di una persona e con loro si crea una sorta di feed-back. Dunque, se fanno qualcosa che non è gradita, per cui si esprime disappunto anche in modo sottile, essi dovrebbero essere in grado di accorgersene e di adattare conseguentemente il loro comportamento. Per essere in grado di fare tutto questo essi devono essere capaci di capire le manifestazioni di piacere o di disappunto, di interesse o di confusione.

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Domanda 4
Qual è la differenza tra uno di questi computer ed un essere umano?

Risposta
Al momento vi sono molte differenze tra di loro. La questione di quali differenze esisteranno nei prossimi decenni è uno dei problemi sui quali i filosofi si stanno dibattendo al momento. Certamente vi sono degli interessanti problemi etici e filosofici collegati a queste macchine: se svilupperanno dei sistemi emozionali, accorderemo loro uno status superiore? Minacceranno il nostro 'essere persone'? Questi sono problemi con i quali ci confrontiamo al MIT. Infatti, vi sarà una conferenza questa primavera che si occuperà dei problemi relativi alla personalità ed alla dignità umana, e verranno invitati teologi e scienziati del computer per discutere della questione.

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Domanda 5
Per comprendere il concetto, possiamo dire che questi computer sono come dei cloni?

Risposta
Ebbene, essi non sono dei cloni. Ma è interessante il fatto che, nonostante al momento non abbiano delle emozioni, le persone già li trattano, fondamentalmente, allo stesso modo di come trattano le altre persone. Il lavoro di Reeves al Nasa-Stanford ha recentemente portato avanti l'idea dell'equazione del media, cioè che la gente tratta i computer e anche la televisione, sotto molti aspetti, proprio come le altre persone. Nonostante, dunque, essi non abbiano ancora delle emozioni e non li possano ancora riconoscere, la gente li tratta come trattano le altre persone. Ciò che voglio dire è: perché esprimere un'emozione ad un oggetto che non la può riconoscere, e perché farlo ripetutamente quando si sa che non fa alcuna differenza? Ma il fatto che il computer possa fare qualcosa di diverso e possa farlo in modo più intelligente, è questo che, basandoci sull'equazione del media, noi ci aspettiamo che la gente apprezzi.

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Domanda 6
Ma per molte persone è quasi impossibile riprodurre le emozioni su una macchina.

Risposta
Gli psicologi e i neurologi sanno che le emozioni sono sia cognitive che fisiche. Esse coinvolgono sia i pensieri che le nostre sensazioni corporee. Perché un computer abbia delle emozioni, deve possedere una serie di meccanismi che possano imitare i nostri meccanismi corporei. Ma non gli è possibile avere coscienza delle sensazioni del corpo allo stesso modo in cui ciò accade alle persone, in primo luogo perché non ha lo stesso corpo dell'essere umano, poi perché non ha lo stesso tipo di ormoni e lo stesso tipo di sensori e di sensazioni. Quando diciamo che una macchina ha delle emozioni, noi intendiamo qualcosa di diverso, niente di simile alla nostra coscienza umana delle sensazioni emotive. Ma credo che ci possa essere, in qualche modo, la possibilità di dare alla macchina una sorta di consapevolezza del suo stato fisiologico, e queste potrebbero essere chiamate emozioni nel modo più vicino possibile a quelle che chiamiamo emozioni umane.

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Domanda 7
Questo affective computer che può capire l'umore di chi lo sta utilizzando, non pensa che in futuro possa essere una sorta di schiavo dell'essere umano?

Risposta
Molti vedono già il computer come strumento, e non appena si umanizza viene fuori la metafora dello schiavo. La metafora dell'agente, che è anch'essa una metafora per il software, tende ad essere la metafora del cameriere più che dello schiavo, quella di un essere autonomo che cerca di assistere qualcun altro. Man mano che queste entità del software e dell'hardware acquistano i loro meccanismi emozionali, possiamo considerarli, in qualche modo, come degli animali. Potremmo essere inclini ad accordar loro uno status leggermente più elevato; diventa un po' un dilemma. Si può dare ad un essere emozionale lo status di schiavo o lo si deve elevare a quello di cameriere, che è senz'altro una metafora più gradevole, dal momento che siamo anti-schiavisti. Dovrebbero avere più diritti? Questa è di sicuro una questione molto interessante.

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Domanda 8
In quale campo pensa che questo studio nel futuro sarà utile?

Risposta
Nelle cose pratiche. Alcune cose sembrano fantascienza in questo momento - ed alcune lo sono - ma molto è già realtà. Vi sono molti strumenti che verranno fuori nel futuro più prossimo che sono già delle applicazioni pratiche. Per esempio, abbiamo costruito degli occhiali che possono sentire se i muscoli intorno all'occhio si muovono, e che cercano di riconoscere se vi è un'espressione di confusione, come l'aggrottarsi delle sopracciglia, o di interesse, come il sollevamento delle sopracciglia. L'informazione di quel segnale è molto interessante in situazioni di apprendimento a distanza, laddove gli studenti non si trovano nella stessa stanza del professore. Abbiamo già dei prototipi funzionanti che sono molto utili.

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Domanda 9
Sono molto costosi? Oppure pensa che nel futuro tutti potranno avere un affective computer sulla propria scrivania?

Risposta
Penso che l'apparecchio che si trova sulla nostra scrivania cambierà radicalmente, e vedremo che molti oggetti - penne, matite - acquisiranno delle capacità computazionali senza somigliare in alcun modo ai nostri attuali computer. Alcuni di questi strumenti non avranno capacità emozionali, mentre altri, invece, avranno le emozioni più elaborate. Ne avremo una gamma completa, a partire dalle emozioni degli insetti più semplici che possono manifestare la volontà di volare o di combattere, fino ad arrivare al sofisticato repertorio delle emozioni umane. Avremo un'intera gamma di capacità emozionali e tanti strumenti diversi sulla nostra scrivania, e non solo la scatola che attualmente vediamo.

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Domanda 10
Crede che nel futuro il computer sarà come un essere umano?

Risposta
No, non penso che i computer saranno come gli esseri umani. Molti scienziati del computer dicono che si evolveranno fino a diventare più brillanti delle persone. Certamente avranno delle abilità migliori delle nostre, in alcuni campi, ma penso davvero che i computer e le persone siano molto diversi e rimarranno tali.

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