INTERVIEW:
Domanda 1
Quali sono le trasformazioni effettive che lo sviluppo dell'information
and communication technology e la possibilità di effettuare
transazioni finanziarie e commerciali sulla Rete sta portando nel
mondo economico?
Risposta
Credo che si debba collocare questo cambiamento così come la
storia colloca in questi ultimi 500 anni altri due grandi cambiamenti
che sono stati denominati "rivoluzioni economiche". Siamo
infatti ai livelli dimensionali della rivoluzione geomercantile del 1500
e della rivoluzione industriale del 1700 e 1800. Il cambiamento radicale
introdotto dall'information and communication technology, dalla
"web technology" o quale altra denominazione si voglia usare,
è che essa premia il fattore conoscenza rispetto a ogni altro fattore.
La scoperta dell'America nel 500 portò a premiare le risorse naturali,
la rivoluzione industriale del 1700 l'energia prodotta artificialmente e
adesso, con questa rivoluzione economica, viene premiata l'informazione
e la conoscenza, cioè, dei fattori di produzione e di consumo di tipo
eminentemente immateriale. Quindi siamo a dei livelli di cambiamento
certamente epocali che produrranno i loro effetti nel corso del XXI
secolo così come le precedenti rivoluzioni economiche dispiegarono gli
effetti nel corso di vari secoli successivi. Il punto principale di
cambiamento è che la formazione e l'istruzione diventano gli elementi
cruciali dello sviluppo economico. Un altro punto di cambiamento è che
le istituzioni espresse soprattutto dalla sovranità degli stati, che in
passato si esercitava nelle forme del controllo su un determinato
territorio, devono adesso modificarsi attraverso gli accordi tra stati
proprio perché, di fronte a un mercato reso mondiale da queste
innovazioni teleinformatiche, ci vuole una supervisione istituzionale di
tipo mondiale. Questo è un vasto scenario di cambiamento entro il quale
vanno collocate le specifiche innovazioni, quella finanziaria, quella
produttiva ed anche altre minori.
Domanda 2
Come sono differenziati questi cambiamenti rispetto alle diverse aree
del mondo?
Risposta
Innanzitutto bisogna notare che vi è una differenziazione sia per
settori che per paesi. Sotto il profilo dei settori, certamente quello
che ha avuto la più rapida innovazione, informatica e telematica, è
quello finanziario e quello bancario. Per dare alcuni elementi
quantitativi, negli ultimi 15 anni l'incremento delle transazioni
transfrontaliere, cioè da paese a paese, nel settore finanziario e
bancario è stato dal 20 al 25% medio annuo, che è una cifra
considerevole se si pensa che il reddito mondiale totale cresce
solamente del 2,5% medio annuo. Quindi il settore finanziario e bancario
è quello che ha introdotto nel modo più ampio la rivoluzione
informatica e telematica. Nel settore reale, cioè il cosiddetto settore
produttivo, l'effetto principale è stato quello di localizzare le
stesse imprese in punti diversi del globo. Si è così passati dalle
cosiddette imprese multinazionali alle cosiddette imprese globali, che
sono sostanzialmente dislocate in vari punti del globo e che operano su
mercati di tipo globale. Questo è il grande scenario nei due comparti
finanziario e bancario da un lato e reale e produttivo dall'altro. Per
quanto riguarda i diversi paesi, vi è certamente una differente
intensità delle applicazioni di queste tecnologie. Ovviamente, come è
noto, gli Stati Uniti d'America sono quelli che le hanno introdotte con
la massima diffusione e sono anche quelli che hanno le imprese più
dinamiche nella produzione di hardware e di software. È da notare che
vi sono delle società di Internet nate pochi anni fa che capitalizzano
in borsa più di storiche società come quelle nel settore aeronautico o
nel settore delle automobili. Anche nel settore delle imprese ci
troviamo di fronte a un cambiamento che premia le società di
informatica e di Internet rispetto alle imprese tradizionali che hanno
uno o due secoli di vita. Gli Stati Uniti, tra l'altro, sono anche il
paese dove il commercio elettronico è più diffuso. Il continente
nordamericano accentra circa l'80% di tutto il commercio elettronico del
mondo. Il restante 20-25% è in Europa e l'ultimo 5% è sparpagliato per
tutto il resto del pianeta. Quindi vi è un motore, chiamiamolo così,
dominante sia per ciò che riguarda la produzione di queste
strumentazioni hardware e software sia per ciò che riguarda la loro
utilizzazione. Molti dati mettono in evidenza che su questo fronte in
Italia vi è una significativa accelerazione ma siamo ancora molto
indietro. Recenti elementi dicono che ci sono circa due milioni di
utenti Internet in Italia ma in altri grandi paesi europei si sono già
superati i 7 milioni e quindi chiaramente noi non siamo ancora entrati
in un'epoca di information and communication technology. L'Italia però
può riprendersi rapidamente. In altri settori in cui in passato siamo
stati arretrati, come quello della telefonia cellulare, oggi siamo
all'avanguardia. Può darsi che qualche effetto positivo si abbia anche
con le misure di incentivazione che sono già previste nel documento di
programmazione economico-finanziaria per il prossimo triennio. In ogni
caso, allo stato attuale delle cose, gli Stati Uniti sono nettamente
dominanti sia come produttori che come utilizzatori, l'Europa viene
dietro e l'Italia non si colloca certamente tra i primi paesi europei.
Domanda 3
In questo senso è sufficiente una autoregolamentazione del mercato o è
comunque necessario un forte intervento istituzionale?
Risposta
In generale questo è un grosso problema delle istituzioni. Nel senso
che i mercati stanno diventando globali e i mercati finanziari
globalizzati offrono grandi opportunità di investimento del risparmio
che può spostarsi da un luogo all'altro con estrema rapidità, ma
nello stesso tempo si possono creare dei fenomeni di instabilità
proprio per la rapidità e la dimensione dei movimenti. Per fornire un
esempio, in un giorno le transazioni valutarie dei mercati mondiali
sono uguali a tutte le riserve ufficiali di tutte le banche centrali
del mondo. Questo dà una dimensione di scala dei mercati rispetto
alle riserve ufficiali. È chiaro che a fronte di tali ingenti volumi
finanziari che possono essere ben destinati a dare vantaggi ai
risparmiatori, ci vogliono anche dei principi e dei soggetti che
attuano una supervisione onde evitare che si determinino delle gravi
crisi. Negli ultimi dieci anni ci sono state numerose crisi. Abbiamo
assistito alla crisi finanziaria del Messico, alla crisi della Russia,
alla crisi asiatica e alla crisi del sud est asiatico. Debbo dire,
tuttavia, che queste crisi, in parte per la capacità di
autocorrezione dei mercati, in parte per la supervisione coordinata
delle banche centrali dei paesi del G7 e del fondo monetario, sono
state assorbite in modo relativamente soddisfacente dal mercato. Ciò
nondimeno sono necessarie delle regole sopranazionali e ci vogliono
delle istituzioni sovranazionali che governino l'applicazione delle
regole stesse. È impossibile pensare che gli stati singoli e la
vecchia concezione di sovranità degli stati nazione sia utilizzabile
nel contesto di mercati mondiali di tipo finanziario resi velocissimi
e sconfinati dal commercio elettronico e da tutta l'innovazione
teleinformatica a cui stiamo assistendo.
Domanda 4
Quindi è necessario anche un adeguamento dei sistemi fiscali dei
diversi paesi?
Risposta
Certamente. Il discorso sui sistemi fiscali è uno dei più importanti e
complessi perché gli stati nazionali tradizionalmente riservano a sé
medesimi la sovranità fiscale. Abbiamo visto, per esempio, in Europa
che è stato possibile conferire la sovranità monetaria all'Europa
stessa e ai singoli stati. Gli 11 partecipanti hanno rinunciato alla
sovranità monetaria ma non intendono rinunciare alla sovranità
fiscale. Si tratta di un passo successivo che si spera possa svilupparsi
in termini di coordinamento o di armonizzazione. Personalmente vedo come
molto più difficile la delega della sovranità fiscale a soggetti
sovranazionali quand'anche si tratti dell'Unione Europea che è un
soggetto misto tra uno stato e un organismo sovranazionale.
Domanda 5
Si è parlato di un passaggio da imprese multinazionali a imprese
globali. Questo modifica completamente lo scenario della competitività
delle imprese.
Risposta
Lo modifica senz'altro perché mentre le imprese multinazionali sono
caratterizzate dall'avere un paese di origine storica dominante, le
imprese globali non hanno più un paese di origine storica di rilevanza
prevalente. Vi sono ormai delle imprese globali che hanno al di fuori
del loro paese di origine storica più del 70% delle vendite, del
patrimonio, degli occupati. Ora, se un'impresa avesse fuori dal paese
d'origine storica solo il 70% delle vendite, ma avesse ancora la maggior
parte del patrimonio degli occupati nel paese di origine storica,
potremmo parlare di un'impresa internazionalizzata o anche di un'impresa
multinazionale. Ma quando l' impresa ha sia patrimonio che occupati in
misura superiore al 70% al di fuori del paese d'origine, questa non è
più un'impresa multinazionale ma è ormai un'impresa di tipo globale.
Quindi queste imprese dislocate in vari punti del globo, si spostano e
si localizzano nei mercati a seconda delle convenienze che il mercato
stesso offre. Naturalmente questo è un passaggio lento. Secondo alcune
stime attualmente non più del 15% del reddito annuo mondiale è
generato da imprese di tipo globale, mentre il restante 85% è ancora
generato da imprese che sono in misura maggiore o minore di tipo
internazionale o nazionale. Quindi, dobbiamo pensare che è una
transizione alla quale stiamo assistendo ma non siamo ancora arrivati
alla sua attuazione conclusiva.
|
|