INTERVISTA:
Domanda 1
In che modo la tecnologia digitale e la comunicazione interattiva
hanno influito sulla produzione dell'informazione?
Risposta
E' stata una grande rivoluzione. Io faccio giornalismo da trent'anni,
e quando ho cominciato a esercitare questa professione i principali
strumenti del giornalista erano un foglio di carta, una matita,
inchiostro, forbici e colla: il lavoro consisteva infatti nel
ritagliare dispacci e incollarli su fogli di carta per inviarli al
redattore capo affinché li mandasse in macchina e ne facesse un
giornale stampato. L'informatica e la digitalizzazione del processo
d'informazione hanno completamente rivoluzionato la situazione,
anzitutto per quanto concerne il modo in cui si produce e si dà un
formato all'informazione, e poi anche per come vi si accede. Voglio
dire che in precedenza, durante gli ultimi quarant'anni, le notizie
arrivavano ai giornalisti spesso via telex, o da fonti personali;
l'informatica ha fatto sì che tutte queste informazioni, anziché
essere trasmesse su supporto cartaceo o per via orale, vengano ora
riversate e archiviate in basi di dati, sicché possono essere
conservate, immagazzinate, rese consultabili, organizzate e
strutturate. Di conseguenza, a partire dal momento in cui si possiede
una notizia, la si può ricollegare a tutte quelle precedentemente
acquisite sullo stesso argomento, in sostanza in tempo reale, mentre
in passato bisognava mantenere enormi dossier di documentazione nei
quali le carte si accumulavano, e ogni volta accertarsi che una data
citazione era stata effettivamente ricevuta, a tale giorno e a tale
ora, in tale data, e da parte di chi. Adesso tutto questo si realizza
in modo quasi automatico. C'è dunque una maggiore facilità nel
procurarsi un'informazione. Quel che l'informatizzazione non ha
risolto del tutto è il problema della strutturazione dei dati, nel
senso che una notizia, perché abbia senso, bisogna che sia
pertinente, che interessi al pubblico, e la digitalizzazione non può
rispondere in modo esauriente a questa (esigenza di selezione). Cosa
mai sia un'informazione pertinente è una domanda che continua sempre
a ripresentarsi, sia in ambito informatico che in assoluto.
Domanda 2
Ci sono differenze tra il linguaggio del giornalismo tradizionale e
quello del giornalismo su Internet?
Risposta
Attualmente si tende in genere ad affermare che esiste un linguaggio
specifico per Internet, e che occorre scrivere pezzi brevi, sintetici
e interattivi. Nelle università americane esistono moduli di
formazione speciali, e anche nelle scuole di giornalismo in Francia si
comincia a veder comparire questo genere di formazione. Personalmente
mi occupo del sito Internet del giornale Le Monde, un quotidiano che
ha uno stile suo proprio di scrivere, di esprimersi, di presentare
l'informazione: io ritengo che non sia opportuno trasformarlo quando
lo si riversa su Internet. In altre parole, l'informazione ha sempre
diversi livelli; in cima a un articolo si ha il titolo, il
sottotitolo, il cosiddetto "cappello", ovvero un riassunto
del pezzo, e poi lo sviluppo vero e proprio del testo, intorno al
quale si appongono degli approfondimenti, chiamati riquadri o
commenti, e a partire da tutto questo si possono anche fare gli
editoriali. Questa strutturazione a cinque o sei livelli si può
tranquillamente riprodurre invariata sul Web, con un primo livello
costituito dal titolo, seguito dal riassunto e poi dallo sviluppo
dell'articolo. E' perciò evidente che se si vuole un'informazione
completa, sufficientemente approfondita, non è possibile limitarsi a
cinque righe, altrimenti si rifà la radio o la televisione, in cui le
informazioni vengono liquidate in trenta secondi.
Domanda 3
Spesso si dice che l'informazione su Internet può essere più ricca,
si possono inserire negli articoli dei "link" ad altri
elementi dell'informazione. In che modo questo cambia la ricezione
dell'informazione via Internet?
Risposta
Credo che la ricchezza dell'informazione che si trasmette via Internet
non derivi necessariamente dai collegamenti, i quali, permettendo in
effetti di uscire da una informazione per andare a cercarne un'altra,
rischiano di confondere la comprensione; ma piuttosto dalla possibilità,
partendo da un elemento fisso, di aggiungerne altri sullo stesso
schermo. Voglio dire che l'evoluzione di Internet consiste attualmente
nell'aggiungere a un documento scritto un altro testo, o un suono o
un'immagine video. Questo non è ancora sempre possibile, ma già
cominciano a vedersi schermi in audio reale con dei testi che sfilano
su di un lato, e vari utenti che intervengono in una chat, in una
conversazione. Questo è già realizzabile, anche se la tecnica va
ancora perfezionata. Si hanno pertanto elementi di testo che scorrono,
immagini, e conversazioni interattive. Questa è veramente la
specialità di Internet, ovvero di fornire queste tre possibilità, di
dare modo al consumatore, al lettore finale di intervenire ed
esprimere il suo giudizio, e al contempo la possibilità del suono e
dell'analisi testuale.
Domanda 4
Esiste un problema di eccesso di informazioni?
Risposta
Credo sia una questione mal posta. Il vero problema dell'informazione
è che non ce n'è abbastanza. Guardando ai periodi della storia
umana, nel Medio Evo i libri si scrivevano a mano, se ne pubblicava
uno ogni quattro anni, e l'informazione in esso contenuto era
accessibile a pochissime persone. Ebbene, la ricchezza e l'evoluzione
democratica si sono basate sull'aumento dell'informazione; poi però
sono sorti problemi di strutturazione, di livelli di informazione, di
selezione, e questo perché effettivamente si ha l'impressione di
traboccare, di venire sommersi. Al contempo, ciascuno ha facoltà di
raccogliere o non raccogliere queste informazioni, sceglierle o non
sceglierle. Questo a livello iniziale. Un altro modo di restringere il
campo, di selezionare i dati è certamente la tecnologia che consente
di inserire dei filtri, di dire "allora, oggi alla data ora c'è
quel tipo di informazione che viaggia in quella direzione, quell'altro
tipo in quell'altra direzione", e così nascono le famose
autostrade dell'informazione, che in fin dei conti diventano del tutto
settoriali. Uno degli ultimi sviluppi di Internet è appunto il sito
verticale, nel quale ci sono diverse sezioni che contengono
un'informazione completa su di un solo argomento, molto specializzata,
molto mirata. Ad esempio un sito sul cinema avrà tutta la
filmografia, tutti i registi, tutti i produttori con tutte le sale in
cui il film è stato proiettato, tutti i luoghi per andare al cinema,
i recapiti per prenotare i posti, e poi a fianco ci sarà un sito di
informazioni completamente generalista, che parlerà dei terremoti,
spiegherà perché si sono verificati e in che modo, e a che ora ci
saranno nuove scosse, e via dicendo.
Domanda 5
Ci sono difficoltà legate al ruolo di coloro che operano questo
filtro, che filtrano l'informazione? E se sì, quali?
Risposta
Potrebbero essercene. In ogni normale processo di elaborazione
dell'informazione si pone un problema: ad esempio quando la stampa è
legata al potere, è nelle mani di un governo, filtra le informazioni
e parla di stampa ufficiale, stabilisce quali siano le notizie del
giorno, ma in realtà è il governo che la comanda. Questo è un
genere di filtro, non nuovo, che molti paesi hanno conosciuto in
passato e si ripresenta ogni qual volta la democrazia è in pericolo.
Su Internet la nozione di filtro è diversa, in quanto ognuno può
accedere a tutte le informazioni possibili immaginabili. Io, in
funzione dei miei interessi, di ciò che voglio sapere in un dato
momento, sono in grado di estrarre da questa massa di dati quel che più
mi aggrada. Non è dunque un concetto di filtro negativo, ma di filtro
attivo. Se, ad esempio, domani mattina l'oggetto della vostra curiosità
è la filosofia del Medio Evo, potrete accedere a dati inerenti la
filosofia del Medio Evo, e se invece vi interessano, che so, notizie
sulla politica nella Francia della terza repubblica, bene, vi è dato
procurarvele. Se volete sapere cosa sta succedendo in questo momento
in Cecenia, potete saperlo. In questo senso, perciò, esiste un
filtro: tutta la massa di notizie disponibili intorno alla Cecenia ve
la potete portare a casa. Cosa che non era possibile nel sistema
tradizionale dell'informazione, dove l'offerta consisteva in ciò che
la stampa scritta, tradizionale riportava su tale soggetto, e
bisognava andare all'edicola e comprare tre, quattro o cinque
giornali, e neppure così ci si poteva procurare tutta l'informazione
disponibile: non si conosceva quel che scrivevano i giornalisti russi
in Cecenia, o i giornalisti ceceni, né quel che ne pensavano i
giapponesi, o gli americani. Con Internet tutto questo è possibile.
Domanda 6
Lei sostiene che ci si può procurare qualunque informazione, che si
può raggiungere qualunque notizia, ma c'è chi dice il contrario, che
è difficile trovare certe informazioni su Internet. A che serve
allora una notizia a cui non si può arrivare?
Risposta
E' vero, ma questo è un problema di struttura della rete.
Normalmente, i grandi distributori di informazione, ovvero i canali
tradizionali, alla fine si rendono reperibili anche su Internet. Le
difficoltà sorgono in relazione all'informazione personalizzata, nel
senso che se avete voglia di scrivere un certo numero di cose che vi
stanno a cuore o che vi sembrano importanti, e le inserite nel vostro
sito personale presso un dominio ospite che lo metterà in un angolo
del suo proprio sito, prima di trovare quei dati o i dati che
desiderate diffondere bisognerà che l'internauta compia un percorso
estremamente tortuoso, e se non siete presenti su un motore di ricerca
avete ben poche probabilità di essere trovati. Ma questo non è il
caso dei grandi siti Web. D'altra parte non dobbiamo dimenticare che
Internet comprende diversi livelli: quello del Web, quello dei
newsgroup, e poi quello dell'FTP. Se ci troviamo sul Web, è vero che
in certi casi ci riuscirà difficile trovare le informazioni, quando
non sarà del tutto impossibile. Se invece siamo in un newsgroup,
troveremo le informazioni presenti in quella lista di discussione, cioè
in effetti notizie d'ogni genere, e il problema è che non sono
informazioni etichettate, non hanno nome, non sempre si sa chi ce le
ha messe, ma il numero di notizie che circolano in questi newsgroup è
enorme, anche se in riguardo a settori molto particolari.
Domanda 7
Cosa rappresenta oggi Internet per un giornalista?
Risposta
Per un giornalista, Internet rappresenta oggi la possibilità di
doppiare la boa del ventunesimo secolo. In generale, Internet sta
lentamente modificando quasi tutti i tipi di rapporti sociali, i
flussi economici, e l'informazione che è anch'essa un flusso come gli
altri. Al momento, questa è strutturata dagli editori in un sistema
che viene definito classico, ossia: stampa scritta, radio e
televisione. Sono canali estremamente solidi e articolati con grandi
potenzialità di attrarre clienti, ma sui quali l'interattività è
limitatissima. Su Internet c'è interattività e soprattutto la
possibilità di ottenere una diffusione totale, nel senso che oggi Le
Monde [in versione cartacea] potrebbe venire distribuito a New York al
costo di circa 3 Franchi a copia, il che corrisponde a quasi tutto il
guadagno del giornale. Vendere Le Monde a New York significherebbe
perciò perdere denaro. Su Internet invece si può fare. Qualcuno a
New York può consultare Le Monde in rete: a lui costerà il prezzo
della comunicazione, e a noi non costerà nulla, a parte la banda di
trasmissione. Diventa così possibile far arrivare le nostre notizie
fin laggiù; passare a Internet vuol dire perciò inserirsi in un
contesto molto più globale di diffusione dell'informazione. E' uno
dei fattori, uno dei tanti protocolli di trasmissione delle
informazioni oggi in pieno sviluppo. Internet, come tutte le
piattaforme informatiche, rappresenta un'occasione per poter
continuare a fare il mestiere di giornalista, ossia andare in cerca
delle notizie, strutturarle, organizzarle, dar loro forma e cercare di
farle circolare. Questo sarà il lavoro del giornalista nel prossimo
secolo.
Domanda 8
Possiamo dire qualcosa sulle trasformazioni in atto nella
distribuzione delle informazioni? Cosa sta cambiando, e soprattutto,
esisteranno ancora i giornali così come li conosciamo, oppure avremo
un'informazione divisa in parti, che viaggerà a pezzi?
Risposta
In realtà, credo che ogni volta che compare un nuovo mezzo di
informazione, i media tradizionali si trasformano di conseguenza. Non
so se lei ha avuto occasione di leggere i giornali degli anni Quaranta
o Cinquanta, prima dell'avvento della radio e della televisione: non
avevano proprio nulla a che vedere con i giornali attuali. C'è una
specie di interazione che si produce puntualmente. L'apparizione
dell'immagine televisiva, dell'immagine animata ha determinato un
notevole sviluppo della stampa scritta. Ebbene, più o meno la stesso
cosa accadrà con Internet, nel senso che la notizia in sé e per sé,
il fatto verrà messo in risalto immediatamente sulla rete, di modo
che i giornali in versione cartacea, che hanno tempi di pubblicazione
di 24 ore, o nel migliore dei casi di 12 ore, dovranno adattarsi a
questo flusso continuo di informazioni via Internet, che in ogni caso
è già informazione scritta. Per realizzare questo adattamento e
incrementare la propria aderenza alla realtà, i media su carta
dovranno orientarsi verso nuovi modelli, possedere un valore
aggiuntivo esclusivo: il quale consisterà nei commenti o nell'analisi
delle notizie. In altri termini, giacché Internet è sempre più uno
strumento di comunicazione istantaneo basato sull'insieme dei fatti
conosciuti, c'è spazio per intavolare in un secondo tempo un
dibattito intorno a questi dati ormai acquisiti, e i giornali
tradizionali su supporto cartaceo possono rappresentare il luogo
ideale per l'approfondimento.
Domanda 9
Secondo lei, qual è oggi il valore dei link nell'economia di un
articolo?
Risposta
Vi sono diverse teorie a riguardo. C'è un punto di vista economico
secondo cui se si inserisce in un articolo un collegamento a un sito
di contenuto commerciale, allora questo collegamento ha un certo
valore, poiché ogni clic su quel link porterà all'editore una certa
somma di denaro. Io personalmente sono del tutto contrario a questa
pratica perché penso che un articolo sia un'entità che non bisogna
destrutturare. Se si vogliono inserire dei link, che sia intorno al
testo, anche nella stessa pagina, ma non all'interno del testo. Questi
collegamenti hanno una grande importanza quando hanno in effetti una
funzione rivelatrice, quando servono a migliorare il contenuto dello
scritto, ossia dell'articolo; devono perciò dare accesso a siti che
consentano di ottenere un valore aggiuntivo relativo all'informazione,
o forniscano informazioni più strutturali. Per fare un esempio, sulle
pagine di politica di Le Monde ci sono i link di tutti i siti
ufficiali del governo, giacché si ritiene utile avere la possibilità
di collegarsi ai riferimenti istituzionali dell'azione politica in
Francia. Allo stesso modo, quando si parla di cultura, si creano dei
link verso i musei nazionali, i siti di grandi mostre e altre realtà
consimili, per arricchire il contenuto della pagina iniziale. Questo
però è ciò che io chiamo il collegamento editoriale. Poi c'è il
collegamento commerciale, il quale se ne deve nettamente distinguere.
Qui c'è un dibattito ancora aperto sul modo di impaginarli e
presentarli. Sono convinto che i link commerciali debbano comunque
esistere perché fanno parte della nuova economia di Internet, ma
occorre metterli in scena in maniera originale.
Domanda 10
Secondo lei, si arriverà ad avere due tipi distinti di giornalismo,
uno on-line e uno per la stampa tradizionale, o no?
Risposta
Francamente penso che la vera evoluzione del giornalismo sia qualcosa
che somiglia parecchio a quanto già sta realizzando l'agenzia
Bloomberg. Si tratta di un'agenzia finanziaria, creata inizialmente
per diffondere informazioni sul mondo della finanza, dapprima in modo
tradizionale, e in seguito ricorrendo sempre più a sistemi
informatici. Attualmente tutti i giornalisti della Bloomberg preparano
un dispaccio scritto di tipo classico, se hanno una fonte o una
dichiarazione la registrano, ed eventualmente, se possibile, creano
un'immagine. In altre parole, tutti loro sono in grado di produrre
informazione digitale sui tre diversi supporti: sonoro, video e
testuale. In questo, credo, consiste la vera evoluzione. A quel punto
si riversano tutte queste informazioni in un data base, dopodiché
tocca all'editore decidere che uso farne, se collocarle soltanto su
Internet, o destinarle alla televisione via cavo, o alla televisione
digitale satellitare, e si può immaginare di costruire una catena di
informazione sulla televisione a partire dallo schema di una pagina
Web, oppure uscire successivamente con una stampa su carta o con un
CD-ROM.
Domanda 11
Qual è il ruolo degli editori in questa rivoluzione?
Risposta
Credo che gli editori non abbiano compreso per tempo quel che stava
succedendo. Uno dei primi esempi a questo riguardo è dato dalle
trasformazioni in atto nel mercato delle inserzioni. Tradizionalmente
si pubblicavano brevi messaggi sui giornali cartacei e i lettori li
trovavano, telefonavano, e rispondevano. Con l'arrivo di Internet si
è entrati in un sistema realmente interattivo: si accede a un sito di
aste pubbliche, si iscrive il proprio piccolo annuncio che recita:
"Voglio vendere il mio frigorifero", oppure "Voglio
vendere la bicicletta, o l'automobile". I visitatori interessati
all'acquisto di un frigorifero o di un'automobile vanno su quel sito,
vedono l'annuncio, propongono un prezzo, e come succede in ogni asta
vince chi offre il prezzo migliore, e la transazione si conclude. Si
è sempre nel mercato delle inserzioni, ma grazie a Internet si
adopera un altro sistema, un supporto radicalmente diverso, che fa
cortocircuitare completamente l'economia della carta. Di conseguenza,
un settore come questo, dal quale gli editori ricavano notevoli
entrate - e questo succede ancora oggi, - è destinato a restringersi
drasticamente, proprio perché quegli editori non hanno reagito per
tempo a questa svolta tecnologica. Avrebbero potuto farlo, ma erano
diffidenti nei confronti della tecnologia, e questo è avvenuto già
cinque o sei anni fa, quando si è cominciato a parlare di Internet.
In quel momento la stampa era nello stato in cui era, e ci si poteva
accontentare dei guadagni ottenuti tramite la pubblicità, la
distribuzione e gli abbonamenti: perché dunque investire in un ambito
di cui non si conosceva la reale produttività, né le regole di
mercato né l'economia? E così gli editori sono entrati in questo
mondo solo lentamente e prudentemente, con piccoli investimenti, ma
proprio allora Internet ha cominciato a espandersi a ritmo
velocissimo, e i gestori dei portali, ossia delle pagine di accesso
alla rete, si sono accorti che uno dei settori più interessanti per i
cibernauti era l'informazione. Perciò i portali stessi hanno
cominciato a creare informazione e a proporla, e invece di limitarsi a
fornire motori di ricerca che istradassero verso l'informazione
reperibile sui siti tradizionali degli editori, l'hanno integrata al
primo livello di comunicazione. Si è così arrivati a fenomeni come
Yahoo, che in Francia è diventato quasi il primo sito editoriale
nazionale, con un tasso di penetrazione superiore al 30%. Yahoo è un
motore di ricerca, si è configurato come portale, non ha alcun
problema di spesa, non ha arretrati, non ha un'economia da difendere
nel mercato editoriale, non ha una tipografia né circuiti di
distribuzione, non ha abbonamenti, e perciò può collocare in questo
settore tutti i propri investimenti, e conquistarsi una posizione sul
mercato, quella posizione che gli editori tradizionali sono destinati
a perdere.
Domanda 12
Quali sono i vantaggi per un editore tradizionale che decide di
presentarsi su Internet, e quali gli elementi di sfida?
Risposta
I timori sono quelli a cui ho accennato prima, relativi all'accesso a
un mercato nel quale non sono più in grado di avere il controllo
della situazione. La soluzione è convincersi che se non ci si
presenta su Internet, dopo qualche tempo si rischia di scomparire del
tutto. Dunque bisogna fare in modo che le informazioni associate al
proprio giornale siano visibili nel mondo di Internet, e che il
proprio stile di lavoro, il proprio approccio e la propria analisi
degli eventi vengano riproposti ai visitatori e ai navigatori in rete
interessati, da parte loro, a quel tipo di informazione. Allo stesso
tempo, occorre ripensare completamente alla diffusione e alla
distribuzione dell'informazione, perché il sito Internet di un
giornale non può essere la copia pura e semplice del giornale
cartaceo, né una sua versione ridotta. Visto che non è possibile
mettere in rete che una piccolissima porzione del giornale, di
conseguenza è bene che il sito dell'editore si avvicini esso stesso
alla realtà del portale, perché di fatto quando si analizza il
contenuto di un giornale ci si accorge che le varie rubriche
corrispondono a quelle solitamente presenti sui portali. Oggi il
compito degli editori è pertanto di investire somme consistenti per
recuperare la posizione occupata dai portali e vincerne la
concorrenza.
Domanda 13
Si possono definire dei principi per cui l'edizione cartacea si
differenzia da quella on-line? Quali caratteristiche principali
dovrebbero avere le due edizioni, secondo lei?
Risposta
E' difficile rispondere in generale perché ciascuna testata ha
caratteristiche sue proprie. Io posso parlare di Le Monde perché ne
conosco direttamente la realtà, ma quel che dico può non valere per
La Repubblica o La Stampa, di cui conosco un poco i sistemi di
produzione, ma so che le preoccupazioni sono diverse, il pubblico
stesso è diverso. Inoltre il nostro, in Francia, è un giornale
nazionale, mentre in Italia non ci sono giornali veramente nazionali,
ma piuttosto giornali regionali a vocazione nazionale; le cose sono
dunque un po' più complicate. Ciascun tipo di giornale ha la sua
maniera di organizzare il lavoro, e c'è un'unica regola comune:
bisogna che l'informazione offerta sia veritiera, verificata e
pertinente. Non si può parlare di una cosa qualunque; semmai, più
importante è saper raccontare. In altre parole, bisogna che i
giornalisti abbiano del talento e che le storie da loro illustrate
siano interessanti, giungano al momento opportuno, e permettano ai
lettori del giornale di essere veri cittadini. L'informazione deve
essere uno strumento di democrazia, far sì che i lettori comprendano
ciò che succede intorno a loro, e non vengano colti di sorpresa dalle
trasformazioni dell'universo che li circonda. Questa regola è
perfettamente valida anche per Internet, solo che anziché applicarsi
a un tempo quotidiano, ossia per periodi di 24 ore fino alla edizione
seguente del giornale, si inserisce in un tempo continuo, che non si
ferma mai. Il problema è perciò di ordine pratico: lavorare a
qualcosa che non si ferma mai rende necessario procurarsi
collaboratori capaci di restare attivi 24 ore su 24, e non so se ci si
arriverà. A parte la questione della temporalità, c'è quella del
modo in cui tutto ciò viene strutturato e gerarchizzato. Quando si fa
informazione una volta ogni 24 ore, si può stabilire un titolo da
prima pagina su cinque, sei, otto colonne, fare di un evento la
notizia del giorno, quella più importante. Questo è impossibile
nelle 24 ore continue di Internet, nel senso che, per esempio, al
mattino alle otto la notizia principale sarà il terremoto in Turchia,
e alle dieci di sera la partita di calcio. Si è dunque obbligati a
far evolvere l'informazione senza pause. Resta comunque il fatto
fondamentale che l'informazione così prodotta e diffusa deve essere
di qualità, e quanto meno onesta.
Domanda 14
I gruppi di discussione, le chat, le mailing list, sono anch'esse
diventate fonti di informazione: come si stabilisce la loro validità?
Risposta
Nel caso di una mailing list gestita da me, è la mia responsabilità
che tiro in ballo, perché inviando personalmente le notizie opero
esattamente come un editore tradizionale. Posso supporre perciò che
il mio gruppo di discussione produca un'informazione seria e
attendibile. Se invece si tratta di un gruppo creato da una persona
qualsiasi, allora avrà il valore di un'informazione diffusa appunto
da una persona qualsiasi, e sarà come al bar dello Sport, ovvero come
un bar dove a sera ci si incontra e si chiacchiera sorseggiando un
aperitivo: l'informazione avrà lo stesso valore. Similmente avviene
nel caso delle chat. Quando si segue e si analizza una chat per un
certo tempo, ci si accorge ben presto che i partecipanti dicono quel
che passa loro per la mente, poi cominciano a insultarsi, e infine si
mettono a parlare di sesso, e così si ricomincia con un'altra chat.
Tutto questo non ha molta rilevanza, non ha un valore intrinseco, se
non nell'interattività, perché in certi momenti questo sistema
permette di capire se un'informazione generale è falsa, di registrare
una reazione istantanea a un dato evento, di appurare se una certa
affermazione è stata mal formulata, se è erronea, o se dà vita a un
dibattito; permette di accorgersi subito che esiste un dato problema.
Ma poi, con l'andar del tempo, non ha un grande valore.
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