INTERVIEW:
Domanda 1
Il sito di Newsweek ha promosso un sondaggio particolarmente
interessante basato sul confronto fra l'informazione fornita sulla
guerra dai media diversi. I risultati sono sorprendenti: per il 55%
dei partecipanti la Rete costituisce la fonte più aggiornata di dati
sulla guerra, per il 47% è quella più affidabile, per il 69% è la
più completa, per il 68% è la più utile. Questi dati, che nascono
da un sondaggio in Rete e che quindi provengono da un pubblico molto
specifico, sono condivisibili? In che misura, nell'occasione
drammatica della guerra, Internet è diventata una fonte di notizie
anche per i grandi giornali?
Risposta
In una situazione di guerra, per un giornale, Internet è una fonte di
informazione fondamentale, non tanto per le notizie ma soprattutto per
gli approfondimenti, i materiali che devono accompagnare la notizia.
Credo che il sondaggio di Newsweek sia giusto. Anzi, mi aspettavo
percentuali più alte per il pubblico che segnalava di apprezzare
l'aggiornamento, l'affidabilità, l'utilità e la completezza della
notizia. In ogni caso al Manifesto usiamo molto Internet. Ora bisogna
capirsi su che cosa si intende per aggiornamento. Certo, la notizia
pura e semplice forse arriva prima per televisione o per agenzia di
stampa o per televideo. Però, immediatamente dopo, se uno sa
navigare, trova in Rete molti approfondimenti. L'unico problema è
sapere usare il mezzo telematico perché altrimenti si perde molto,
molto tempo.
Domanda 2
Il Manifesto ha scelto di sfruttare al massimo le fonti provenienti
dalla Rete. Quelle più note, come "Radio B92" e anche
quelle meno note. Che tipo di vantaggi e di problemi ci sono
nell'usare questo tipo di fonte?
Risposta
"Il Manifesto" nei giorni di guerra ha usato Internet
moltissimo e i vantaggi sono stati enormi. Soprattutto per un giornale
povero come il nostro che ha pochi corrispondenti, pochi soldi, e
anche poche agenzie di informazione. Dobbiamo compensare con altri
generi di fonti. Internet l'abbiamo proprio saccheggiata! Abbiamo
usato, ad esempio, il sito "Z-net", che è un sito molto
importante, dove si trovano articoli estremamente interessanti.
Abbiamo trovato ultimamente un articolo di uno scrittore dissidente
serbo che si firma con uno pseudonimo per paura che succeda qualcosa
ai suoi familiari e che racconta come prima della guerra Milosevic
fosse piuttosto odiato e che adesso quest'opposizione invece non c'è
più, è stata completamente schiacciata dal consenso che si è creato
grazie ai bombardamenti della NATO. Oppure, abbiamo trovato in un
altro sito la testimonianza di una giornalista di Pristina che ha
raccontato come è stata cacciata via da casa sua dai soldati serbi.
Oppure sul sito Janes.com, una rivista inglese di armamenti che è
considerata la bibbia delle armi a livello mondiale, abbiamo trovato
diverse notizie preziose. Quella più importante è il tipo di armi
usate, le micidiali bombe a grappolo che vengono usate dalla NATO e
che abbiamo naturalmente pubblicato. I problemi legati alluso della
Rete sono principalmente la difficoltà di verificare le fonti. Come
essere sicuri che le notizie siano attendibili? Intanto, ci vuole
esperienza, bisogna conoscere i siti attraverso la navigazione per
acquisire l'esperienza necessaria per capire se sono affidabili. E poi
sapersi muovere con una certa rapidità, perché il problema di
Internet è essenzialmente quello di non perderti. È come entrare in
un'enorme biblioteca dove, se non sai cosa cercare, ti perdi.
Domanda 3
Nella guerra del Kossovo, ancora una volta, si sono messi in campo
diversi usi dell'informazione, quindi anche diversi tipi di
propaganda. Da un lato, Milosevic si è dimostrato piuttosto abile
nell'usare le immagini televisive; dall'altro le informazioni
provenienti dai media tradizionali occidentali tendevano a dare
un'immagine semplificata, da buoni contro cattivi, di questa guerra.
Che ruolo ha avuto per gli esiti del conflitto questa forma di
manipolazione dei media ?
Risposta
L'informazione in questa guerra è stata molto omologata. Sebbene sia
sembrato il contrario e i giornali italiani, insieme ai giornali di
tutto il mondo, abbiano pubblicato migliaia di pagine, di reportage.
In realtà, quasi tutti hanno scritto un po' le stesse cose. E' vero
che in ogni guerra si attiva la propaganda, da una parte e dall'altra,
perché questa è una guerra moderna alle soglie del nuovo millennio.
Ma, in questo caso, la stampa occidentale è riuscita a malapena a
dare approfondimenti e notizie su quello che ha visto. Quello che ha
visto sono i profughi che sono finiti in Albania e apparsi
continuamente in televisione e sui giornali. Si raccontano le storie
terribili di queste persone cacciate via dalle loro case, dalle bombe
della NATO e dalle milizie serbe. Però, sono molto ripetitive, sono
sempre le stesse. Dall'altra parte il contrario: a guardare la
televisione serba, ma anche i siti, che sono molti, i siti del governo
serbo, l'agenzia di stampa jugoslava, eccetera, si vedono solo gli
effetti del bombardamenti della NATO. Non si vedono, per esempio, lì
i profughi, in quelle fonti di informazione non si vedono. E ognuno
tira l'acqua al suo mulino. Quello che non riusciamo a fare, non
riescono a fare molto bene i giornalisti occidentali, è svelare
questo meccanismo, cioè cercare in tutti i modi di rompere questa
situazione. I giornali italiani hanno raccontato quello che ha passato
il convento, cioè la NATO, e poi i profughi, gli altri, hanno
raccontato quello che ha passato l'altro convento, cioè la Serbia. In
questo senso, la Rete è ancora più fondamentale, più importante,
perché puoi trovare tute le notizie di tutte le fonti. Per esempio
noi abbiamo pubblicato il diario di 'Sasha', che da Panchevo, una città
vicino Belgrado, racconta quello che vede. Lui non è sicuramente un
filo-Milosevic, anzi, è un disegnatore di fumetti che manda in e-mail
questo diario, quasi quotidianamente, e racconta le bombe, racconta
come si vive, insomma, racconta un po' la vita di chi subisce questa
guerra.
Domanda 4
Qual è il modo per dare un'informazione equilibrata ed evitare la
spettacolarizzazione del conflitto ?
Risposta
Il conflitto, purtroppo, è sempre di più spettacolo, uno
spettacolo macabro, uno spettacolo terribile. Anche la vostra
trasmissione ha denunciato il fatto che in diversi siti che parlano di
guerra fossero 'linkati', si dice così mi pare, dei siti
pornografici. Dunque, un esempio di più forte spettacolarizzazione
della guerra non c'è, nel senso che evidentemente c'è un voyeurismo
bestiale. Lo spettacolo è presente sia da una parte e che dall'altra.
E' una cosa terribile. Come si può evitare? Si dovrebbe evitare con
una maggiore capacità dei giornalisti di non stare dietro alle fonti
ufficiali. I giornalisti occidentali sono troppo, secondo me,
attaccati alle conferenze stampa, ai comunicati della NATO. Dall'altra
parte in Serbia c'è stata una fortissima censura, senza libertà di
movimento per la stampa. Un giornalista di opposizione serbo è stato
ucciso a Belgrado. Dunque non è facile cercare di dare una
"completezza" dell'informazione mentre c'è una censura
molto pesante e anche una repressione poliziesca. Il nostro
corrispondente a Belgrado, che è anche un fotografo, tornando in
Italia, alla frontiera con la Croazia, è stato fermato, perquisito,
malmenato, denudato e gli sono stati sequestrati 12 rullini dai serbi
nonostante questi 12 rullini avessero impresse le fotografie dei
bombardamenti di Belgrado e degli effetti che avevano avuto. Quelle
fotografie non le vedremo mai.
Domanda 5
La Rete, con chat ed e-mail, permette un contatto ravvicinato
con singole storie e anche questo può cambiare il modo tradizionale
di fare informazione. Da una parte, quindi, un arricchimento,
dall'altra un rischio. Come verificare le fonti?
Risposta
Le fonti, usando la Rete, non è facile verificarle, nel senso
che bisogna avere come supporto altre informazioni che magari nella
stessa Rete non vengono date. Dunque, se uno lavora in un giornale da
tanti anni, si presume che sappia distinguere tra quella che si dice
una 'bufala' o una cosa vera. Però, certo si può correre il rischio
di pubblicare cose che non hanno senso. Bisogna stare molto attenti
perché pubblicando tutto si rischia di fare anche noi giornalisti
propaganda. Ricordo che abbiamo pubblicato il racconto di una
giornalista di Pristina che è stata cacciata via delle milizie serbe
e gli è stato detto: "hai un quarto d'ora per andartene",
dopodiché è stata anche aiutata da un paio di soldati serbi suoi
amici a passare il confine. In questo caso avevamo verificato che
questa fosse una persona seria, attendibile, che già aveva avuto
rapporti con organizzazioni non governative. Però è un lavoro
complicato e lungo. Quindi i tempi dei quotidiani, in particolare, a
volte non coincidono con la paziente e meticolosa verifica delle
notizie o fatti che si trovano nella Rete.
Domanda 6
In definitiva in che misura in questa guerra Internet è
diventata una fonte di notizie per le grandi testate e per i giornali
in genere?
Risposta
Internet, soprattutto in occasione di questa guerra, è
diventata una primaria fonte più che di notizie, direi proprio
materiale per poter costruire un giornale moderno. Se parliamo della
notizia in sé, quella che arriva col flash di agenzia, giunge prima
per altri canali. Però, siccome stiamo parlando di mezzi di
informazione che non possono limitarsi a quelle cinque righe ma devono
riempire pagine e pagine di contenuti possibilmente interessanti,
Internet è fondamentale ormai da alcuni anni. In particolare, in
questa guerra, dove le notizie spesso non sono chiare oppure vengono
fuori da una propaganda di una o l'altra delle parti in causa e sono
difficilmente verificabili sul campo, incrociando le risorse di
Internet si riesce a creare un prodotto dignitoso, a dare dei
materiali che aiutino il lettore a capire quello che sta succedendo al
di là della notizia quotidiana. Per quanto riguarda l'aggiornamento,
Internet viene aggiornata ma non con gli stessi tempi delle agenzie di
stampa, della televisione. L'affidabilità bisogna andarsela a cercare
incrociando le fonti. L'utilità e la completezza dell'informazione
sono le due cose importanti. Penso che a questo punto senza Internet
si farebbero dei giornali peggiori. |
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