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Tema del 26 maggio 2000

Comunicare su Web

Linguaggi di Rete

Oltre ad essere un enorme deposito di informazioni Internet è anche un potentissimo strumento di comunicazione

di Gino Roncaglia

Nell'universo di Internet - dalla posta elettronica alle chat, dalla comunicazione vocale ai newsgroup, dalle videoconferenze ai giochi in rete, fino alle stesse pagine Web che sono naturalmente anch'esse uno strumento di comunicazione - si intrecciano mille voci, mille messaggi, un vero e proprio groviglio comunicativo che ha i suoi linguaggi, i suoi strumenti, le sue abitudini, le sue convenzioni.Per alcuni osservatori la comunicazione in Rete è segnata dal disordine, dalla tendenza alla frammentazione e all'eccessiva semplificazione dei messaggi. Altri sottolineano invece la creatività e la fluidità del 'parlare in Rete', e notano come elemento positivo il recupero del linguaggio scritto nella comunicazione interpersonale.Ma quali sono le forme dei linguaggi di Rete? L'italiano e le altre lingue nazionali sopravvivranno all'assalto dell'inglese, o daranno vita a nuovi linguaggi ibridi? Davvero Internet sta portando a una rivalutazione della comunicazione scritta? Si tratta di un fenomeno temporaneo o permanente? Qual è, e quale sarà, il rapporto fra parole e immagini in Rete? Gli interrogativi non mancano.

Mentre aspettiamo, ad esempio, un traduttore universale, l'inglese diventa sempre più indispensabile per muoversi nella Rete e nel mondo delle nuove tecnologie. Per gli ottimisti, l'affermazione dell'inglese come 'lingua franca' del Web (e non solo!) facilita la comunicazione globale e ha l'effetto positivo di spingere in tutto il mondo un numero crescente di persone allo studio di una lingua straniera - l'inglese appunto. Per i pessimisti, il rischio è quello di seppellire progressivamente la specificità delle altre lingue nazionali sotto una valanga di anglismi e neologismi vari.

Cosa bisogna fare davanti a questo diluvio di anglismi, prestiti linguistici e contaminazioni varie proprio del mondo delle nuove tecnologie? Per difendere la nostra lingua occorre tradurre tutto in italiano, come tendono ad esempio a fare i francesi? O è meglio arrendersi all'inevitabile, e curare almeno la correttezza dell'italianizzazione dei termini inglesi?

Accento all'onnipresenza dell'inglese, i linguaggi di Rete offrono poi moltissimi altri aspetti meritevoli di discussione. Ad esempio, la creazione di veri e propri gerghi fatti di abbreviazioni e sigle, che si manifesta con particolare evidenza nelle conversazioni via chat.

Il chat permette di conversare a distanza e in tempo reale via Internet, usando la tastiera per scrivere i nostri messaggi. Ora, se si entra in una qualsiasi stanza chat, si è subito colpiti da diversi fenomeni linguistici, che rischiano di rendere il chat quasi incomprensibile a chi non abbia già acquisito una qualche competenza in materia. Innanzitutto, l'intrecciarsi di conversazioni e di voci. Poi, l'uso continuo di sigle e abbreviazioni. Le ragioni di questo uso sono ovvie: dovendo digitare alla tastiera quello che viene 'detto' in un chat, è importante sfruttare tutti i trucchi possibili per 'risparmiare caratteri'. Infatti, l'uso della tastiera è comunque più lento e scomodo rispetto alle nostre abitudini di conversazione a voce. Contemporaneamente sigle e abbreviazioni soddisfano la tendenza a creare linguaggi gergali che è propria da sempre del mondo giovanile.

All'uso di sigle e abbreviazioni scritte si affianca, soprattutto nella posta elettronica, quello di abbreviazioni 'iconiche': piccole immagini costruite a partire dai caratteri di tastiera.

Alcuni li chiamano Smileys, in Italia sono conosciute come "faccine" ma il nome tecnico e' Emoticons. Si tratta di un insieme di caratteri che si usa per esprimere graficamente uno stato d'animo, un'emozione, a volte per simboleggiare un personaggio o un oggetto. Quando parliamo il nostro linguaggio non si esaurisce nella semplice articolazione delle parole ma è accompagnato da un grande patrimonio di informazioni aggiuntive che dipendono dalla posa del corpo, dalla mimica facciale, dall'intonazione della voce: gli emoticon introducono nella scrittura tutto quel complesso di informazioni che la comunicazione mediata da un elaboratore rende invece impossibile. I simboli di base sono uguali ovunque. Degli esempi? Eccoli:
 : )
Significa qualcosa come "sono felice" o "divertente" o, nel corso di una discussione, "scherzavo".
: (
ha il significato opposto, "sono triste", "quello che mi hai detto mi è dispiaciuto" o semplicemente "brutto".
Esistono, poi, Emoticon che esprimono uno stato fisico o mentale come:
:*) sono ubriaco.
:'-( sto piangendo
:'-) Sono così felice che mi viene da piangere
:-@ spavento!
Oppure Emoticons che descrivono l'utente come:
8-) porto gli occhiali da sole
B:-) porto gli occhiali da sole in testa
8:-) sono una bimba con un fiocco
:-{) ho i baffi
:-[ sono un vampiro
E infine Emoticon che rappresentano personaggi celebri come
=|:-) Abe Lincoln
@:-) Elvis
@@@ :-) Marge Simpson
e infine, se si vuole proprio esagerare, si può scrivere anche qualcosa del genere
C=}>;*{))
Che significa "sono uno chef ubriaco e diabolico con un toupet al contrario, baffi e doppio mento".

Questo mondo della comunicazione veloce fatta di abbreviazioni e icone si avvicina anche a un altro tipo di scrittura legata alle nuove tecnologie della comunicazione: i brevi messaggi di testo scambiati attraverso i telefonini.

La comunicazione breve e veloce delle chat e ancor più degli SMS è indubbiamente comunicazione scritta, ma per la sua vicinanza al parlato e per la tendenza ad integrarsi con elementi iconici suscita due interrogativi. In primo luogo: non si corre il rischio di sostituire alla scrittura argomentativa e ragionata alla quale ci hanno abituati secoli e secoli di 'cultura del libro' una comunicazione troppo frammentata e associativa?In secondo luogo: se la scrittura di Rete tende ad avvicinarsi in maniera così evidente al linguaggio parlato, perché non ci si limita a scambiarsi messaggi vocali, anziché scritti? Dopotutto, sappiamo che su Internet viaggiano anche i suoni!

Alla prima questione, quella della perdita della scrittura e addirittura dell'intelligenza argomentativa, ha dedicato alcune interessanti e discusse considerazioni il linguista Raffaele Simone, nel suo libro La terza fase. Le considerazioni fatte da Simone possono essere naturalmente messe in discussione: non manca ad esempio chi guarda con favore, o almeno con interesse, allo scardinamento di certe forme classiche ma forse un po' sclerotizzate di scrittura e linguaggio operato dalla comunicazione di Rete. E non manca chi crede che scrittura associativa e scrittura argomentativa possano benissimo convivere, anche in Rete. Ma come risolvere l'interrogativo posto dal secondo fra i problemi sottolineati: se le scritture di Rete tendono al parlato, perché non sostituirle con il parlato stesso?

In parte, la motivazione è tecnica. Per capirla a fondo, è consigliabile consultare la prima dispensa della sezione di Educazione al multimediale ospitata dal Learning Center all'interno del sito Web di MediaMente. In generale, comunque, la codifica digitale di un testo occupa molti meno bit di quella di un brano sonoro. È quindi molto più facile far viaggiare in Rete dei testi anziché della voce. Ma forse non è una spiegazione sufficiente. Perché non basta? Per capirlo, basta osservare i numerosi chat vocali - o meglio, i chat audio-video - che si sono sviluppati negli ultimissimi mesi.

sessione di chatLa maggior parte degli strumenti per il chat audio o la telefonia di Rete, si portano infatti dietro il buon vecchio chat testuale. In parte, certo, perché l'audio può essere disturbato nel caso di connessioni lente. Ma forse ci sono anche altri motivi che rendono desiderabile disporre anche di un canale di comunicazione scritta. Innanzitutto, la comunicazione scritta è più facile da comprendere quando alla conversazione partecipano anche persone che non parlano perfettamente la lingua nella quale avviene la comunicazione stessa. In secondo luogo, l'audio permette di parlare a una sola persona per volta, e richiede una qualche convenzione per dare la parola e stabilire i turni al microfono. Nel caso della conversazione scritta, invece, i partecipanti possono scrivere contemporaneamente. Infine, anche se chi parla, ovvero l'emittente, può farlo più rapidamente a voce che per iscritto, chi riceve il messaggio fa di norma molto prima a leggere una frase che ad ascoltarla. Insomma, di certo non si può sostenere che l'audio e altre forme innovative di comunicazione su Internet, non abbiano futuro - tutt'altro! Ma, in varie forme, la parola scritta resta e resterà fondamentale anche nel mondo della multimedialità e delle reti. Anche per questo, il campo delle scritture di Rete conserva tutto il suo fascino!

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