Nell'universo
di Internet - dalla posta elettronica alle chat,
dalla comunicazione vocale ai newsgroup, dalle videoconferenze ai
giochi in rete, fino alle stesse pagine Web che sono naturalmente
anch'esse uno strumento di comunicazione - si intrecciano mille voci,
mille messaggi, un vero e proprio groviglio comunicativo che ha i suoi
linguaggi, i suoi strumenti, le sue abitudini, le sue convenzioni.Per
alcuni osservatori la comunicazione in Rete è segnata dal disordine,
dalla tendenza alla frammentazione e all'eccessiva semplificazione dei
messaggi. Altri sottolineano invece la creatività e la fluidità del
'parlare in Rete', e notano come elemento positivo il recupero del
linguaggio scritto nella comunicazione interpersonale.Ma quali sono le
forme dei linguaggi di Rete? L'italiano e le altre lingue nazionali
sopravvivranno all'assalto dell'inglese, o daranno vita a nuovi
linguaggi ibridi? Davvero Internet sta portando a una rivalutazione
della comunicazione scritta? Si tratta di un fenomeno temporaneo o
permanente? Qual è, e quale sarà, il rapporto fra parole e immagini
in Rete? Gli interrogativi non mancano.
Mentre
aspettiamo, ad esempio, un traduttore universale, l'inglese diventa
sempre più indispensabile per muoversi nella Rete e nel mondo delle
nuove tecnologie. Per gli ottimisti, l'affermazione dell'inglese come
'lingua franca' del Web (e non solo!) facilita la comunicazione
globale e ha l'effetto positivo di spingere in tutto il mondo un
numero crescente di persone allo studio di una lingua straniera -
l'inglese appunto. Per i pessimisti, il rischio è quello di
seppellire progressivamente la specificità delle altre lingue
nazionali sotto una valanga di anglismi e neologismi vari.
Cosa
bisogna fare davanti a questo diluvio di anglismi, prestiti
linguistici e contaminazioni varie proprio del mondo delle nuove
tecnologie? Per difendere la nostra lingua occorre tradurre tutto in
italiano, come tendono ad esempio a fare i francesi? O è meglio
arrendersi all'inevitabile, e curare almeno la correttezza
dell'italianizzazione dei termini inglesi?
Accento
all'onnipresenza dell'inglese, i linguaggi di Rete offrono poi
moltissimi altri aspetti meritevoli di discussione. Ad esempio, la
creazione di veri e propri gerghi fatti di abbreviazioni e sigle, che
si manifesta con particolare evidenza nelle conversazioni via chat.
Il
chat permette di conversare a distanza e in tempo reale via Internet,
usando la tastiera per scrivere i nostri messaggi. Ora, se si entra in
una qualsiasi stanza chat, si è subito colpiti da diversi fenomeni
linguistici, che rischiano di rendere il chat quasi incomprensibile a
chi non abbia già acquisito una qualche competenza in materia.
Innanzitutto, l'intrecciarsi di conversazioni e di voci. Poi, l'uso
continuo di sigle e abbreviazioni. Le ragioni di questo uso sono
ovvie: dovendo digitare alla tastiera quello che viene 'detto' in un
chat, è importante sfruttare tutti i trucchi possibili per
'risparmiare caratteri'. Infatti, l'uso della tastiera è comunque
più lento e scomodo rispetto alle nostre abitudini di conversazione a
voce. Contemporaneamente sigle e abbreviazioni soddisfano la tendenza
a creare linguaggi gergali che è propria da sempre del mondo
giovanile.
All'uso
di sigle e abbreviazioni scritte si affianca, soprattutto nella posta
elettronica, quello di abbreviazioni 'iconiche': piccole immagini
costruite a partire dai caratteri di tastiera.
Alcuni
li chiamano Smileys, in Italia sono conosciute come
"faccine" ma il nome tecnico e' Emoticons. Si tratta di un
insieme di caratteri che si usa per esprimere graficamente uno stato
d'animo, un'emozione, a volte per simboleggiare un personaggio o un
oggetto. Quando parliamo il nostro linguaggio non si esaurisce nella
semplice articolazione delle parole ma è accompagnato da un grande
patrimonio di informazioni aggiuntive che dipendono dalla posa del
corpo, dalla mimica facciale, dall'intonazione della voce: gli
emoticon introducono nella scrittura tutto quel complesso di
informazioni che la comunicazione mediata da un elaboratore rende
invece impossibile. I simboli di base sono uguali ovunque. Degli
esempi? Eccoli:
: )
Significa qualcosa come "sono felice" o
"divertente" o, nel corso di una discussione,
"scherzavo".
: (
ha il significato opposto, "sono triste", "quello che
mi hai detto mi è dispiaciuto" o semplicemente
"brutto".
Esistono, poi, Emoticon che esprimono uno stato fisico o mentale come:
:*) sono ubriaco.
:'-( sto piangendo
:'-) Sono così felice che mi viene da piangere
:-@ spavento!
Oppure Emoticons che descrivono l'utente come:
8-) porto gli occhiali da sole
B:-) porto gli occhiali da sole in testa
8:-) sono una bimba con un fiocco
:-{) ho i baffi
:-[ sono un vampiro
E infine Emoticon che rappresentano personaggi celebri come
=|:-) Abe Lincoln
@:-) Elvis
@@@ :-) Marge Simpson
e infine, se si vuole proprio esagerare, si può scrivere anche
qualcosa del genere
C=}>;*{))
Che significa "sono uno chef ubriaco e diabolico con un toupet al
contrario, baffi e doppio mento".
Questo
mondo della comunicazione veloce fatta di abbreviazioni e icone si
avvicina anche a un altro tipo di scrittura legata alle nuove
tecnologie della comunicazione: i brevi messaggi di testo scambiati
attraverso i telefonini.
La
comunicazione breve e veloce delle chat e ancor più degli SMS
è indubbiamente comunicazione scritta, ma per la sua vicinanza al
parlato e per la tendenza ad integrarsi con elementi iconici suscita
due interrogativi. In primo luogo: non si corre il rischio di
sostituire alla scrittura argomentativa e ragionata alla quale ci
hanno abituati secoli e secoli di 'cultura del libro' una
comunicazione troppo frammentata e associativa?In secondo luogo: se la
scrittura di Rete tende ad avvicinarsi in maniera così evidente al
linguaggio parlato, perché non ci si limita a scambiarsi messaggi
vocali, anziché scritti? Dopotutto, sappiamo che su Internet
viaggiano anche i suoni!
Alla
prima questione, quella della perdita della scrittura e addirittura
dell'intelligenza argomentativa, ha dedicato alcune interessanti e
discusse considerazioni il linguista Raffaele Simone, nel suo libro La
terza fase. Le considerazioni fatte da Simone possono essere
naturalmente messe in discussione: non manca ad esempio chi guarda con
favore, o almeno con interesse, allo scardinamento di certe forme
classiche ma forse un po' sclerotizzate di scrittura e linguaggio
operato dalla comunicazione di Rete. E non manca chi crede che
scrittura associativa e scrittura argomentativa possano benissimo
convivere, anche in Rete. Ma come risolvere l'interrogativo posto dal
secondo fra i problemi sottolineati: se le scritture di Rete tendono
al parlato, perché non sostituirle con il parlato stesso?
In
parte, la motivazione è tecnica. Per capirla a fondo, è
consigliabile consultare la prima dispensa della sezione di Educazione
al multimediale ospitata dal Learning Center all'interno del sito
Web di MediaMente. In generale, comunque, la codifica digitale di un
testo occupa molti meno bit di quella di un brano sonoro. È quindi
molto più facile far viaggiare in Rete dei testi anziché della voce.
Ma forse non è una spiegazione sufficiente. Perché non basta? Per
capirlo, basta osservare i numerosi chat vocali - o meglio, i chat
audio-video - che si sono sviluppati negli ultimissimi mesi.
La
maggior parte degli strumenti per il chat audio o la telefonia di
Rete, si portano infatti dietro il buon vecchio chat testuale. In
parte, certo, perché l'audio può essere disturbato nel caso di
connessioni lente. Ma forse ci sono anche altri motivi che rendono
desiderabile disporre anche di un canale di comunicazione scritta.
Innanzitutto, la comunicazione scritta è più facile da comprendere
quando alla conversazione partecipano anche persone che non parlano
perfettamente la lingua nella quale avviene la comunicazione stessa.
In secondo luogo, l'audio permette di parlare a una sola persona per
volta, e richiede una qualche convenzione per dare la parola e
stabilire i turni al microfono. Nel caso della conversazione scritta,
invece, i partecipanti possono scrivere contemporaneamente. Infine,
anche se chi parla, ovvero l'emittente, può farlo più rapidamente a
voce che per iscritto, chi riceve il messaggio fa di norma molto prima
a leggere una frase che ad ascoltarla. Insomma, di certo non si può
sostenere che l'audio e altre forme innovative di comunicazione su
Internet, non abbiano futuro - tutt'altro! Ma, in varie forme, la
parola scritta resta e resterà fondamentale anche nel mondo della
multimedialità e delle reti. Anche per questo, il campo delle
scritture di Rete conserva tutto il suo fascino!
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