"Smells
like mean spirit": "Sa di cattiveria". È questo il
titolo che la più celebre delle riviste sulla Rete, Wired,
dedica all'attacco degli hackers ad alcuni principali siti americani.
L'articolo sottolinea, infatti, che l'attacco non sembra rientrare in
nessuna delle azioni dimostrative tradizionali dei pirati informatici.
Non c'è la volontà di mettere alla prova un nuovo sistema di attacco
e manca la usuale rivendicazione dell'attacco da parte di un gruppo.
Wired arriva a ipotizzare che alla radice dell'attacco ci sia un
gruppo di adolescenti poco esperti della Rete che definisce "packet
monkeys": scimmie impacchettatrici che bombardano i siti con
"pacchetti" di informazioni senza uno scopo specifico.
E sulla modalità dell'attacco si sofferma anche il sito della
televisione inglese Bbc
news in un articolo dal titolo "How
the Web was wounded", Come la Rete è stata ferita.
L'articolo paragona la tecnica d'attacco a quella di un telefonista
folle che bombardi di chiamate un numero facendolo trovare occupato a
tutti quelli che cercano di chiamare. L'autore del pezzo sottolinea
anche il singolare tempismo e la grande sincronia dei pirati che si
sono impadroniti, grazie a questa tecnica, di più di 50 computers
sparsi per il mondo, per bombardare di dati Yahoo.
Salon, la
rivista che si occupa dei principali trend del mondo dell'informatica
e della Rete dal punto di vista del costume sostiene invece che i
media hanno montato l''evento, seminando il panico. "Net
scare:
can we get past the hysteria?": "La paura in Rete: usciremo
dall'isteria?" è, infatti, il titolo dell'articolo di Scott
Rosenberg che mette in evidenza la facilità con cui si diffonde il
panico a proposito della Rete. Per Salon, in fondo, l'attacco ha solo
buttato giù la connessione con alcuni dei siti principali per un paio
d'ore senza ledere i milioni di altri siti esistenti e, dunque, non va
preso troppo sul serio.
Di opinione
diametralmente opposta il New
York Times che titola "La
forza di Internet si è dimostrata essere la sua debolezza".
Per il quotidiano della grande mela il punto è che gli hackers hanno
colto una smagliatura nei sistemi di protezione che potrà
difficilmente essere rimarginata. Infatti questa volta i pirati non
sono entrati nel sistema per vie indirette: non hanno, ad esempio,
forzato accessi legati alle reti locali dei siti che hanno attaccato.
Sono entrati, invece, dalla porta principale da cui entrano i clienti
per fare le ordinazioni o per scrivere le mail: una porta che potrà
difficilmente essere chiusa proprio perché Internet è per
definizione un sistema aperto.
E questo è anche il punto di ZDnet
uno dei siti di riferimento per tutto quello che accade nel mondo
dell'informatica e della Rete. Per Peter Coffee autore di un articolo
intitolato "Un
Web sicuro richiede un nuovo contratto sociale", il problema
è ancora più a monte. La Rete, afferma Coffeee, è come una città
piena di case con porte di ingresso senza serratura, chiunque può
entrare e rubare quello che c'è. La soluzione, per Coffee, tuttavia
non è chiudere ogni accesso libero ad Internet, ma la crescita di una
consapevolezza sui pericoli e sui rischi che la Rete comporta e lo
stabilirsi di un equilibrio tra libertà totale e totale chiusura.
Insomma un nuovo contratto sociale per difendere il Web e per vivere
nella società della Rete.
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