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Utero in affitto, un mercato in Rete

Mentre in Italia esplode la polemica sulla maternità surrogata su Internet c'è chi ha già organizzato il business delle mamme "per conto terzi"

a cura di Adriano Albano


Una sentenza destinata a far discutere. Il tribunale di Roma, ieri, ha autorizzato per la prima volta in Italia la maternità surrogata, la pratica di fecondazione assistita che viene generalmente denominata "utero in affitto". Già da tempo in Rete si fronteggiano i fautori e gli oppositori di questa nuova applicazione della ginecologia.
Su Internet è possibile leggere le norme di deontologia medica invocate dal ginecologo che si era opposto alla decisione della coppia ricorsa alla magistratura. L'articolo 42/a vieta al medico di praticare ogni forma di maternità surrogata. Il giudice, tuttavia, ha ritenuto questo codice soccombente rispetto al diritto della donna alla maternità.

Tra le reazioni più critiche alla sentenza, quella del Comitato nazionale di bioetica, che offre una ricca bibliografia sul tema all’interno del suo spazio Internet ospitato nel sito della presidenza del consiglio.
Tra le pagine web non istituzionali in materia di bioetica ci sono quelle firmate dallo studioso Massimo Marinelli dove sono pubblicate alcune relazioni governative sulla fecondazione assistita e la sintesi delle legislazioni adottate negli altri Paesi.

Esistono, inoltre, siti che propongono alle coppie sterili uteri in affitto. I servizi, che si rivolgono a un pubblico internazionale, sono offerti in varie lingue, italiano compreso.
La proposta è semplice: gli operatori di un centro dell’Oregon mettono in contatto le coppie sterili con giovani donne disposte ad affittare il proprio utero. L’offerta è corredata da una tabella informativa che mette in evidenza non solo le caratteristiche etniche delle madri in affitto, ma anche quelle culturali.
Le donne sono divise, quindi, non solo per caratteristiche somatiche ma anche per grado di istruzione.

Se le potenziali madri in affitto non sono più di venti, numerose sono invece le giovani donne disposte a donare gli ovuli. Anche in questo caso si possono conoscere tutti i particolari sui soggetti disponibili alla fecondazione “per conto terzi”.
Non manca, infine, il listino prezzi. Una coppia può spendere per una maternità surrogata fino a 25 mila dollari (oltre cinquanta milioni di lire).

In questo mercato telematico c’è anche chi promette alle coppie sterili figli “esteticamente superiori”. In un sito americano, per esempio, viene presentato il catalogo delle modelle che hanno messo a disposizione i propri ovuli.
Ma in Rete c’è anche chi parla con serietà di fecondazione assistita. E’ il caso dell’Ape sapiente, associazione italiana senza scopo di lucro che offre consulenza online a chi ha problemi di sterilità.
Analogo servizio viene fornito da una clinica della fertilità che mette a disposizione delle coppie schede informative e un sistema di corrispondenza elettronica con gli specialisti del centro.