Una
sentenza
destinata a far discutere. Il tribunale di Roma, ieri, ha
autorizzato per la prima volta in Italia la maternità
surrogata, la pratica di fecondazione assistita che viene
generalmente denominata "utero in affitto". Già da
tempo in Rete si fronteggiano i fautori e gli oppositori di
questa nuova applicazione della ginecologia.
Su Internet è possibile leggere le norme di deontologia
medica invocate dal ginecologo che si era opposto alla
decisione della coppia ricorsa alla magistratura. L'articolo
42/a vieta al medico di praticare ogni forma di maternità
surrogata. Il giudice, tuttavia, ha ritenuto questo codice
soccombente rispetto al diritto della donna alla maternità.
Tra le reazioni più critiche
alla sentenza, quella del Comitato
nazionale di bioetica, che offre una ricca
bibliografia sul tema all’interno del suo spazio
Internet ospitato nel sito della presidenza del consiglio.
Tra le pagine web
non istituzionali in materia di bioetica ci sono quelle
firmate dallo studioso Massimo
Marinelli dove sono pubblicate alcune relazioni
governative sulla fecondazione assistita e la sintesi
delle legislazioni adottate negli altri Paesi.
Esistono, inoltre, siti che
propongono alle coppie sterili uteri in affitto. I servizi, che
si rivolgono a un pubblico internazionale, sono offerti in varie
lingue, italiano compreso.
La
proposta è semplice: gli operatori di un centro dell’Oregon
mettono in contatto le coppie sterili con giovani donne disposte
ad affittare il proprio utero. L’offerta è corredata da una
tabella informativa che mette in evidenza non solo le
caratteristiche etniche delle madri in affitto, ma anche quelle
culturali.
Le donne sono divise, quindi, non solo per caratteristiche
somatiche ma anche per grado di istruzione.
Se le potenziali madri in affitto
non sono più di venti, numerose sono invece le giovani donne
disposte a donare gli ovuli. Anche in questo caso si possono
conoscere tutti i particolari sui soggetti disponibili alla
fecondazione “per conto terzi”.
Non manca, infine, il listino prezzi. Una coppia può spendere
per una maternità surrogata fino a 25 mila dollari (oltre
cinquanta milioni di lire).
In questo mercato telematico c’è
anche chi promette alle coppie sterili figli “esteticamente
superiori”. In un sito americano, per esempio, viene
presentato il catalogo delle modelle che hanno messo a
disposizione i propri ovuli.
Ma in Rete c’è anche chi parla con serietà di fecondazione
assistita. E’ il caso dell’Ape
sapiente, associazione italiana senza scopo di lucro che
offre consulenza online a chi ha problemi di sterilità.
Analogo servizio viene fornito da una clinica della fertilità
che mette a disposizione delle coppie schede informative e un
sistema di corrispondenza elettronica con gli specialisti del
centro.
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