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14 maggio 1998

Nuovi media e didattica. Esperienze didattiche /1
di Gino Roncaglia

 

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Benvenuti a MediaMente. Quella di oggi è la quinta e ultima puntata del ciclo di trasmissioni speciali che abbiamo dedicato al mondo della scuola e all'uso delle nuove tecnologie per l'insegnamento. Trasmissioni, lo ricordiamo, che nascono dalla collaborazione fra RAI Educational e il Ministero per la Pubblica Istruzione. Nel corso di questa settimana abbiamo cercato di fornire una presentazione di alcuni degli strumenti e dei linguaggi della nuova didattica, abbiamo parlato dei protagonisti di questo processo - è giunto il momento di esaminare insieme un po' di casi concreti, di esempi, di esperienze. 

Naturalmente, come è nostra abitudine, cercheremo di usare queste esperienze come spunto per una riflessione: in questo caso, una riflessione che vorrebbe essere molto immediata e concreta: cosa si può fare, in classe, con le nuove tecnologie? La prima cosa che può essere utile fare è cercare di capire insieme qual è la situazione di partenza - qual è cioè la situazione attuale di informatizzazione delle scuole italiane. Naturalmente, il quadro varia a seconda dei vari ordini di scuola, e non sempre sono disponibili dati attendibili e completi. Ma una recente indagine realizzata dall'Istituto Tecnologie Didattiche del CNR di Genova e dal Dipartimento di scienze fisiche dell'Università di Napoli Federico II, può aiutarci ad avere un'idea della situazione almeno per quel che riguarda l'istruzione superiore. 

Si tratta di una ricerca che si basa su un campione di 200 istituti - circa il 2,5% del totale - scelti con criteri statistici. I dati che emergono sono particolarmente interessanti. Vediamone insieme alcuni. Diciamo subito che solo 2 delle 200 scuole prese in esame non dispongono di neanche un PC. In entrambi i casi, si tratta di scuole del Sud Italia, e un primo dato interessante dell'indagine riguarda proprio la differenza fra Nord, Centro e Sud Italia. Questa tabella ci fa vedere il numero di studenti per ogni personal computer disponibile. In questo caso, quindi, più alta è la barra e peggiori sono i risultati. Al Sud, è disponibile un computer ogni 24 studenti. Al Centro, un computer ogni 15 studenti. Al Nord, un computer ogni 13 studenti. In sostanza, al Sud è disponibile più o meno un computer per classe (anche se naturalmente può darsi che questi computer siano tutti insieme in un'aula multimediale), al Centro e al Nord due computer per classe. 

Sono medie ancora piuttosto basse, anche perché bisogna considerare che nel rilevamento possono essere compresi anche computer usati dalle segreterie. Ma naturalmente la divisione non è solo quella per aree geografiche: notevoli differenze vi sono anche nella distribuzione delle risorse informatiche a seconda del tipo di scuola. Questa tabella è molto indicativa: riporta la media nazionale del numero di studenti per computer a seconda dell'indirizzo di studio. Anche qui, dunque, una barra più alta indica risultati peggiori. I dati sono impressionanti: nel caso dell'istruzione classica, scientifica e magistrale la media è di un computer ogni 38 studenti, contro il computer ogni 11 studenti per l'istruzione tecnica, il computer ogni 13 studenti per quella professionale, il computer ogni 23 studenti per quella artistica. Sono dati che inducono a una riflessione: l'istruzione tecnica è molto più avanti. Questo naturalmente dimostra il particolare impegno che la sfera dell'istruzione tecnica ha dedicato all'introduzione delle nuove tecnologie. Ma, in negativo, fornisce anche un dato assai preoccupante: paradossalmente, le scuole che la visione tradizionale - certo molto schematica - considera di più alto livello, ovvero i licei classici e scientifici, si rivelano molto più indietro delle altre come livello di informatizzazione. Evidentemente, il pregiudizio secondo cui il computer è utile soprattutto per lavori di tipo tecnico ed esecutivo, mentre chi si occupa di materie umanistiche o comunque più 'astratte' può in fondo farne a meno, è duro a morire.

Questo pregiudizio rischia di portare a una generazione di studenti che escono dai licei classici e scientifici senza che la scuola li abbia aiutati ad acquisire quel livello minimo di familiarità con le nuove tecnologie, che costituisce ormai una necessità imprescindibile per l'inserimento nel mondo del lavoro, a ogni livello.

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