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Benvenuti a
MediaMente. Quella di oggi è la quinta e ultima puntata del
ciclo di trasmissioni speciali che abbiamo dedicato al mondo
della scuola e all'uso delle nuove tecnologie per
l'insegnamento. Trasmissioni, lo ricordiamo, che nascono dalla
collaborazione fra RAI Educational e il Ministero per la
Pubblica Istruzione. Nel corso di questa settimana abbiamo
cercato di fornire una presentazione di alcuni degli strumenti e
dei linguaggi della nuova didattica, abbiamo parlato dei
protagonisti di questo processo - è giunto il momento di
esaminare insieme un po' di casi concreti, di esempi, di
esperienze.
Naturalmente,
come è nostra abitudine, cercheremo di usare queste esperienze
come spunto per una riflessione: in questo caso, una riflessione
che vorrebbe essere molto immediata e concreta: cosa si può
fare, in classe, con le nuove tecnologie? La prima cosa che può
essere utile fare è cercare di capire insieme qual è la
situazione di partenza - qual è cioè la situazione attuale di
informatizzazione delle scuole italiane. Naturalmente, il quadro
varia a seconda dei vari ordini di scuola, e non sempre sono
disponibili dati attendibili e completi. Ma una recente indagine
realizzata dall'Istituto Tecnologie Didattiche del CNR di Genova
e dal Dipartimento di scienze fisiche dell'Università di Napoli
Federico II, può aiutarci ad avere un'idea della situazione
almeno per quel che riguarda l'istruzione superiore.
Si tratta di una
ricerca che si basa su un campione di 200 istituti - circa il
2,5% del totale - scelti con criteri statistici. I dati che
emergono sono particolarmente interessanti. Vediamone insieme
alcuni. Diciamo subito che solo 2 delle 200 scuole prese in
esame non dispongono di neanche un PC. In entrambi i casi, si
tratta di scuole del Sud Italia, e un primo dato interessante
dell'indagine riguarda proprio la differenza fra Nord, Centro e
Sud Italia. Questa tabella ci fa vedere il numero di studenti
per ogni personal computer disponibile. In questo caso, quindi,
più alta è la barra e peggiori sono i risultati. Al Sud, è
disponibile un computer ogni 24 studenti. Al Centro, un computer
ogni 15 studenti. Al Nord, un computer ogni 13 studenti. In
sostanza, al Sud è disponibile più o meno un computer per
classe (anche se naturalmente può darsi che questi computer
siano tutti insieme in un'aula multimediale), al Centro e al
Nord due computer per classe.
Sono medie ancora
piuttosto basse, anche perché bisogna considerare che nel
rilevamento possono essere compresi anche computer usati dalle
segreterie. Ma naturalmente la divisione non è solo quella per
aree geografiche: notevoli differenze vi sono anche nella
distribuzione delle risorse informatiche a seconda del tipo di
scuola. Questa tabella è molto indicativa: riporta la media
nazionale del numero di studenti per computer a seconda
dell'indirizzo di studio. Anche qui, dunque, una barra più alta
indica risultati peggiori. I dati sono impressionanti: nel caso
dell'istruzione classica, scientifica e magistrale la media è
di un computer ogni 38 studenti, contro il computer ogni 11
studenti per l'istruzione tecnica, il computer ogni 13 studenti
per quella professionale, il computer ogni 23 studenti per
quella artistica. Sono dati che inducono a una riflessione:
l'istruzione tecnica è molto più avanti. Questo naturalmente
dimostra il particolare impegno che la sfera dell'istruzione
tecnica ha dedicato all'introduzione delle nuove tecnologie. Ma,
in negativo, fornisce anche un dato assai preoccupante:
paradossalmente, le scuole che la visione tradizionale - certo
molto schematica - considera di più alto livello, ovvero i
licei classici e scientifici, si rivelano molto più indietro
delle altre come livello di informatizzazione. Evidentemente, il
pregiudizio secondo cui il computer è utile soprattutto per
lavori di tipo tecnico ed esecutivo, mentre chi si occupa di
materie umanistiche o comunque più 'astratte' può in fondo
farne a meno, è duro a morire.
Questo
pregiudizio rischia di portare a una generazione di studenti che
escono dai licei classici e scientifici senza che la scuola li
abbia aiutati ad acquisire quel livello minimo di familiarità
con le nuove tecnologie, che costituisce ormai una necessità
imprescindibile per l'inserimento nel mondo del lavoro, a ogni
livello.
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