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Apriamo allora
subito la nostra finestra di collegamento diretto con il
Ministero per chiedere all'Ispettore Fierli in che modo si pensa
di rispondere a questa sfida, e anche a quel certo pessimismo
che abbiamo colto negli interventi di Galliani e Maragliano.
Quali sono le
linee d'azione del Ministero in questo campo, e in che modo
viene delineata dal ministero la nuova figura del docente?
Abbiamo visto come gli insegnanti possano utilizzare delle
postazioni informatiche all'interno della scuola, specificamente
dedicate al loro lavoro. Si tratta di vere e proprie unità
operative per i docenti. Fra gli obiettivi di queste postazioni
è quello di abituare gli insegnanti a usare direttamente le
nuove tecnologie nella preparazione concreta del lavoro
didattico. Abituarli, anche, a tutti i mille problemi pratici
che comporta la gestione di una 'sala macchine', anche se su
scala molto ridotta. Sono problemi che possono forse all'inizio
spaventare, ma che con un po' di buona volontà si rivelano in
genere superabili, e magari anche fonte di qualche piccola
soddisfazione 'pratica'. In un certo senso, come abbiamo visto,
si tratta di fornire le strutture perché i docenti possano
utilizzare in maniera autonoma, autosufficiente le nuove
tecnologie nel loro lavoro di tutti i giorni, nella preparazione
delle lezioni.
Naturalmente, le
unità operative per i docenti non saranno solo strumento per il
lavoro isolato del singolo docente: al contrario, potranno
costituire il punto d'incontro per la realizzazione di progetti
trasversali, che vedano impegnati docenti diversi e coinvolgano
materie diverse. E questo non solo all'interno di una singola
scuola, ma anche attraverso la collaborazione fra scuole
diverse, magari lontane. A questo punto, sarà chiaro che un
problema ulteriore, particolarmente delicato, è proprio quello
dei modelli di attività didattica. In quale contesto, in che
tipo di lezione, per quali attività saranno poi usate queste
tecnologie? Nanda Cremascòli è stata, in Italia, fra
gli insegnanti che per primi hanno esplorato l'uso didattico
delle nuove tecnologie, e sottolinea come molto spesso questo
sia un punto centrale proprio per comprendere i problemi legati
alla formazione dei docenti.
(Nanda
Cremascòli) "C'è un forte interesse nella scuola
relativamente alle nuove tecnologie e particolarmente al tema
della multimedialità. Anche perché il sostegno che il
Ministero della Pubblica Istruzione sta dando in questo periodo
a questo genere di temi chiaramente crea interesse nelle scuole.
(...) Io credo che il grande problema della didattica sia in
realtà proprio nella formazione degli insegnanti e nel fatto
che gli insegnanti siano troppo legati a un modello, che in
realtà è un modello storicamente determinato di trasmissione
del sapere e legato fondamentalmente alla pratica della lezione
frontale. Il giorno in cui gli insegnanti si convincono e molti
in realtà ne sono convinti, perché un insegnante che lavora
con gli studenti e comincia vedere risultati diversi è
consapevole del fatto che è necessario saper organizzare il
lavoro degli studenti, è necessario saper organizzare il loro
percorso di esperienze riunite che alla fine costruiscono il
risultato. Questo è il problema vero della didattica. Nel
momento in cui gli insegnanti si rendono conto di questo, allora
la strada è spianata. Allora le nuove tecnologie gli
interessano sicuramente molto, si rendono conto che oltre ai
problemi (perché danno anche qualche problema di gestione,
perché sono macchine molto belle, ma insomma forse non sono
ancora le macchine ideali di cui avremo bisogno) queste macchine
possono risolvere molti dei nostri problemi. Ma è, diciamo, un
problema di carattere, legato alla cultura professionale, vorrei
dire. Non sono le tecnologie a cambiare la cultura professionale
degli insegnanti, credo, sono gli insegnanti che devono fare una
serie di esperienze. Dovrebbero essere formati in modo diverso e
a questo punto potrebbero scoprire le nuove tecnologie. Io
credo, come dice Roberto Vacca, che i computer piacciano a
quelli che fanno delle cose. Se uno deve scrivere apprezza il
fatto che con un computer... se uno deve disegnare il fatto che
con un computer si possa, se uno deve fare dei calcoli apprezza
il fatto che con un computer si possa fare. Se uno non sa bene
che cosa deve fare è difficile che apprezzi il computer."
Uno dei problemi
della nuova didattica, suggerisce la Cremascoli, è dunque
quello di affiancare nuovi modelli di comunicazione didattica a
quelli tradizionali. Uno di questi modelli, in particolare,
sembra prestarsi bene alle possibilità offerte dai nuovi media:
quello dell'apprendimento collaborativo. L'apprendimento
collaborativo vede il dialogo didattico come un processo in cui
studenti e docenti sono impegnati insieme nell'acquisire nuove
conoscenze e capacità. Questo non significa che il docente
debba abdicare alla propria funzione di coordinatore e promotore
del lavoro didattico. Significa però che anziché esercitare la
sua funzione 'dall'alto', in un contesto come questo, di
trasmissione fondamentalmente verticale del sapere, lo potrà
fare 'dall'interno', in una situazione di questo tipo, in cui la
comunicazione è circolare.
Come
presentazione di uno dei progetti di introduzione delle nuove
tecnologie didattiche promosso dal Ministero, il progetto
Telecomunicando, è stato realizzato un curioso filmato che
ipotizza una soluzione di questo tipo in una classe scolastica
di un futuro non troppo lontano.
Bene, fin qui ci
siamo occupati dei due attori certo fondamentali del processo
didattico, docente e studente. Ed è chiaro che si tratta di due
figure strettamente collegate, giacché il mutamento di ruolo
del docente si riflette direttamente sul ruolo assunto dagli
studenti, e viceversa. Non bisogna però fare l'errore di
ritenere che studenti e insegnanti siano gli unici protagonisti
del processo educativo. Se ci riflettete, abbiamo fatto cenno al
ruolo di diversi altri protagonisti attivi e importanti: la
singola scuola, alla quale è riconosciuta una autonomia sempre
maggiore nell'organizzazione e nella programmazione didattica;
il Ministero, che ha il compito di fornire linee guida e
indirizzi generali; l'Università, con la quale il mondo della
scuola dovrà istituire un contatto sempre più stretto se
vogliamo che le nuove leve di insegnanti siano preparate ad
affrontare il compito che le aspetta.
E ci sono
naturalmente due altre realtà che è bene non scordare: quella
rappresentata dalla famiglia e dai genitori, che dovrebbero
essere anch'essi direttamente coinvolti dall'espansione delle
nuove tecnologie, e quella rappresentata dalle realtà sociali e
produttive che circondano la scuola. Proprio il campo dei nuovi
media e delle nuove tecnologie può infatti rappresentare
un'occasione importante per aprire la scuola verso queste
realtà. Da un lato, infatti, la scuola potrebbe fornire un
punto di riferimento per una familiarizzazione con le nuove
tecnologie che riguardi non solo gli studenti ma anche le loro
famiglie, in particolare quando le famiglie stesse siano
tecnologicamente meno attrezzate. D'altro canto, l'uso didattico
delle nuove tecnologie potrebbe essere raccordato col loro uso
in ambito produttivo e nel mondo del lavoro. Anche perché gli
studenti, una volta usciti dalla scuola, useranno spesso nel
loro lavoro gli stessi strumenti tecnologici che hanno imparato
a conoscere nel contesto didattico.
Naturalmente si
tratta di tematiche sulle quali molto altro ci sarebbe da dire,
e sulle quali dovremo tornare; il tempo però è tiranno, e
siamo arrivati alla chiusura anche di questo terzo appuntamento
di MediaMente col mondo della scuola e della didattica. Vi diamo
quindi appuntamento a domani...
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