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Eccoci alla terza
delle cinque puntate di MediaMente che dedichiamo questa
settimana al mondo della scuola, e che nascono dalla
collaborazione fra RAI Educational e Ministero della pubblica
istruzione. Nella puntata di oggi, cercheremo di capire in che
modo l'introduzione delle nuove tecnologie muta il ruolo e le
relazioni reciproche fra i protagonisti del dialogo didattico:
innanzitutto studenti ed insegnanti, ma anche i genitori, e,
più in generale, il contesto sociale nel quale opera la scuola.
Si dice spesso
che una delle difficoltà principali collegate all'introduzione
dei nuovi media nella scuola risieda in una sorta di
'capovolgimento' del rapporto fra docente e studenti: non di
rado, gli studenti sanno usare le nuove tecnologie meglio dei
propri professori, o comunque imparano ad utilizzarle in maniera
più rapida e veloce. Si tratta di una delle manifestazioni di
quel 'gap generazionale' che è considerato una delle
caratteristiche specifiche della rivoluzione digitale, e che si
manifesta del resto anche nel rapporto fra genitori e figli.
Le cose stanno
davvero così? E in caso affermativo, in che modo ne risultano
modificate le figure tradizionali del docente, dello studente,
del genitore? Come può il docente conciliare il proprio ruolo
con questa apparente perdita di 'potere didattico'? In che modo
può far fronte alla necessità di un aggiornamento molto più
massiccio e continuo di quello al quale era tradizionalmente
abituato? Quali supporti vengono offerti dall'istituzione
scolastica? Sono tutti interrogativi che cercheremo di prendere
in esame nella puntata di oggi.
Via, allora, a
MediaMente scuola. Bene, mi pare che da queste osservazioni, da
questi commenti, e anche da tutti gli altri che abbiamo raccolto
in questi mesi qui a MediaMente, vengano fuori diversi aspetti
interessanti. Per quanto riguarda gli studenti, c'è da un lato
un grande entusiasmo, una grande attrazione verso tecnologie che
possono renderli più attivi, ma anche il bisogno di strutture e
figure che li accompagnino alla scoperta di questi strumenti. Da
parte degli insegnanti, c'è insieme la percezione della sfida,
e delle conseguenze radicali che essa potrà avere sul ruolo
tradizionale del docente. Ma c'è anche un certo timore su come
affrontarla. In alcuni casi, questo timore viene superato: in
una misura maggiore o minore, l'insegnante ha già fatto il 'salto'.
In altri casi, invece, prevale la preoccupazione, e anche un
certo attaccamento a ruoli e modelli didattici del passato: si
avverte la paura di una sorta di 'salto nel buio' che può far
perdere al docente il controllo sul rapporto con la classe. In
questi casi, molto spesso, quelle che sono in realtà resistenze
concettuali si mascherano dietro alle indubbie difficoltà
pratiche, ai problemi economici, e - soprattutto - a una
sensazione diffusa di mancanza di preparazione proprio da parte
dei docenti. E' bene non sottovalutare queste difficoltà, che
portano anche alcuni esperti del settore, come Luciano
Galliani, a un pessimismo di fondo sulla capacità della
scuola ad aprirsi al processo di rinnovamento delle tecnologie
didattiche e all'uso dei nuovi media.
(Luciano
Galliani) "La scuola è chiusa nei confronti di
questo processo, di questo modo diverso di apprendere, ed è
difficile farlo capire a generazioni di insegnanti che hanno
vissuto all'interno di un sistema, che non era non solo il
futuro, ma nemmeno una modalità, una realtà per cui loro hanno
sperimentato il cambiamento, loro hanno sperimentato processi
diversi. Perché nella scuola c'è così poca attenzione da
parte degli insegnanti a quello che avviene fuori, e, se c'è,
c'è una tensione di rifiuto, di censura, di in qualche modo far
dimenticare ai ragazzi, dicendo che tutto quello che sta fuori
non è cultura, non serve molto a loro. Questo atteggiamento non
è cattivo da parte dell'insegnante, non è voluto, fa parte
della sua formazione, del modo e del mondo in cui ha vissuto.
Voglio essere più cattivo: fa parte dell'università che ha
frequentato, un'università chiusa per tanti anni al
cambiamento. Se c'è un luogo in cui le tecnologie della
comunicazione educativa sono sconosciute è l'università. Se
c'è un luogo in cui la didattica è una didattica trasmissiva,
con spesso la sparizione anche fisica degli insegnanti, dei
docenti, è l'università. Un insegnante, che si forma lì, non
è in grado in questo momento ancora di avere un rapporto
diverso con i bambini, con i ragazzi."
Galliani
sottolinea con forza il ruolo che le università dovrebbero
avere nel modificare i processi di formazione dei docenti. E i
timori di Galliani sulla formazione degli insegnanti tornano,
occorre sottolineare, assai spesso nei pareri che abbiamo
raccolto sul nuovo ruolo del docente. Preoccupazioni analoghe le
troviamo espresse ad esempio da Roberto Maragliano, al
quale avevamo chiesto a chi spetti il compito di formare i
docenti per permettere loro di rispondere alle sfide delle nuove
tecnologie.
(Roberto
Maragliano) "Eh, chi li forma! Li dovrebbe formare
l'università. Già è un po' difficile che questo avvenga,
perché viviamo in un paese dove i sacri principi vengono,
diciamo, fissati una volta per tutte e poi difficilmente vengono
attuati. Ancora oggi buona parte della formazione degli
insegnanti non avviene nell'università e la parte invece che
avviene dentro l'università non ha una caratterizzazione
professionale, ma una caratterizzazione culturale. Facciamo
finta che, a breve, si risolva questo problema. Non avremmo
risolto il problema, diciamo così, strategico, di come formare
i nuovi docenti. Io credo che questo problema non possa non
investire nel profondo l'identità dell'università, che
anch'essa dovrà trasformarsi, dovrà modificare i suoi assetti,
ridefinire l'enciclopedia, diciamo, delle sue conoscenze, le
articolazioni dei suoi saperi, ed entrare in un logica, per
quanto avanzata, per quanto sistematica, direi però una logica
più fluida, più aperta al nuovo."
Un primo soggetto
che dovrebbe essere coinvolto nella formazione dei docenti
all'uso delle nuove tecnologie è dunque l'università;
all'università dovrebbe evidentemente essere affidata
soprattutto l'azione che riguarda le nuove generazioni di
insegnanti. Un secondo soggetto, un secondo attore di questo
processo è evidentemente il Ministero della pubblica
istruzione, che è direttamente coinvolto nel problema della
formazione e dell'aggiornamento degli insegnanti che già
lavorano nelle scuole.
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