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Cosa succede
quando dal testo si passa a immagini e suoni? Vediamolo insieme.
Partiamo da un'immagine a due colori, in bianco e nero, come
questa.
Figura 1
Ebbene, è
abbastanza facile: si traccia sull'immagine una griglia, e si
rappresentano con lo 0 tutti i punti 'vuoti' della griglia, e
con l'1 tutti i punti pieni. Evidentemente, più fitte sono le
maglie della griglia, maggiore sarà la risoluzione, e più
fedele risulterà la rappresentazione.
E se l'immagine
anziché avere solo due colori ne ha di più, come accade per la
figura che segue?
Figura 2
Bene, anche in
questo caso tracciamo la nostra griglia, ma ogni singola
celletta della griglia, o pixel, sarà rappresentato non da un
singolo bit, da uno zero o da un uno, ma da più bit. Ad
esempio, come abbiamo visto nel caso del codice ASCII, 8 bit ci
danno 256 possibili combinazioni. Anziché a caratteri
dell'alfabeto, potremo associare queste combinazioni a sfumature
diverse di colori. Avremo così una immagine a 256 colori.
E per i suoni?
Beh, come sapete un'onda sonora può essere rappresentata
attraverso una funzione, così. E rappresentare attraverso bit,
punto per punto, i valori di una funzione è compito
relativamente facile.
Nel suo libro
'Essere digitali' Nicholas Negroponte, uno dei fondatori del
celebre Medialab del MIT, presenta il processo di progressiva
conversione dell'informazione in formato digitale attraverso una
metafora piuttosto efficace, quella del passaggio dagli atomi ai
bit. Sentiamo da lui perché, e quale può essere un esempio di
questa metafora.
(Nicholas
Negroponte) "Quando ho cominciato il mio libro, ho
scoperto che la differenza tra bit e atomi è il modo più
semplice di descrivere il cambiamento. Infatti, capiamo molto ma
molto bene il mondo degli atomi, delle cose, della gente, e roba
del genere. E di fatto tutte le nostre leggi sono costruite
attorno agli atomi, anche la legge sui diritti d'autore è
costruita attorno agli atomi. Il mondo dei bit è molto
interessante - gli uno e gli zero che costituiscono il mondo dei
bit - perché i bit non hanno peso, non hanno dimensioni, non
hanno colore, viaggiano alla velocità della luce. Ma come
esseri umani non possiamo avere esperienza dei bit; in altre
parole, non potrete mai conoscere un bit. I bit devono essere
riportati agli atomi, e gli atomi devono essere riportati ai
bit.E così, se vi chiedete che cosa significhi essere digitale,
potete considerare la cosa sia solo in termini di bit sia solo
in termini di atomi. Vi darò un esempio specifico - sto
cercando di usare esempi che non troverete nel libro. Tutti
concordano sul fatto che una biblioteca pubblica sia una buona
cosa. E' una cosa buona per la cultura, per la società. Una
biblioteca pubblica funziona perché essa si basa su atomi:
dovete portare i vostri atomi alla biblioteca. Alcuni di noi
hanno un po' troppi atomi. Allora prendete il libro in prestito.
Non è solo un altro atomo, ma - e questo è così ovvio che non
ci pensiamo mai - il guaio è che quando prendete in prestito un
atomo non ci sono atomi rimanenti. Resta uno spazio vuoto. Voi
portate il libro a casa, lo leggete, diciamo in una settimana,
lo riportate alla biblioteca. Magicamente qualcuno lo prende in
prestito di nuovo, e lo riporta indietro dopo una settimana.
Così 52 persone avranno letto il libro in un anno. Ora invece
renderò la biblioteca pubblica digitale. Cambierò solo questo:
muterò gli atomi in bit. Non dovrò trasportare i miei atomi
alla biblioteca. E' una cosa così ovvia, ma non viene mai detta
a scuola: è che quando prendete in prestito un bit, c'è sempre
un altro bit che rimane.Così ora 20 milioni di persone possono
prendere in prestito questo libro simultaneamente, senza
muoversi di casa, giusto battendo alcuni tasti, e così abbiamo
violato le leggi del copyright... Un giudice diceva che era
legale abbattere alberi per farne polpa, per spargere inchiostro
sulla carta, persino usare dei bambini per recapitare queste
carte e gettarle aldilà di una traversa dentro casa vostra. Ma
rendere un bit ecologicamente salubre - nessun bit depositato,
nessun bit restituito che rappresenti la stessa informazione e
la trasmetta alla velocità della luce fin nella casa di
qualcuno - infrange la legge. E' davvero molto, ma molto
interessante considerare alcuni eventi in termini di bit e di
atomi: questo cambierà il vostro modo di vedere quel tipo di
mondo che è il mondo digitale."
A trasformarsi in
bit, abbiamo detto, è informazione che tradizionalmente faceva
ricorso a supporti e formati molto diversi: pensiamo al libro o
al giornale nel caso dei testi, alle fotografie, a una cassetta
audio: in tutti questi casi, il digitale diventa il nuovo
linguaggio comune. Si parla, a questo proposito, di convergenza
al digitale. Sappiamo bene che tra i compiti della scuola è
quello di educare al reperimento, alla valutazione critica,
all'elaborazione creativa dell'informazione. Nel momento in cui
tanta parte dell'informazione viene convertita o prodotta
direttamente in formato digitale, e viene elaborata e fatta
circolare in formato digitale, diventa essenziale che la scuola
abbia la capacità ad educare anche all'uso di informazione in
questo formato. Di educare dunque all'uso di tutti gli strumenti
che permettono di gestire e manipolare informazione in formato
digitale, in primo luogo il computer, e di tutti gli strumenti
di comunicazione utilizzati per far circolare informazione in
formato digitale, e in primo luogo delle grandi reti telematiche
come Internet.
Figura 3 -
Educare all'uso del computer
Ma in che modo va
affrontata questa sfida? E con quali obiettivi? L'Ispettore
Mario Fierli è il coordinatore dei progetti di
informatizzazione delle scuole portati avanti dal Ministero
della Pubblica Istruzione, e ci accompagnerà in queste puntate
di MediaMente dedicate alla scuola per spiegarci come si sta
muovendo il Ministero in questo settore. E' chiaro che per
riuscire a raggiungere gli obiettivi delineati da Fierli
fondamentale è il ruolo dei docenti. Per gli insegnanti, lo
sappiamo bene, le nuove tecnologie rappresentano una sfida non
sempre facile. Eppure è proprio da loro che possono e devono
emergere nuovi modelli didattici, capaci di utilizzare le nuove
tecnologie non come una sorta di medicina universale per ogni
problema di insegnamento, ma in maniera critica e attiva.
Il tipo
tradizionale di lezione scolastica, la lezione per eccellenza,
è quella che viene chiamata in genere 'lezione frontale':
l'insegnante parla ai ragazzi, è fisicamente presente in aula,
la lezione, e dunque la trasmissione del contenuto didattico, è
tutta affidata alle sue conoscenze, alla sua capacità di farsi
comprendere, di suscitare interesse. Pensare che le nuove
tecnologie propongano un abbandono della lezione frontale
sarebbe profondamente sbagliato: in tutti i casi di didattica in
presenza, la comunicazione diretta, interpersonale, fra
insegnante e studenti e la capacità dell'insegnante di
coinvolgere i propri studenti nel dialogo didattico restano
fondamentali. E tuttavia indubbiamente le nuove tecnologie
allargano il ventaglio di possibilità che possono essere
affiancate alla lezione frontale, o integrate con essa. L'uso di
materiali multimediali, di software didattico, la costruzione e
la strutturazione collaborativa di un contenuto informativo (ad
esempio creando ipertesti, magari nella forma di pagine per
Internet), l'integrazione di didattica a distanza e didattica in
presenza, costituiscono altrettanti esempi di situazioni in cui
la lezione frontale viene affiancata da pratiche didattiche di
tipo diverso.
Figura 3 - la
lezione frontale non verrà sostituita dalle nuove tecnologie.
Un aspetto
interessante di questo cambiamento, al quale assistiamo del
resto ormai già da diversi anni, è che in campo didattico
acquista progressivamente sempre più importanza un tipo di
comunicazione che non è puramente verticale, da un singolo
emittente, l'insegnante, a molti destinatari, gli studenti, ma
che è piuttosto comunicazione circolare, nella quale più voci
– comprese quelle degli studenti - sono contemporaneamente e
attivamente coinvolte. Un buon insegnante sa che già la stessa
lezione frontale, se è fatta bene, non è mai basata su una
comunicazione puramente verticale, dall'alto in basso, ma è
comunque una forma di dialogo. Molto spesso, l'uso delle nuove
tecnologie può consentire di accentuare questo aspetto di
dialogo proprio della comunicazione didattica.
(Franco
Torriani) Sulla didattica sono convinto che la
multimedialità fornisca delle possibilità assolutamente
impensabili fino a non molti anni fa, perché, per quanto mi
riguarda la didattica deve essere assolutamente basata sul
dialogo. Il dialogo è un qualcosa che la multimedialità, lo
sappiamo tutti, sarà banale, ma, diciamolo, è un qualcosa che
viene molto accresciuto da questo, diciamo, ambiente e sistema
integrato, che la multimedialità consente. La grossa differenza
è che, non facciamoci illusioni, questo tipo di possibilità,
che la multimedialità offre, spiazza i tutori, spiazza quindi i
docenti e spiazza naturalmente gli studenti. C'è un adeguamento
che va fatto - credo sia abbastanza lungo -, ma il modo migliore
per farlo è in qualche misura realizzare subito - o quasi
subito - una sorta di didattica applicata, in cui effettivamente
si usano i media. Questo credo sia l'unico sistema, cioè
passare attraverso la concretezza dell'uso dei media.
Ecco, la
conclusione dell'intervento di Torriani, l'idea secondo cui
questa rivoluzione - o evoluzione - della didattica deve passare
attraverso la concretezza dell'uso dei media, vorrebbe essere un
po' anche il filo conduttore di queste puntate di MediaMente.
Tenendo presente che ogni medium - e dunque anche i nuovi media
- ha le proprie caratteristiche, il proprio linguaggio. Sappiamo
ad esempio che i nuovi media catturano l'attenzione in modo
diverso, sia rispetto alla parola di un'insegnate, sia rispetto
alla lettura di un testo. Evidentemente, per capire in quali
casi è utile usare un medium piuttosto che un altro serve
comprendere queste differenze, capire quali sono gli strumenti
che di volta in volta possiamo utilizzare e quali sono i loro
linguaggi. E' proprio di
questi argomenti che torneremo a parlarvi domani, nella seconda
puntata di Mediamente enciclopedia - speciale scuola.
Appuntamento, allora, a domani alla solita ora.
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alla prima parte
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