INTERVIEW:
Domanda 1
Fura dels Baus è il nome della Sua compagnia di ballo. Quale fase artistica state
attraversando?
Risposta
Questo che stiamo vivendo, è un momento di diversificazione; ci siamo posti la domanda se
continuare ad esprimerci attraverso il nostro linguaggio di sempre o se, invece, aprirci
ad altre forme di arte, ad altre linee di creazione, ed in questo momento pensiamo che la
sfida storica della Fura sia quella di ampliare i nostri orizzonti artistici. Oltre
a "Manes", infatti, spettacolo tipico del linguaggio "furero", circa
sei mesi fa, a Roma, abbiamo messo in scena il "Martirio di San Sebastiano":
un'opera, dunque. In questo momento stiamo girando in tutta Europa anche con un
macro-spettacolo che si chiama "Symbiosis" (ora è a Milano), e poi svolgiamo
dei workshop, ricerche sulle nuove tecnologie, siamo aperti fondamentalmente a tutte le
proposte artistiche.
Domanda 2
In generale, nei vostri spettacoli, la percezione sensoriale è molto importante.
Risposta
Sì, lo è, soprattutto per quanto riguarda gli spettacoli che noi chiamiamo di linguaggio
"furero", dove veramente non ci interessa essere messianici, non ci interessa
esprimere una sola visione del mondo; quello che ci interessa di più è che tutto sia
aperto, che il simbolo sia inserito nella scena. Di conseguenza, ci interessa che il
pubblico senta ciò che noi vogliamo esprimere. Quando il pubblico va a teatro, di solito,
quello che fa è vedere le cose, e pensare su ciò che ha visto. Nei nostri spettacoli, in
questo tipo di spettacoli, quello che ci interessa di più è che il pubblico fiuti, senta
l'attore, veda l'attore. C'è anche un contatto fisico, durante lo spettacolo, e pensiamo
che sia molto importante perché sempre più il pubblico -e anche noi - siamo abituati a
vedere lo spettacolo filtrato da uno schermo, quello della televisione; in questo caso si
percepisce l'arte lontana dalla esperienza sensoriale; quello che noi cerchiamo di fare è
recuperare questa vicinanza tra l'attore e il pubblico, o tra quello che si vuole
esprimere e ciò che il pubblico sente dentro di sé.
Domanda 3
C'è un'interazione fra il pubblico e l'attore, come quello che si ha quando si usano le
tecnologie.
Risposta
Certo. Noi diciamo sempre che i nostri spettacoli non potrebbero esistere senza il
pubblico, perché, sebbene anche noi facciamo spettacoli che hanno un inizio e una fine, e
delle scene molto chiare -non si tratta di improvvisazione pura- lo spettacolo dipende
sempre dal luogo in cui si svolge, perché non si svolge in teatri convenzionali, ma
cerchiamo sempre luoghi speciali. Poi, l'interazione dipende anche dal pubblico: c'è un
pubblico più attivo ed un pubblico più passivo; e questo è il bello degli spettacoli in
diretta: sebbene noi mettiamo in scena lo stesso spettacolo, ogni giorno succedono cose
diverse e lo spettacolo è diverso per il luogo in cui sei e il luogo in cui sta il
pubblico. Inoltre, il pubblico non sta mai seduto in questo tipo di spettacoli, ma sta
sempre in piedi, si sposta per tutto lo spazio insieme agli attori.
Domanda 4
Hanno sperimentato degli spettacoli di teatro su Internet dove il pubblico può
intervenire durante le rappresentazioni. Cosa pensa di tale sperimentazione?
Risposta
Io credo che stiamo ancora all'età della pietra rispetto a questo tipo di ricerca, ma è
certo che nascerà anche un altro modo di fare spettacolo, e non si potrà più parlare
propriamente di spettacolo teatrale, ma di una mescolanza tra tecnologia e questa forma
d'arte, tra il vivo, il reale e il non reale: questo è l'aspetto interessante. Noi stiamo
studiando queste esperienze, ma si tratta di esperienze, comunque, ancora in formazione,
si sono appena fatti i primi scarabocchi di un disegno, è ancora tutto molto giovane.
Però credo che il rapporto tra tecnologie ed arte sia essenziale, e di questo rapporto
trarrà vantaggio la comunicazione artistica in generale. È come un nuovo continente,
Internet, come la scoperta dell'America: ci vorrà un po' di tempo prima di conoscere
appieno le potenzialità di questo mezzo.
Domanda 5
Che ruolo hanno i media nei vostri spettacoli e nelle vostre rappresentazioni?
Risposta
"Bonn (2000)" è uno spettacolo tutto sulle nuove tecnologie: non esiste una
realtà ma tutto è virtuale, per intenderci. Ci sono altri tipi di spettacolo, come
l'ultimo che abbiamo fatto, "MTM", o anche l'opera di adesso, dove la
tecnologia, l'immagine sono molto importanti. Ci sono anche altre linee che stiamo
esplorando, con diversi spazi nello stesso momento collegati tra loro attraverso le nuove
tecnologie; "Manes", tuttavia, non ha assolutamente niente a che vedere con le
nuove tecnologie: in Manes quello che siamo andati a cercare realmente è l'energia
diretta dell'attore col pubblico. La Fura dels Baus ha questa diversificazione, per
questo è possibile fare uno spettacolo che non ha nulla di tecnologico ed altri in cui la
tecnologia è presente, e altri che sono solo tecnologici; e questo è molto importante.
Domanda 6
Lei ha parlato di diversificazione, ma in alcuni spettacoli voi avete anche un rapporto
con la macchina. Che rapporto c'è fra il corpo e la macchina?
Risposta
Abbiamo studiato che reazione ha la macchina con l'uomo o l'uomo con la macchina, e questo
è stato un esperimento in "NOUN", uno spettacolo che abbiamo creato quattro
anni fa e che sta funzionando. È stato molto interessante: in fondo siamo tutti legati
alle macchine, non c'è nessuno che faccia nulla senza le macchine -dal telefonino
all'automobile che ci trasporta, alla forchetta che utilizziamo-. Crediamo che questa
possibilità, questa visione del mondo sarà molto interessante: osservare quello che
farà l'uomo con la macchina. Il risultato? Le macchine stanno qui e tutto dipende
dall'uso che ne facciamo, da come ce ne serviamo.
Domanda 7
Ci può parlare dello spettacolo che state preparando per la Mercedes?
Risposta
Si tratta di un macro-spettacolo; i macro-spettacoli si caratterizzano per il fatto che si
svolgono in spazi pubblici e, ovviamente, essi sono destinati ad un pubblico vasto, di
dieci, quindicimila persone; ovviamente, il linguaggio che si usa in questi
macro-spettacoli è diverso che in altri luoghi, le immagini sono molto più spettacolari
perché possano arrivare a tutti. Poi abbiamo avuto la possibilità con Mercedes-Benz: la
casa fa una promozione di un'automobile, e sponsorizza un nostro spettacolo; durante le
promozioni nelle città, una prima parte è dedicata alla illustrazione dell'automobile da
parte della Mercedes-Benz, poi noi facciamo uno spettacolo. Ci sponsorizzano! Io credo
che, ormai, la cultura non abbia più i mezzi di una volta, non ci sono i Medici al giorno
d'oggi, ma ci sono le compagnie come Mercedes-Benz o le compagnie telefoniche, e così
via. Credo che la cultura vada in questa direzione, con sempre più sponsor, con persone
che aiutano a realizzare opere d'arte.
Domanda 8
Spesso, quando si usa la realtà virtuale nelle rappresentazioni e nell'arte, la macchina
tende quasi a modificare il corpo umano. Alcuni critici d'arte sostengono che, in alcuni
casi, questo rapporto tra uomo e macchina è un tentativo di superamento della morte.
Risposta
La macchina è sempre un'estensione del corpo umano, quindi dipende dall'uso che se ne fa.
Una macchina nel corpo umano può essere una protesi di una persona che ha calpestato una
mina anti-uomo ed è rimasta senza una gamba: questa è una protesi, è una macchina che
serve per sostituire un arto. Ci sono altri tipi di macchine che l'umanità usa in maniera
diversa. Penso che questa dell'immortalità del corpo sia una battaglia perduta, perché
il corpo ha un suo spazio, è finito.
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