INTERVIEW:
Domanda 1
Da alcuni giorni su Internet è apparsa una nuova pagina, un nuovo sito della Sacis e
della Rai International che si chiama Planet Italy. Ha il sapore di qualcosa di strategico
e non di occasionale. Di che cosa si tratta?
Risposta
Si tratta di utilizzare una rete di comunicazione, e cioè Internet, collocandovi un sito
dove inserire tutte le informazioni che sono disponibili sul made in Italy: dai beni
culturali ai prodotti di largo consumo, passando per l'editoria, la televisione, lo sport,
le vicende religiose, i riti, le feste...
Domanda 2
Quindi c'è un aspetto di servizio, legato naturalmente alla natura di servizio pubblico
della Rai. Ci sarà anche un aspetto commerciale?
Risposta
Ci sarà un aspetto commerciale. Su questa piazza virtuale si affacceranno, come in tutte
le piazze delle città italiane, istituzioni e shopping; sarà un luogo di incontro e
quindi di commercio. Ed i negozi saranno affittati, dati in gestione alle aziende italiane
- grandi, medie e piccole - che fabbricano un prodotto che abbia la marca della
creatività italiana.
Domanda 3
Gli apparati televisivi, anche se di natura pubblica, per sopravvivere ed autofinanziarsi,
devono entrare sul mercato. C'è la prospettiva che qualcosa del genere possa accadere
anche per la Rai? A livello mondiale, ma anche in Italia, si stanno sviluppando delle reti
telematiche come Video On Line: c'è una prospettiva di questo genere anche per quanto
riguarda la Rai?
Risposta
Io penso di sì. La vocazione di questa iniziativa Rai è innanzitutto di servizio - un
servizio aggiuntivo non per i suoi tradizionali utenti, che sono i cittadini italiani, ma
per i cittadini italiani all'estero, per esempio, per le comunità italiane nei vari paesi
del mondo, e per tutti quegli utenti stranieri che hanno desiderio e interesse di
conoscere l'Italia. Ma ciò non toglie che essa possa e debba costituire una occasione di
business.
Domanda 4
La Rai è un apparato multimediale, produce televisione, radio, dischi, prodotti a stampa
e videocassette. Eppure la sua struttura appare monomediale, come se ci fossero tanti
compartimenti stagni, senza sinergie fra i diversi media. Questa iniziativa, in fondo,
prefigura già, una sinergia fra mezzi diversi. Che cosa ne pensa a questo proposito?
Risposta
Io penso che Planet Italy vada nella direzione da lei indicata, che sia cioè
un'occasione, sfruttando appunto le nuove reti di comunicazione, per connettere i vari
settori dell'azienda e i prodotti da loro curati. Per la cultura manageriale della Rai è
un qualcosa di nuovo, che cerchiamo di affrontare con l'umiltà necessaria, sapendo che
abbiamo accumulato un certo ritardo proprio per i difetti della nostra formazione, cioè
della formazione di chi si è occupato prevalentemente, se non esclusivamente, di prodotto
audiovisivo.
Domanda 5
Se guardiamo agli avvenimenti di questi ultimi tempi ci accorgiamo con una certa tristezza
che l'Italia, e forse addirittura l'Europa, è fuori del mercato dell'hardware dei
computer, ed è fuori dal mercato del software. Che prospettive ci sono oggi, a fronte di
queste cocenti delusioni, nel campo della multimedialità e dell'informatica?
Risposta
Io sono convinto che la competizione sull'hardware delle nuove tecnologie sia una partita
persa. Siamo rimasti indietro, e il distacco che si è creato fra noi e le grandi aziende
multinazionali che hanno intrapreso questo tipo di business è tale che sarebbe fatica
sprecata mettersi a fare la rincorsa. Non credo che le aziende italiane di questo settore
siano in grado di offrire un prodotto competitivo. Altro ragionamento è quello del
software. Il software punta sulla creatività. E da questo punto di vista, credo che noi
siamo in grado di costruire un prodotto fortemente competitivo. L'unica cosa che dobbiamo
comprendere è che bisogna concentrare le risorse sulla fabbricazione di questo tipo di
prodotto. Credo che per gli italiani il problema non sia quello di costruire autostrade
elettroniche, ma quello di fabbricare cattedrali elettroniche.
Domanda 6
Nel passaggio da una produzione monomediale ad una produzione multimediale, al di là
degli aspetti legati alla creatività e alla progettazione, esistono problemi di modelli
produttivi, di organizzazione del lavoro, di profili professionali, di uso delle
tecnologie. E' tutto questo che deve cambiare all'interno di un apparato, non basta
semplicemente la volontà di investire su nuovi mercati. Ma come si fa con una azienda che
intanto tutti i giorni deve marciare per la sua strada tradizionale?
Risposta
V'è intanto la necessità di ristrutturare l'azienda in funzione di nuove missioni. La
Rai ha al suo interno tutte le risorse manageriali e professionali per farlo. Si tratta
solo di assicurargli un governo di lungo periodo che possa elaborare un progetto forte per
questi nuovi orizzonti. Credo che un passaggio essenziale per poter cogliere gli
obbiettivi di una presenza sui mercati internazionali sia quello di fare delle alleanze:
quello che è accaduto qualche mese fa negli Stati Uniti con l'ultima concentrazione Time
Warner-Turner dimostra anche ai più sordi, a quelli che non vogliono capire o che fanno
finta di non capire, che oggi il livello della competizione in questo settore strategico
che è la comunicazione non può essere affrontato da piccole aziende, da aziende che
hanno una dimensione nazionale. Insomma, bisogna fare uno sforzo per realizzare un impegno
che porti ad alleanze fra aziende dello stesso settore. Per noi l'ambito territoriale e
politico in cui questo è possibile è l'Europa, perché solo in Europa vi è una forte
tradizione di aziende pubbliche televisive.
Domanda 7
Sulla scorta di quanto lei dice, non le sembra allora un po' velleitaria l'idea che si
possa costituire un nuovo polo televisivo a partire, dai talk show, dalle notizie, dal
varietà, cioè da quella televisione che non ha una utilità ripetuta, che si consuma e
basta. In fondo un apparato televisivo è fatto di un grande magazzino, è fatto di film,
di fiction, è fatto di cultura. Non è un po' misero e un po' arretrato questo discorso
sulle prospettive della televisione italiana se relazionato allo sviluppo mondiale?
Risposta
Io penso proprio di sì. Penso che se la Rai scegliesse come unica politica quella del
broadcaster nazionale rapidamente sarebbe messa fuori dal mercato. Mi auguro che il
vertice dell'azienda, ma soprattutto il legislatore italiano comprenda che, essendosi
spostata in modo così evidente la competizione nel mondo, per quanto riguarda il prodotto
televisivo e il prodotto audiovisivo continuare a ragionare in termini nazionali, o
addirittura federali o locali o localistici, sarebbe un errore gravissimo, perché
metterebbe, non la Rai, ma l'Italia fuori e ai margini di un processo di sviluppo che ha
investito tutto il mondo. Il fatto che una grande azienda concessionaria di pubblico
servizio quale è la Rai si occupi dell'utente italiano e della sua funzione di industria
nazionale è assolutamente giusto e legittimo e deve essere fatto. Ma credo che, si debba
preoccupare nello stesso tempo di proiettare sul mercato internazionale qualcosa di
diverso, ovviamente, dal varietà o dal talk show, che non sono sufficienti a
rappresentare tutte le capacità imprenditoriali dell'audiovisivo italiano.
Domanda 8
Insomma, il rischio è che il "Tele-sogno" diventi un tele incubo?
Risposta
Il "Tele-sogno" può essere una iniziativa di due professionisti, come sembra
sia, intelligenti, capaci, creativi. Ma il prodotto che questi uomini della televisione
fanno è un prodotto destinato all'utente italiano, e soltanto ad essi. Se tutta la
televisione italiana fosse solo questa sarebbe povera cosa. Io penso che le capacità e le
potenzialità siano ben maggiori di queste; il che non vuol dire negare le ragioni di chi
ritiene che vi sia la necessità di una pluralità di soggetti, anche dal punto di vista
politico, culturale, ideologico, perché non vi è dubbio che molti sono i valori, molti
sono i soggetti e gli aspetti della realtà italiana da rappresentare. Ma fare solo questo
sarebbe assolutamente negativo.
Domanda 9
Un'ultima domanda. Se paragoniamo le potenzialità di sviluppo di quella che tecnicamente
si chiama ampiezza di banda per l'uso di canali televisivi e telematici con le
potenzialità di sviluppo delle aziende produttrici di programmi televisivi, italiane ed
europee, ci accorgiamo di avere dei grandi buchi neri: migliaia e migliaia di ore di
televisione da coprire. Chi le coprirà e che cosa bisognerebbe fare per avere ancora un
ruolo in questo mondo?
Risposta
Come dicevo prima, c'è già qualcuno che già si preoccupa di coprire i buchi. Le
concentrazioni delle grandi aziende americane rispondono, innanzitutto a questo bisogno.
Qualsiasi analista, qualsiasi operatore di marketing, sa bene che il moltiplicarsi delle
reti di comunicazione, l'estendersi dei segnali, il diffondersi delle reti satellitari, ha
aumentato enormemente la domanda di prodotto. Cosa risponde il capitalismo americano ad un
mercato che gli chiede più prodotto? Risponde concentrando le risorse, per fabbricare un
prodotto che non necessariamente deve avere le caratteristiche di un prodotto costruito
per se stessi da vendere poi agli altri, ma di un prodotto progettato direttamente per gli
altri. Cosa possiamo fare noi? Io considero assolutamente fuorviante tutto il dibattito
culturale e politico che c'è in Italia sull'antitrust, nei modi e nelle forme con cui si
sta conducendo. Il problema non è quello di preoccuparsi esclusivamente della
concentrazione delle imprese sul territorio nazionale. Perché, al tempo stesso, ci si
deve preoccupare anche di favorire le concentrazioni in ambito europeo, per creare appunto
delle realtà industriali in grado di fornire un prodotto competitivo. Il prodotto
americano è spesso un prodotto di alta qualità. Ma è un prodotto che contiene, comunque
e sempre, valori che sono espressioni di quella cultura e di quella storia. Valori che
rappresentano più il "come" della condizione umana che il suo
"perché". Credo quindi che la cultura europea possa e debba fabbricare un
prodotto che abbia lo stesso standard di qualità, ma valori diversi. E questa è cosa che
riguarda non solo chi la televisione la fa, ma anche e soprattutto gli utenti.
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