INTERVIEW:
Domanda 1
Può delineare un quadro, una distinzione della rete unitaria e di sistemi in forme di
unità nella pubblica amministrazione?
Risposta
Partiamo dalla situazione attuale: tutti quanti conosciamo una situazione che è
deficitaria perché la pubblica amministrazione è accentrata, dialoga poco, lavora
soltanto per se stessa, utilizza l'informazione solo per se stessa; questo è il punto di
partenza. La nostra idea, invece, è che il patrimonio informativo a disposizione
dell'amministrazione debba essere messo a disposizione delle altre amministrazioni, e,
possibilmente, anche del paese. Per fare questo occorre modificare tutte le procedure ed i
programmi di elaborazione; ma, ulteriormente, per modificare le procedure ed i programmi
bisogna modificare l'organizzazione ed i procedimenti. In questa direzione, la rete
unitaria non è soltanto un'occasione per far dialogare una struttura informatica, bensì
per riorganizzare la pubblica amministrazione in modo tale da renderla cooperativa,
federata. Federata significa, in senso tecnico, che tutti quanti possono condividere le
informazioni; un'amministrazione federata non è necessariamente centrale, ma è
decentrata, nel senso che non necessariamente si interessa alle sue specifiche competenze,
ma può dialogare con tutti. L'idea di fondo consiste nel dare la possibilità al
cittadino di andare da un'amministrazione ed avere informazioni su cosa sta succedendo in
altre amministrazioni; ciò per rendere più flessibili i servizi. Invece di andare al
comune per i problemi del comune, alla prefettura per i problemi che sono a capo della
prefettura, alla motorizzazione civile per quei problemi che fanno a capo alla
motorizzazione civile, con una rete si può andare in una centrale di accesso, in seguito
in un ufficio di accesso e poi, da questo, andare a chiedere l'informazione, e a dialogare
con tutta la amministrazione del luogo; ovviamente noi ci proponiamo di andare su tutto il
territorio nazionale: quindi, da Milano si possono chiedere informazioni non solo su Roma,
ma anche su Bari, su Firenze ed ancora su piccoli paesi. Si tratta di una rete molto
complessa che tecnologicamente ormai è stata identificata, i problemi sono stati
identificati: si tratta soltanto di realizzarla.
Domanda 2
Quali sono i problemi principali di un progetto di questo genere?
Risposta
La sicurezza credo che sia il problema più grosso insieme a quello della riservatezza,
perché è evidente che finché tutto è incapsulato in un'unica centrale, è sufficiente
difendere la centrale per proteggere tutto il sistema. Quando, però, si vuol mettere in
piazza l'informazione, si vuole che la gente partecipi, in questo caso, tutti quanti
devono essere identificati per evitare l'intervento di qualche malintenzionato che
potrebbe creare danni piuttosto gravi al patrimonio informativo ed applicativo; bisogna
aumentare la sicurezza. Il secondo tema è quello della riservatezza. Io ho dato
informazioni ad una amministrazione per agevolare il compito di quell'amministrazione: è
bene che queste informazioni possano essere cedute ad altre amministrazioni per altre
utilizzazioni solo con il mio consenso per evitare che ci possa essere un uso non
consentito di queste informazioni. Anche di questa norma siamo vicini all'approvazione in
sede legislativa; il sistema, a questo punto, si chiude: ci sono gli aspetti tecnologici,
quelli normativi, ed, infine, gli aspetti organizzativi e tutti insieme ormai sono avviati
a soluzione.
Domanda 3
Per gestire questa rete il ministro Bassanini parlava di un piano straordinario di
formazione. Può chiarirci questo punto?
Risposta
La formazione è stata da noi identificata rispetto a quattro componenti. La prima, più
importante delle altre, riguarda soprattutto un problema di cultura, ovvero che i
dirigenti pubblici sappiano quali sono le potenzialità che possono ottenere dallo
sfruttamento delle risorse informative e delle telecomunicazioni, in modo tale da poter
riorganizzare il loro lavoro. In secondo luogo, abbiamo gli informatici, ossia i tecnici;
il problema è quello di avere dei tecnici che siano in grado di programmare, indirizzare,
identificare quali sono i problemi e le soluzioni e controllare che queste soluzioni
vengano poi correttamente effettuate e realizzate. Mentre la gestione dei centri si può
decidere sulla base di un'analisi dei costi e dei benefici, oppure se effettuarla
all'interno o all'esterno del sistema, l'intelligenza, viceversa, deve essere nelle mani
della pubblica amministrazione, non deve essere delegata all'esterno di essa. Il terzo
aspetto riguarda la riorganizzazione (tecnicamente si chiama reingegnerizzazione dei
processi): degli esperti, necessariamente giovani, devono essere in grado di trasformare i
processi vecchi e renderli coerenti con le nuove tecnologie. Infine, gli utilizzatori:
questa è la platea più vasta, naturalmente, e riguarda centinaia di migliaia di
operatori che oggi usano poco e sovente male gli strumenti informativi. Questi ultimi è
necessario che diventino, se non degli esperti, certamente delle persone capaci di
utilizzare questi strumenti tecnologici.
Domanda 4
E la formazione degli utenti?
Risposta
Questo della formazione degli utenti è un problema delicato perché bisogna evitare di
creare una situazione di divaricazione culturale tra i cittadini, per cui alcuni sono in
grado di sfruttare questi strumenti ed altri che, invece, restano fuori per l'assenza di
alfabetizzazione tecnologica. La scuola sta cercando di educare i giovani, ma,
evidentemente, la società è molto più complessa. Quindi, nel realizzare questo disegno,
ci dobbiamo preoccupare anche di una fascia della popolazione che non ha facilità di
accesso a questi strumenti. In questo senso è necessario prevedere non solo strumenti
facili da usare, ma anche la possibilità di aiutare questi cittadini affinché possano
accedere ai servizi di cui stiamo parlando.
Domanda 5
E dal punto di vista economico com'è possibile arrivare ad un personal computer per ogni
due dipendenti nei prossimi due anni?
Risposta
Questo è il problema di più facile soluzione, perché ormai le tecnologie costano poco,
e per la realizzazione di questo progetto abbiamo bisogno di poche centinaia di miliardi.
Il problema più complicato, invece, è quello di rivedere i programmi, che sono ormai
sedimentati da anni e devono essere ingegnerizzati. Dunque, le tecnologie ed i costi
dell'hardware sono in fase di diminuzione perché il progresso tecnico fa diminuire il
prezzo di questi prodotti a parità di prestazioni, mentre, viceversa, il costo
dell'intelligenza dell'uomo, aumenta. Noi vogliamo perseguire una strategia che miri alla
possibilità di fare delle reingegnerizzazioni, per poi fare utilizzare i programmi
"reingenerati" da diverse amministrazioni, in modo da avere delle economie dalla
riutilizzazione dei programmi. Oggi questo non avviene perché ognuno si è fatto il suo
programmino, la sua applicazione e quindi ogni amministrazione ha, sostanzialmente,
replicato le stesse cose con costi che, evidentemente non sono in linea con quelli di
mercato attuali.
Domanda 6
E le infrastrutture?
Risposta
Le infrastrutture ci sono, ma è necessario cablare gli uffici, o, almeno, alcuni uffici.
Questa operazione può essere anche complicata perché stiamo parlando di uffici dislocati
nei centri storici delle città, dove entrare a fare le cablature può essere costoso e, a
volte, perfino impossibile. Un altro problema potrebbe essere quello della cablatura che i
tecnici chiamano "dell'ultimo chilometro", ma noi ci avvaliamo della rete
pubblica, non intendiamo avere un cablaggio specifico perché sarebbe assurdo, antistorico
ed inutile.
Domanda 7
Si parlava anche di una nuova idea di telelavoro...
Risposta
Questo è un punto estremamente importante, al di là degli aspetti più specifici del
telelavoro. Mi riferisco all'ipotesi secondo la quale si può lavorare sui dati
dell'applicazione sia da amministrazioni diverse sia da quelle alle quali appartengono i
dati; ciò, utilizzando applicazioni diverse, che non sono specifiche per quei dati. Da
dove? La distanza non è un problema, il problema riguarda la sicurezza. Stiamo trovando
delle soluzioni anche tecnologiche con i fornitori di hardware proprio per identificare
delle macchine che consentano di realizzare questo passaggio che ci permette di
identificare chi, che cosa, perché, oltre che il quando, proprio perché così siamo in
condizioni di sicurezza. Comunque, il lavoro a distanza non è un problema ormai, perché
le reti sono affidabili. C'è un problema, invece, di organizzazione del lavoro, di
controllo del lavoro, di efficienza del lavoro, ma questi sono problemi di organizzazione
che io riesco ad intuire e che certamente possono trovare una soluzione. Ognuno deve fare
il suo mestiere, questo è un problema di chi si occupa dell'organizzazione del lavoro.
Domanda 8
Esistono delle esperienze pilota, dei luoghi o dei ministeri in cui, comunque, ci si trova
più avanti?
Risposta
Abbiamo sperimentato ciò nel nostro interno perché abbiamo due sedi e lavoriamo come se
fossimo nella stessa sede, per alcuni aspetti. Quindi sperimentiamo i fatti positivi e
negativi del lavoro a distanza. Nella Pubblica Amministrazione stanno sperimentando queste
soluzioni un numero ristretto di uffici giudiziari, alcune soluzioni sono nei ministeri
finanziari. Credo che a livello locale ci siano alcuni comuni che l'hanno già
sperimentato con successo; è una situazione ancora in fase di definizione, ma noi ci
preoccupiamo che tutto questo finisca nella sua fase sperimentale per avere una soluzione
definitiva.
Domanda 9
Esistono anche vincoli culturali?
Risposta
Sì, moltissimi; però, e questo lo abbiamo verificato, se riusciamo a convincerli a
dialogare con questi strumenti, poi il successo è sicuro perché Internet diventa un
telefono intelligente, un telefono che scrive, un telefono che ti dà la possibilità di
dialogare, un telefono che ti dà la possibilità di scambiarti degli scritti, che ti
consente di pensare, di riflettere nel mentre tu comunichi, che non necessariamente
richiede che dall'altra parte ci sia un interlocutore, ci può essere anche una macchina
pre-programmata; c'è grande flessibilità negli orari, c'è grande flessibilità nelle
materie, ma una volta che si entra, che si riesce a superare la barriera del "Oddio
che cos'è questa cosa nuova?", ed imparare -perché ci vuole un po' di investimento-
i ritorni sono altissimi.
Domanda 10
Esiste un modello di riferimento straniero?
Risposta
Noi ci siamo ispirati alle soluzioni che aveva progettato il governo americano, infatti
abbiamo preso il progetto americano sulla rete Internet. Abbiamo preso questo modello, lo
abbiamo analizzato, lo abbiamo studiato e adesso il nostro è sulla rete Internet a
disposizione degli altri, quindi è uno scambio. Negli altri paesi non abbiamo visto
qualcosa di analogo, da questo punto di vista; forse, siamo all'avanguardia! Pare che ci
sia qualcosa di analogo in uno o due paesi scandinavi, ma certamente siamo più avanti che
negli altri paesi a livello di progetto. Speriamo di riuscire ad esserlo anche in fase di
realizzazione: questa è la parte più difficile!
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