Digital library (interview) RAI Educational

Guido Mario Rey

Milan, SMAU, 21/10/97

"Information Technology and the Civil Service"

SUMMARY:

  • Currently, the Italian Civil Service is centralised, has little dialogue with the public, works to its own ends and uses information for its own ends. Rey believes that the information available to any local administration should be made available to others and to the public at large. New technologies could be used to reorganise the civil service to create a "federal" system which is more flexible and responds to the demands of the public (1).
  • There are problems of security of information and of privacy, but the technological, organisational and legal aspects of these problems are close to being solved (2).
  • Bassanini, the Italian minister responsible for this area, has put forward a plan for a special training programme. Rey identifies four areas in which training is needed for those working in the civil service: cultural, technical, organisational and operational (3).
  • The public will also have to be educated to exploit new technologies to avoid risk that citizens will be divided into the technologically sophisticated and the technologically illiterate (4).
  • Supplying the necessary hardware is relatively inexpensive. A more serious problem is that of updating the necessary software (5).
  • It will be necessary to cable certain offices, a problem when many offices are scattered around the old centres of towns where cabling is difficult or impossible (6).
  • Teleworking also poses problems of the security of information, as well as the organisation and supervision of work (7).
  • Different departments of the Civil Service are experimenting with teleworking (8).
  • There is still a lot of resistance to the use of information technology within the Civil Service but Rey is confident that the advantages to be gained are very high (9).
  • The Italian administration has been inspired by a similar American project (10).

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INTERVIEW:

Domanda 1
Può delineare un quadro, una distinzione della rete unitaria e di sistemi in forme di unità nella pubblica amministrazione?

Risposta
Partiamo dalla situazione attuale: tutti quanti conosciamo una situazione che è deficitaria perché la pubblica amministrazione è accentrata, dialoga poco, lavora soltanto per se stessa, utilizza l'informazione solo per se stessa; questo è il punto di partenza. La nostra idea, invece, è che il patrimonio informativo a disposizione dell'amministrazione debba essere messo a disposizione delle altre amministrazioni, e, possibilmente, anche del paese. Per fare questo occorre modificare tutte le procedure ed i programmi di elaborazione; ma, ulteriormente, per modificare le procedure ed i programmi bisogna modificare l'organizzazione ed i procedimenti. In questa direzione, la rete unitaria non è soltanto un'occasione per far dialogare una struttura informatica, bensì per riorganizzare la pubblica amministrazione in modo tale da renderla cooperativa, federata. Federata significa, in senso tecnico, che tutti quanti possono condividere le informazioni; un'amministrazione federata non è necessariamente centrale, ma è decentrata, nel senso che non necessariamente si interessa alle sue specifiche competenze, ma può dialogare con tutti. L'idea di fondo consiste nel dare la possibilità al cittadino di andare da un'amministrazione ed avere informazioni su cosa sta succedendo in altre amministrazioni; ciò per rendere più flessibili i servizi. Invece di andare al comune per i problemi del comune, alla prefettura per i problemi che sono a capo della prefettura, alla motorizzazione civile per quei problemi che fanno a capo alla motorizzazione civile, con una rete si può andare in una centrale di accesso, in seguito in un ufficio di accesso e poi, da questo, andare a chiedere l'informazione, e a dialogare con tutta la amministrazione del luogo; ovviamente noi ci proponiamo di andare su tutto il territorio nazionale: quindi, da Milano si possono chiedere informazioni non solo su Roma, ma anche su Bari, su Firenze ed ancora su piccoli paesi. Si tratta di una rete molto complessa che tecnologicamente ormai è stata identificata, i problemi sono stati identificati: si tratta soltanto di realizzarla.

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Domanda 2
Quali sono i problemi principali di un progetto di questo genere?

Risposta
La sicurezza credo che sia il problema più grosso insieme a quello della riservatezza, perché è evidente che finché tutto è incapsulato in un'unica centrale, è sufficiente difendere la centrale per proteggere tutto il sistema. Quando, però, si vuol mettere in piazza l'informazione, si vuole che la gente partecipi, in questo caso, tutti quanti devono essere identificati per evitare l'intervento di qualche malintenzionato che potrebbe creare danni piuttosto gravi al patrimonio informativo ed applicativo; bisogna aumentare la sicurezza. Il secondo tema è quello della riservatezza. Io ho dato informazioni ad una amministrazione per agevolare il compito di quell'amministrazione: è bene che queste informazioni possano essere cedute ad altre amministrazioni per altre utilizzazioni solo con il mio consenso per evitare che ci possa essere un uso non consentito di queste informazioni. Anche di questa norma siamo vicini all'approvazione in sede legislativa; il sistema, a questo punto, si chiude: ci sono gli aspetti tecnologici, quelli normativi, ed, infine, gli aspetti organizzativi e tutti insieme ormai sono avviati a soluzione.

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Domanda 3
Per gestire questa rete il ministro Bassanini parlava di un piano straordinario di formazione. Può chiarirci questo punto?

Risposta
La formazione è stata da noi identificata rispetto a quattro componenti. La prima, più importante delle altre, riguarda soprattutto un problema di cultura, ovvero che i dirigenti pubblici sappiano quali sono le potenzialità che possono ottenere dallo sfruttamento delle risorse informative e delle telecomunicazioni, in modo tale da poter riorganizzare il loro lavoro. In secondo luogo, abbiamo gli informatici, ossia i tecnici; il problema è quello di avere dei tecnici che siano in grado di programmare, indirizzare, identificare quali sono i problemi e le soluzioni e controllare che queste soluzioni vengano poi correttamente effettuate e realizzate. Mentre la gestione dei centri si può decidere sulla base di un'analisi dei costi e dei benefici, oppure se effettuarla all'interno o all'esterno del sistema, l'intelligenza, viceversa, deve essere nelle mani della pubblica amministrazione, non deve essere delegata all'esterno di essa. Il terzo aspetto riguarda la riorganizzazione (tecnicamente si chiama reingegnerizzazione dei processi): degli esperti, necessariamente giovani, devono essere in grado di trasformare i processi vecchi e renderli coerenti con le nuove tecnologie. Infine, gli utilizzatori: questa è la platea più vasta, naturalmente, e riguarda centinaia di migliaia di operatori che oggi usano poco e sovente male gli strumenti informativi. Questi ultimi è necessario che diventino, se non degli esperti, certamente delle persone capaci di utilizzare questi strumenti tecnologici.

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Domanda 4
E la formazione degli utenti?

Risposta
Questo della formazione degli utenti è un problema delicato perché bisogna evitare di creare una situazione di divaricazione culturale tra i cittadini, per cui alcuni sono in grado di sfruttare questi strumenti ed altri che, invece, restano fuori per l'assenza di alfabetizzazione tecnologica. La scuola sta cercando di educare i giovani, ma, evidentemente, la società è molto più complessa. Quindi, nel realizzare questo disegno, ci dobbiamo preoccupare anche di una fascia della popolazione che non ha facilità di accesso a questi strumenti. In questo senso è necessario prevedere non solo strumenti facili da usare, ma anche la possibilità di aiutare questi cittadini affinché possano accedere ai servizi di cui stiamo parlando.

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Domanda 5
E dal punto di vista economico com'è possibile arrivare ad un personal computer per ogni due dipendenti nei prossimi due anni?

Risposta
Questo è il problema di più facile soluzione, perché ormai le tecnologie costano poco, e per la realizzazione di questo progetto abbiamo bisogno di poche centinaia di miliardi. Il problema più complicato, invece, è quello di rivedere i programmi, che sono ormai sedimentati da anni e devono essere ingegnerizzati. Dunque, le tecnologie ed i costi dell'hardware sono in fase di diminuzione perché il progresso tecnico fa diminuire il prezzo di questi prodotti a parità di prestazioni, mentre, viceversa, il costo dell'intelligenza dell'uomo, aumenta. Noi vogliamo perseguire una strategia che miri alla possibilità di fare delle reingegnerizzazioni, per poi fare utilizzare i programmi "reingenerati" da diverse amministrazioni, in modo da avere delle economie dalla riutilizzazione dei programmi. Oggi questo non avviene perché ognuno si è fatto il suo programmino, la sua applicazione e quindi ogni amministrazione ha, sostanzialmente, replicato le stesse cose con costi che, evidentemente non sono in linea con quelli di mercato attuali.

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Domanda 6
E le infrastrutture?

Risposta
Le infrastrutture ci sono, ma è necessario cablare gli uffici, o, almeno, alcuni uffici. Questa operazione può essere anche complicata perché stiamo parlando di uffici dislocati nei centri storici delle città, dove entrare a fare le cablature può essere costoso e, a volte, perfino impossibile. Un altro problema potrebbe essere quello della cablatura che i tecnici chiamano "dell'ultimo chilometro", ma noi ci avvaliamo della rete pubblica, non intendiamo avere un cablaggio specifico perché sarebbe assurdo, antistorico ed inutile.

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Domanda 7
Si parlava anche di una nuova idea di telelavoro...

Risposta
Questo è un punto estremamente importante, al di là degli aspetti più specifici del telelavoro. Mi riferisco all'ipotesi secondo la quale si può lavorare sui dati dell'applicazione sia da amministrazioni diverse sia da quelle alle quali appartengono i dati; ciò, utilizzando applicazioni diverse, che non sono specifiche per quei dati. Da dove? La distanza non è un problema, il problema riguarda la sicurezza. Stiamo trovando delle soluzioni anche tecnologiche con i fornitori di hardware proprio per identificare delle macchine che consentano di realizzare questo passaggio che ci permette di identificare chi, che cosa, perché, oltre che il quando, proprio perché così siamo in condizioni di sicurezza. Comunque, il lavoro a distanza non è un problema ormai, perché le reti sono affidabili. C'è un problema, invece, di organizzazione del lavoro, di controllo del lavoro, di efficienza del lavoro, ma questi sono problemi di organizzazione che io riesco ad intuire e che certamente possono trovare una soluzione. Ognuno deve fare il suo mestiere, questo è un problema di chi si occupa dell'organizzazione del lavoro.

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Domanda 8
Esistono delle esperienze pilota, dei luoghi o dei ministeri in cui, comunque, ci si trova più avanti?

Risposta
Abbiamo sperimentato ciò nel nostro interno perché abbiamo due sedi e lavoriamo come se fossimo nella stessa sede, per alcuni aspetti. Quindi sperimentiamo i fatti positivi e negativi del lavoro a distanza. Nella Pubblica Amministrazione stanno sperimentando queste soluzioni un numero ristretto di uffici giudiziari, alcune soluzioni sono nei ministeri finanziari. Credo che a livello locale ci siano alcuni comuni che l'hanno già sperimentato con successo; è una situazione ancora in fase di definizione, ma noi ci preoccupiamo che tutto questo finisca nella sua fase sperimentale per avere una soluzione definitiva.

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Domanda 9
Esistono anche vincoli culturali?

Risposta
Sì, moltissimi; però, e questo lo abbiamo verificato, se riusciamo a convincerli a dialogare con questi strumenti, poi il successo è sicuro perché Internet diventa un telefono intelligente, un telefono che scrive, un telefono che ti dà la possibilità di dialogare, un telefono che ti dà la possibilità di scambiarti degli scritti, che ti consente di pensare, di riflettere nel mentre tu comunichi, che non necessariamente richiede che dall'altra parte ci sia un interlocutore, ci può essere anche una macchina pre-programmata; c'è grande flessibilità negli orari, c'è grande flessibilità nelle materie, ma una volta che si entra, che si riesce a superare la barriera del "Oddio che cos'è questa cosa nuova?", ed imparare -perché ci vuole un po' di investimento- i ritorni sono altissimi.

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Domanda 10
Esiste un modello di riferimento straniero?

Risposta
Noi ci siamo ispirati alle soluzioni che aveva progettato il governo americano, infatti abbiamo preso il progetto americano sulla rete Internet. Abbiamo preso questo modello, lo abbiamo analizzato, lo abbiamo studiato e adesso il nostro è sulla rete Internet a disposizione degli altri, quindi è uno scambio. Negli altri paesi non abbiamo visto qualcosa di analogo, da questo punto di vista; forse, siamo all'avanguardia! Pare che ci sia qualcosa di analogo in uno o due paesi scandinavi, ma certamente siamo più avanti che negli altri paesi a livello di progetto. Speriamo di riuscire ad esserlo anche in fase di realizzazione: questa è la parte più difficile!

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