INTERVIEW:
Domanda 1
In futuro, grazie a Internet, si prospettano delle novità: si pensa che i cittadini
potranno influire sulle decisioni dei governanti e dare molto più spesso il loro parere.
Dunque, si sostiene che si procede verso una democrazia elettronica. Vorremmo conoscere il
suo pensiero in proposito.
Risposta
Io ho molti dubbi, perché questi strumenti sono, come tutti avranno già detto mille
volte, ambivalenti: possono essere utilizzati per aumentare il tasso di partecipazione, e
quindi il peso dei cittadini nelle decisioni, ma possono essere anche utilizzati in senso
assolutamente opposto, plebiscitario, mettendo i cittadini di fronte a scelte che sono
state elaborate altrove. E' il tema del "chi" decide le domande, perché dare le
risposte non è tutta la democrazia, è, anzi, un frammento molto piccolo di essa.
Formulare le domande a cui si daranno le risposte è una quota decisiva di potere. Quindi
queste tecniche nuove, in sé, possono essere utilizzate in ambedue le direzioni. Io sono
convinto che con l'accrescersi dei mezzi tecnici diventa ancora più importante il quadro
istituzionale. Quest'ultimo è quello che distribuisce il potere fra i singoli cittadini,
fra i cittadini organizzati in partiti, in sindacati, in altri tipi di associazione, fra
le élite, le quali controllano queste organizzazioni. Il problema italiano era quello
della partitocrazia, di uno strapotere dei gruppi dirigenti, di partiti, sempre meno
diversi fra loro, che creavano una sindrome di rifiuto, di disaffezione nei cittadini; i
quali avevano sempre più l'impressione - non del tutto sbagliata - di non contare nulla,
di essere strumenti dei partiti anziché avere, nei partiti, degli strumenti per chi
volesse partecipare alla vita politica. Questo elemento negativo, questa eclissi della
democrazia rappresentata dalla partitocrazia, è più che mai presente. E le cosiddette
riforme di cui si sta discutendo in questi giorni in bicamerale, non riducono affatto la
partitocrazia, il peso determinante di ristretti gruppi dirigenti di partiti nel decidere
esattamente quella che viene chiamata "L'agenda", cioè le priorità di cui
discutere, e la decisione sulle domande che verranno sottoposte ai cittadini. Da questo
punto di vista se la situazione rimane questa, ci potrà essere Internet, ci potranno
essere tutte le forme di comunicazione in rete, ma il monopolio delle questioni, delle
domande e quindi delle decisioni che contano rimarrà in gruppi ristrettissimi di
dirigenti della partitocrazia, di destra o di sinistra; ed è inevitabile che la
frustrazione e la disaffezione dei cittadini nei confronti del sistema politico di questi
partiti, aumenterà, perché i mezzi tecnici offrirebbero nuove opportunità per ripetere
lo stesso sistema di comunicazione dall'alto. Il cittadino potrà esprimere un
"sì" o un "no" su contrapposizioni, su formulazioni di domande che
hanno scelto altri, che possono essere diversissime da quelle che un individuo vorrebbe
formulare ai suoi concittadini.
Domanda 2
La telematica, però, potrebbe avere la funzione di cercare di migliorare i servizi che si
forniscono al cittadino, al livello di amministrazioni locali. Utilizzando, per esempio,
Internet o la posta elettronica si può stabilire un dialogo fra chi amministra e il
cittadino. Cosa ne pensa?
Risposta
Questo è assolutamente vero ed è importantissimo per la qualità della vita. Pensiamo a
cose minime, che già si stanno facendo e che tutti si domandavano da anni perché non
venissero realizzate, perché le tecniche c'erano già da un po' di tempo. La tecnica
fondamentale dei tesserini elettronici, in sostanza, o della formulazione di risposte
attraverso la tastiera del telefono, consente di pagare le bollette per telefono - tutti i
generi di bollette -, o di spostare, addirittura, fondi, capitali, o di richiedere
certificati di ogni genere, e così via. Quindi, da questo punto di vista significa poter
fare a meno delle famose interminabili code, interminabili spostamenti nel traffico. Tutto
questo, certamente, può migliorare l'efficienza amministrativa, con il conseguente
risparmio di tempo da parte del cittadino. Sono due elementi della vita civile
assolutamente impagabili, come è ovvio, però non riguardano ancora la democrazia, nel
senso del peso di ciascuno di noi nelle scelte collettive. Io, comunque, non volevo essere
radicalmente pessimista e liquidatorio. Volevo sottolineare, però, come le potenzialità
delle nuove tecnologie siano buone e cattive allo stesso tempo. Questa è una riflessione
sul ruolo delle istituzioni; direi che il ruolo dell'istituzione, se aperta ai cittadini o
se chiusa a loro come partitocrazia autoreferenziale - nel senso del palazzo pasoliniano -
diventa più che mai cruciale. Comunque qualche cosa di potenzialmente positivo nelle reti
e nel sistema di Internet c'è. Ad esempio, le famose riforme di cui discute la
bicamerale, tra un anno e mezzo, dopo essere passati attraverso i due rami del Parlamento,
due volte, con tutte le modifiche, nella loro formulazione finale saranno sottoposte ad un
referendum obbligatorio. In un caso come questo, nel quale è presumibile che la quasi
totalità dei partiti, poiché sono loro gli unici attori di questa bicamerale,
inviteranno a votare "sì". Se nasceranno i "no"- come penso che
nasceranno, non fosse altro perché, se sulla giustizia rimangono le attuali proposte di
controriforma, anti "manipulite", credo che saranno tanti i cittadini a voler
esprimere il loro no - ecco che cittadini, magari moltissimi ma non collegati fra loro
perché non aderenti a partiti, non già organizzati, potrebbero trovare proprio nei
canali Internet, uno strumento di auto-organizzazione leggera, legata solo a questa
occasione. Alcuni anni fa non ci sarebbe stato uno strumento di questo genere. Quindi, in
effetti, le aperture ci sono.
Domanda 3
Un altro elemento importante che è interessante valutare è il ruolo che la televisione
ha svolto nella comunicazione fra politico e cittadino. A Suo avviso come cambierà, tale
rapporto, con Internet? La campagna elettorale come verrà svolta? Ci saranno dei
cambiamenti?
Risposta
Vorrei sottolineare gli ultimi cambiamenti introdotti dalla televisione, perché durante
la prima fase, tantissimi anni fa, quando per la prima volta si presentò la politica in
televisione, essa aveva dei suoi spazi che incuriosivano enormemente, l'audience era
altissima; poi, rapidamente, tali spazi hanno accusato una perdita di interesse. Questo
fenomeno, negli ultimi anni, in Italia si è accentuato in modo estremo: la presenza dei
politici in televisione avviene in programmi che non hanno a che fare né con la politica
né con l'informazione. La strategia dei politici è di non comunicare più, in realtà,
in saggi direttamente politici, ma di cercare di comunicare "simpatia", per
così dire, parlando di banalità, magari anche della propria vita personale, curando
particolarmente l'immagine: l'eleganza, lo studio dei sorrisi, le pose; tutto ciò in
programmi dedicati all'intrattenimento. Oltre questo, la durata dei messaggi politici
nelle trasmissioni informative sta raggiungendo, soprattutto negli Stati Uniti, delle
durate brevissime. La durata media di un messaggio di un politico nel mondo anglosassone
in un programma di informazione televisiva, è di pochi secondi. In pochi secondi,
ovviamente, non si esprime un concetto; al massimo, si dice uno slogan bene azzeccato, una
battuta indovinata. Ciò, ovviamente, impoverisce oltre misura il messaggio politico, che
dovrebbe essere un messaggio argomentativo, che si rivolge alla capacità di argomentare e
di criticare di ciascuno di noi. E' evidente che questo ideale, che è sempre stato un
ideale allo stato puro, ma in cui, in qualche modo, ci si dovrebbe avvicinare, viene
totalmente spazzato via, e anzi rovesciato dalle novità di cui parlavo, in cui neanche
l'elemento emotivo, ma l'elemento manipolatorio sloganistico, nel senso peggiore del
termine, diventa l'unica forma di comunicazione. Innestare questo in un orizzonte dove la
convinzione dei cittadini che i politici sono tutti un po' degli imbroglioni è ovviamente
un elemento in più per disaffezionare verso la politica, perché in queste forme di
comunicazione il cittadino trova la conferma che effettivamente i politici manipolano,
sono tutti uguali e ce la vogliono dare a bere.
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