Taglio net(to)
Sono circa 15 mila i posti di lavoro persi in una
settimana nel settore hi-tech
di Georgia Garritano
Il
2001 è cominciato male per i lavoratori della new economy. Dall'inizio
dell'anno quasi ogni giorno arriva un "bollettino dei caduti":
migliaia di licenziamenti che riguardano vari settori dell'Information
technology, dall'industria informatica a quella dei media al commercio
elettronico, e colpiscono tanto i dipendenti di consolidate
multinazionali tanto quelli di rampanti start-up.
Aol Time Warner, il colosso nato
dalla fusione tra il primo provider del mondo e l'editore e produttore
cinematografico, mantiene la promessa di abbattere i costi per un
miliardo di dollari e annuncia il licenziamento di oltre 2000
dipendenti, il 3 per cento della forza lavoro del gruppo. Il settore
Internet è quello più colpito: 750 lavoratori di America Online e un
centinaio del portale Entertaindom perderanno l'impiego. Va male anche
nel campo discografico: alla Warner music group si perderanno, infatti,
600 posti. Altri 400 licenziamenti riguardano l'editoria mentre circa
cento membri del personale dovranno lasciare gli studi di New line
cinema. I rimanenti tagli sono distribuiti in vari comparti. E non è
finita qui. Secondo il "Daily variety", infatti, sono a
rischio altri 3800 posti di lavoro nei negozi Warner Bros.
Nello stessa giornata ExciteAtHome
rende noto che manderà a casa 250 dipendenti, circa l'8 per cento del
totale, una manovra dovuta alla ridefinizione strategica dell'azienda
che intende concentrare i propri investimenti nella banda larga
riducendo l'impegno finanziario nella fornitura di contenuti. Quello
della banda larga è, infatti, il settore più in crescita - alla fine
del 2000 gli abbonati al servizio di accesso Internet ad alta velocità
erano quasi tre milioni - mentre il portale perde colpi, anche a causa
del calo delle inserzioni pubblicitarie in rete.
Le cattive notizie per l'occupazione ormai non sorprendono più.
Dall'inizio dell'anno ricorrono quasi quotidianamente. Il New
York Times ridimensiona la sua redazione Internet. Lo stesso fa la Cnn,
nell'ambito di un piano di ristrutturazione che richiede il taglio di
400 posti di lavoro complessivamente. Sempre nel campo dell'informazione
online, la NBCi, divisione web
dell'emittente televisiva Nbc, deve fare a meno di 150 addetti.
Altrettanti ne licenzia il provider VerticalNet.
Il famoso distributore in rete di file musicali Mp3, EMusic, rinuncia a
66 collaboratori, oltre un terzo del totale. Jupiter
media metrix, una delle prime società di ricerche di mercato, manda
a casa 80 dipendenti.
Ancora più grave la situazione alla Lucent,
che ha chiuso l'anno fiscale con una perdita di un miliardo di dollari.
La più grande azienda del mondo nel campo delle infrastrutture per
telecomunicazioni licenzia addirittura 10 mila persone, il dieci per
cento dell'organico, per esigenze di ristrutturazione: eliminando alcune
linee di prodotti e i relativi addetti risparmierà quasi due miliardi
di dollari.
Uno studio appena pubblicato dalla società di consulenza americana Getzler
& Company, specializzata in ristrutturazioni aziendali, conferma
che la tendenza ai licenziamenti è destinata a durare. Da questo
rapporto, infatti, emerge che le società della new economy devono
puntare a contenere i costi della produzione e non quelli del marketing.
La ricerca ha preso in considerazione 190 dotcom confrontando le
performance delle imprese che avevano tagliato le spese di produzione
(e, quindi, anche i posti di lavoro) con quelle delle aziende che
avevano ridotto gli investimenti nel marketing. L'analisi comparata ha
evidenziato che nel primo caso le perdite (perché quasi tutte le web
company sono in perdita) sono rimaste costanti, nel secondo sono
addirittura raddoppiate: quindi, anche se il tasso di crescita è lo
stesso per i due gruppi, la profittabilità è differente.
- Aol
- ExciteAtHome
- New York Times
- NBCi
- VerticalNet
- Jupiter media metrix
- Lucent
- Getzler & Company
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