L'autore:
"Internet strumento di libertà degli scrittori, ma il libro
resisterà a qualunque rivoluzione tecnologica".
L'esorcista e il suo palmare
Estratto da: Roberto Genovesi, Inferi on Net, Mondadori, Collezione
Urania, novembre 2000
E così, Elifas Mandai si trovò seduto in un punto qualunque di uno
spazio completamente bianco del quale non riusciva a distinguere i
confini. Si guardò intorno e vide il notebook palmare a pochi
centimetri dalle sue gambe: era caduto su qualcosa di molto simile ad un
limite fisico con l'aspetto d'un pavimento incolore, ma in buone
condizioni. Era rimasto perfino acceso dal momento in cui il prete lo
aveva attivato. Il pennino era sparito, ma il prete si fidò della
sensibilità dei suoi polpastrelli per chiamare la formula che era stato
sul punto di pronunciare di fonte al ragazzo e alla domestica, prima di
accorgersi che fossero neurosimulazioni. L'esorcista scandì le parole
in aramaico come fossero i versi di una poesia. Sembrava ispirato e
aveva chiuso gli occhi, mentre il respiro gli sollevava il torace con la
cadenza delle rime. Ma l'alcool che aveva in corpo era troppo e a tratti
la memoria non lo assisteva, la voce perdeva colpi. A quel punto le note
di un pianoforte a coda invasero l'aria. Apparve dal nulla, sollevato
nell'etere come un'enorme bolla di sapone. Roteava come un'elica
impazzita, e il pianista faceva l'eco ai suoi versi. Ma era per scherno,
e li traduceva simultaneamente con una bocca senza labbra che copriva
tre quarti di un volto privo di occhi e lineamenti. Un virus-specchio,
pensò Mandai. Banale ma efficace. Raccoglieva le sue sollecitazioni, le
rielaborava privandole di qualunque effetto letale e le risputava
nell'ambiente virtuale sotto forma di innocue stringhe di testo che
diventavano polvere informatica nel giro di qualche istante. Il
confronto, in quelle condizioni, sarebbe potuto andare avanti
all'infinito, se non fosse stato per le quattro pareti trasparenti che
nel frattempo avevano dato un limite convenzionale all'ambiente,
procedendo una contro l'altra verso il punto centrale. Il punto in cui
era seduto il prete con il suo palmare. Il pianoforte continuava a
fluttuare nel vuoto e ad emettere una cantilena dolcissima, dalle
sonorità quasi ipnotizzanti, mentre l'esorcismo del prete veniva
riconvertito in tempo reale come vino in acqua. Le pareti procedevano
stolidamente l'una contro l'altra, a velocità sempre maggiore. E il
pianoforte continuava nella performance grazie alle abili dita del
pianista senza braccia. Mandai tentò di cambiare la formula
dell'esorcismo e ricominciò a parlare. Ma questa volta in sanscrito.
L'unico effetto che la nuova strategia riuscì a ottenere, fu un
consistente aumento di volume nella melodia prodotta dallo strumento che
fluttuava a un paio di metri dalla sua testa. Ora il pianista recitava
in aramaico, e alla traduzione dei versi del prete intercalava frasi
originali. "I sette sigilli sono stati rotti - capì a malapena
l'esorcista - e le sette trombe hanno fatto sentire le loro melodie, ma
il drago è giunto tra noi e ha trasmesso il suo potere alla
bestia". Poi il movimento delle pareti si bloccò improvvisamente e
il pianoforte smise di suonare. Un sibilo acuto precedette una fase di
assoluto silenzio, quindi seguirono frasi scomposte e senza senso,
imprecazioni, bestemmie. Il pianoforte e il pianista implosero,
assumendo la forma di microscopiche goccioline prima di essere
riassorbiti dall'ambiente virtuale. "Sei intelligente - disse
Mandai, smettendo di recitare la cantilena - ma non fino al punto di
distinguere una formula esorcistica da un programma mimetico di
autodistruzione che si attiva nel momento in cui viene rilanciato…anche
se attraverso un codice di transcodifica differente!". Le pareti
bianche scomparvero. Elifas Mandai si trovò seduto sulle ginocchia nel
centro dell'atrio di casa Edom, col notebook palmare che fluttuava come
una trottola davanti ai suoi occhi. Ad un tratto si fermò, mostrando al
suo proprietario lo schermo a cristalli liquidi. C'era un messaggio.
Giovedi' 26 Ottobre 2000
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