Mercoledì 8 Agosto 2001

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Le nuove regole della TV

Dal 31 dicembre 2003 Retequattro e Telepiù Nero dovranno irradiare i loro programmi in tecnica digitale e Rai Tre dovrà rinunciare alle risorse pubblicitarie. L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fissato la data che darà il via alla riforma del settore televisivo.
Tutti i quotidiani si occupano oggi della decisione assunta dall'Authority all'unanimità, che ha assolto così ad uno dei compiti più impegnativi previsti dalla legge istitutiva. Le misure disposte si inscrivono all'interno del processo deconcentrativo indicato dalla Corte Costituzionale e dal legislatore per liberare risorse tecniche ed economiche ed assicurare maggiore competitività nel sistema radiotelevisivo italiano e si intrecciano con il percorso indicato dalla legge per il passaggio dai sistemi di diffusione analogica ai sistemi di diffusione in tecnica digitale su frequenze terrestri.

Numerose le reazioni a quello che si profila il nuovo assetto del panorama televisivo

Soddisfazione a metà per un orientamento da tempo atteso è stata espressa da Vincenzo Vita, esponente dei Ds ed ex sottosegretario alle Comunicazioni, sulla decisione di oggi dell'Authority. "Quello di oggi - aggiunge - e' un passo avanti sulla via dell'applicazione della normativa antitrust contenuta nella legge 249 del '97. Rimangono pero' dubbi e perplessità sulle condizioni poste per la verifica entro il 2001 della percentuale di apparati digitali e satellitari in uso nel consumo televisivo". Quest'ultima clausola, secondo Vita, potrebbe rendere teorica la data prescelta.

Sulla stessa linea Marco Rossignoli, coordinatore dell'AerAnti-Corallo, federazione aderente alla Confcommercio che rappresenta 1.141 imprese radiotelevisive locali italiane. ''Ora - si legge in un comunicato - attendiamo l'emanazione del regolamento sulle trasmissioni digitali auspicando che lo schema predisposto dall'Autorità nelle scorse settimane venga completamente ripensato''.

Più critico Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione ed informazione della Margherita: "La decisione dell'Autorità per le comunicazioni non e' altro che un nuovo rinvio. L'indicazione del 31 dicembre 2003 come data limite per il passaggio di rete 4 sul satellite e' infatti contraddetta dalla soglia del 35% di diffusione del digitale entro il 2002. Con ogni probabilità questa soglia non verrà raggiunta e dunque la scadenza di fine 2003 rischia ulteriori proroghe. Non si tratta di dare la croce addosso all'Autorità, che ha dovuto barcamenarsi con la normativa vigente, ma di prendere atto che di questo passo il disarmo bilaterale di Rai e Mediaset rischia di non cominciare mai. La liberalizzazione del sistema e la rottura del duopolio televisivo richiedono strade nuove. Per imboccarle, l'Ulivo presenterà una sua proposta in parlamento nel mese di settembre".

Nessun commento ufficiale da Mediaset. Nel caso di pronunciamenti dell'Autorità, fanno sapere fonti aziendali, la regola e' prendere atto delle decisioni che in questo caso, si aggiunge, sono chiarissime e rimandano alla competitività del mercato.

''Non posso nascondere le mie perplessità e preoccupazioni circa questa decisione che potrebbe ulteriormente aggravare il mercato della pubblicità togliendo spazio da Rai3 e limitare fortemente la diffusione di Rete4'' ha dichiarato Giulio Malgara, presidente Upa (Utenti pubblicità associati)

"L'Authority ha adempiuto ad un obbligo previsto dalla legge. Questo non toglie che noi non siamo soddisfatti, dato che la misura adottata risulta oggettivamente sproporzionata e squilibrata'' ha commentato il presidente della Rai, Roberto Zaccaria. ''Quando Retequattro andrà sul satellite - ha detto Zaccaria in una dichiarazione - avrà a disposizione un mercato nuovo costituito da un congruo numero di parabole, mentre l'eliminazione della pubblicità dalla Terza Rete interverrà senza alcuna misura compensativa e quindi con un obiettivo danno concorrenziale di Rai verso Mediaset''. ''Sappiamo che tutto questo dipende da regole ormai anacronistiche contenute nelle leggi e nella Convenzione Rai-Stato. Mi auguro che i soggetti dotati di iniziativa per la modifica di questi atti vogliano adottare misure almeno potenzialmente compensative. L'aspirazione della Rai e' di concorrere ad armi pari e di non perdere la partita a tavolino'', ha concluso Zaccaria.

E stamattina, durante una conferenza stampa a Roma, il Garante Enzo Cheli ha affermato che la decisione dell'Authority per le comunicazioni sulle reti eccedenti, (Retequattro e Tele+) e su Raitre e' stata ''molto meditata, chiara, trasparente e precisa nelle motivazioni''. Una decisione trasparente in modo, ha aggiunto, che qualunque cittadino potesse capirla: ''Non si tratta di una decisione strampalata come qualcuno a caldo ha detto''. Cheli ha ricordato che si e' trattato di bilanciare due diversi interessi, una scelta deconcentrativa prevista dalla legge e un interesse non punitivo per le imprese coinvolte, una scelta che non bloccasse lo sviluppo delle aziende.

Il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, in un'intervista a Il Sole 24 0re, porta il discorso su tutto il panorama delle trasmissioni televisive: ''Il riassetto del Rai e' il sottocapitolo di una riforma che richiede una riflessione a 360 gradi. La Rai deve fare i conti con il mercato, anche tramite l'ingresso dei privati: l'Iri e' in liquidazione e le azioni sono parcheggiate al Tesoro''. Lo afferma. ''Si e' privatizzata Telecom, si riduce la quota pubblica in Enel ed Eni: la Rai - aggiunge Gasparri - non può restare ai tempi di Bernabei e Agnes, referendum a parte. La discussione su Rai3 con spot o senza e' antistorica''. Più in generale Gasparri spiega quali saranno gli assi portanti dell'azione del governo. ''Abbiamo tre reti da sviluppare per trasformare il sistema. La prima e' il digitale terrestre: il 2006 appare un termine ottimistico, una data frutto di demagogia. Dobbiamo comunque lavorare per varare un programma di sviluppo. La seconda rete e' Internet: bisogna abbassare le tariffe. La terza e' l'Umts: lo Stato ha incassato 26mila miliardi, non possiamo impedire ai cinque licenziatari di costruire la rete. Bisogna collocare 50mila antenne: gli enti locali devono locali sentirsi coinvolti''. Sulle decisioni dell'Authority per le tlc, Gasparri rileva che ''Cheli non aveva scelta, pero' adesso la legge va cambiata. Mi chiedo se queste norme sono compatibili con il progresso tecnologico''.

E ora si aspetta il regolamento per il rilascio delle licenze e delle autorizzazioni per la diffusione di trasmissioni televisive in tecnica digitale, ancora all'esame dell'Autorità: una decisione definitiva è in programma per le prossime settimane.


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