Le nuove regole della TV
Dal 31 dicembre 2003 Retequattro e Telepiù Nero dovranno
irradiare i loro programmi in tecnica digitale e Rai Tre dovrà
rinunciare alle risorse pubblicitarie. L'Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni ha fissato la data che darà
il via alla riforma del settore televisivo.
Tutti i quotidiani si occupano oggi della decisione assunta dall'Authority
all'unanimità, che ha assolto così ad uno dei compiti
più impegnativi previsti dalla legge istitutiva. Le misure
disposte si inscrivono all'interno del processo deconcentrativo
indicato dalla Corte Costituzionale e dal legislatore per liberare
risorse tecniche ed economiche ed assicurare maggiore competitività
nel sistema radiotelevisivo italiano e si intrecciano con il percorso
indicato dalla legge per il passaggio dai sistemi di diffusione
analogica ai sistemi di diffusione in tecnica digitale su frequenze
terrestri.
Numerose le reazioni a quello che si profila il nuovo assetto del
panorama televisivo
Soddisfazione a metà per un orientamento da tempo atteso
è stata espressa da Vincenzo Vita, esponente dei Ds
ed ex sottosegretario alle Comunicazioni, sulla decisione di oggi
dell'Authority. "Quello di oggi - aggiunge - e' un passo avanti
sulla via dell'applicazione della normativa antitrust contenuta
nella legge 249 del '97. Rimangono pero' dubbi e perplessità
sulle condizioni poste per la verifica entro il 2001 della percentuale
di apparati digitali e satellitari in uso nel consumo televisivo".
Quest'ultima clausola, secondo Vita, potrebbe rendere teorica la
data prescelta.
Sulla stessa linea Marco Rossignoli, coordinatore dell'AerAnti-Corallo,
federazione aderente alla Confcommercio che rappresenta 1.141 imprese
radiotelevisive locali italiane. ''Ora - si legge in un comunicato
- attendiamo l'emanazione del regolamento sulle trasmissioni digitali
auspicando che lo schema predisposto dall'Autorità nelle
scorse settimane venga completamente ripensato''.
Più critico Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione
ed informazione della Margherita: "La decisione dell'Autorità
per le comunicazioni non e' altro che un nuovo rinvio. L'indicazione
del 31 dicembre 2003 come data limite per il passaggio di rete 4
sul satellite e' infatti contraddetta dalla soglia del 35% di diffusione
del digitale entro il 2002. Con ogni probabilità questa soglia
non verrà raggiunta e dunque la scadenza di fine 2003 rischia
ulteriori proroghe. Non si tratta di dare la croce addosso all'Autorità,
che ha dovuto barcamenarsi con la normativa vigente, ma di prendere
atto che di questo passo il disarmo bilaterale di Rai e Mediaset
rischia di non cominciare mai. La liberalizzazione del sistema e
la rottura del duopolio televisivo richiedono strade nuove. Per
imboccarle, l'Ulivo presenterà una sua proposta in parlamento
nel mese di settembre".
Nessun commento ufficiale da Mediaset. Nel caso di pronunciamenti
dell'Autorità, fanno sapere fonti aziendali, la regola e'
prendere atto delle decisioni che in questo caso, si aggiunge, sono
chiarissime e rimandano alla competitività del mercato.
''Non posso nascondere le mie perplessità e preoccupazioni
circa questa decisione che potrebbe ulteriormente aggravare il mercato
della pubblicità togliendo spazio da Rai3 e limitare fortemente
la diffusione di Rete4'' ha dichiarato Giulio Malgara, presidente
Upa (Utenti pubblicità associati)
"L'Authority ha adempiuto ad un obbligo previsto dalla legge.
Questo non toglie che noi non siamo soddisfatti, dato che la misura
adottata risulta oggettivamente sproporzionata e squilibrata'' ha
commentato il presidente della Rai, Roberto Zaccaria. ''Quando
Retequattro andrà sul satellite - ha detto Zaccaria in una
dichiarazione - avrà a disposizione un mercato nuovo costituito
da un congruo numero di parabole, mentre l'eliminazione della pubblicità
dalla Terza Rete interverrà senza alcuna misura compensativa
e quindi con un obiettivo danno concorrenziale di Rai verso Mediaset''.
''Sappiamo che tutto questo dipende da regole ormai anacronistiche
contenute nelle leggi e nella Convenzione Rai-Stato. Mi auguro che
i soggetti dotati di iniziativa per la modifica di questi atti vogliano
adottare misure almeno potenzialmente compensative. L'aspirazione
della Rai e' di concorrere ad armi pari e di non perdere la partita
a tavolino'', ha concluso Zaccaria.
E stamattina, durante una conferenza stampa a Roma, il Garante
Enzo Cheli ha affermato che la decisione dell'Authority per
le comunicazioni sulle reti eccedenti, (Retequattro e Tele+) e su
Raitre e' stata ''molto meditata, chiara, trasparente e precisa
nelle motivazioni''. Una decisione trasparente in modo, ha aggiunto,
che qualunque cittadino potesse capirla: ''Non si tratta di una
decisione strampalata come qualcuno a caldo ha detto''. Cheli ha
ricordato che si e' trattato di bilanciare due diversi interessi,
una scelta deconcentrativa prevista dalla legge e un interesse non
punitivo per le imprese coinvolte, una scelta che non bloccasse
lo sviluppo delle aziende.
Il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, in un'intervista
a Il Sole 24 0re, porta il discorso su tutto il panorama
delle trasmissioni televisive: ''Il riassetto del Rai e' il sottocapitolo
di una riforma che richiede una riflessione a 360 gradi. La Rai
deve fare i conti con il mercato, anche tramite l'ingresso dei privati:
l'Iri e' in liquidazione e le azioni sono parcheggiate al Tesoro''.
Lo afferma. ''Si e' privatizzata Telecom, si riduce la quota pubblica
in Enel ed Eni: la Rai - aggiunge Gasparri - non può restare
ai tempi di Bernabei e Agnes, referendum a parte. La discussione
su Rai3 con spot o senza e' antistorica''. Più in generale
Gasparri spiega quali saranno gli assi portanti dell'azione del
governo. ''Abbiamo tre reti da sviluppare per trasformare il sistema.
La prima e' il digitale terrestre: il 2006 appare un termine ottimistico,
una data frutto di demagogia. Dobbiamo comunque lavorare per varare
un programma di sviluppo. La seconda rete e' Internet: bisogna abbassare
le tariffe. La terza e' l'Umts: lo Stato ha incassato 26mila miliardi,
non possiamo impedire ai cinque licenziatari di costruire la rete.
Bisogna collocare 50mila antenne: gli enti locali devono locali
sentirsi coinvolti''. Sulle decisioni dell'Authority per le tlc,
Gasparri rileva che ''Cheli non aveva scelta, pero' adesso la legge
va cambiata. Mi chiedo se queste norme sono compatibili con il progresso
tecnologico''.
E ora si aspetta il regolamento per il rilascio delle licenze e
delle autorizzazioni per la diffusione di trasmissioni televisive
in tecnica digitale, ancora all'esame dell'Autorità: una
decisione definitiva è in programma per le prossime settimane.
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