Maturità: i temi subito su Internet
Quest'anno a far discutere nel primo giorno degli esami di maturità
non sono le tracce delle prove scritte di italiano ma la loro apparizione
su Internet quasi in contemporanea con la dettatura dei temi nelle
classi, iniziata intorno alle otto e trenta. La denuncia è
stata presentata dal Codacons e dall'Unione cattolica insegnanti
medi. Giulio Correale, docente di diritto amministrativo all'università
di Roma "La Sapienza", intervistato da Repubblica,
sostiene che la divulgazione online è illegittima perché
viola l'articolo 97 della Costituzione che prevede l'organizzazione
dei pubblici uffici in modo che siano assicurati il buon andamento
e l'imparzialità dell'amministrazione e, in secondo luogo,
perché viola "i principi generali del diritto amministrativo
in base ai quali, quando c'è lo svolgimento di una prova
o di una gara pubblica, l'andamento della prova deve essere tale
da garantire che non vi siano influenze dall'esterno". Sulla
fuga di notizie il ministro della Pubblica istruzione ha aperto
un'inchiesta. Il caso ha ampio risalto selle prime pagine della
Repubblica, del Messaggero e del Giornale.
G8, tre miliardi per l'accoglienza
In prima pagina sulla Stampa il piano di sicurezza per il
G8 di Genova, notizia in grande evidenza anche nelle pagine interne
degli altri quotidiani. Il governo, recependo un emendamento dei
Verdi, stanzierà tre miliardi da destinare all'accoglienza
del movimento. Ai manifestanti saranno concessi campi sportivi,
piazze, palestre e scuole. Contemporaneamente verranno rafforzati
i controlli per bloccare gli estremisti: un decreto del presidente
del Consiglio potrebbe addirittura disporre la chiusura delle frontiere
con Francia e Austria. Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa social
forum, l'organismo che coordina i 730 gruppi di protesta, commenta
così l'offerta di dialogo: "Non possiamo credere alla
politica del doppio binario: da un lato la disponibilità
- dichiarata, però, soltanto attraverso i mezzi d'informazione
- a trattare, dall'altra una militarizzazione del territorio".
E sulle "aperture" del governo e l'autorizzazione a manifestare,
dice: "Ci elargisce un diritto sancito dalla Costituzione?
Grazie tante".
Su G8 e manifestazioni antiglobali troviamo oggi anche molti commenti.
Giuseppe Pericu, sindaco del capoluogo ligure, assicura in una lettera
alla Repubblica che "Genova sarà la città
del dialogo" e si dice pronto "come amministratore e rappresentante
della città... alla massima collaborazione con le autorità
di governo".
Carlo Fusi scrive, invece, sul Messaggero che il G8 di Genova
"è destinato a entrare nel novero dello scontro infinito
tra vincenti e perdenti del 13 maggio" mentre le questioni
che il vertice solleva meriterebbero un'analisi più approfondita.
"La prima considerazione" - spiega - "riguarda il
tema stesso della contestazione, la cosiddetta globalizzazione,
che per i paesi produttori è sinonimo di concorrenza mondiale
e dunque di profitti e benessere, mentre per i 'giottini' è
paragonabile al diavolo e comunque equivale a sfruttamento mondiale
e senza confini". "Il secondo punto" - prosegue -
"concerne l'ordine pubblico... La violenza, sotto qualsiasi
forma si proponga è inammissibile e va stroncata". Infine,
una terza osservazione: "le riunioni del G8 sono state per
anni formidabili passerelle per mostrare i potenti della Terra riuniti
nella stessa stanza mentre si stringono la mano. Un'operazione di
look mondiale che, almeno all'inizio, è servita per... riassorbire
le distanze... dei decenni di guerra fredda... Col passare del tempo,
però, l'aspetto diciamo così pubblicistico ha preso
il sopravvento... Allora perché non smettere? Che senso ha
se non quello di offrire un grandissimo bersaglio"?
Alberto Mingardi, su Libero, traccia "l'identikit del
perfetto ecoteppista": "No logo in una mano, uno spinello
appena rollato nell'altra... Ormai di questi ecoteppisti sappiamo
tutto o quasi. Chi sono, da dove vengono, come si vestono, quali
sono i loro amici nel Palazzo. Ma ancora non abbiamo capito cosa
vogliono davvero". "Si fa presto a dire antiglobal...È
'globalizzazione' l'aprirsi dei mercati... Ma 'globalizzazione'
è anche la guerra del Kosovo, l'interventismo umanitario
che va tanto di moda, quel sogno di un unico governo planetario
costantemente accarezzato al Palazzo di Vetro e dintorni".
Edmondo Berselli, editorialista del Sole 24 Ore, avverte
invece, a proposito dei contestatori che è "un errore
criminalizzarli". "Dovrebbe essere evidente" - spiega
- "che la globalizzazione è qualcosa che va governato,
cioè regolato, corretto, modulato cercando di evitare disparità,
iniquità e squilibri". Riguardo le manifestazioni attese
a Genova, "la soluzione di polizia è uno degli strumenti
a disposizione... Ma perché questa soluzione non è
del tutto soddisfacente e, in prospettiva, non è sufficiente?...
Quando un deus ex machina dell'economia mondiale come Alan
Greenspan comunica le sue preoccupazioni ('Un sistema che ha al
suo interno una forte dose di contestazione non può reggere')...è
opportuno mettere al lavoro schemi flessibili. Si dà il caso
invece che nelle ultime settimane la sindrome G8 sia stata nevrotizzata
e che una parte dell'informazione abbia prodotto scenari paranoici".
Il Foglio, invece, si sofferma su come la vicenda del G8
viene vissuta dai Ds e inserita tra i temi della "battaglia
congressuale". Se Giovanna Melandri e Livia Turco hanno espresso
solidarietà col movimento, Umberto Ranieri ha dichiarato:
"Capisco l'esigenza di stabilire un dialogo con alcune istanze
di questo movimento, ma siamo una forza del socialismo europeo,
dobbiamo svolgere in altro modo la nostra analisi sulla globalizzazione".
Marco Fumagalli, invece, precisa: "Essere a Genova mi va benissimo
ma il nostro primo dovere è di comunicare e di ragionare
sul perché esserci". E Salvatore Buglio avverte che
"tutto questo movimentismo rischia di non essere credibile".
Echelon: Vaticano spiato, Vaticano blindato
Sulla Repubblica la terza e ultima parte dell'inchiesta sui
segreti di Echelon. Il sistema di sorveglianza non ha risparmiato
neanche il Vaticano, spiando, in particolare tra il 1995 e il 1998,
le conversazioni del Papa e dei diplomatici dello Stato. Per anni,
quindi, per la National security agency (Nsa) è stato possibile
ascoltare e leggere ogni negoziato, e riferire tutto alla Cia: rapporti
con Medio Oriente, Sud America, governi tradizionalmente ostili
agli Stati Uniti come Iraq, Libia e Iran che il Vaticano continua
a tenere vivi. Inoltre, le attività web del Papa, che è
un assiduo navigatore e tiene una corrispondenza elettronica. Poi
deve essere successo qualcosa di specifico che ha fatto intuire
alla Santa Sede che la sua attività politica non era riservata.
Accortasi di essere sotto controllo, ha preso, infatti, delle contromisure
"di ferro" criptando tutti i suoi sistemi informatici
con due livelli di protezione, uno esterno, per i messaggi spediti
al di fuori, e uno interno. Oggi è il solo Stato al mondo
a essere interamente criptato: nessuna e-mail o fax o telefonata
fatta al suo interno può essere registrata e decrittata.
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