Dimissioni al vertice, bufera su Yahoo!

Le voci circolavano già da ieri pomeriggio, quando le quotazioni del titolo Yahoo! al Nasdaq sono state sospese per eccesso di ribasso (-17,6 per cento) e alle 23.30 ora italiana è arrivata la conferma: in un comunicato il portale americano ha annunciato di prevedere un calo degli utili e di essere in cerca di un nuovo amministratore delegato al posto di Timothy Koogle, dimissionario. La notizia è riportata oggi dalla Repubblica e dal Sole 24 Ore. Gli analisti ormai fanno affidamento su un guadagno di soli 5 cents per azione, secondo una stima realizzata dall'agenzia specializzata First Call. Anche il giro d'affari è previsto in netto ribasso: circa 180 milioni di dollari nel primo trimestre di quest'anno, contro i 240 milioni preventivati a gennaio. Secondo Yahoo! questa rilettura delle previsioni è il risultato diretto del rallentamento dell'economia Usa, che spinge i clienti a ridurre i loro investimenti in pubblicità. Timothy Koogle rimarrà presidente del Consiglio d'amministrazione una volta che il nuovo Ad, che Yahoo! cerca al di fuori della società, sarà stato trovato. In attesa del candidato ideale, Koogle continuerà ad assolvere le sue funzioni, precisa il comunicato. Il gruppo ha anche annunciato che ricomprerà le proprie azioni per 500 milioni di dollari, per sostenere il prezzo vacillante del titolo.

Tra i sopravvissuti della New Economy

Prima puntata sul Corriere della Sera di un reportage intitolato "Diario da Silicon Valley" e dedicato a vincitori e vinti della new economy. C'è chi parla di crisi irrevocabile dell'economia digitale, ribattezzando le dot.com in "dot.gone". In un anno il Nasdaq ha bruciato oltre 3mila miliardi di dollari e le aziende specializzate in nuove tecnologie hanno licenziato più di 61 mila persone, ma la disoccupazione nella Silicon Valley oscilla solo tra l'1,3 e l'1,5 per cento e ci sono concorsi a premi per segnalare talenti da assumere. Come raccapezzarsi tra segnali tanto contraddittori? "Internet non era la pietra filosofale prima e non è spazzatura adesso" spiega Luciano Lanza, ingegnere italiano trapiantato nella valle californiana. Ora però tutti sembrano avere occhi solo per "Fuckedcompany (aziendafottuta).com" il sito che racconta le miserie, i pettegolezzi e i crack prossimi venturi di quello che sembrava un mondo magico e che molti ormai considerano solo una grande bolla d'oro.

Seat-Telemontecarlo: il Tar dice si

La prima pagina della Stampa e del Sole 24 Ore e le pagine economiche di tutti i quotidiani danno risalto alla sentenza senza precedenti del Tar del Lazio che annulla le delibere dell'Authority per le comunicazioni che bloccavano l'acquisto di Telemontecarlo da parte di Seat. Cade così un grosso ostacolo all'operazione, ma resta l'attesa per la sentenza del tribunale civile che deve esaminare il ricorso con cui Cecchi Gori chiede l'annullamento del contratto e la restituzione della gestione di Tmc. La notizia ha fatto schizzare le azioni Seat in Borsa. i titoli hanno guadagnato il 3,39 per cento prima della sospensione per eccesso di rialzo.

TV digitale, dal 2007 parabola addio

Votata ieri definitivamente al Senato la legge sulla televisione digitale terrestre. Dal primo gennaio del 2007 non sarà più necessario possedere una parabola per vedere la tv digitale. Con l'avvio delle trasmissioni televisive digitali terrestri infatti basterà avere un decoder per vedere con la normale antenna di casa la te digitale, con un'offerta di programmi moltiplicata. Per ognuno degli attuali canali analogici, sia nazionali che locali, con il digitale sarà possibile ricevere quattro canali e in più trasmettere e ricevere dati. La paraboal sarà necessaria solo per le trasmissioni via satellite. Questa rivoluzione televisiva sarà avviata entro il 31 dicembre del 2006 con l'obbligo per le tv nazionali e locali di abbandonare le frequenze terrestri entro quella data. Per l'acquisto del decoder il Governo ha già stanziato un contributo di 150 mila lire a famiglia. Sulla Stampa.

Elettrosmog, scontro diplomatico tra Italia e Vaticano

Tra lo Stato italiano e la Santa Sede è scoppiato un caso diplomatico sull'elettrosmog. Radio Vaticana ha fatto sapere che non si presenterà in tribunale il prossima 12 marzo per rispondere all'accusa di inquinamento elettromagnetico. Con una nota inviata all'ambasciatore italiano, spiega Repubblica, l'emittente cattolica ha rifiutato la notifica della citazione in giudizio perché non riconosce la nostra giurisdizione. Santa Maria di Galera, la zona a nord di Roma dove si rovano le antenne contestate, gode infatti dell'extraterritorialità. Questo comportamento è stato definito "incredibile e inaccettabile" dal ministro all'Ambiente Willer Bordon, mentre il sottosegretario alla Comunicazioni Vincenzo Vita ha chiesto l'intervento del ministero degli esteri.

Il Gprs rischia il flop

Il Gprs, il telefonino capace di navigare in Internet alla velocità di 150 kilobit al secondo, che doveva essere in commercio il prossimo autunno potrebbe non arrivare mai sul mercato. A suonare il campanello d'allarme il colosso inglese Vodafone, che attribuisce il ritardo alla mancanza materiale di apparecchi, che le società produttrici sfornano con troppa timidezza. In realtà, spiega Repubblica, siamo ad un circolo vizioso: le società telefoniche rimandano il lancio del nuovo cellulare e i costruttori non assemblano gli apparecchi e questo è dovuto a due grandi timori. Da una parte il rischio di dover proporre bollette troppo elevate per ammortizzare i costi di produzione e dall'altra l'arrivo ormai imminente dell'Umts, che nelle previsioni correrà in Internet come la Ferrari a Monza.

Cyberpreghiere per i sofferenti

Troppa solidarietà può risultare inopportuna e danneggiare la privacy. A lanciare l'allarme sulle colonne del Wall Street Journal di ieri è stato il sacerdote texano David Allen. Come ricorda Repubblica, questo religioso nel 1997 fu colpito da una grave malattia dalla quale è guarito dopo costose cure e grazie ad un gigantesco tam-tam di solidarietà online attivato dai fedeli della sua chiesa su un sito Internet specializzato in "richieste di aiuto e preghiere per chi soffre o è gravemente malato". Pur essendo guarito, padre Allen è però sommerso da messaggi elettronici (più di 10 mila negli ultimi due mesi) e comincia a sentirsi un po' invaso. Molte altre persone poi si lamentano del fatto che queste iniziative "caritatevoli" sono lanciate all'insaputa degli interessati, diffondendo in Rete nomi di malati, manager in difficoltà, fidanzati in crisi. negli Usa il fenomeno è diffusissimo e conta su siti specializzati come Beliefenet.com e Partnersprayer.org.

59 Paesi nemici di Internet

Pubblicata online sul sito di Reporter sans Frontières  la lista dei paesi che ostacolano, o addirittura vietano, la diffusione di Internet. L'elenco completo di ben 59 Stati è riportato oggi dalla Stampa non mancano le sorprese: oltre agli Stati in cui vige un regime autoritario, sono presenti anche gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, la Germania e l'Italia. Il nostro paese è tra i "cattivi" per aver oscurato nel '98 il server "Isole nella Rete" che aveva promosso il boicottaggio delle organizzazione turche in violazione dei diritti umani. E c'è anche un paese in cui Internet non esiste: la Corea del Nord, l'unico dei governi che osteggiano la circolazione delle informazioni in Rete ad oltrepassare la censura. qui non esiste nessun provider, quindi nessuna ciber-dissidenza possibile.

Ricomincio da Jet-Net

E' dedicata al Forte Prenestino di Roma la quarta tappa del viaggio del Manifesto nel mondo degli hackers italiani. Concluso il rapporto con la Rete Civica Romana, gli attivisti digitali del centro sociale romano puntano alla formazione con "Jet Net". Si tratta di un calendario di corsi e di seminari a scadenza quindicinale in cui si confrontano idee, si apprendono tecniche di resistenza digitale, ci si forma all'uso di Linux. Il tutto per costruire il nuovo Hacklab romano. L'alfabetizzazione informatica è una priorità anche per Domenico Siniscalco, coordinatore del gruppo di lavoro "Alfabetizzazione informatica, formazione, tecnologie della didattica e ricerca" del Forum per la società dell'informazione alla presidenza del consiglio. Siniscalco, intervistato dal Manifesto, parla della necessità di far fronte al digital divide: "in questo senso sono stati pensati sia gli investimenti per la scuola che i progetti destinati all'inclusione dei soggetti disoccupati. Un altro settore di intervento consiste nel finanziamento a biblioteche e centri multimediali".