Proposte sessuali via Internet per un bambino su cinque

In prima pagina sul Messaggero e sul Corriere della Sera e in evidenza su quasi tutti i quotidiani i risultati di una ricerca Eurispes su Internet e i bambini commissionata dal ministero delle Comunicazioni e presentata ieri a Montecitorio. I piccoli navigatori sono sempre di più: ben 350 mila scolari delle elementari, cioè più del 15 per cento dei minori italiani in età compresa tra i sei e i dieci anni, si collegano in rete quasi quotidianamente e un milione e mezzo usa il computer abitualmente, soprattutto per giocare (65,4 per cento) ma anche per studiare (27,4 per cento). Insieme alle grandi risorse offerte dalla rete i baby internauti si imbattono anche nei suoi lati più oscuri: un bambino su quattro ha visitato un sito porno e uno su cinque ha ricevuto proposte sessuali. Per contrastare i pericoli della pedofilia e della violenza l'istituto di ricerca che ha effettuato l'indagine ha lanciato un'idea che ha trovato consenso anche da parte del ministro Cardinale: un'etichetta di qualità, un bollino per i siti che identifichi il loro contenuto a tutela dei piccoli consumatori. In un editoriale sul Messaggero Giuseppe Corasaniti sottolinea che l'elaborazione di misure che garantiscano i minori "non può essere solo un problema di polizia o della magistratura. Significativo potrà essere, infatti, il ruolo delle istituzioni… ma anche delle associazioni e in definitiva delle stesse imprese di comunicazione, che non possono restare indifferenti rispetto agli usi illeciti della rete… Non meno rilevante, poi, appare ancora una volta il peso e il rilievo che la scuola e l'Università sono chiamate a svolgere".

Il Nasdaq scivola sugli utili 

In prima pagina sul Sole 24 Ore e nelle pagine economiche sugli altri giornali la flessione del Nasdaq. Il listino americano dei titoli tecnologici ha perso l'1,06 per cento dopo i risultati di bilancio di Emc e Brocade Communications inferiori alle previsioni iniziali e la volatilità Usa ha penalizzato anche le Borse europee. I titoli più colpiti sono stati quelli telefonici. La recessione dei profitti aziendali è l'incubo degli investitori: l'allarme sugli utili e le incerte prospettive di crescita del settore hi-tech hanno azzerato i segnali incoraggianti del mese di gennaio e riportato l'indice ai livelli del '99. Bill Barker, analista della Dain Rauscher, ritiene che "qualunque recupero sarà lento" perché "mancano elementi che agiscano da catalizzatore per un rilancio", un'opinione condivisa da molti esperti. Al rallentamento dell'economia americana è dedicato un commento di Rudi Dornbush sulla Repubblica. La possibilità di un crollo imminente viene respinta: "l'interruzione improvvisa della crescita non è roba da nulla e per l'alta tecnologia si tratta di una vera e propria carneficina… ma ci si interroga già su quello che verrà dopo e la risposta è ovvia: ripresa ed espansione". "L'economia Usa è fondamentalmente solida… certo nessuno può immaginare neppure per un momento che il Giappone o l'Europa offrano un'economia più dinamica con un potenziale migliore" - sostiene Dornbush, concludendo che se, invece, "il problema Usa non è una buca ma un abisso, il mondo intero farà la stessa fine".

Free Internet verso la fine 

Il supplemento del Sole 24 Ore New Economy apre con la crisi della formula Free Internet, che pure ha avuto il merito di accelerare la diffusione del collegamento al web tra milioni di utenti. Un'analisi comparata della Credit Suiss First Boston sul settore della fornitura di accesso alla rete in Europa e negli Stati Uniti rivela, infatti, che il modello di business dei provider europei è destinato a essere superato. Quasi tutti gli Isp del Vecchio continente sono in perdita. Da un lato un portale come Aol, il campione dei fornitori di accesso statunitensi, ricava su ogni abbonamento un margine del 27 per cento. Dall'altro un tipico provider europeo perde su ogni cliente il 33 per cento. America Online è il miglior esempio di circolo virtuoso innescato soprattutto dall'attrattività dell'offerta a forfait: prima del "flat" l'utente medio Aol stava in rete 14 minuti, oggi è a 40. In Europa, invece, la media utente è ferma a 15.

Top