Davos: la globalizzazione ha bisogno di regole 

Addio alla globalizzazione selvaggia. Politici, economisti e uomini d'affari presenti al World economic forum di Davos fanno autocritica. Il Corriere della Sera ha raccolto le dichiarazioni più significative dei protagonisti del vertice. Jean- Marie Messier, guida di Vivendi, riconosce la legittimità del movimento di Seattle. Bill Gates annuncia nuove donazioni per la ricerca. Carly Fiorina, numero uno di Hewlett-Packard, arriva a dire: "non basta più fare profitti e pagare le tasse, e non basta più nemmeno mostrare maggiore responsabilità verso l'ambiente e le persone, i dipendenti come i consumatori e i cittadini tutti: quello che dobbiamo fare è cominciare a comportarci come se fossimo un servizio pubblico". Mario Monti, Commissario europeo alla concorrenza, lancia l'idea di un forum mondiale sull'antitrust. Kofi Annan, Segretario generale dell'Onu afferma: "non si tratta di fermare la globalizzazione bensì di adottare un modello migliore di globalizzazione". Michael Dell, a capo dell'omonima industria, intervistato dal quotidiano, ammette che a Davos si è percepito "un atteggiamento più cauto, più ragionevole… dovuto in buna parte solo al fatto che si son viste crollare molte aziende Internet, fallire diversi modelli di business che avevano poco fondamento".

Vattimo: da che parte stiamo? 

In un intervento sulla Stampa il filosofo Gianni Vattimo si chiede: "Da che parte stiamo in fin dei conti? Da quella dei finanzieri, economisti, industriali, 'padroni' di varie dimensioni che si sono riuniti a Davos nei giorni scorsi oppure dalla parte del 'popolo di Seattle' che li ha contestati duramente per le strade della Svizzera (e ieri anche nelle piazze di Torino) o, con meno diretta violenza, dal parallelo Forum di Porto Alegre in Brasile?". La risposta è che "il 'popolo di Seattle' ha tutte le caratteristiche per farsi detestare non solo dalla lobby globale di Davos ma anche più modestamente dai riformisti che si sforzano di non demonizzare la globalizzazione come tale, cercando invece di imporle delle regole politiche" tuttavia esso mette a nudo la vulnerabilità del mondo globale ed esprime esigenze sentite anche dai riformisti. "Sentiamo tutti" - conclude Vattimo - "che alla globalizzazione dell'economia, e a quella ancora più rapida della criminalità, deve corrispondere una globalizzazione della democrazia, la nascita di poteri democratici sovranazionali capaci di guidare la crescente integrazione delle economie, ma anche delle culture e dei costumi, in una direzione che rispetti il diritto di tutti a decidere del proprio destino"

Web generation, trentenni alla riscossa 

La web generation è la prima generazione dopo il Sessantotto potenzialmente in grado di operare un sovvertimento sociale. L'Istat segnala che la popolazione compresa tra i trenta e i quaranta anni non è mai stata così numerosa: oltre 10 milioni di uomini e donne. Definirli non è facile perché sono frazionati in piccoli gruppi e non hanno un'identità dominante. Ciò che li accomuna è la competenza tecnologica e la propensione alle scelte rapide e ai continui cambiamenti. Secondo il sociologo Giuseppe Roma, direttore del Censis, interpellato da Repubblica, si tratta di "una generazione infedele poiché è senza debiti di riconoscenza. Non hanno padroni da ossequiare né da contestare. Non ideologie da difendere. Nessun rimpianto. Nessuna carriera da fare. Una generazione che non ha altro problema se non quello di soddisfare se stessa. E che se lo può permettere perché ha genitori giovani e attivi e non ancora una propria famiglia".

Il rap dei frati anti-globalizzazione, un disco di culto 

In prima pagina su Libero il caso dei monaci greci che hanno inciso un rap anti-globalizzazione ottenendo un grande successo. Il loro cd, "Sos", si trova infatti, ai primi posti della hit parade, ha già venduto 60 mila copie e ha vinto il disco di platino. Il gruppo si chiama Elefhteri, i Liberi: giovani frati ortodossi del monastero Serafeim Sarof a Triforko, a 300 chilometri da Atene che cantano contro il materialismo della società dell'informazione. Tra i loro ritornelli: "Sono un microchip piccolo piccolo, ti farà diventare il mio schiavo. Compra tutto quello che desideri, basta che vivi senza Dio". Ma i religiosi-musicisti non sono affatto nemici della tecnologia: il loro prossimo progetto, infatti, è l'apertura di un sito Internet, Freemonks.gr, per parlare ai giovani col linguaggio dei giovani.

La Bei punta sulla new economy 

Il Giornale intervista Philipe Maystadt, presidente della Banca europea degli investimenti, che concederà finanziamenti per 15 miliardi di euro (circa 30 mila miliardi di lire) a favore della società dell'informazione. Secondo Maystadt quest'operazione è necessaria "innanzitutto per rispettare un obiettivo fissato dal Consiglio europeo di Lisbona. E poi anche per recuperare i ritardi. Oggi solo il 4-5 per cento del prodotto interno lordo europeo viene dalla new economy. Un livello che gli Usa avevano nella seconda metà degli anni Novanta. Mentre oggi sono sopra al 7 per cento".

Pronto, chi videogioca? 

I videogiochi arrivano sul cellulare. Per realizzare questo progetto Sony si è alleata con sei operatori di telefonia mobile: l'italiano Tim, l'olandese Kpn, l'americano At&t. il giapponese Ntt DoCoMo e le filiali Hutchinson di Hong Kong e del Canada. L'applicazione si baserà sui servizi Internet mobile (i-mode) di DoCoMo, adattati per il mercato europeo, e sulla tecnologia PlayStation. Sul Giornale.

Napster: basta con la musica gratis 

Thomas Middelhoff, numero uno della Bertelsmann, il gruppo editoriale tedesco che recentemente ha acquistato Napster, ha annunciato a Davos che dall'estate il sito avrà un meccanismo di sottoscrizione. Questo cambiamento sarà un vero e proprio banco di prova per l'intera economia di Internet poiché si potrà capire se veramente gli utenti sono disposti a pagare per accedere ai servizi online. Nel 2000 si sono collegati a Napster per scambiare file musicali Mp3 circa 65 milioni di navigatori. In prima pagina sul Corriere e nelle pagine interne sui principali quotidiani. L'era della gratuità potrebbe finire presto anche nel settore dell'informazione online. Il Messaggero osserva, infatti, che negli Stati Uniti l'unico quotidiano in rete a pagamento è il Wall Street Journal ma quelli che offrono le notizie gratis, come ad esempio Cnn e Aol-Time Warner, stanno cominciando a licenziare per far quadrare i conti.

Tim e T-Mobil, prove di alleanza 

In prima pagina sul supplemento del Sole 24 Ore Finanza e Mercati l'accordo di roaming "privilegiato" tra Tim e T-Mobil. Dalla prossima primavera i clienti dei due operatori mobili ex monopolisti che si trovano fuori dal proprio paese potranno contare sulla "rete amica", avere sconti del 20 per cento sulle chiamate effettuate e ricevute e accedere ad alcuni servizi aggiuntivi. L'accordo, che sarà siglato in settimana, è importante perché potrebbe preludere a intese più ampie e addirittura far nascere un colosso concorrenziale con Vodafone.

Sanguineti: carta e penna più portabili di un pc 

Edoardo Sanguineti e Tiziano Scarpa, scrittori appartenenti a generazioni diverse, si sono confrontati nei "Dialoghi della Rete" organizzati dal portale di Rai Educational sul tema del rapporto tra scrittura, computer e Internet. La pagina culturale del Secolo XIX ne pubblica oggi una sintesi. A differenza di Scarpa, che usa il pc per scrivere, Sanguineti dichiara di non essersi appropriato dello strumento e di preferire la penna per i momenti creativi e la macchina da scrivere per le correzioni: "un foglio di carta e la penna hanno il vantaggio di essere portabilissimi, più, evidentemente, di un computer". Anche sui siti dedicati alla scrittura creativa - in Italia ne esistono già 900 - le posizioni divergono. "Di ciarlatani, a vendere prodigi, ce ne sono sempre stati. Può essere utile insegnare l'ortografia, la sintassi… Non si insegna a scrivere, si possono fare analisi di testo" - sostiene Sanguineti. "Se non si insegna [a scrivere] si può insegnare quanto meno a leggere" - ribatte Scarpa.

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