Più benessere e meno tempo libero con la new economy

L'economista americano Robert Reich, ex ministro del Lavoro di Clinton, ha scritto un libro sulla new economy ("The future of success") divenuto un caso politico. La constatazione da cui parte il saggio è che "molti di noi guadagnano di più e hanno un benessere superiore a quello che noi stessi (o i nostri genitori) avevamo 25 anni fa, quando nacquero alcune tecnologie che poi diedero vita alla new economy. Perciò dovrebbe essere più facile oggi dedicarci alla parte non lavorativa della nostra vita. E invece lavoriamo più a lungo di prima; il tempo per le nostre vite non lavorative si riduce". Il caso Reich, portato sulla prima pagina di Repubblica da Federico Rampini, offre l'occasione per riflettere su alcuni dati della nuova economia. "Smentendo i guru che annunciavano la 'fine del lavoro' (come Jeremy Rifkin)" - osserva Rampini - "l'americano medio oggi lavora 1976 ore all'anno, 33 in più di dieci anni fa, quando iniziò il boom economico dell'era Clinton… e il costo sociale di questa attività frenetica pesa molto sulla famiglia".

Su un altro aspetto della rivoluzione culturale della net economy si sofferma Luciano Gallino sulla Stampa, recensendo il libro di Luca De Biase "Il Mago d'ebiz - Libertà Velocità Comunità. Percorsi nella rivoluzione internettiana". La certezza è che "Niente sarà più come prima perché centinaia di milioni di persone - 300 oggi, 500 l'anno prossimo, un miliardo tra due o tre - che nel mondo accedono alla rete ogni giorno, costituiscono una massa flottante di preferenze, di attenzioni, di desideri, trasferibili fulmineamente da un oggetto all'altro, che nessuno può permettersi di ignorare". L'impresa è destinata a cambiare profondamente. Se per generazioni una rigida gerarchia è stata lo strumento per filtrare e regolare il flusso delle informazioni in modo che ciascuno ricevesse solo quelle che gli occorrevano per svolgere le sue mansioni, nell'economia di rete diventa inevitabile che "ogni componente dell'azienda riceva il maggior numero di informazioni che può efficacemente trattare". In tal modo, secondo l'autore, i ruoli diventano mutevoli, la gerarchia si fluidifica e l'azienda diventa "soprattutto una squadra di persone intelligenti che si lasciano ispirare da una visione, ispirata da un leader che più che un capo è una guida culturale".

Un cellulare a prova di rischi

Dall'Inghilterra, dove è stato lanciato più volte l'allarme sui rischi dei cellulari, arriva il prototipo del telefonino sicuro. Un professore del dipartimento di ingegneria dell'università di Warwick specializzato in tecnologie delle fibre ottiche, Roger Green, ha messo a punto una nuova antenna per i telefoni portatili che non invia radiazioni al cervello. "Siamo riusciti a produrre l'equivalente di uno specchio elettronico che rinvia altrove l'energia che avrebbe altrimenti trasmesso al cervello" - spiega Green - "Ciò permette inoltre ai segnali radio di essere più potenti e quindi di economizzare le batterie". Sulla Repubblica.

La scatola mangia-spot

Il Giornale annuncia il lancio (non in Italia, per il momento) di un dispositivo rivoluzionario messo a punto da due società americane, TiVo e ReplayTv. Si tratta di un sofisticato videoregistratore digitale, molto più semplice da usare di quelli tradizionali, con il quale è possibile registrare fino a 30 ore di programmi, interrompere, rallentare e accelerare la visione di una trasmissione in diretta e saltare gli spot pubblicitari. Il prodotto costa negli Stati Uniti 1500 dollari (circa tre milioni) ma, con il progressivo diminuire dei costi delle memorie di massa, si prevede che entro pochi anni, saranno disponibili unità da 100 dollari in grado di memorizzare il contenuto di un'intera videoteca.

Da start-up sarda a multinazionale europea

Su tutti i quotidiani ampio risalto per la scalata europea di Tiscali. Con l'acquisto del provider francese Liberty Surf, nuovo colpo dopo quello di World Online, la compagnia di telecomunicazioni sarda, con 4,9 milioni di utenti, diventa il secondo fornitore di accesso a Internet del Vecchio continente. Renato Soru, fondatore dell'azienda, non nasconde di puntare alla leadership. L'operazione, tuttavia, non è piaciuta alla Borsa che ha penalizzato il titolo: il mercato sembra temere che i nuovi azionisti, sulla scorta di quanto è avvenuto quando la società ha comprato World Online, vendano le loro partecipazioni deprimendo i corsi di Borsa.

Mondadori: dietrofront da Internet

I principali quotidiani riferiscono che il New York Times si appresta a tagliare quasi 70 posti nella redazione online, circa il 20 per cento della forza lavoro impegnata nell'area telematica. Tra le Internet company a rischio ci sono anche altri editori. Secondo Libero tra le vittime eccellenti sta per entrare anche Mondadori.com, il portale della casa editrice di Segrate. I conti della società, che ha una settantina di dipendenti di cui oltre un terzo giornalisti, sono in rosso (30 miliardi di costi, 3 miliardi di fatturato) e la possibilità di accordo col colosso America Online è sfumata. L'amministratore delegato Gualtiero Rudella, sotto accusa per aver sbagliato il business plan, ha già lasciato il suo posto.

G-10: niente recessione

In prima pagina sul Sole 24 Ore e in evidenza su tutti i quotidiani le previsioni economiche rese note al vertice dei G-10 di Basilea. L'economia mondiale sta rallentando ma non esiste il pericolo di una recessione né per gli Stati Uniti né per i paesi dell'euro. I Governatori delle prime dieci economie del mondo e il direttore del Fondo monetario internazionale Horst Koehler sono cautamente ottimisti. Per i prossimi mesi c'è da aspettarsi un periodo di turbolenze, soprattutto nei mercati azionari. Proprio ieri il Nasdaq, il listino americano dei titoli tecnologici, ha avuto prima un crollo e poi un rimbalzo: dopo una flessione di quasi il 5 per cento ha recuperato contenendo le perdite al -0,49 per cento. Altalena anche per i mercati europei che hanno chiuso con prevalenti segni negativi.

10 milioni di navigatori

In occasione del lancio di "Internet 2001", la guida alla rete in fascicoli settimanali, la Repubblica fa il punto sulla diffusione del web nel nostro paese. Stando a una recente ricerca Eurisko-Bnl, gli italiani che navigano sono circa nove milioni e mezzo. Oltre la metà si collega da casa (5,2 milioni), gli altri dal lavoro (3,1 milioni) o da luoghi pubblici. Il commercio elettronico, invece, interessa per ora per ora solo una ristretta fascia di utenti e solo per alcune categorie merceologiche (libri, musica, servizi turistici). Per quanto riguarda l'e-banking, quasi mezzo milione di italiani opera già in banca tramite Internet.

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