Nasce la gallina transgenica dalle uova
terapeutiche
In prima pagina su quasi tutti i quotidiani e nelle pagine interne
con ampio risalto, la notizia del giorno è la nascita di Britney, la
prima gallina transgenica. L'animale geneticamente modificato è il
frutto delle ricerche degli scienziati scozzesi dell'istituto Roslin,
lo stesso in cui sono venuti al mondo le pecore Dolly, clonata da una
cellula adulta quattro anni fa, e Sally, capace di produrre un latte
ricco di una sostanza utile ai malati di emofilia. Al progetto ha
collaborato anche la società di biotecnologie statunitense Viragen,
specializzata nello sviluppo di terapie anticancro. La neonata Britney
sarà la gallina dalle uova d'oro. Grazie alla manipolazione del
patrimonio genetico dell'animale, infatti, si potrà ottenere un
albume ricco di proteine necessarie alla produzione di farmaci da
utilizzare contro vari tipi di tumore, in particolare quelli del seno,
delle ovaie e della pelle. Ogni gallina geneticamente modificata
dovrebbe deporre almeno 250 uova all'anno e l'albume di ogni uovo
contenere almeno 100 milligrammi di proteine. Il procedimento è il
seguente: si preleva una cellula da riprodurre da una gallina; si
preleva una cellula uovo (ovocita) da un'altra; in quest'ultima si
inserisce il materiale prelevato dalla cellula dell'organismo che si
vuole riprodurre opportunamente modificato. Il risultato è che le
proteine, oggi sintetizzate in laboratorio in minima quantità e a
costi elevatissimi, abbonderebbero nei pollai biotecnologici. Queste
sostanze saranno destinate a tre obiettivi: la produzione di un
vaccino e di un anticorpo anticancro e la creazione di una
"pallottola" per uccidere le cellule cancerogene presenti
nell'organismo. L'operazione di alterazione del codice genetico non ha
suscitato reazioni negative. Anche il portavoce della Chiesa cattolica
in Scozia, padre Danny McLaghlin, si è espresso a favore di ogni
scoperta scientifica che possa aiutare i malati, pur ribadendo una
ferma contrarietà alla clonazione.
007 licenza di spiare
I servizi segreti britannici hanno chiesto al governo di
autorizzare intercettazioni a tappeto su tutta la popolazione con
l'obiettivo di scovare i criminali del nuovo millennio in agguato nel
ciberspazio. I dati dovrebbero essere raccolti dalle società di
telecomunicazioni e dai provider Internet, versati in un gigantesco
elaboratore governativo e conservati sette anni. La proposta scritta
è già sul tavolo del ministero degli Interni laburista Jack Straw
che, pare, non sia affatto contrario a firmarla. Insorgono, invece, le
associazioni per la difesa dei diritti civili: l'impresa costerebbe ai
contribuenti non solo diverse decine di miliardi ma anche la perdita
della privacy. Sulla Repubblica.
Gli editori non vedono i non vedenti
In prima pagina sulla Stampa un editoriale in difesa dei non
vedenti e della loro possibilità di leggere e accedere a Internet
grazie all'uso di software per la sintesi vocale. La polemica è
legata alla vicenda dei programmi per la sintesi vocale messi a
disposizione dai siti della Fondazione Ezio Galiano e dell'Istituto
Cavazza e "negati", invece, dagli editori. Le due pagine web
hanno aperto delle biblioteche on line rendendo leggibile ai non
vedenti un certo numero di libri. Alcune case editrici hanno risposto
con un'accusa di violazione dei diritti d'autore e una diffida. Pur
avendo dei fondamenti giuridici, la reazione è piuttosto discutibile:
i siti consentono la lettura in modo analogo alle biblioteche; il
trattamento subito dai testi per essere tradotti in parole li rende
difficili da leggere per chi gode della facoltà della vista e i
profitti delle società non vengono certo messi in crisi da questa
iniziativa.
Processi civili verso la videoconferenza
I processi per videoconferenza, finora riservati al rito penale e
ai reati contro le organizzazioni criminali, potrebbero essere estesi
anche al civile. Lo rivela il Sole 24 Ore con un richiamo in
prima pagina. L'ipotesi è allo studio del ministero della Giustizia
che ritiene positivo il bilancio dei primi tre anni di sperimentazione
durante i quali 16 mila udienze si sono svolte a distanza. I
collegamenti annullati per motivi tecnici sono meno di trenta e,
nonostante il costo delle attrezzature, si sono ottenuti risparmi di
spesa. Tra i penalisti, tuttavia, non mancano i critici, secondo i
quali questa modalità altera il principio del contraddittorio e viola
la riservatezza.
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