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Memoria e resistenza

"Grande è il potere della memoria: un non so che di terrificante, o mio Dio; un complesso profondo e infinito: e tutto ciò è lo spirito, e tutto ciò sono io." Con queste parole Sant'Agostino affermava il nesso profondo che c'è tra la memoria e l'identità personale di ognuno di noi. Lo stesso discorso vale quando si parla di identità collettiva: la memoria di un popolo, la volontà di non dimenticare le esperienze chiave che lo hanno formato, diventano il collante e la base comune attorno alla quale si formano le coscienze di tutti noi. Lo storico francese Pierre Nora ha coniato l'espressione "luoghi della memoria", mutuandola dalla tradizione medievale, per definire appunto quei luoghi, ma anche quegli oggetti o quelle particolari idee, che la volontà degli uomini e il lavoro del tempo hanno trasformato in elementi simbolici di una comunità. La resistenza è senz'altro uno dei luoghi della memoria per eccellenza dell'Italia repubblicana: la stessa costituzione è stata infatti definita "figlia della resistenza", perché, come dice Stefano Rodotà, "fu questa vicenda che contribuì a segnare il clima del tempo e diede il senso d'una impresa comune nella quale, pur tra molte differenze, già s'erano ritrovate le maggiori tra le forze presenti nell'Assemblea". La memoria della resistenza è oggi affidata ai numerosi istituti storici, presenti per lo più nel nord Italia, che fanno capo all'Insmli (Istituto Nazionale di Storia dei Movimenti di Liberazione). I numerosi archivi hanno conosciuto, con le nuove tecnologie, la possibilità di una catalogazione e di una visibilità impensabile fino a qualche anno fa. Oggi ogni istituto ha il suo sito Internet, e tramite la Rete è possibile dialogare con essi e accedere a fonti altrimenti irraggiungibili. Il non-luogo per eccellenza, Internet, diventa così anch'esso un luogo della memoria. Ma non si tratta solo di mettere online gli archivi. Le nuove tecnologie danno infatti modo agli istituti di stimolare, in linea con le disposizioni del Ministero della Pubblica Istruzione, una serie di laboratori didattici per lo studio del novecento: insegnare la storia ai ragazzi non solo con i libri di testo, ma attraverso un addestramento a muoversi tra le numerose fonti che Internet mette a disposizione. Lavorare quindi sulle fonti primarie perché si crei una coscienza critica spontanea, non più eterodiretta dal docente o dal testo adottato. C'è una forte connessione tra passato e presente, tra gli archivi polverosi e le moderne tecnologie per la didattica. Una connessione, scrive lo studioso di storia Paolo Rossi, legata al bisogno di riaffermare una nostra identità collettiva.