Nuove strategie di consulenza
I nuovi consulenti devono avere competenze
provenienti da più ambiti ma la grande novità di Internet si è
svelata sull'aspetto relazionale. Andrea Farinet, partner di
Progettoconsulenza.com, ci spiega il ruolo della nuove società di
consulenza
Come cambia il ruolo del consulente e delle società di
consulenza?
Il ruolo del consulente è cambiato molto in questi ultimi anni
perché Internet ha cambiato sostanzialmente la cultura e le
opportunità che un'azienda può cogliere grazie a questo nuovo
media. Il consulente oggi deve conoscere molto meglio le
opportunità tecnologiche, le applicazioni software disponibili e
le architetture sulle quali l'azienda potrà lavorare.
A che servono i consulenti?
Un consulente di strategia aziendale deve sapere che la
strategia che verrà realizzata sarà supportata da una serie di
tecnologie Internet, preoccupandosi della dimensione strategica sul
cosiddetto lato offline, rispetto al lato online. L'integrazione di
queste due dimensioni ha una ricaduta su tutti i processi operativi
interni ma anche su tutti i processi logistici. La competenza più
richiesta è quella legata alla capacità di conoscere la dimensione
economica di quello che viene suggerito all'azienda cliente, quella
che viene definita la sostenibilità di questo nuovo modello di
business. La seconda caratteristica è che oggi i consulenti
specializzati in strategie Internet devono essere esperti di
contenuti: il valore dei contenuti editoriali in un progetto
Internet è elevatissimo. In prospettiva, diventerà sempre più importante la
capacità di scegliere e utilizzare contenuti multimediali, con una
ricaduta sulla dimensione editoriale. In questo caso, il consulente
dovrà essere in grado di gestire questo cambiamento all'interno
dell'azienda. Infine, l'altro aspetto interessante è quello legato
alle relazioni Internet, sia come mezzo di relazione all'interno delle
aziende e delle istituzioni sia verso l'esterno. Per
padroneggiare relazioni bisogna avere una sensibilità particolare,
fare attenzione alle dimensioni dell'antropologia culturale e della
psicologia del lavoro per conoscere bene le persone. Infine, la
tensione etica: il consulente molte volte ha una responsabilità
sociale nei confronti della scelta di investire in determinate
direzioni. Si tratta, ad esempio, di scelte che implicano
l'occupazione di posti di lavori. Il consulente deve, in alcuni casi,
conoscere anche qual è l'impatto sociale dei suoi consigli e dei suoi
suggerimenti.
Qual è il profilo del consulente ideale?
I nuovi consulenti sono molto giovani, molte volte inesperti
delle procedure abituali di gestione dell'amministrazione di una
società ma sono molto veloci e
dotati di una capacità intuitiva particolarmente spiccata con una
grande capacità di apprendimento e voglia di fare esperienza. Da
questo profilo si capisce che le nuove società di consulenza sono
organizzate in modo diverso: sono molto più informali, molto più
dirette e selezionano talenti. Anzi, la loro capacità è proprio
quella di attrarre e valorizzare talenti.
Deve avere un misto di competenze?
Si, un misto di competenze vecchie e nuove. La capacità
discriminante è di essere creativo in moda da formulare strategie
creative. Per far ciò bisogna conoscere bene le regole tradizionali
dell'economia e dei mercati almeno quanto le opportunità che le
nuove tecnologie offrono alle aziende.
Qual è stato il vantaggio competitivo delle società di
consulenza?
Il tasso di crescita di Internet, negli Stati Uniti e nel Nord
Europa, ha creato delle grosse opportunità per le nuove società di
consulenza, che si sono sviluppate in maniera veloce e dinamica,
attirando al tempo stesso talenti provenienti da società di
consulenza tradizionali e consolidate. Il punto di forza dei nuovi
specialisti era, da un lato, la capacità di conoscere bene Internet
come media e come tecnologia e, dall'altro, la capacità di
utilizzarlo come forma di relazione, per raggiungere interlocutori,
utenti e clienti in maniera innovativa e efficace.
Le nuove società di consulenza devono competere con i giganti
del settore della consulenza tradizionale. È una lotta impari?
E' una lotta molto interessante perché da un lato è in crisi
la vecchia figura del consulente aziendale che ormai
risulta assolutamente stereotipata: pensiamo alla produzione
incessante di slide, di diapositive, al modo di operare attraverso
slogan, sono tutti metodi tipici di un certo mondo di stampo
anglosassone, con un pragmatismo e un empirismo a volte esasperato.
I cosiddetti figli di Power Point.
Si, infatti si parla appunto di Power Point strategy: un conto
è fare le slide e un conto è rimboccarsi le maniche, affiancare
imprenditori, dirigenti e personale di società per realizzare
questi progetti che, nel caso di Internet, sono anche molto rischiosi
e generano molta preoccupazione perché possono andare molto bene ma
anche molto male. In questo caso il dinamismo, la creatività e
anche l'informalità dei consulenti è stata premiata dal mercato.
In ogni caso, molte di queste società sono ora in forte
sofferenza da un punto di vista borsistico: come mai?
Alcune di queste società sono cresciute molto in fretta quindi,
in parte, si tratta di una crisi di crescita: hanno dovuto affrontare
tassi di sviluppo vertiginosi e hanno affrontato una crescita
internazionale; dal mercato statunitense si sono rivolti al mercato
nord-europeo, interessandosi ora ad altre aree geografiche. In
alcuni casi, alcune di queste società avevano negoziato la
fornitura del loro servizi in cambio del pagamento di start up in
azioni. Il crollo del Nasdaq ha portato a una sofferenza di una parte del loro regime economico.
Qual è l'approccio del consulente con una azienda
tradizionale e con una nuova?
La prima caratteristica è che nelle aziende tradizionali c'è
una minore dimestichezza con la tecnologia quindi c'è una certa difficoltà ad
affrontare un certo tipo di opportunità;
parallelamente, nelle società ad alto contenuto tecnologico c'è
una capacità di interpretare in maniera estremamente veloce questo
tipo di opportunità, quindi di guidare il cambiamento. Il
suggerimento che possiamo dare è di isolare, nelle aziende
tradizionali, un team di specialisti composito in grado di
affrontare in profondità queste opportunità tecnologiche e di
valutare quali sono per l'intero gruppo aziendale o per il grande
aggregato aziendale tradizionale, le opportunità per
migliorare la gestione, per migliorare gli acquisti, per
migliorare la comunicazione interna e i rapporti di scambio con fornitori, intermediari e
interlocutori finali.
Come ci si deve rivolgere alla piccola e media impresa?
Questo è un aspetto interessante perché noi abbiamo un tessuto
economico fatto di moltissime piccole e medie aziende che operano
già con il sistema dell'impresa rete. Il nostro tessuto economico
è già organizzato attraverso i distretti e la forma di impresa
rete, in questo modo i nostri imprenditori sono famosi a livello
internazionale per la grande capacità che hanno di trasformare con
creatività materie prime e di esportare in tutto il mondo. Ecco,
questi imprenditori si stanno accorgendo che le tecnologie Internet
possono permettere loro di accedere a nuovi mercati, a nuove forme
di relazione in maniera assolutamente conveniente. Questa direi è
un'innovazione radicale.
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