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Umanita' tecnologiche e macchine umaneLa scommessa dell'arte interattiva di Cristina Cilli La straordinaria evoluzione della tecnologia informatica comporta, parallelamente, un'evoluzione della specie umana. Ci troviamo di fronte a una sorta di passaggio dall'homo sapiens all'homo technologicus che integra il proprio dispositivo umano con quello artificiale del computer. In particolare assistiamo a un fenomeno di estroflessione della comunicazione umana che si integra profondamente con la comunicazione nel mondo virtuale. E' all'interno di questo scenario,una volta profettizzato solo dalla fantascienza, che si pongono le nuove sperimentazioni dell'arte elettronica che vanno sotto il nome di Arte Interattiva. L' Arte Interattiva, parte da un assunto: il confine tra umano e artificiale si e' gia' spostato: tutti noi siamo gia' dei cyborg, ma incosapevoli: non si tratta di essere semplicemente di stare seduti per ore di fronte al proprio computer. Si tratta di trasformare l'esperienza di interazione con le tecnologie informatiche per integrarle con una nuova forma di conoscenza del mondo e di noi stessi. Sono molti gli artisti che si stanno dedicando a questa nuova frontiera dell'arte digitale, tanto per citarne alcuni : Dona J. Cox, Edoardo Kac, Peter Anders, Mark Napier. Roy Ascott e' il fondatore e direttore del programma di ricerca CaiiA+Star e i suoi lavori sono stati presentati alla Biennale di Venezia e ad Ars Electronica a Linz. Secondo lui il ruolo fondamentale della sperimentazione artistica nel campo del digitale e' quello di modificare il rapporto dello spettatore con l'opera artistica: " Credo che la comprensione della coscienza di se' sia di grande importanza, sia per il mondo scientifico che per quello artistico. Si tratta di un mistero con il quale stiamo ancora lottando. La scienza vuole spiegare la coscienza, noi artisti, vogliamo esplorarla. Questo puo' avvenire proprio grazie all' Arte Interattiva che mette colui che guarda, l'utente, al primo posto. L'utente e' colui che da' inizio a una sorta di trasformazione delle immagini, e, colui che e' al centro dell'esperienza percettiva di un sistema interattivo. In questo modo lo spettatore diventa sempre piu' in grado di trovare se stesso stabilendo una relazione differente con la propria coscienza " . Sempre secondo Roy Ascott, l' Arte interattiva modifica anche lo statuto dell'artista che deve essee anche un ricercatore, in un certo qual modo un filosofo, questo perche': "Il campo dell'Arte Interattiva e' un settore emergente della pratica artistica e che non ha ancora dei confini ben stabiliti come altre forme d'arte. Per questo modito il ruolo storico dell'artista si deve modificare per essere in grado di costruire nuovi mondi e realta' continuamente trasfromabili. Infatti,l'Arte Interattiva, ha a che fare con sistemi di interazione per lo spettatore, mediati dal computer, da dispositivi digitali e dalla telematica. A tutto cio', dobbiamo aggiungere, quella che io chiamo la dimensione della cultura postbiologica dove i pixel di uno schermo o i dispositivi robotici informatizzati si incontrano con la dimensione biologica dell'individuo" Ed e' proprio la dimensione biologica dell'individuo al centro della ricerca artistica di Thecla Schiphorst. L'artista canadese ha creato una videoinstallazione, Felt Histories, che agisce solo a contatto con i visitatori di una galleria: per lei lo scopo dell'arte interattiva e' di arricchire l'interfaccia tecnologica dell'opera d'arte con i cinque sensi tipici del corpo umano. Thecla Schiphorst ha anche sviluppato Life Forms, un sistema informatico per l'animazione e la coreografia, collaborando a lungo con il padre della danza post-moderna, Merce Cunningham. La Schiphorst che insegna alla Techinacal University of British Columbia, a Vancouver, ha una formazione nel campo dell'informatica, ma anche la danza e la performance artistica. " durante la mia carriera in questo campo ho maturato l'interesse a capire come la pratica del corpo, la sua intelligenza conoscitiva possa definire e modificare il design tecnologico, possa sviluppare la tecnologia in se'; cosi' come, parallelamente, voglio scoprire come la tecnologia cambia il nostro modo di pensare il corpo e anche il modo di usare il corpo" afferma la Schiphorst e continua: " Felt Histories e' una videoinstallazione con la quale volevo esplorare le relazioni tra i nostri cinque sensi, ma volevo anche rompere con le nostre abitudini percettive, soprattutto con il senso del possesso visivo. Felt Histories si svolge all'interno di una galleria utilizzata come un contenitore; si cammina lungo un corridoio buio; quando si entra nel corridoio in lontananza si intravede l'arco di una porta che ha la forma tradizionale proprio di una cornice. All'interno c'e' l'immagine fissa di una donna anziana impiedi e in silenzio. L'opera rimane silente e ferma fino a che qualcuno si avvicina e inizia realmente ad accarezzare l'immagine contenuta nella cornice della porta. L'intera opera e' realmente li' che aspetta la presenza di qualcuno che la tocchi e il tipo di risposta del partecipante: l'azione non inizia fino a che il visitatore non interagisce in tempo reale con l'opera. L'arco della porta contiene dei sensori che ci fanno entrare, si potrebbe dire, all'interno della videoinstallazione, cosi' entriamo in contatto, potremmo dire con la pelle dell'opera, con il punto di contatto tra noi e la pelle della macchina cosi', scopriamo e indaghiamo la sensazione di toccare una superficie. In questo modo questa videoinstallazione ci permette di esplorare lo spazio occupato dalla macchina e quindi di percepire lo spazio al confine tra quello che noi siamo, quello che percepiamo e come ci risponde la machina stessa. Si e' indotti quasi a una esperienza di trance quando interagiamo con questa opera: si e' portati ad avere un ritmo molto lento, molto molto vicino al respiro del corpo, ai ritmi interni del corpo. E piu' interagisci con l'opera, ossia ti lasci coinvolgere fisicamente dal toccare piu' riesci ad andare a scoprire un altro livello della storia che si svolge all'interno della videoinstallazione. Io credo che le tecnologie informatiche nell'estendere al di fuori di noi i nostri sensi perdano molto il senso del tatto; invece il tatto e' uno dei nostri sensi piu' importanti, e' quello che usiamo per conoscere il mondo, in particolare il nostro mondo sensuale che non e' particolarmente utilizzato per arrichire le nostre interfacce tecnologiche. Il tatto e' un senso che mette in relazione tutti gli altri sensi ed e' quello che maggiormente ci viene a mancare nelle nostre interfacce tecnologiche" Insomma, lo scenario all'interno del quale si muove questa forma di arte e' di seguire passo passo la mutazione biotecnologica della specie umana; il suggerimento che ci viene da questa nuova frontiera dell'arte digitale e'quello di utilizzare in modo creativo e in prima persona l'ambiente informatizzato del quale facciamo parte. |
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