Settimanale RAI Educational

Le etichette del risparmio

a cura di Anrea Pinchera


Hanno iniziato prima i frigoriferi, poi le lavatrici. Seguiranno le lavastoviglie. Le "etichette del risparmio" sono state pensate dalla Unione Europea per classificare gli elettrodomestici. Chiunque li venda, infatti, è tenuto ad attaccare sul prodotto una etichetta che spiega all'acquirente quali sono le performance dell'elettrodomestico. Cioè quanto consuma, quanta acqua utilizza (le lavatrici), quanto spazio ha per i surgelati e per gli altri prodotti (i frigoriferi), quanto rumore fa e così via. L'etichetta è composta da due parti. In una ci sono delle lettere (A, B, C fino a G) e dei numeri, nell'altra ci sono le spiegazioni. Qualche volta, tuttavia, le ditte produttrici lasciano solo la prima parte dell'etichetta, cosicché - se già non lo si conosce - è difficile capire cosa significhino quei numeri e quelle lettere, ma la loro importanza è enorme. La lettera, infatti, ci dice a quale classe di consumi elettrici appartiene l'elettrodomestico. Se, per esempio, una lavatrice è di classe "A" consumerà mediamente 86 mila lire di bolletta l'anno, se è di "B" tra le 86 mila e le 104 mila, fino ad arrivare alla classe "G": più di 177 mila lire l'anno. Per un frigorifero 4 stelle e senza "no frost" si può andare dalle 82 mila lire all'anno per una classe "A" alle 284 mila lire per una "G". Una bella differenza. Il numero, poi, indica il consumo per kilowatt/ora l'anno, mentre altre parti dell'etichetta indicano l'acqua utilizzata, quella residua e altre prestazioni.
(a.p.)

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