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Inquinamento chimico da Y2K

a cura di Massimo Miccoli


Il millennium bug, come puntualmente riportato dalla stampa, potrebbe mettere in crisi gli strumenti elettronici impiegati nel sistema sanitario. Si pensi alle possibili conseguenze di un blocco del funzionamento dei polmoni artificiali, dei sistemi di monitoraggio, delle apparecchiature d'erogazione dell'ossigeno. Anche gli impianti nucleari, soprattutto quelli attivi nei paesi dell'Est, sono considerati dagli esperti ad alto rischio. Ma all'orizzonte si presenta un'altra e, forse, ben più grave minaccia, quella degli impianti chimici. 
Il rischio che l'Y2K possa provocare danni irreparabili all'ambiente e alla nostra salute a causa dell'inadeguamento delle industrie chimiche è altissimo. Da un recente sondaggio condotto negli Stati Uniti risulta che circa il 90% delle piccole e medie industrie chimiche americane non è pronto per il millennium bug. Il sondaggio, commissionato dal senato Usa, mette in luce che il comparto chimico, allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, potrebbe causare una vera e propria catastrofe. Basti pensare che circa 85 milioni di americani vivono ad una distanza media di appena 5 miglia da un industria che produce o manipola prodotti chimici.

Dopo l'allarme lanciato dal senatore Robert Bennet, il Federal Emergency Agency (FEMA) e l'Environmental Protection Agency (EPA) sono corsi ai ripari e stanno approntando un piano di emergenza ad hoc per il settore dell'industria chimica. L'allarme, come denuncia Corrado Clini, direttore generale del Ministero dell'ambiente, scatta anche in Italia. Nel settore della moda, ad esempio, si ricorre spesso all'uso di prodotti chimici per il trattamento dei tessuti e dei pellami, un lavoro affidato in molti casi a piccolissime imprese, sovente installate a pochi passi dai centri abitati.

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