Microsoft. Codacons: abuso di posizione dominante
La denuncia in anteprima a
MediaMente
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Bill Gates
sotto assedio anche in Italia.
I consumatori hanno, infatti, dichiarato guerra al re del software
mondiale, accusato negli Stati Uniti di abusare del monopolio creato
nel settore dei programmi per computer.
A MediaMente Lucio Golino, coordinatore nazionale Codacons, annuncia
l'inizio di una battaglia legale contro Microsoft.
"L'ufficio legale nazionale del Codacons
sta approntando un esposto da presentare all'autorità Garante per
la concorrenza e il mercato volto a riconoscere l'abuso di posizione
dominante. In più - aggiunge Golino - abbiamo in corso un'azione
legale civile per la declaratoria di vessatorietà delle clausole del
contratto di Windows '98 e in generale del riconoscimento dell'illecità
del sistema, per cui oggi il consumatore se vuole conoscere le
clausole del contratto software deve prima acquistarlo e poi
informarsi delle condizioni generali delle condizioni a cui va a
vincolarsi".
Il Codacons ha già avviato, in passato, un'azione civile contro
Microsoft. L'accusa è quella di imporre al cliente clausole
vessatorie, cioè vincoli in appendice al contratto che imporrebbero
condizioni svantaggiose per il consumatore. In poche parole Bill Gates
avrebbe utilizzato il monopolio nel mercato per imporre a produttori
di computer e a semplici consumatori l'utilizzo di prodotti targati
Microsoft. Ma quello italiano è solo l'ultimo capitolo di una
sentenza che risale ad alcuni giorni fa.
Una sentenza che ha fatto storia, quella pronunciata lo scorso 5
novembre dal giudice federale americano Jackson. Secondo la corte
Gates avrebbe violato le regole del libero mercato, danneggiando, di
fatto, concorrenti e consumatori. Ma c'e' un aspetto ancora piu'
preoccupante segnalato dalla sentenza firmata da Thomas Jackson.
L'inserimento del browser internet Explorer nel pacchetto Windows '98
renderebbe meno agili gli altri programmi, minacciando di fatto la
stabilità e la sicurezza del sistema operativo. In pratica l'aggancio
tra Explorer e Windows
creerebbe una fragilità del sistema che
diverrebbe, quindi, facilmente attaccabile dai virus. Nella sentenza
dell'Antitrust americana ricorre, più volte, il riferimento all'abuso
di posizione dominante. Un evento che si verifica quando un produttore
sfrutta il monopolio del mercato per realizzare profitti
ingiustificati. Un esempio: secondo uno studio di mercato americano
per adeguare il sistema windows 95 e trasformarlo in windows 98
occorrevano 49 dollari. La Microsoft impose, invece, un prezzo di 89
dollari. Questo il dazio pagato dai consumatori al monopolio di Bill
Gates.
E proprio tra i consumatori nasce una speranza, che con la fine del
dominio Microsoft si possa avere una scelta più ampia, e più facile
da concretare, nell'acquisto dei prodotti software.
"Noi auspichiamo - continua Golino - l'ingresso di nuovi
soggetti per poter passare da un prodotto all'altro senza troppa
difficoltà".
Lo stesso auspicio del Codacons lo ha formulato il governo
americano quando avviò l'inchiesta su Microsoft. Non fu, infatti, un
concorrente a denunciare l'abuso di posizione dominante da parte di
Bill Gates, ma il Governo, affiancato da 20 Stati dell'Unione. A
guidare la crociata anti-Microsoft il ministro della Giustizia, Janet
Reno.
L'attacco all'impero del software inizia nell'agosto del 1997 con
un'inchiesta sulla scalata di Microsoft nella società Apple.
Un investimento di quasi trecento miliardi di lire fa scattare
l'allarme. L'istruttoria rapidamente si allarga. Sotto la lente di
ingrandimento degli investigatori governativi gli accordi commerciali,
i patti con le aziende produttrici di pc, gli stessi sistemi operativi
prodotti dal colosso di Seattle. L'escalation a dicembre dello scorso
anno. In aula la corte ordina a Microsoft di cancellare i presunti
ricatti ai produttori di pc.Il 22 gennaio Microsoft si piega. I
produttori potranno vendere Windows senza l'abbinamento con Internet
Explorer. Soddisfazione in casa Netscape, la società schiacciata
dall'ingresso in Internet di Explorer. Netscape
viene indicata anche dal governo americano come il soggetto
principalmente danneggiato dal monopolio di Gates. E' il 19 maggio
1998. Da quel giorno si allungano i calendari della corte: 76 udienze
in otto mesi. Sfilano davanti al giudice Jackson i più potenti
imprenditori del mercato tecnologico. Ma Bill Gates rifiuta il
confronto. Manda un videotape. L'istruttoria si conclude con un
verdetto che non prevede ancora una sanzione. Ma il dado è tratto:
per i giudici statunitensi Gates è un monopolista scorretto.
Non tutti la pensano così. La Microsoft non solo si difende ma
passa al contrattacco annuncia accordi esclusivi per la distribuzione
di musica in Rete. Gates non ha solo i suoi avvocati a difenderlo.
Nomi illustri della rivoluzione digitale si sono da tempo schierati.
"Conosco la Microsoft piuttosto bene - ha detto il guru della
rivoluzione digitale Nicholas
Negroponte - non è un monopolio. Si tratta di una società che ha
avuto un enorme successo e che ha dominato il mercato attraverso il
suo successo". Sulla stessa scia Charles
Wang leader della Computer Associates.
"Personalmente non
sono addentro ai dettagli esatti della posizione del Dipartimento di
Giustizia e della Microsoft. Posso solo commentare, in linea generale,
che penso che gli affari si debbano trattare sul mercato e non in
tribunale".
"Gates sta scoppiando?" Si chiede il Time di questa
settimana. Lo scopriremo tra qualche mese. Intanto una notizia si fa
sempre più consistente: la Microsoft sarebbe disposta pur di salvarsi
ad accettare il cosiddetto spezzatino. Cioè scomporre l'azienda in
tre aree: sistemi operativi, applicazioni software e Internet.
Insomma: tre al prezzo di uno pur di mantenere in piedi l'impero.
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