Tecnologie per gli esclusi
di Tiziana Alterio
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Pacience ha 15 anni e vive insieme ad altre 400 ragazze a Glen
Cowie, una piccola zona rurale del Sud Africa. Un esercito di donne
che per quattro anni vengono accolte in una scuola gestita da laici e
missionari comboniani. Lo scenario è sempre lo stesso. Pochi libri,
pochi insegnanti e il minimo indispensabile per una vita decorosa. Ma
una donazione partita dalla Svizzera ha sconvolto in poco tempo la
loro vita. Venti computer, cd-rom e connessione ad Internet che in un
attimo hanno cambiato il modo di conoscere il mondo di Pacience e
delle sue compagne:
"Un computer è qualcosa attraverso il quale puoi conoscere
cosa succede nel mondo, ed è un modo per trovare molte cose che devi
conoscere. In Internet mi piacerebbe incontrare molti amici di
differenti paesi".
Quello di Glen Cowie è un caso eccezionale ma non isolato. A
Mamelodi, una township vicino Pretoria, sempre in Sud-Africa, un
missionario ha organizzato dei veri e propri corsi. Un computer a
disposizione e un minimo di attrezzi per smontarlo e rimontarlo. E poi
in Uganda. A Kihihi, un piccolo centro rurale a 500 km dalla capitale,
Kampala, recentemente gli abitanti hanno assistito alla nascita di un
telecentro. La connessione ad Internet è via radio e anche lì un
missionario fa da guida a chi per la prima volta vede un computer.
Di cosa oggi hanno effettivamente bisogno i paesi più poveri del
mondo? Certamente ancora di pane, acqua, medicine e di tutto ciò che
necessita per la pura sopravvivenza. Eppure c'è chi inizia a parlare
di nuove tecnologie e di computer anche per gli esclusi del pianeta.
Oggi una nuova forma di esclusione divide i ricchi e i poveri del
mondo. Un unico confine invisibile, impercettibile eppure forte,
divide chi è connesso alla grande Rete delle comunicazioni e chi
silenziosamente ne resta escluso. A lanciare l'allarme l'ultimo
rapporto dell'ONU sullo sviluppo umano. Jean Fabre, portavoce
dell'UNDP
in Europa, sottolinea come l'informatica e le tecnologie siano le
nuove frontiere della discriminazione e dell'esclusione di intere
fette del pianeta:
"Il nostro mondo produce una ricchezza senza precedenti
nella storia ma esclude anche in modo incredibile, perché la povertà
pervade e perché ci sono differenze economiche incolmabili. Quando un
individuo non ha la capacità di acquistare un computer a causa del
fatto che costa 1 mese di stipendio negli Stati Uniti ma 8 anni per
uno che vive in Bangladesh, allora non può nemmeno sognare di
connettersi con gli altri sulle reti di comunicazione internazionale.
Pure il costo del telefono è molto diverso, il minuto di connessione
negli Stati Uniti o in Europa costa quasi niente, il minuto di
connessione in Africa può costare 2 o 3 dollari e questo crea la
differenza tra chi può connettersi e chi no".
Il rapporto delle Nazioni Unite non lascia ben sperare per il
futuro. Il gap globale tra avere e non avere, tra conoscere e non
conoscere - si legge - si sta ampliando. Ottanta milioni di persone
negli Stati Uniti sono connesse ad Internet su un totale di 150
milioni nel mondo. E di questi 150 milioni 35 milioni sono in Europa.
Soltanto 1 milione è in Africa e pochissimi altri sono in Asia. Le
Nazioni Unite lanciano dunque un duro monito e concludono il rapporto
con un proposito preciso: "si rendono necessari sforzi
determinanti per portare i paesi in via di sviluppo - e le persone
povere di ogni dove - all'interno del dialogo globale". E lo
stesso Jean Fabre è del medesimo avviso:
"Oggi sono necessari più investimenti nella cooperazione
internazionale e negli scambi tra Stati. Innanzitutto ci vuole un
grosso sforzo nel campo dell'educazione. Non bisogna dimenticare che
ci sono 150 milioni di bambini che non sanno che cosa è una scuola.
Quindi l'educazione per tutti già sarebbe un elemento essenziale. Poi
ci vuole una cooperazione per la lotta alla povertà perché questo è
il nemico numero uno di tutta l'umanità ed è quello che impedisce di
connettersi sulle reti di comunicazione Internet. È necessaria infine
anche una cooperazione nel senso di condividere certi progressi
tecnologici perché i brevetti sono tenuti dalla parte ricca del mondo
e non si condividono con le altre zone così che alla fine alcuni
hanno accesso alle tecnologie e gli altri no. Se non si aumenta il
flusso di risorse dal Nord verso il Sud continueremo ad avere questa
esplosione di povertà. Questo discorso è valido anche all'interno
dei singoli paesi del primo mondo dove si vede un divario crescente
tra i poveri e i più ricchi".
Il problema della ridistribuzione delle ricchezze riguarda tutti,
innanzitutto i paesi più ricchi. Ma c'è un'altra grande conseguenza
portata dalla rivoluzione tecnologica. La distinzione geografica tra
Nord e Sud del mondo, tra ricchi del Nord e poveri del Sud appartiene
infatti al secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle. Oggi i
confini li fanno le reti telematiche. Gli esclusi allora sono ovunque.
Non più soltanto in Africa, in Brasile o in India. Sono anche nel
cuore dell'America o dell'Europa.
Duecento miliardi di lire, è la proposta che Bill Clinton ha fatto
per consentire alle famiglie americane meno abbienti di entrare in
Rete. Ma lo sforzo per entrare nel circuito globale delle
comunicazioni può partire anche dal basso, da iniziative spontanee. E
di esempi ce ne sono davvero tanti come Peoplelink, una rete
commerciale presente in 30 paesi poveri e ancora GrammerPhone, una
rete di telefonia per il Bangladesh, così come i telecentri sparsi
nelle zone rurali di tutto il mondo.
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