Referendum, botta e risposta in Rete
Campagna politica on-line per i
promotori dei 20 quesiti. La risposta dei sindacati
a cura di Adriano Albano
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Referendum,
tema scottante della politica italiana. In attesa che la Corte
costituzionale decida sull'ammissibilità dei 20 quesiti proposti,
anche in Rete gli schieramenti del sì e del no si attrezzano per
spiegare ai cittadini le proprie ragioni.
I più attivi, in tal senso, sono i radicali,
che attraverso il proprio sito presentano una sezione interamente
dedicata ai referendum. Non è facile ricordare i contenuti dei venti
quesiti, ma possono essere prelevati sul sito per studiare con calma,
a casa, il testo che potrebbe comparire sulle schede del referendum.
Potrebbe, appunto. Perché fino al pronunciamento della Consulta non
si sa quando si voterà e, soprattutto, per quali quesiti saremo
chiamati alle urne.
E
se i radicali chiedono un sì incondizionato a tutti i referendum c'è
chi chiede di votare No, almeno ad alcune proposte di abrogazione di
norme vigenti. La Cgil,
ad esempio, è il primo dei tre grandi sindacati a chiedere, anche via
Internet, di bocciare i referendum in materia di lavoro.
Al
sito della Cgil, nelle pagine dedicate all'attualità,
troviamo anche le opinioni di professori universitari e giuristi
chiamati dalla Cgil a studiare le proposte presentate dai radicali.
Nei prossimi mesi potremmo essere chiamati a votare anche per
l'abolizione della quota proporzionale nella legge elettorale. Un
referendum già proposto il 18 aprile scorso, e vanificato dal
massiccio astensionismo. Alcuni siti come www.referendum.it,
nati proprio per quella tornata referendaria, non hanno cessato la
propria attività
e, anzi, ora tornano alla carica in vista di una possibile nuova
votazione sullo stesso argomento.
Intanto c'è chi utilizza Internet per promuovere un altro
referendum, per il quale è appena partita la raccolta delle firme.
Obiettivo dei promotori è quello di ridurre
stipendi e pensioni dei parlamentari. A colpi di slogan
populistici il sito chiede agli elettori di recarsi nei comuni e
firmare il quesito. Lo scorso primo gennaio il comitato, si spiega
nella home page del sito, ha utilizzato proprio Internet per
recapitare a tutti i comuni italiani, a partire dallo scorso primo
gennaio, il testo integrale del quesito da far firmare agli elettori.
Ricordiamo, infatti, che per proprorre un referendum è necessario
presentarlo accompagnato da almeno 500mila firme.
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