L'evoluzione tecnologica in casa FIAT
di Tiziana Alterio
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Ha
un fatturato circa 90mila miliardi. È presente in tutto il mondo e
conta 220.549 dipendenti. Soltanto in Italia i lavoratori occupati
sono 132.688. Stiamo parlando della Fiat,
una delle più grandi aziende italiane con 100 anni di storia alle
spalle. Un'azienda che, al pari di molte altre, ha seguito tutte le
fasi dell'industrializzazione dei processi produttivi. Dalla fabbrica
ad alta automazione è passata alla fabbrica integrata con una
riorganizzazione generale della produzione. Una riorganizzazione che
ha scosso il modello produttivo precedente con ripercussioni dirette
sugli stessi lavoratori. Per capire quanto il fenomeno della
meccanizzazione abbia inciso all'interno dell'azienda torinese basta
fare un passo indietro nel tempo.
La Fiat nasce nell'11 luglio 1899 con 150 dipendenti per produrre
in un anno 24 vetture. Ma bastano pochi anni perché quelle 24 vetture
nel 1906 diventino 1000 con un fatturato che ammonta a 9 milioni di
lire. Un aumento di produzione che richiede un incremento del
personale. Sempre nel 1906 si contano 1500 operai. Dieci anni dopo
avviene la nascita del Lingotto. Uno stabilimento che all'epoca
risultava il più grande d'Europa e quello tecnologicamente più
avanzato. Cinque piani, ciascuno corrispondente ad una fase di
produzione e sul tetto la pista di collaudo delle vetture. Da qui esce
la Balilla e, negli anni '30, la Topolino. Negli anni'50 grazie agli
aiuti offerti dal piano Marshall cambia nuovamente l'organizzazione
del lavoro. Si punta sull'innovazione tecnologica. Inizia la
costruzione dello stabilimento di Mirafiori. Quando è terminato la
struttura è dotata di impianti e macchinari considerati, per la
tecnologia utilizzata, al livello degli standard americani.
Arriviamo così agli anni '70, ricordati così da Paolo Pavone,
responsabile delle politiche industriali:
"Nel 1972 sono stati introdotti i primi 16 robot nello
stabilimento di Mirafiori per la lavorazione del modello 132.
Successivamente nel 1974 c'è stato un incremento di automazione nello
stabilimento di Cassino e nel 1978 finalmente è stato introdotto il
Robogate sia a Cassino, sia a Rivolta".
La
progressiva introduzione delle tecnologie finalizzate all'automazione
della fabbrica continua anche negli anni '80. Sei milioni di vetture
sono prodotte grazie alle prime catene di montaggio automatizzate.Uno
scenario che, continua Pavone, inizia però a cambiare negli anni '90:
"Lo scenario degli anni '90 è caratterizzato soprattutto da
un forte aumento della competitività sui mercati e dalla
globalizzazione. E questo ha spinto l'azienda ad innovarsi sul piano
organizzativo oltre che tecnologico".
Il nuovo modello organizzativo spinto dalla rivoluzione tecnologica
porta alla nascita della fabbrica integrata. Si passa da un modello
gerarchico ad un decentramento delle funzioni all'interno dei vari
settori dell'azienda. I lavoratori, dalle fasce più basse fino al
corpo dirigente, devono adeguarsi a questo cambiamento. Un periodo
difficile per la Fiat che deve procedere ad una radicale
ristrutturazione degli organici.
La
notizia del 29 gennaio scorso riguardante la cassa integrazione
annunciata dalla casa torinese e che riguarderebbe le lavorazioni
meccaniche dello stabilimento di Mirafiori ci riporta ai giorni
nostri. 2000 dipendenti già coinvolti dagli esuberi e altri 2400
previsti fino al 12 marzo prossimo. Esuberi di personale, dunque,
proprio nel periodo di lancio di un nuovo modello, la nuova Punto. E'
questo il paradosso di cui parla Luttwak. Il politologo statunitense,
infatti, per descrivere i licenziamenti nelle grandi multinazionali in
espansione economica parla di aziende senza lavoratori. Nella
produzione dell'ultimo modello della Punto l'intervento dell'uomo è
solo di gestione e di governo dell'impianto. I lavoratori hanno un
profilo molto diverso che in passato. Hanno un'età che varia tra i 32
e i 35 anni e sono persone che ricoprono questo ruolo dopo aver fatto
un training all'interno dei processi produttivi e dopo una formazione
specifica all'interno dell'azienda che viene periodicamente
aggiornata. Inoltre devono avere specializzazioni di base di
elettronica e meccanica.
Con le ultime innovazioni tecnologiche nel campo dell'automazione
cambia, dunque, ulteriormente l'immagine dell'operaio alla macchina.
Oggi le aziende hanno bisogno di lavoratori molto specializzati che
controllino e che gestiscano complessi sistemi informatici.
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