Le politiche di rinnovamento
di Telecom Italia
di Tiziana Alterio
|
|
13.500 esuberi e 6200 nuove assunzioni. E' il piano di riordino
aziendale che la Telecom
Italia dovrebbe attuare con la rivoluzione portata dall'ultimo
amministratore delegato Roberto Colaninno. La Telecom Italia, la più
grande azienda nazionale nel campo delle telecomunicazioni, è al
settimo posto nella classifica dei principali gruppi di
telecomunicazioni del mondo con 24 miliardi e 400 milioni di dollari
di fatturato. Un mercato, quello delle comunicazioni telefoniche, che
più degli altri è stato travolto dalla rivoluzione tecnologica degli
ultimi anni.
Una rivoluzione che ha comportato una profonda riorganizzazione del
lavoro coinvolgendo tutti, dai livelli più bassi ai colletti bianchi.
Sembra avverarsi la pessimistica tesi del sociologo statunitense Jeremy
Rifkin secondo il quale la tecnologia sostituirebbe sempre di più
i lavoratori.
Per rendersi conto di cosa sta succedendo alla Telecom occorre fare un
passo indietro e capire come nel tempo si è trasformato il lavoro
all'interno dell'azienda.
1956: viene attivato il primo cavo telefonico sottomarino: il
telefono acquista una dimensione mondiale In Italia, qualche anno
dopo, nasce la SIP, l'azienda telefonica nazionale.
Agli inizi degli anni '60 l'Italia conta 4 milioni di abbonati. E'
il boom del telefono: questo strano oggetto diventa simbolo di
progresso.
La grande svolta però arriva negli anni '70 quando le telefonate
interurbane diventano dirette. Le centraline di smistamento
esauriscono così il loro compito.
Un altro rinnovamento delle telefonia arriva con il "Piano
Europa". Siamo negli anni '80 e 10 mila miliardi di investimenti
all'anno per 5 anni porteranno la nostra rete di telecomunicazione al
livello dei paesi più avanzati.
Secondo Umberto
De Julio, responsabile strategie sviluppo Telecom Italia,
l'impatto di questa trasformazione è ricaduto soprattutto su alcune
categorie specifiche di lavoratori:
"Negli anni '80 l'impatto più significativo si è avuto sui
tecnici che erano addetti all'esercizio di manutenzione degli impianti
che si sono dovuti trasformare da meccanici di precisione in tecnici
capaci di gestire, di far funzionare, di controllare reti di
laboratori. Sono scomparse nel tempo alcune figure professionali
tipiche della società negli anni '60/'70 come gli addetti
all'archiviazione di documenti e alla gestione della
fatturazione".
I mondiali di calcio del '90 sono un'altra tappa fondamentale: il
lancio della telefonia mobile. La Sip si fonde con altre 2 società e
nasce Telecom Italia. Un'unica organizzazione la rende simile ad altri
gestori europei ed internazionali. Arriviamo poi al 1997. Cade il muro
invalicabile del monopolio di Stato per le comunicazioni telefoniche.
La Telecom viene privatizzata. Un altro cambiamento che, come continua
a sottolineare De Julio, ha avuto ripercussioni anche sui lavoratori:
"Negli anni '90 il cliente è stato posto sempre di più al
centro dell'attenzione della società e quindi in parte la
trasformazione si è avuta di più sugli addetti alle attività
commerciali, all'assistenza clienti. Attualmente c'è diminuzione di
lavoro nei reparti più tradizionali delle attività, ma c'è tanto
lavoro nuovo nei servizi di assistenza ai clienti, nelle vendite,
nelle attività di marketing e in tutto quello che è legato ad
Internet".
Il gruppo Telecom Italia di oggi è frutto della scalata vincente
portata a termine la scorsa primavera dalla Olivetti
di Roberto
Colaninno. Fattura 38.206 miliardi e occupa oltre 125.000
dipendenti. L'ultima scommessa è Internet, con l'annuncio recente
della quotazione in borsa entro giugno di Tin.it.
Ma la Telecom è ormai un colosso multimediale presente nel campo
delle telecomunicazioni fisse, in quelle mobili con Tim, nelle
attività satellitari e nel mercato della televisione a pagamento con
Stream.
La rivoluzione di Colaninno ha comportato una ridefinizione delle
strategie aziendali: dalle tariffe a Internet, dalla telefonia fissa a
quella mobile, fino alla individuazione di nuovi settori chiave come
l'università o i mercati internazionali. Per il personale si è
parlato di un "dimensionamento" degli organici.
Questa riorganizzazione del personale è stata affidata ad una
società di consulenza, la McKinsey.
In termini numerici l'operazione è stata quantificata in 13.500
esuberi e 6.200 nuove assunzioni. Sta forse accadendo alla Telecom
quello che è accaduto ad altre aziende di telefonia? Tutti ricordano
il caso del colosso statunitense At&t che con l'introduzione di
tecnologie robottizzate in 30 anni ha licenziato 140mila operatori.
Alla Telecom, suggerisce ancora De Julio, la situazione sembra essere
più articolata:
"La salvaguardia del personale complessivo dell'azienda sarà
salvaguardato assumendo giovani con nuove professionalità e nuovi
skill ma anche continuando a trasformare il personale interno
attraverso la riqualificazione e formazione del personale".
Nuove assunzioni e riqualificazione degli interni. E' questa,
dunque, la politica che la Telecom ha adottato con i cambiamenti
portati dalle nuove tecnologie. Il problema rimane per gli annunciati
13.500 esuberi. Riusciranno a riqualificarsi per rientrare come forze
attive nel mondo del lavoro?
|