Settimanale RAI Educational

Un caso risolto in Rete: la storia di Antonio


Quella che segue è la testimonianza di un genitore che ha fatto qualcosa di assolutamente straordinario. Di fronte alla difficoltà dei medici di dare risposte alla malattia del figlio Antonio, non si è dato per vinto ed ha iniziato una ricerca che fino a qualche anno fa sarebbe stata infruttuosa o addirittura impensabile. L'idea che un paziente o, come in questo caso, il genitore di un paziente (ma sempre un non specialista) potesse farsi carico della sua stessa terapia, grazie anche alle informazioni trovate su Internet, è un'idea che si è fatta strada solo di recente.

DNA"Il problema di mio figlio è una 'delezione' al cromosoma 1. Oggi potrei spiegare nei minimi dettagli di cosa si tratta usando tutti i termini tecnici corretti, ma l'unica cosa che ci dissero all'inizio, a me e mia moglie, era che gli mancava un pezzetto di DNA, una quantità imprecisata di geni, che non si sapeva che conseguenze avesse questo fatto e che non c'era nulla da fare. Nessuna terapia. 
La nostra vicenda è iniziata quando Antonio aveva otto, nove mesi e ci accorgemmo che qualcosa non andava, che c'era un ritardo nel suo sviluppo. Arrivato a un anno di età il bambino non parlava ancora, ed era un po' al di sotto della media in molti test attitudinali. Dico subito che ancora oggi, a quasi 5 anni, Antonio non parla, ma per fortuna non si sono manifestate altre patologie oltre al ritardo psicomotorio. Al test genetico arrivammo come ultima spiaggia. 
Insistei io perché gli facessero un'analisi del cariotipo, cioè del suo corredo cromosomico; non lo indicarono i medici, fu quasi un caso. Il risultato del test, come ho detto, fu questo tipo rarissimo di delezione del cromosoma 1, in un punto particolare. Un difetto genetico non raro, ma addirittura quasi unico. I medici ci dissero che nella letteratura specializzata non c'erano casi simili, solo uno che ci si avvicinava. E che comunque non c'era niente da fare, salvo tenere il bambino sotto controllo e vedere che succedeva. Fu fatta anche un'altra analisi, quella del DNA, anche in questo caso perché insistemmo noi, e da lì venne fuori che la delezione era più ridotta di quanto si pensasse, ma di terapie neanche a parlarne. 
Nel frattempo, come fa qualunque genitore alle prese con un problema del genere, o qualunque persona che abbia un familiare che si ammala, avevo cominciato a informarmi. Avevo consultato l'enciclopedia, avevo comprato anche qualche testo di genetica più specializzato. Poi cominciai a sentir parlare di Internet. Era l'estate del 1996, e se ne cominciava a leggere un po' sui giornali. Qualcuno mi disse che in Rete c'erano intere banche dati, informazioni di ogni tipo, che in America c'erano associazioni di malati a livello genetico, con cui si poteva parlare, avere notizie. Bisogna tener conto che noi familiari non avevamo più nessun referente medico: i genetisti avevano fatto l'analisi, quello era il risultato e la terapia non c'era. Fine, rapporti chiusi. 
Nostro figlio Antonio lo seguivano solo la pediatra e il neurologo. Io però non mi accontentavo. Il computer lo avevo già, comprai un modem, mi abbonai a Internet e cominciare a cercare siti sulle malattie genetiche. In Italia, perché io l'inglese non lo conoscevo affatto. Adesso, dopo 4 anni di ricerche, lo so allaUnione Lotta alle Distrofie Muscolari perfezione, come se avessi fatto un master a Cambridge. In Italia su Internet all'epoca di genetica non c'era niente o quasi, e il poco che c'era era tecnico, non capivo nulla. Per fortuna trovai il sito dell'Unione Lotta alle Distrofie Muscolari, l'unico che si esprimeva in modo accessibile, e loro mi hanno aiutato ad andare avanti e mi hanno indicato dove cercare nei siti esteri. E lì ho avuto un vero colpo di fortuna. Il primo sito che ho visitato all'estero, in Inghilterra, era di uno scienziato di Cambridge che annunciava che stava per mettersi a mappare il cromosoma 1. Allora gli ho mandato un'e-mail, aiutato da mia moglie che conosce l'inglese, e in pratica gli ho detto: 'visto che vi ci trovate, perché non iniziate dalla zona del cromosoma di mio figlio?'. 'Perché no?' ha risposto lui? 
E infatti se adesso si va a visitare il sito del Sanger Center, dove lavorava quel ricercatore, e dove hanno quasi finito di mappare il cromosoma 1, la prima zona dell'elenco è quella di Antonio. Loro mi hanno tenuto costantemente informato suiSanger Center progressi del loro lavoro e mi mandano ogni due-tre settimane le nuove mappature che io metto su un sito che ho aperto per raccogliere i materiali trovati in questi anni di ricerca su Internet. Nei primi mesi, grosso modo tutta l'estate del '96, ho navigato moltissimo, quasi sempre di notte, spesso per cinque o sei ore di fila. Stampavo tutto, ho stampato decine e decine di risme di carta, poi le traducevo o con l'aiuto di mia moglie, o con i glossari multilingue che trovavo in linea. Mi sono arrangiato come ho potuto. Cercavo e cercavo per saperne di più e non perché dubitassi delle capacità dei medici che avevano seguito il bambino. Finché non ho scoperto che qualcosa da fare c'era: un'altra analisi, più raffinata, di cui non mi aveva parlato nessuno. Quando l'ho capito ho cominciato a mandare e-mail a tutti i genetisti che riuscivo a scoprire, chiedendo a tutti la stessa cosa, se avevano mai sentito parlare di un caso come quello di Antonio. E mi hanno tutti risposto, lettere bellissime, sono stati tutti molto disponibili. Prima all'estero, e poi in Italia. Ho scritto a Ballabio, a Dalla Piccola, a Dulbecco, a Boncinelli, a tutti. Finché non sono saltate fuori due ricercatrici italiane, di Pavia, che mi hanno risposto di essere direttamente interessate al caso, e di essere disposte a fare queste famose analisi più precise. Le abbiamo fatte, finalmente, e stiamo aspettando i risultati. La speranza è che il danno risulti talmente piccolo e circoscritto che sia possibile ricorrere alla terapia genica. E allora so già a chi mandare un'e-mail, in America, per chiedere che facciano un tentativo su Antonio. 
Nel frattempo, stiamo per portare il bambino in un centro italiano dove si occupano di problemi neurologici di origine genetica. Anche questo centro l'ho trovato su Internet.

di Claudia Di Giorgio

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